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Viaggio nella storia del paesaggio agrario del Tarantino

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Il paesaggio agrario prima della Storia

Parole chiave: Immagini, rural landscape history, storia paesaggio agrario, dolmen, transumanza, Messapi, Rivoluzione neolitica,  caccia, villaggi, Taranto, Puglia, Italia meridionale, gravine, edilizia rurale, archeologia

La realizzazione di forme di utilizzazione dello spazio fisico obbedienti a criteri di razionalità ha certamente interessato il Tarantino ben prima che i grandi moti colonizzatori greci e romani vi conferissero così precocemente un carattere di seconda natura.
Da un lato è,infatti,certamente vero che solo dopo ed a seguito della creazione di una realtà urbana complessa ed evoluta, come fu la Taranto antica, giunsero a maturazione contraddizioni insanabili fra il diritto individuale di investire nella terra denaro e lavoro per ricavare reddito da una parte e la necessità di garantire alla collettività almeno gli elementi essenziali alla sopravvivenza. D’altra parte, però, la ricchezza e la complessità delle forme  della pre- e della protostoria del Tarantino presuppongono di già una qualche razionalità o politica urbanistica,più o meno consapevole, più o meno pianificata.

 

 

 

Dall' alto: buchi di palificazione per l'erezione di capanne preistoriche, lungo la gravina di Riggio (Grottaglie); Masseria Le Fiatte (Manduria), sede di un importante insediamento neolitico; Masseria Famosa (Massafra), nota per i suoi ipogei funerari di Età Eneolitica (Civiltà di Laterza).

 

Sommario

La Rivoluzione neolitica 

La Civiltà di Laterza 

La Civiltà Appennica 

La civiltà villanoviana. Gli Iapigi

Riferimenti bibliografici

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La Rivoluzione Neolitica

I pochi dati di cui disponiamo relativi al paleombiente che avrebbe ospitato le primissime fasi della neoliticizzazione parlano di un contesto climatico di tipo atlantico, più umido e più fresco di quello attuale. 
Il processo di acquisizione delle tecniche agricole non procedette in maniera uniforme e lineare. Per lungo tempo, infatti, popolazioni dedite ancora alla caccia, ma che avevano probabilmente intrapreso già primitive forme di addomesticamento dei bovini convissero, in spazi relativamente ristretti, con genti dedite ad attività più propriamente produttive, in particolare alla cerealicoltura. E' verisimile che fra queste intercorressero anche relazioni di scambio.
Già nel corso del V millennio a.C., in un contesto paleoclimatico di più spiccata aridità, l’agricoltura assunse rilevanza universale, sviluppando anche i primi sistemi di rotazione agraria, in cui ai cereali (orzo, grano e miglio) si alternavano le leguminose (lenticchia e veccia). 
Costante in questi contesti la presenza di animali ormai definitivamente addomesticati, come i bovini, gli ovi-caprini ed i suini. Anche l’apporto della caccia e della pesca manteneva un posto di tutto rilievo, ma condizionato, probabilmente, dalle caratteristiche dell'ambiente circostante.
L'area occupata dalla futura città di Taranto e quelle poste intorno al Mar Piccolo e lungo l'intero litorale sud-orientale ospitarono numerosissimi insediamenti di varia ampiezza, mentre le aree interne furono coinvolte dalla Rivoluzione Neolitica solo in un secondo momento, quando verisimilmente l’incremento demografico spinse le popolazioni alla ricerca di nuove aree libere. Il popolamento di questi territori si realizzò, comunque, secondo una trama insediativa molto più rada. Al loro interno, comunque, la pastorizia ed in genere  l'allevamento ebbero, probabilmente, un peso molto maggiore rispetto ai siti litaranei.

L'aspro paesaggio della Murgia Fragennaro, fra Laterza e Gioia del Colle, già sede di un vasto insediamento neolitico, testimonia la profonda trasformazione subita dall'ambiente a seguito della diffusione delle pratiche agricole.

Per conquistare la terra ad una natura ancora prorompente e per ridurla a coltura il contadino neolitico adoperava la tecnica del debbio e del disboscamento vero e proprio, ai danni della macchia mediterranea che in epoca olocenica occupava, con formazioni dense, tutta la area litoranea e paralitoranea del Tarantino.
A questo si deve l'ampia diffusione, nei contesti in questione, di piccole accette (i tranchet) particolarmente adatte al taglio degli arbusti che caratterizzano ancor oggi la vegetazione mediterranea paralitoranea, laddove sopravvive.

La Civiltà di Laterza

L'articolato paesaggio costruito dai contadini del Neolitico entrò definitivamente in crisi nel passaggio dal III al II millennio a. C.. Sia a causa di alcuni importanti  mutamenti climatici, sia a seguito dell'immigrazione di nuove genti di probabile origine balcanica, gran parte dei villaggi neolitici venne abbandonata ed il territorio già colonizzato tornò così nuovamente a naturalizzarsi
Nasceva, sulle ceneri dell'agricoltura neolitica, una nuova cultura (per molti versi regressiva), un nuovo modo di vivere il territorio e di utilizzarne le risorse: la cosiddetta Civiltà Eneolitica di Laterza.
Si trattava di popolazioni, di probabile origine balcanica, che avevano abbandonato le attività agricole per vestire gli abiti di cacciatori-pescatori seminomadi.

