I materiali personali sono il vestiario e gli atrezzi per la progressione
su corde. Il tipico
campionario dello speleologo pre-alpino consiste di
1.1.1 Guanti
I guanti in gomma, ruvidi per consentire una discreta presa, e
resistenti, proteggono le mani dal freddo, dalla roccia, dall'acqua
e dall'argilla.
Non devono essere troppo stretti, per non bloccare le dita, né troppo
larghi, per non compromettere la presa delle mani.
Devono avere dei polsini abbastanza lunghi (ma non troppo)
in modo che vadano a coprire i polsini della tuta.
1.1.2 Stivali
Gli stivali, alti fin sotto il ginocchio, lisci senza lacci,
stringono bene il piede, per fornire un appoggio sicuro (ma non devono
essere tanto stretti da far male!). Un piede "libero" ha maggior sensibilita`
e resta piu` caldo (la circolazione non e` impedita).
La suola ben scolpita è essenziale per l'aderenza sulla roccia umida e sovente fangosa. Gli stivali da grotta non sono foderati internamente, per facilitarne l'asciugatura; peró anche dei normali stivali, leggermente foderati internamente, risultano più che adeguati.
Marbach e Rocourt parlano anche degli "stivali bucati" (per fare uscire
l'acqua).
Una suoletta in neoprene all'interno degli stivali migliora
l'isolamento termico dal freddo che penetra attraverso la suola.
La
comunita` degli speleologi e` suddivisa in due fazioni a riguardo
delle calzature da grotta: quelli pro stivali e quelli pro scarponi.
Pur riconoscendo che in determinate situazioni gli stivali "devono"
essere rimpiazzati dagli scarponi (per esempio negli inghiottitoi
d'alta montagna coperti di ghiaccio o nelle grotte nel ghiaccio),
riteniamo gli stivali nettamente migliori degli scarponi per le grotte
pre-alpine.
Gli scarponi infatti sono troppo rigidi, non abbastanza impermeabili,
piu` pesanti, piu` bassi, e non offrono una tanto migliore aderenza
degli stivali sulla roccia, bagnata e fangosa, in grotta.
Altri due svantaggi degli scarponi sono la facilita` di usura
(specialmente per quelli in pelle e tela; forse cio` non vale per
gli scarponi in plastica) e la presenza
di gancetti di chiusura che si possono impigliare.
Un problema comune a stivali e scarponi sono i sassolini.
Per prevenirlo si portano la gambe della tuta sopra gli stivali
e, se serve, fermate da un elastico.
In genere le gambe della tuta non sono abbastanza lunghe per gli scarponi.
Come suggerimento (mai sperimentato) proponiamo l'uso di ghette indossate
sopra gli scarponi e sotto le gambe della tuta.
Naturalmente quando entrano sassolini nelle calzature, la cosa da fare
e` fermarsi e toglierli, sfilando e pulendo la calzatura appena possibile,
invece di proseguire sopportandone il fastidio.
1.1.3 Calzettoni
I calzettoni sono molto importanti: servono per tenere il piede
isolato dal suolo (che è freddo) e per proteggerlo durante la
progressione. Devono essere caldi, anche
quando sono bagnati.
I calzettoni devono avere rinforzi sui talloni e sulle punte. Meglio usare un solo paio di calzettoni che due paia di calze piu` sottili.
1.1.4 Sottotuta
Sotto la tuta si indossa il sottotuta, capo unico che copre torso, braccia e
gambe e protegge dal freddo.
Evita l'uso di due capi di vestiario distinti, uno
per la parte superiore del corpo e uno per quella inferiore:
tendono a separarsi formando dei rigonfiamenti e
lasciando una zona scoperta.
Il sottotuta deve essere in fibra idrofoba, cioe` che respinge l'acqua.
In tal modo, l'umidita` prodotta a livello della pella (per sodorazione)
migra verso l'esterno.
Per tale motivo è
bene portare il sottotuta a contatto con la pelle.
Deve essere abbastanza aderente per evitare l'effetto "soffietto" (che
raffredda) ed elastico, in modo da non impedire i movimenti.
Ci sono modelli in pile o polartec. Essi asciugano facilmente anche se molto bagnati, purche` portati indosso (ma la tuta sopra riduce l'evaporazione).
