Una o anhe piu` squadre particolarmente numerose sono invece necessarie quando si organizzano immersioni in grotta. In tal caso il numero elevato di componenti e` giustificato dalla mole del materiale da trasportare.
Nella squadra ognuno è responsabile verso chi lo segue. Non devi tener d'occhio chi ti precede, ma chi ti segue. Se lo speleologo che ti precede ha dei problemi, te ne accorgi inevitabilmente perché è sulla tua strada. Invece può succedere di non accorgersi quando chi ti segue ha dei problemi. Quindi se non lo vedi (o senti) arrivare torni indietro per verificare se è successo qualcosa. Non ti preoccupare di avvisare chi ti precede (se non sei in contatto di voce), anch'egli, se segue questa regola, tornerà indietro.
1. Curati di chi viene dopo di te. |
I materiali di squadra comprendono:
Il sacco per il trasporto dei materiali deve essere abbastanza grande ma non eccessivamente grosso (Figura). Un sacco di forma tubolare, del diametro di 23 cm, alto 60 cm, (con una capacita' di 25 litri) e' giusto quello che ci vuole. Secondo Marbach e Rocourt ci stanno dentro 200 metri di corda del nove! (Anche se non e' bagnata ed infangata il sacco comincia a pesare!) Per le grotte particolarmente meandrose, risulta comodo il sacco di sezione schiacciata a forma di tasca, largo 30 cm, alto 70 cm : il volume e' ridotto a 20 litri, salvo esplorazioni eccezionali che richiedono un elevato numero di corde questo e' sufficiente e, nei meandri rognosi, risulta molto piu' comodo. Il sacco ha due spallacci (in fattuccia piatta da 40 mm), una maniglia laterale (per portarlo a mano), un cordino (6 mm) per appenderlo, e un cordino per chiuderlo. Questi due cordini devono lavorare indipendentemente, cioe' quando ci si appende il sacco col cordino il nodo sul cordino di chiusura non deve essere sollecitato.
Al cordino per appendere il sacco e` attaccato solitamente un moschettone (senza ghiera), usato per apperderlo sui pozzi e trascinarlo nelle strettoie. Durante il trasporto conviene agganciare questo moschettone al cordino di chiusura (o alla maniglia superiore) in modo che non rimbalzi in giro. E` utile fare un nodo (semplice) a meta` di questo cordino, per ridurre le oscillazioni del sacco quando lo si trasporta appeso sotto durante le risalite dei pozzi lunghi, attaccandoselo piu` vicino.
Per la chiusura si utilizza un nodo piano
(Figura)
Una eventuale maniglia sul fondo risulta utile, per disincastrarlo e tirarlo.
Il sacco ha anche un gancio interno per assicurarci il materiale con dei
moschettoni, e anche una patella per evitare che il materiale
fuoriesca durante il trasporto.
Quando si traspostano materiali rigidi e acuminati
si puo` mettere all'interno del sacco un cilindro di dormiben per
proteggerlo. Questo pezzo di dormiben e` poi utile per isolarsi
quando ci si siede durante le soste.
Per il trasposto di materiale delicato (macchine fotografiche,
strumenti di misura, batterie, trapano) si ricorre a recipienti
rigidi con grande tappo, che sono pure impermeabili, o a imbottiture
in gommaschiuma o plastica da imballaggi.
Ci sono due modi per non stancarsi trasportando il sacco: non portarlo mai, oppure portarlo sempre. Col primo non si fa molta strada, e ben presto gli ostacoli incontrati in grotta risulteranno insormontabili. Percio' conviene affidarsi al secondo metodo, cioe` essere allenati a portarlo sempre. Dopottutto e` anche comodo avere un sacco con noi: ad andare in grotta senza sacco ci si sente un poco nudi, manca qualcosa ...
In grotta si usano corde "statiche" da 8, 9, e qualche volta anche 10 mm (di diametro). C'e` anche chi usa ancora corda da 11 ! Differentemente dall'alpinismo per cui si usano corde dinamiche atte ad assorbire cadute con fattore di caduta 2 (v. dopo), in speleologia le caduta hanno fattore uno, dato che si procede verso il basso (scendendo i pozzi).
Le corde sono formate da una struttura interna, detta anima, formata da trefoli intrecciati in versi opposti (in modo da evitare la torsione della corda durante l'allungamento), contenuta entro una calza (che serve anche da protezione dell'anima). La calza ha uno spessore di circa 1-2 mm e contribuisce alla resistenza della corda per circa il 30%. Ogni trefolo ha una resistenza di circa 130 Kgp.
Le fettuccie, al contrario delle corde, non hanno una anima portante protetta da una calza esterna, ma solo la struttura esterna, percio` sono piu` facilmente soggette a lesioni per usura.
