Gesù fa conoscere l'amore del Padre
Nel Nuovo Testamento troviamo presente una straordinaria e sublime realtà: l'amore di Dio per l'umanità è offerto nel dono del Figlio suo: Gesù Cristo.
"Con la sua persona e la sua opera, costituisce la rivelazione piena dell'amore del Padre per il mondo e per il suo popolo. Dio non avrebbe potuto immaginare e offrire un segno più eloquente e più forte del suo ardente amore: <<Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito>> (Gv 3,16).
Tutta la persona di Gesù è dono dell'amore di Dio: in lui il Padre rivela perfettamente i palpiti del suo cuore per il mondo immerso nelle tenebre del peccato" (S.A. Panimolle, l'Amore, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, ed. Paoline, p.60).
E', questo, un tema che troviamo esplicitamente affermato nelle lettere di S. Paolo. "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"(Rm 5,8), così la lettera ai romani, nella quale troviamo un altro concetto che esprime questo amore di Dio per l'umanità: "Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?" (Rm 8,32).
Nella sua prima lettera, l'evangelista Giovanni evidenzia chiaramente uno dei temi di fondo del suo Vangelo: l'Amore del Padre per l'uomo si realizza nell'invio del figlio e nel suo "darsi" alla morte: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati". (1Gv. 4, 9s,).
Cristo manifesta perfettamente l'amore del Padre. Il suo è un sentimento umano e divino nello stesso tempo. Egli si affeziona profondamente agli amici ed il gruppo dei primi discepoli forma la sua famiglia spirituale alla quale si sente molto legato (Cfr. S.A. Panimolle, l'Amore, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, ed. Paoline, p.60). Lo confida in un momento solenne e cruciale della sua vita: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi (Gv. 15, 13-15).
Gesù ha uno straordinario rapporto di amicizia con la famiglia di Lazzaro di Betania, e quando questi cade in preda ad una malattia mortale, le sorelle Marta e Maria lo mandano a chiamare: "Signore, ecco, colui che ami è ammalato!"(Gv. 11,3). Pur sapendo che il suo ritorno in Giudea può portarlo alla condanna a morte, egli decide di recarsi lo stesso a Betania. Una scelta non molto condivisa dagli apostoli, se è vero che dopo aver detto loro:" Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate" (Gv 11, 14 s.), Tommaso, con la sua consueta vena ironica replica:"Andiamo anche noi a morire con lui" (Gv 11,16). Quando Gesù arriva a Betania, si commuove profondamente nell'incontro con Marta e Maria. E mentre va al sepolcro, scoppia in pianto (Cfr. Gv 11,35), tanto che i Giudei dicono: "Vedi come lo amava" (v.36).
Nelle ore drammatiche che precedono il suo arresto, Gesù avrebbe potuto rifugiarsi, dopo l'ultima Cena, a Betania che si trova a oriente del monte degli ulivi. Invece, ben conoscendo il pericolo a cui avrebbe potuto esporre Lazzaro e le sorelle, ha preferito rifugiarsi nel Getsemani, attendendo colà i suoi persecutori.
Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini (Gv 4,42) "quindi non esclude nessuno dal suo cuore; anzi i poveri e i peccatori formano l'oggetto privilegiato della sua carità divina
[ ] Gesù è il medico divino, venuto a guarire l'umanità ferita mortalmente dal peccato, perciò per poter adempiere la sua missione, cioè per risanare e salvare i peccatori, deve amarli, deve interessarsi di loro, deve visitarli e vivere vicino loro" (S.A. Panimolle, l'Amore, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, ed. Paoline, p.60).
"Dio è amore" (1Gv 4, 8) proclama solennemente Giovanni nella sua prima lettera. Questo significa che " l'Essere stesso di Dio è Amore. Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio unigenito e lo Spirito d'Amore, Dio rivela il suo segreto più intimo: è lui stesso eterno scambio d'amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati ad esserne partecipi" (Catechismo della Chiesa Cattolica, pag. 74).
ALLA SCOPERTA DI GESU' DI NAZARETH