Non occorre che il sottotuta sia troppo pesante, a meno di andare in cavità eccezionalmente fredde. Un peso intermedio è sufficiente per le grotte prealpine, dove la temperatura varia fra i cinque e i nove gradi. Il collare alto è decisamente utile e comodo.
Il sottotuta deve avere
Il cappuccio, in materiale impermeabile e leggero, indossato sotto il casco, protegge dall'acqua e tien caldo alla testa. Deve essere sottile in modo da non ingombrare quando indossato sotto il casco. Una tasca interna, in genere sotto l'ascella sinistra è conveniente per metterci piccole cose: la peretta per l'acqua, le sigarette, un po' di cioccolato, frutta secca, ... . I polsini non sono indispensabili: un paio di bande elastiche (tagliate dalla solita camera d'aria) suppliscono perfettamente. Infine dei rinforzi sui ginocchi e sui gomiti prolungano la vita della tuta. Le gambe della tuta vanno sopra gli stivali.
In Inghilterra, dove pare che le grotte abbondino d'acqua e ci siano molti passaggi bagnati, utilizzano tute con polsini in neoprene, molto utili per evitare che l'acqua entri nelle maniche e coli lungo le braccia (anche se riducono le traspiarzione). Badino suggerisce l'uso di simili elastici anche per fermare la tuta intorno alle gambe. Preferisco due ginocchiere ritagliate da una camera d'aria, che oltre a tener ferma la tuta, la proteggono sui ginocchi e ne prolungano la vita (vedi sotto).
Dopo l'uscita in grotta conviene ripiegare la tuta a rovescio mettendo le gambe e le braccia all'interno. In tal modo il fango resta all'interno e si puo' anche trasportare la tuta nello zaino senza usare il sacco di plastica. La tuta ripiegata forma una specie di sacco dentro il quale si possono mettere anche stivali, guanti e atrezzi.
Badino (ancora lui!) suggeriva (nel 1989) di usare la "tuta bucata", cioè di fare due buchi nella tuta in corrispondenza dei due ganci cui si attacca il delta. I ganci escono tra i buchi e il delta resta all'esterno. In tal modo non si usura l' imbrago. Anche se ho sentito dei commenti favorevoli riguardo a questo metodo, personalmente non l'ho mai sperimentato, ed ho delle perplessità sulla efficacia (almeno nelle grotte prealpine). Penso comunque che ci vuole una bandoliera per appendere la bombola (coi problemi che questo comporta).
La tuta deve essere lavata, in acqua fredda o appena tiepida, per rimuovere l'argilla infiltrata fra le fibre. E` consigliabile un lavaggio senza detersivi, con una spazzola morbida. Un poco di argilla resta comunque e la tuta e` destinata a perdere la morbidezza cha aveva appena comprata e a diventare "rigida". In grotta la tuta si usura, e si rompe, spesso lacerandosi tagliata da sporgenze di roccia acuminata, o da concrezioni a cavolfiore, a volte strappandosi sulle cuciture. Per riparare la tuta si utilizzano pezze dello stesso materiale (nylon per la tuta di nylon, PVC per quella in PVC), incollate con appositi mastici (per esempio "Seam Grip" della McNett Corp., Box 996, Bellingham WA 98227, USA). La tuta deve essere accuratamente lavata prima di una riparazione per migliorare l'aderenza delle pezze. Nella tuta in PVC le pezze vengono applicate all'esterno e solo incollate. Nella tuta di nylon le pezze possono essere applicate all'interno della tuta. Le pezze vengono poi cucite lungo i bordi dello strappo e lungo il bordo della pezza stessa.
1.1.7 Imbrago
L'imbrago deve essere
L'imbrago Petzl Fractio è a mio avviso, un buon modello, anche se gli anelli di fettuccia per la bombola sono posizionati troppo in avanti. Esso consiste di due striscie di fettuccia larga che passano attorno alle coscie e quindi cingono in vita, (Figura). Petzl non riesce pero` a resistere a far le cose male: l'imbrago Rapide è leggero e veloce da indossare e togliere, anche in situazioni scomode, come in strettoia, poiché non ha i due gambali separati, ma un unico sottogamba che, quando si va su corda, viene collegato sul davanti alla cinta con una fettuccia. Il risultato è che l'imbrago tende a stringere le gambe, inibendo la libertà di movimento delle stesse, per esempio nel fare la spaccata.