Le corde devono essere provviste sulle estremità di etichette indicanti la lunghezza e un codice per il registro delle corde (tenuto scrupolosamente dal magazziniere). In tale registro vengono annotati i dati delle corde: tipo, produttore, data di acquisto, e la storia di utilizzo, in particolare "choc" (arresto di caduta) e altri danneggamenti subiti. Riguardo alla data d'acquisto, almeno l'anno dovrebbe essere segnato anche sulla corda.
La "staticità" cioè la inelasticità delle corde è importante per aumentare l'efficacia della progressione in risalita, oltre che a ridurre quel noioso movimento su-e-giù! Inoltre le corde statiche sopportano meglio (cioe` si rovinano meno) l'azione degli atrezzi da discesa e risalita.
Le corde si accorciano con i lavaggi e le asciugature ripetute (circa 4%). Le corde si riducono in lunghezza trazionandole durante il normale uso speleologico. L'accorciamento e` pari a circa 13% (11% nel primo anno). Percio` le corde nuove, prima di essere utilizzate in grotta dovrebbero essere "preparate" dal magazziniere, per evitare che si accorcino notevolmente dopo le prima uscite. Si mette a bagno la corda per una notte nell'acqua. Il giorno dopo si traziona la corda: basta essere in due, con una carrucola. Mentre uno sale verso la carrucola con gli atrezzi da risalita, l'altro gli da` corda col discensore. Tutto cio` ha il duplice vantaggio di mettere la corda sotto una trazione pari al peso dello speleo che sale, a di far fare a questi un po` di esercizio, che non puo` fargli che bene! La preparazione aiuta a stringere la calza, evita lo slittamenteo della calza sulla anima, e restringe le maglie riducendo l'infiltrazione di materiali intrusi (argilla).
In ogni caso, non si deve mai usare una corda che abbia sostenuto uno "choc" da caduta, cioe` abbia sostenuto l'arresto di una caduta. Questo puo` infatti produrre lesioni interne alla corda, non visibili esternamente. Pertanto la corda non puo` piu` essere utilizzata per la progressione verticale (pozzi, traversi, etc.).
Le cause dell'usura sono:
Con un uso normale, una corda si usura, ma mantiene le sue capacita` di arrestare una caduta, quindi fornisce l'adeguata sicurezza. Questa viene meno se l'armo non e` ben fatto e la corda sfrega contro la roccia. L'abrasione dovuta allo sfregamento contro la roccia indotto dal movimento durante discese e risalite e` il vero distruttore delle corde da speleologia. Nell'abrasione delle corde sulla roccia intervengono molti fattori:
Anche l'acqua puo` arrivare a spezzare una corda, sbattendola
ripetutamente contro la roccia. Questo e` piu` probabile vicino
ai punti di attacco, dove risulta sempre lo stesso punto della corda
a sbattere.
Anche lo sfregamento sugli ancoraggi puo` arrivare a rovinare una corda.
Questo pero` introduce un discorso a parte, sugli armi permanenti
e sulla loro manutenzione.
Acidi e solventi chimici (per es. benzina) e oli danneggiano le corde. Infine bisogna evitare inutili sollecitazioni alle corde: fare dunque attenzione a non calpestarle e a non colpirle con sassi.
L'invecchiamento naturale ha un effetto ridotto rispetto alle cause d'usura del normale uso. Una corda puo` essere preservata "integra" se mantenuta in luogo fresco asciutto e buio. In ogni caso la vita media del nylon e di circa dieci anni, dopo di che` le fibre decadono abbastanza velocemente. Una corda piu` vecchia e` inaffidabile.
La pulizia (lavaggio con tanta acqua e spazzola morbida) e una buona manutenzione sono necessarie, per controllarne lo stato di affidabilita` prima di portarle in grotta. Il lavaggio accurato serve a togliere i micricristalli di argilla dalla calza e dall'interno della corda. [FIXME L'uso di un poco di ammorbidente potrebbe essere utile perche` aiuta a mantenere le fibre lubrificate. Un impiego eccessivo pero` ne riduce la resistenza. QUESTO E` DA VERIFICARE].
Il carico di rottura di una corda si riduce nel punto in cui questa forma il nodo con cui viene attaccata all'armo. Questa diminuzione e` causata dalle spire del nodo che stringono la corda e la bloccano. In genere questa riduzione e` di circa 30%.
Senza nodi le fettuccie si rompono per snervamento delle fibre. Anche per le fettuccie la resistenza sul nodo e` ridotta di circa il 30% rispetto a quella nominale. Una fettuccia doppia su moschettone ha una resistenza pari al 140% del valore nominale. Su un anello (da 6 mm) la resistenza e` circa uguale al valore nominale. Su una placca (4 mm) e` ridotta all'80%. In queste tre situazioni si ha fusione delle fibre per attriti sugli ancoraggi, dovuta ad una concentrazione degli sforzi (e quindi attriti maggiori) per le pieghe. Ne risulta che le longe di fettuccia singola con nodi non sono adeguate. Tuttalpiu` usare un anello di fettuccia.
