Vici e pagi tardoantichi
Parole
chiave: Immagini,
rural landscape history, tardoantico, insediamenti, vici, pagi, Medioevo,
strade, villa rustica, feudalesimo, demani, villaggi, casali, chiese
rupestri, chiese, paesaggio, storia,Taranto, Puglia, Italia meridionale, gravine, Civiltà Rupestre, edilizia
rurale
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Sommario:
Dalla villa al vicus al
casale
Insediamenti e
strade
I primi usi
comunitari
Vici e
insediamenti rupestri
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L'Età Tardoantica vide
la crisi ormai irreversibile del sistema amministrativo romano,
centrato sulla città-territorio; per converso si riaffermò,sotto forma di nuclei rurali
sparsi, noti come pagi e vici, la primigenia cultura
insediativa di matrice italica.Tale
organizzazione era stata annichilita, ideologicamente e
fisicamente, dall'artificioso dominio, culturale e economico,
imposto dalla polis e poi dalla civitas al suo
territorio.
Questi insediamenti non costituivano meri aggregati di
contadiname, dipendente, in vario modo, dal
potere di un dominus locale ormai
stabilmente insediato nella sua villa;
questi appaiono invece come organismi organizzati, che si scelgono
propri rappresentanti, nominano propri protettori (patroni) e si pongono come
diretti interlocutori, paritari con la villa
e la civitas, del potere pubblico, che per converso li
riconosce come essenziale componente del sistema amministrativo
periferico.
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Nel processo di ristrutturazione insediativa
tardoantica la villa
rustica, ove risiedeva
il dominus svolse un’importantissima funzione di polarizzazione.
Presso Masseria
Ferrara (Taranto) sono state rinvenuti i resti di un
importante insediamento del tipo del vicus tardoantico,
che utilizzava materiale di riciclo proveniente da qualche villa
rustica posta nei dintorni. |
Inizialmente i rapporti fra queste ed i vici
furono
molto stretti, anzi molti di questi nascevano proprio dalla
delocalizzazione di strutture e di attività produttive una volta
concentrate all'interno della villa: si pongono, quindi, nel
processo di di queste in centri
direzionali delle
attività del latifundium.
Con il tempo e l'aggravarsi della crisi del
sistema delle villae, particolarmente a seguito delle prime
invasioni barbariche, il vicus finì con sostituirsi
ad esse,
talvolta sovrapponendovisi fisicamente.
A partire dai secoli VI-VIII, la rete vicanica si impose, ponendo
le fondamenta per la creazione della rete dei casali
medievali.
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La distribuzione di vici e villae
rispondeva a precisi criteri, il più importante dei
quali fu la prossimità della rete viaria, profondamente ristrutturata
dagli imperatori romani per finalità eminentemente militari.
La Masseria
della Mutata (Grottaglie). a poca distanza dal Tratturo
Martinese e lungo un'importante via
istmica, rappresenta un ricordo
toponomastico delle metatae, vale a dire di
quelle importanti strutture che in Età Tardoantica fungevano da centri di
raccolta (situati perciò sempre lungo le principali arterie di
comunicazione) delle derrate alimentari, prodotte nei
territori circostanti e destinate ad essere
acquistate dallo Stato. Nel corso
del Medioevo ad esse si associò sempre un importante luogo di
culto, in Età MOderna anche una masseria.
Nel caso in questione il santuario di Santa Maria di
Mutata, divenne meta di pellegrinaggio da parte delle popolazioni
vicine.
Sul Mar Piccolo, lungo la Via
Appia, sorgevano altre due metatae, la prima
lungo il seno Ovest, nella Masseria della Mutata, oggi
dismessa, con l'adiacente chiesa dedicata a Santa Maria de
Mutata, la seconda lungo quello Est, in corrispondenza della Masseria
di San Pietro di Mutata, con l'annessa famosa abbazia di
San Pietro sul Mar Piccolo. |
Essa rimaneva rappresentata nel Tarantino
principalmente dalla via Appia, pure
avviata in età tardoantica ad una lenta decadenza. Pur tuttavia essa
continuò a svolgere una essenziale funzione di integrazione fra i centri
di produzione (grandi e piccoli possessi terrieri, privati o
pubblici), quelli di smistamento e quelli di imbarco e di
commercializzazione.
I vici sorgevano in genere lungo direttrici poste in
connessione diretta con i principali assi viari, spesso anche
in corrispondenza di stazioni (mutationes
e stationes).Essi riunivano periodicamente i contadini migranti
alla ricerca di lavoro, ma costituivano anche il punto di raccolta
delle derrate
alimentari destinate all’ annona romana.
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I vici costituivano strutture organizzative anche
molto complesse. Come le villae, molti di essi ospitavano al loro
interno attività artigianali ed industriali, fino a vere e proprie fonderie
metallurgiche, assumendo a volte l’aspetto di villaggio autarchico, altre
quello di centro specializzato.
Anche a livello sociale sussisteva un elevato livello di coesione, come
fisicamente dimostrato anche dalla presenza di strutture comunitarie, come i
depositi del grano e le grandi cisterne di acqua che in genere si rinvengono al
loro interno.
Il rapporto diretto e continuativo degli abitanti del vicus con il
territorio in cui era inserito, e che rientrava il più delle volte all'interno
di latifundia privati, è alla base della
nascita di un insieme di consuetudini ed usanze che regolavano determinate
attività, con particolare riferimento all'utilizzazione delle aree
incolte,
come la quantità di terra occupabile oppure il numero dei capi di bestiame
immissibili nelle aree pascolative.
Fu proprio dal tacito riconoscimento da
parte del dominus di tali norme non scritte che nacquero i vari corpus
consuetudinari, che forgiarono la cultura del vivere il territorio da parte
delle comunità occupanti.
I vici rimanevano tuttavia appendici del potere particolaristico che il dominus andava
stendendo nel suo latifundium, surrogando prerogative proprie dello Stato, come
quella della difesa personale e territoriale.
La chiesa
rupestre di Sant'Onofrio (Statte) conserva nella sua struttura
icnografica e in alcune raffigurazioni
pittoriche tracce di un'origine tardoantica, se non paleocristiana.
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Una lama presso Masseria
Lonoce (Grottaglie) conserva importanti tracce di un importante insediamento
protostorico, sul quale se ne è sovrapposto uno
tardoantico, che assunse almeno parzialmente la forma in rupe.Sparse
nel terreno gran quantità di ceramica sigillata del tipo
africana, frammenti di pietra lavica da macina e residui
di attività metallurgica. |
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Le recenti ricognizioni archeologiche vanno dimostrando con
sempre maggior evidenza che fra le forme insediative regressive, nonché
peculiari, del Tarantino tardoantico è possibile inserire anche alcuni siti
rupestri, come quelli nei pressi di Statte e di Grottaglie, per i quali va
delineandosi una vera e propria
fase tardoantica.
A questa stessa fenomenologia è legata anche la nascita e lo sviluppo delle
prime chiese rupestri, l’origine di molte delle quali viene fatta risalire
proprio ad età tardoantica.
Iscrivendosi nel più generale fenomeno della
proliferazione delle chiese rurali, queste
vennero erette
soprattutto da privati, talvolta riutilizzando preesistenti tombe a camera di
Età Classica. |
17 dicembre, 2001 00:07
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