L'imbrago viene chiuso in vita con una maglia rapida in acciaio (mai in lega) da 10 mm di forma triangolare (detto "delta") oppure a semicerchio (detto "ovale", oppure "maillon a mezza-luna"). Il delta viene posizionato con l'apertura a sinistra. Non chiudere mai l'imbrago con un moschettone, neppure se d'acciaio e con ghiera: il cricchetto puó rompersi se sottoposto ad un moderato sforzo! E` piuttosto consigliabile utilizzare un pezzo di fettuccia, o di corda, se manca la maglia rapida. Non attaccare mai la corda ad un anello per gli accessori in quanto non sono fatti per sopportare grandi pesi. Chiudere bene le fibbie (la fettuccia deve sporgere almeno 8 cm) e controllare la regolazione spesso: i movimenti di risalita tendono ad allentare la fettuccia nelle fibbie. Dato che l'imbrago è un accessorio personale si puó risolvere questo problema cucendo la fettuccia dopo essersi regolato il proprio imbrago.
Infine ricordare che è molto pericoloso se una persona resta appesa in stato incosciente per molti minuti (più di 7 minuti) poiché l'imbrago può provocare impedimenti alla circolazione con pericolo di morte. In tal caso i compagni devono agire per il recupero dell'infortunato con rapidità (Cap. 10).
Puó capitare che la ghiera del delta si apri durante la risalita, ma è una occasione abbastanza rara, e non dovrebbe succedere se è stata stretta bene. Comunque è bene controllare la chiusura della ghiera prima di scendere o salire ogni pozzo (e magari anche durante il pozzo). Qualora sembri che la ghiera tenda ad aprirsi da sola, è bene sostituire il delta.
Prima e dopo l'uso è necessario controllare le condizioni delle
fettuccie e delle chiusure dell'imbrago. I produttori consigliano sempre
di cambiare l' imbrago dopo una grave caduta, perché ci potrebbero
essere delle lesioni interne non visibili.
L'imbrago va pulito con acqua non troppo calda
(max. 30 C) e poi asciugato in un locale buio e ventilato.
Bisogna pure evitare di lasciare l'imbrago esposto alla luce diretta (per le
radiazioni ultraviolette) per periodi prolungati. Evitare il contatto
con prodotti chimici che potrebbero danneggiare le fibre. Anche
temperature troppo fredde (sotto -40 C) o troppo calde (sopra 80 C) sono
dannose.
L'imbrago deve essere sostituito quando le fettuccie sono lesionate per oltre il trenta percento della larghezza, oppure dopo cinque anni (per l'invecchiamento) anche se non ci sono lesioni apparenti.
Puó capitare che il delta o un
moschettone a ghiera risulti difficile
da aprire (o come si dice è "bloccato"), a causa del fango, o altro.
In tal caso si puó provare ad aprirlo utilizzando una fettuccia umida
avvolta attorno alla ghiera per migliorarne la presa.
Alternativamente si puó utlizzare una maglia rapida (ad ampia apertura)
o la testa del
discensore.
1.1.8 Pettorale
L'imbrago viene completato nelle risalite su corda da un pettorale
(Figura),
che è un anello di fettuccia indossato a "otto" attorno alle spalle e
fermato sul davanti attaccandolo
al
croll
con un cordino regolabile
(il
tiracroll o tendicroll).
L'idea è che il croll resti teso (ben teso!) sul petto in
modo che la corda vi scorra dentro facilmente mentre si risale.
Il pettorale ad otto puo` essere indossato in un altro modo: sempre incrociato sulla schiena ma passando sulla pancia e con una "V" sul collo. Questa disposizione e` (probabilmente) migliore se il pettiorale ha una fibbia di regolazione, che risulta piu` comoda se si trova sulla "V". Questo pettorale non necessita del cordino tendicroll.
Un altro tipo di pettorale è a forma di bretella. In ogni caso il pettorale non è assolutamente adeguato per attaccarci la corda, ma serve solo per tenere teso il croll.
1.1.9 Longe
La longe è un pezzo di corda con attaccato
un
moschettone in lega
senza ghiera ad ampia apertura (Figura).
La corda deve essere dinamica, di diametro almeno 10 mm, per sostenere
la forza d'arresto in caso di caduta.
Le longes si attaccano al delta
direttamente o mediante un moschettone (a ghiera).