Le corde vengono trasportate nel sacco, filate, con un nodo su entrambi i capi. Se sono corte si possono anche avvolgere a matassa e mettere nel sacco. E` importante controllare spesso che le corde non siano lesionate: in tal caso vanno tagliate in corrispondenza della lesione, con il coltellino o martellandole con la mazzetta su una lama di roccia. I due capi della corda tagliata si brucian poi con la fiamma dell'acetilene per evitare che la corda si sfilacci. Avendo il coltellino si brucia la corda sino a fondere quasi i trefoli, prima di tagliarla; in tal modo risulta piu` semplice tagliarla e i due capi restano terminati senza sfilacciarsi. Dovendo spezzare la corda martellandola sulla roccia, i capi vengono bruciati dopo [FIXME O FORSE E` MEGLIO BRUCIARLI PRIMA ???]. Se non hai il coltellino ne` il martello o altro, o non c'e` proprio roccia (puo` succedere: in un pozzo a neve, con la corda bloccata sotto dalla neve caduta), con un poco di pazienza la fiamma dell'acetilene e` sufficiente per "spezzare" la corda.
Ulteriori informazioni sulle corde nella
Appendice 1.D
Il carburo di scorta si porta nella apposita sacca ricavata da una camera d'aria (Figura). Il diametro deve essere abbastanza grande per infilarci il sacchetto con lo scarburo. Un diemetro di 12-14 cm e` una misura ragionevole. Dentro questa si mette anche un sacchetto di plastica per riporre le polveri esauste quando si scarbura. Tale sacchetto viene poi riposto nella sacca stessa per evitare che si rompa durante il trasporto. Nel trasportare il carburo bisogna fare attenzione a che non si bagni; ciò potrebbe provocare anche esplosioni!
I materiali d'armo comprendono spit (chiodi perforanti ad espansione; spit e' l'acronimo di Societe' de Prospection et d'Inventions Techniques) e coni, piantaspit, martello, chiave, piastre e anelli, moschettoni e maglie rapide (Figura).
Spit e coni devono essere almeno una dozzina per squadra. I coni possono essere portati in un tubicino di gomma chiuso alle estremita`. Oppure si puo` utilizzare la cartucciera per spit e coni. Di solito le sacchette d'armo hanno una tasca per spit e coni, ma fare attenzione che potrebbe essere bucata. Infine si puo` usare una scatoletta di plastica come contenitore.
Di
piantaspit uno basta, ma e' bene averne anche uno di scorta.
L'impugnatura deve avere un diametro di circa tre centimetri e lunga
circa 14-15 cm.
Deve avere un anima in acciaio duro, ne` fragile ne` plastico (per trasmettere
il colpo allo spit).
Un paracolpi non e` necessario, ma e` utile per riparare la mano
spittando in posizioni astruse.
Il piantaspit deve avere una leva per ruotarlo o una spina forzata su cui
si puo` martellare (piano), quando non si gira.
Il piantaspit deve avere un anello di cordino (o fettuccia) di sicura che
vieve avvolto sul polso durante l'uso. Questo anello deve essere attaccato
al piantaspit tramite un anello metallico in modo che girando il piantaspit
esso non ci si avvolge attorno.
Il martello d'armo è abbastanza leggero, con una massa battente
di 400 grammi e con una piccola becca. Il martello da grotta ha pure una
chiave tubolare da 13 mm in fondo al manico. Se ne puo' portare anche uno solo:
in caso di necessità si puo' rimpiazzare con la mazzetta da disostruzione.
Il martello ha un lacciolo che viene messo attorno al polso durante l'uso.
Questo evita di lasciar cadere accidentalmente il martello. Evitate di battere
col martello senza tenere il lacciolo: questo tende a finire davanti alla
massa battente durante il colpo e viene rotto facilmente. Il lacciuolo deve
essere 3 cm piu` lungo della impugnatura. Se è troppo corto rende
l'uso del martello scomodo e meno efficente.
Il martello Petzl è un ottimo martello. Il Raumer è molto simile come dimensioni e peso, pero` una volta mentre piantavo uno spit con un Raumer è fuoriuscita la testa! Il Camp è leggermente piu` grosso (lungo di manico) e pesante. Per questo è piu` efficace nelle disostruzioni, ma è forse un poco troppo pesante come mazzetta d'armo.
Il martello e` utile anche durante la progressione in meandrini stretti e profondi. Oltre che per allargare la via, puo` essere utilizzato incastrato fra le pareti per fornire un punto di appoggio. (Anche il sacco funziona abbastanza bene per fornire punti di appoggio).
