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Lolita - Sinossi

La Settima Arte

A cinquant'anni dalla sua uscita nel maggio 1962, "Lolita" conserva intatta la sua carica di freschezza di immagine e di provocazione estetica e sociale.
L'incontro tra Nabokov e Kubrick produsse una sintesi ottimale di uno dei temi narrativi caratterizzanti la cinematografia kubrickiana: il conflitto fra pulsione sessuale e condizionamento sociale e storico.
Lo straniamento del protagonista, raffinato critico letterario, dalle convenzioni e dalle leggi del contesto pubblico della sua nuova esistenza americana, determinano il dramma e le sue articolazioni narrative. Perché di dramma si tratta, nonostante gli slittamenti costanti verso i toni della satira sociale e della commedia nera.
La visione fulminante di Lolita (Sue Lyon) crea l'ossessione di Humbert (James Mason). L'ossessione orienta il suo disegno cinico e disperato che alimenta il nucleo satirico del film, bersagliando l'ipocrisia sociale della middle-class statunitense degli anni '50 e di cui Charlotte Haze, tragicomica assassina di se stessa, (Shelley Winters) è l'epitome.
Lo straniamento sociale viene evidenziato dal "doppio" di Humbert: lo spregiudicato e camaleontico commediografo Clare Quilty (Peter Sellers) che disorienta il protagonista impedendogli di distinguere il vero dal falso comportandosi da censore misterioso e beffardo.
Lolita-Dolores Haze, irretita dal mistificatore Quilty, si trasforma a sua volta da carnefice sentimentale del protagonista in vittima ingenua del multiforme alte-ego di Humbert.
Il vortice narrativo del film assume i toni di un gioco al massacro fra i quattro protagonisti che scelgono tutti l'obiettivo sbagliato, in un vero e proprio disvelamento degli effetti tragici dell'ipocrisia sociale.
Psicologicamente Humbert scopre il suo amore per Lolita quando l'ossessione finisce.
Nel prologo spezzato tra inizio e fine, il doppio speculare Humbert-Quilty celebra la propria reciproca fine in un'atmosfera kitsch che assume il valore di un'autocitazione di Kubrick, nel cui cinema si intersecano livelli alti e minimali di narrazione.
Nabokov accettò di scrivere la sceneggiatura tratta dal suo stesso romanzo riducendola all'osso, stralciando i capitoli iniziali di ambientazione francese che raccontano l'incontro dell'inglese Humbert con la sua passione "proibita". Il taglio poetico-fenomenologico del racconto lasciava il passo alla dimensione di acre realismo sociale del film.
L'ambiziosa Lolita "moriva " socialmente in un matrimonio povero invece che realmente di parto.


Anticipando in parte i temi della sua ultima opera "Eyes Wide Shut"(l'erotismo sospeso tra ossessione e potere che irrompe nella coppia istituzionale) tratta dal "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler, Lolita, oltre che un classico del cinema moderno, rappresenta uno spartiacque nella carriera di Kubrick, in cui il cineasta del Bronx raccoglie e sintetizza le esperienze formali soprattutto dei suoi film d'esordio (Il bacio dell'assassino e Rapina a mano armata) per proiettarle verso una sostanziale epica della contemporaneità e della condizione umana caratterizzante i capolavori successivi.

Paolo Grego

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