Per collegare la corda ai moschettoni si usa un nodo semplice oppure una gassa inglese che ha il vantaggio di stringersi sul moschettone. Il nodo ad otto va bene ma risulta piu` grosso.
La longe puó essere semplice o doppia, cioè si puó usare una unica longe oppure due longe fatte sullo stesso pezzo di corda. La seconda soluzione è consigliata dalla SSI (forse per motivi di sicurezza, soprattutto nei traversi). Ha lo svantaggio che la longe lunga tende ad intralciare il movimento in progressione. Questo viene risolto portando le longes nel sacco quando non si usano.
Le lunghezze delle longe dipendono molto dai gusti personali.
In genere variano da 20 cm a 75 cm, con una media fra 35 e 50 cm.
La longe corta è dunque molto corta, 20 - 30 cm circa, compresi i
moschettoni. Quella lunga è circa 60 cm.
Quando la longe lunga non è
abbastanza lunga si puó allungarla attaccandoci un altro moschettone.
Quando invece la longe corta risulta troppo lunga si puó accorciarla
passandola nel
delta
e mettendo le due asole in un moschettone.
La longe semplice puó essere fatta da un anello di corda,
chiuso con un nodo ad
otto inseguito, o con un
inglese doppio.
Questo anello viene poi passato in un moschettone (con ghiera) con due
giri (figura). In tal modo si puó accorciare la corda, raddoppiando l'anello
su se stesso, anche in posizioni pericolose, senza dover togliere la corda
dai moschettoni della longe.
Alternativamente si puo` agganciare l'anello di corda direttamente
nel delta, oppure con un nodo
a bocca di lupo
al delta, avendo sempre la possibilita` di doppiare l'anello e
accorciare la longe.
L'utilizzo di un anello aumenta la resistenza della longe dato che,
in caso di caduta, la forza d'arresto viene distribuita su due tratti di corda.
La longe e` dunque piu` rigida, e ne risulta una forza
d'arresto massima rispetto ad una longe di corda singola.
Quindi, per maggior elasticita`, e` consigliabile usare
una corda da 9 mm dinamica per doppia, piuttosto che una da 10 mm.
Anche una corda dinamica singola va bene, ma e` piu` ingombrante e pesante.
Le longes devono essere sostituite al minimo segno di usura.
Da tener presente che non solo le corde in nylon invecchiano e si usurano,
ma anche i moschettoni in lega sono soggetti ad usura (per la flessioni
indotte dalle trazioni) e a indebolimento per senescenza.
Percio` anche i moschettoni in lega devono essere sostituiti (almeno dopo
cinque anni).
[FIXME SARA` GIUSTO IL LIMITE DI CINQUE ANNI ???]
1.1.10 Discensore
Il discensore e` un atrezzo che trasforma l'energia
acquisita scendendo in calore (essenzialmente tramite l'attrito
con la corda) e la dissipa.
In tal modo la discesa viene frenata e permette di scendere sulla
corda a velocità controllata.
Puó essere di due tipi: semplice o autobloccante (Figure). Il discensore autobloccante ha il vantaggio di una maggior facilità di bloccaggio: basta lasciare libera la leva sull'impugnatura, per cui, salvo i casi in cui si stà fermi a lungo come per esempio quando si arma, non occorre fare la chiave di bloccaggio. E` pero` un errore usare il discensore autobloccante come freno. La corda viene stretta fra le puleggie, si appiattisce e si rovina prima. Il discensore autobloccante si usa come l'altro, con un moschettone di rinvio, tenendo la mano sinistra sulla maniglia in modo che la corda possa scorrere (la puleggia di bloccaggio non deve essere usata come freno). Il suo vantaggio e` quello di evitare l'uso della chiave nei passaggi dei frazionamenti, e la possibilita di sostituire un autobloccante per risalita in caso di emergenza.
Il modello autoblocacnte SRT blocca la corda a valle delle
puleggie, percio` il bloccaggio risulta piu` efficace.
Pero` questo modello pesa di piu` dello "Stop".
[FIXME : DA VERIFICARE]
Il discensore si attacca al delta mediante
un
moschettone
asimmetrico in lega a ghiera.
Il discensore semplice richiede anche un moschettone di
rinvio,
meglio se in acciaio poiché si consuma meno.
Sul posizionamento del moschettone di rinvio ci sono due "scuole".