La
chiave, da 13 mm, è indispensabile poiche` quella sul
martello
non va bene per gli anelli. E` tanto leggera che e' bene averne un paio per
squadra. E` consigliabile una doppia chiave 13-17 utile sia per avvitare i
bulloni che per aprire il delta in caso di necessita`. Il numero
di piastre e/o anelli con i relativi
moschettoni
e/o
maglie rapide dipende
dalla spedizione: in genere una decina risulta sufficiente. A volte quando
bisogna fare piccole risalite anche dei
chiodi da roccia e degli anelli di
fettuccia possono servire. I chiodi sono pure utili per togliere il fango dalla
tuta se non si ha un coltellino.
Il posizionamento degli spit è trattato nella
Sez. 4.1.
Ulteriori informazioni su piastre ed anelli si trovano nella
Sez. 4.2.
Moschettoni e maglie rapide sono trattati nella
Sez. 4.3.
I materiali da rilievo comprendono la bussola, l'ecclimetro, la bindella, il tacquino e le matite. Questi vengono messi in una apposita sacchetta che e' poi portata in un sacco. Questi materiali saranno descritti nel capitolo 5 sulla topografia d'esplorazione.
I materiali da disostruzione comprendono la mazzetta, la punta/scalpello, la paletta. La mazzetta deve essere da 800 - 1200 grammi (1000 grammi e` un buon compromesso tra peso ed efficenza); in casi particolari una mazzetta da 1500 grammi puo' risultare decisiva. La punta e lo scalpello devono essere di buona qualita' e affilati, per trasferire il colpo dato con la mazzetta sulla roccia e non dissipare troppa energia. Attenzione quindi a infilarli nel sacco con la punta verso l'alto affinche' non ne perforino il fondo. Meglio ancora se vengono legati alla mazzetta con un elastico. La paletta e' una comune paletta da giardinaggio di buona qualita`. A volte anche un raschietto viene utile.
Questi materiali sono ulteriormente descritti nella Sez. 9.4 sulle tecniche di disostruzione.
Il cibo e' una questione personale di ciascun componente della squadra. Il capitolo 10 è dedicato alla alimentazione in grotta. Ad ogni modo è bene controllare che tutti abbiano una scorta di cibo adeguata entrando in grotta. Di fornelletto ne basta uno per squadra. Serve per fare qualcosa di caldo (caffe', the, o brodo) durante le soste per mangiare. Si puo` utilizzare un fornelletto a gas, oppure uno, molto piu` compatto, a combustibile solido (in tal caso evitare il contatto del cibo col combustibile). Il rendimento del fornello a gas dipende dalla condizioni operative: tempertura ambiente, correnti d'aria, dimensione del pentolino e quantita` d'acqua da scaldare. 52 gr di gas durano per circa 40 minuti e portano ad ebollizione circa 3 litri di acqua con una temperatura ambiente di 10oC. [FIXME: dettagli piu` precisi]. Il butano comincia ad avere problemi a 5o ed e` inutilizzabile a tempertaure inferiori a 0oC. Per la basse temperature si usano bombole con miscela butano-propano [FIXME 70-30 ???]. Il pentolino, leggero in acciao o alluminio, deve avere un coperchio per facilitare l'ebollizione dell'acqua.
Il telo termico e' talmente leggero e poco ingombrante che ogni speleologo dovrebbe portarsene uno. Il telo termico e` un gran cosa: avvolgendoselo intorno e tenendo l'acetilene acceso sotto si forma una cupola calda e con una minore umidita` relativa. Questo permette di riposare piu' caldi e di asciugare anche. Attenzione pero` a non bruciarsi! Pero` la crisi di freddo che colpisce quando si esce dal telo termico e` micidiale. Quindi vanno usati con cautela: permettono un recupero molto migliore delle forze, ma possono prolungare le soste oltre i limiti ragionevoli. Sono teli di emergenza. Dato che, oltre alle impurità contenute nel carburo che vengono liberate, l'acetilene bruciando produce anidride carbonica e/o ossido di carbonio, è bene tener la testa fuori dal telo termico ed evitare di respirare questi fumi tossici. La CO si forma quando si ha combustione incompleta, cioe` in carenza di ossigeno, che solitamente e` il caso quando si pone la fiammella dell'acetilene sotto il telo termico, soprattutto perche` si tende a ridurre la fiamma. A basse concentrazioni (10% di aria) la CO2 provoca solo mal di testa e stordimento, oltre 25% puo` causare perdita di coscienza e convulsioni. La CO e` molto peggio, a 10 ppm (parti per millione) provoca gia` mal di testa. A 20 ppm si ha anche nausea e torpore. E` letale a 50 ppm.
Per finire questa sezione cito le (ormai passata all'archivio storico della speleologia) scalette metalliche. E` una fortuna che ci sono le corde: basta provare le scalette una sola volta per apprezzare le tecniche su corda!