Certi manuali dicono di mettere il moschettone di rinvio nel
delta che chiude l'imbrago, con l'apertura del cricchetto in alto
(penso che sia indifferente se rivolta all'interno o all'esterno);
in tal modo risulta piu` facile fare le chiave
di bloccaggio, pero` c'e` il rischio di infilare
la testa del discensore nel moschettone di rinvio.
Alternativamente si puo` mettere il moschettone di rinvio nello stesso
moschettone che tiene il discensore,
all'esterno del discensore stesso, e con l'apertura in alto a destra.
Prova i due modi e decidi per quello che ti risulta
piu` efficace (e se trovi un modo nuovo e personale per utilizzare
meglio il discensore, fammelo sapere).
Come moschettone di frenaggio si puo` usare un moschettone "handy",
che e` piu` stretto (per cui il discensore non si puo` infilare nel
moschettone) ed e` fatto in modo da stringere la corda frenandola
meglio.
Il moschettone "handy" si mette nel delta.
[FIXME : TUTTO DA VERIFICARE]
Il
discensore stop ha la possibilità
di bloccare la maniglia (con un
moschettone) in modo da usarlo come un simple.
Questo potrebbe essere un problema su pozzi molto lunghi
(parecchie decine di metri).
Lo stop normalmente dissipa energia anche per compressione della corda
oltre che per sfregamento (che produce calore).
Il calore prodotto durante la discesa viene dissipato nella puleggia inferiore
del discensore stop meno che nel simple, a causa
della differente struttura.
Il calore in eccesso potrebbe scaldare eccessivamente la puleggia e
danneggiare la corda.
Le puleggie del discensore devono essere rovesciate quando sono troppo usurate
dalla parte su cui scorre la corda, e cambiate quando sono usurate da
entrambe le parti (Figura).
In queste operazioni fare attenzione a bloccare strettamente i dadi.
La maniglia puo` anche essere attaccata alla parte sotto del delta. Questo potrebbe essere sensato al fine di avere un minor numero di cose aggangiate alla parte superiore, e visto che la longe della maniglia e` solo una sicurezza. Non sono certo pero` che attaccandola sotto non comprometta la sicurezza: dopotutto la maniglia ha un carico di rottura di 400 Kg, probabilmente ben inferiore a quello del delta che lavori sottosopra. Pero` non ho dati al riguardo.
Entrambi i bloccanti hanno un perno che impedisce al cricchetto di ruotare oltre un certo limite e di strozzare la corda. Questa e` una misure di sicurezza in quanto in caso di caduta si rompe la calza, ma non l'anima della corda e l'atrezzo puo` scivolare sui trefoli fino a fermare la caduta.
I bloccanti devono essere puliti accuratamente dopo ogni uscita, come tutti gli altri materiali. Per lubrificare il cricchetto puoi usare olio oppure, meglio, grafite (che trovi nei negozi di serrature), poiche` l'olio si impasta un poco con l'argilla.
Il pedale viene realizzato con un pezzo (circa 2.5 m) di cordino statico
del diametro di 6 o 7 millimetri.
Puoi usare anche cordino in "dyneeman" o in
kevlar che sono piu` rigidi del
nylon e molto piu` resistenti all'abrasione.
Sconsigliato e` l'uso della fettuccia.
Ad una estremita` ha una ampia gassa, in cui viene messo un piede o entrambi durante la risalita, ed una piccola gassa all'altra per collegarlo al moschettone (o maglia rapida) della maniglia. La lunghezza del pedale deve essere tale che stando in piedi col piede nella staffa e tendendo il pedale il cricchetto della maniglia risulta appena sopra il croll. Regolatelo prima approssimativamente a terra, poi appenditi ad una corda per aggiustarlo.
Dato che il pedale si usura principalmente
in corrispondenza della posizione del piede
nell'anello, si puo` proteggere questo con un pezzo di tubo di gomma
[FIXME :
che forse offre anche il vantaggio di tenere l'anello aperto e quindi e` piu`
facile infilarci il piede.
]
[FIXME : parlare anche del pedale doppio]
La longe della maniglia viene realizzata con uno spezzone di corda dinamica (diametro 10 o 11) o con un pezzo di fettuccia. La lunghezza della longe deve essere tale che piegando la gamba col piede nella staffa e alzando la maniglia con la mano la longe risulta tesa (Figura sotto).
Per chi invece deve portarli, suggerisco di usare un "vecchio" paio di occhiali, dato i rischi di danneggiarli: graffiature sulle lenti, rottura, o perdita. Nella normale progressione non danno problemi, ne` nelle strettoie ne` sui pozzi.
I primo problema con gli occhiali e` il loro appannamento. Questo e` causato dalla traspirazione, e dal riscaldamento dell'aria intorno al nostro corpo: gli occhiali sono in genere piu` freddi e quindi inducono la condensazione di vapor acqueo, cioe` il loro appannamento. Questo effetto e` tanto piu` evidente quando in inverno si entra dall'ambiente freddo esterno nella grotta calda. Questo e` un problema che passa rapidamente, basta aspettare fermi qualche minuto che gli occhiali si portino a temperatura ambiente. Questo succede anche quando si va troppo veloci e ci si affanna. Percio` la soluzione e` evitare di tirare troppo, ed andare piano.
Inevitabilmente prima o poi gli occchiali si sporcano, principalmente mettendoseli a posto con le mani sporche di fango o guantate. Se gli occhiali tendono a scivolare sul naso, e` percio` meglio fissarli con un cordoncino elastico intorno alla nuca. Succede che si sporcano anche per contatto con il sacco (o il suo cordino) o gli atrezzi. Oppure per schizzi di fango smazzettando. Si puliscono nello stessa maniera che fuori, anche se sono infinitamente piu` imbrattati: con un panno pulito (la bandana sotto in casco e` utile in questi frangenti) o con fazzolettini di carta. Metterli sotto un gocciolamento o immergerli in un flusso d'acqua e` un metodo efficace per pulirli, ma ha in controeffetto di raffreddarli dato che l'acqua e` solitamente ad una temperatura inferiore all'ambiente. Si puo` fare se si ha addosso qualcosa con cui asciugarli perfettamente.
A furia di pulirli le lenti si graffiano (a meno che non siano di vetro antigraffio). Percio` e` consigliabile utilizzare un paio di occhiali vecchi.
Gli occhiali rappresentano anche un vantaggio. Riparano gli occhi da schegge e schizzi di fango durante le disostruzioni e quando si mette uno spit.
Le lenti a contatto risolvono il problema degli occhiali bagnati o appannati. Tuttavia quando entra qualcosa nell'occhio, questo viene espulso facilmente dall'occhio libero. Solitamente avviene cosi` anche in presenza della lente a contatto, ma se qualcosa si infile sotto la lente puo` dare dei seri problemi. Un altro problema delle lenti a contatto e` la maggior facilita` di perderle rispetto agli occhiali.
Gli indumenti intimi sono un fatto personale. Marbach e Rocourt suggeriscono mutande a bermuda con bretelle; noi usiamo delle generiche mutande. Marbach e Rocourt hanno anche un paragrafo dedicato alle speleologhe, a cui rimandiamo le interessate. Badino invece dice che le mutande in cotone sono un ottimo strumento per tenere freddo, e consiglia di provare a non portarle (in grotta). Al posto delle mutande di cotone si puo` usare un costume da bagno in nylon, che risulta piu` caldo. A riguardo notiamo che Patagonia produce anche mutande in "capilene".
Il sottocasco risulta utile in grotte fredde, e piacevole durante le soste. Dovrebbe essere fatto di lana calda e di spessore sottile, ma anche un normale berretto di lana va bene. In alternativa puoi provare una cuffia da nuoto, e` sottile, leggera, facile da strizzare, e riscalda. In particolare è utile se hai i capelli lunghi per tenerli raccolti.
Sottoguanti e guantini di lana sono molto apprezzabili durante le soste, per tenere le mani piú calde.
La pancera è fortemente consigliata da alcuni speleologi: "dopo averla provata non la lascerete mai piú". Ciascuno decida per sé!
Le ginocchiere sono utili in grotte che richiedono di strisciare a lungo sulla ginocchia. Delle ginocchiere ritagliate, in un unico pezzo, da una camera d'aria, prolungano notevolmente la vita della tuta. La dimensione della camera d'aria è molto importante, infatti le ginocchiere non devono essere troppo strette da inibire la circolazione o anche far male alla gamba, ma nemmeno troppo larghe altrimenti scivolano giú.
L'anello di fettuccia per il sacco è un mio consiglio
personale, una variante prealpina al cordino "baricentro" proposto dal solito
Badino.
Si fa passare un anello (fatto con un metro di fettuccia) nei due
cosciali dell'imbrago
e si chiude con un
moschettone (senza ghiera)
(Figura).
L'anello non risulta di alcun incomodo durante la
progressione, e viene utilizzato per appenderci il sacco durante le risalite
su corda, nei passaggi in cui ci si deve tirar dietro il sacco, nei meandri
da passare in spaccata, ecc.. Risulta inoltre
utilizzabile in esplorazione quando
occorre un anello di fettuccia per rimuovere un masso oppure quando serve
un anello per appendersi ad uno spuntone di roccia.
Notiamo tuttavia che ha un difetto: tende ad usurare un poco
i cosciali dell'imbrago. Tuttavia, prima che questi siano rovinati dall'anello
di fettuccia, il resto dell'imbrago à già andato da un pezzo.
Infine accenniamo alla bandoliera. È un pezzo di fettuccia ad anello (portato a tracolla) oppure a otto (indossato sulle spalle come il pettorale) cui si appendono gli atrezzi durante la progressione, quando non servono. L'idea è di muoversi più comodi e di avere gli atrezzi sempre a portata di mano. Per le grotte prealpine, a nostro avviso, è inutile: il fagotto dei materiali tende a cadere davanti quando si progredisce a carponi e intralcia i movimenti. Tanto vale mettere tutto nel sacco!
Gli atrezzi speleo, come molti altri atrezzi, sono essenzialmente fatti per essere usati con la mano destra, trascurando le necessita` dei mancini. Se sei mancino, all'inizio probabilmente sarai indirizzato ad usare gli atrezzi alla destra, e ti ci adatterai. Quando avrai preso confidenza con l'atrezzatura potrai cominciare a sperimentare configurazioni ed usi speculari degli atrezzi.
La soluzione definitiva sarebbe che gli atrezzi fossero fatti anche in versione sinistra, come avviene per la maniglia. Qui riporto alcune considerazioni che ti potranno aiutare.
In discesa il discensore puo` essere rovesciato, cioe` con l'apertura
in sotto. La corda entra da destra, gira sotto la puleggia inferiore,
ripassa a destra e va sopra quella superiore ed esce a sinistra.
Il rinvio deve essere messo a sinistra del discensore, con l'apertura verso
il basso. Prendendo un discensore come lo usa un destro, per usarlo da
mancino devi solo girare il rinvio.
Anche lo stop puo` essere utilizzato a rovescio.
[FIXME: questo e` da verificare]
Far passare semplicemente la corda al contrario non funziona
altrettanto bene,
[FIXME: per la asimmetria della disposizione delle puleggie ???]
Quindi in discesa monti gli atrezzi sul delta nell'ordine, da destra a sinistra: longe, discensore, rinvio. Il delta lo puoi mettere con la chiusura rivolta a sinistra o a destra indifferentemente, percio` per facilitare l'inserzione degli atrezzi ti conviene metterlo con la chiusura verso destra.
In salita le cose sono piu` complicate. Il croll e` essenzialmente destro, e questo condizione la disposizione degli atrezzi (da destra a sinistra): croll, longe, maniglia. Per la maniglia usa la versione sinistra, quella gialla, se la impugni con la mano sinistra (usa quella destra blue se tendi ad impugnarle con la destra): ricorda che la maniglia non serve solo per risalire i pozzi, ma anche per altre situazioni su corda, come corrimani, traversi e tirolesi inclinate, scivoli, ... Sono proprio questi le situazioni in cui vedi se tendi ad impugngare la maniglia con la destra o la sinistra.
In alternativa al croll puoi usare il bloccante "Basic" (o "Dressler") che sembra sinistro, anche se in realta` e` fatto per essere usato come una maniglia, percio` impugnato con la mano destra e aperto usando il pollice destro. Il Basic e` un bloccante di sicurezza, utilizzabile per autosicura su corda durante le arrampicate. Usato come croll non si dispone ben piatto, per cui la corda scorre meno bene [FIXME: questo e` da verificare]. Usando il "Basic" la disposizione degli atrezzi sul delta e`, da destra a sinistra: longe, maniglia, basic.
Per il piezo, sembra invece che esista solo la versione destra.
Approfondimenti:
Note tecniche sugli atrezzi
Altri materiali personali
Muta subacquea