La Civiltà Appenninica

Anche se le relazioni intercorse fra i nuovi arrivati con le popolazioni neolitiche furono quasi sempre bellicose, pur tuttavia le popolazioni eneolitiche assimilarono gradualmente quegli aspetti della cultura neolitica che maggiormente si confacevano con la propria indole. Da 

L'ansa del canale Ostone (in alto), località Bagnara (Lizzano), ha ospitato un'importante insediamento pre- e protostorico, con frequentazione attestata dal Neolitico alla tarda Età del Bronzo. 

Il poderoso muro eretto a protezione del villaggio protostorico di Porto Perone-Saturo (Leporano).

cacciatori si trasformarono così in allevatori dediti alla vita seminomade, destinati in un secondo momento ad evolversi verso le prime comunità pastorali
Mediante il rituale dello spostamento stagionale delle greggi si crearono continui contatti con le altre regioni italiche. Da questa osmosi prese le mosse una facies culturale omogenea, la prima che può considerarsi a pieno titolo italica, la Civiltà Appenninica.
Le relazioni che nel frattempo andavano intessendo le popolazioni rivierasche con i molto più evoluti mercanti micenei, che sempre più spesso facevano capolino negli approdi lungo la costa alla ricerca dei preziosi metalli di stagno e di rame e di altre merci, innescarono ulteriori stimoli acculturatori, con la loro definitiva  sedentarizzazione e l'affinamento delle tecniche agricole.
E' interessante notare come, proprio nel contesto dei villaggi che vissero a pieno questa stagione, si siano rinvenute le prime tracce di coltura dell'olivo. Accanto alla crescente importanza dell' agricoltura ed alla differenziazione della tipologia del bestiame allevato, mantennero uno spazio economico di tutto rispetto pratiche tradizionali come la pesca e la stessa caccia, almeno in contesti particolari. 
Ben diverso era il paesaggio nelle aree interne, non o solo indirettamente interessati dai contatti con l'Oriente mediterraneo: qui boschi e pascoli a perdita d'occhio dovettero attendere l'arrivo dei coloni spartani per veder mutata la propria destinazione.

La Civiltà Villanoviana.Gli Iapigi

Sullo sfondo la collina di Montecamplo-Monte Santa Trinità (Castellaneta-Laterza), importantissimo sito archeologico posto in posizione stragica lungo la Via Appia
Recenti campagne di scavo hanno documentato
una frequentazione che dal Neolitico giunge al Medioevo. 

A seguito della rarefazione dei contatti con il Mediterraneo Orientale (in coincidenza con il Medioevo ellenico, a cavallo fra II e I millennio a.C.) i centri che da questi rapporti avevano tratto la propria ragione d'essere decaddero. Altri invece sopravvissero, inserendosi nel processo di differenziazione culturale che nel frattempo andava realizzandosi in seno alla civiltà italica con l' individuazione di distinte culture regionali
E' questa l'origine degli Iapigi, nati dalla probabile fusione di elementi indigeni con importanti afflussi transadriatici. 
L'organizzazione economica della nuova società conferma l'importanza delle comunità agropastorali. La struttura insediativa iapigia, centrata su abitati posti a controllo delle principali vie di comunicazione, lascia tuttavia intravvedere che la persistente pastorizia transumante si sia ormai ben  integrata all’interno dei sistemi sociali, stabilizzati grazie allo sviluppo dell’agricoltura.

Riferimenti bibliografici:

(per il Neolitico):

Cremonesi G.: Il neolitico e l’inizio dell’Età dei metalli nel Salento, in Dal Paleolitico al Tardo Antico, Milano, 1979, pp. 99-110.

Corrado A - Ingravallo E : L’insediamento di masseria Le Fiatte (Manduria) nel popolamento neolitico del Nord-Ovest del Salento, in Studi di Antichità 5, pp. 5-78.

Fiorentino G.: Caratteristiche della vegetazione e abitudini alimentari durante la preistoria, in Mastronuzzi G. - Marzo P. ( a cura di): Le isole Cheradi fra natura, leggenda e storia, Taranto 1999, pp. 69-86.

Coppola D: La distribuzione degli insediamenti e delle grotte nel Brindisino e nel Tarantino. Contributo allo studio delle origini e della diffusione della civiltà neolitica, in Lingua e storia in Puglia, XI (1981), pp 73-116.

Coppa M.: Storia dell’Urbanistica. Dalle origini all’Ellenismo, Torino, 1968.

Fedele B: Insediamenti neolitici a Sud-Est di Taranto, in Archivio Storico Pugliese, XXV (1972), pp 127-190.

Idem: Dalle origini alla prima metà del VIII secolo, in (a cura di) B. Fedele-A. Alessio-O. Del Monaco: Archeologia, civiltà e culture nell’area ionico-tarantina, Fasano,1993, pp. 6-159.

Idem: Gli insediamenti preclassici lungo la Via Appia in Puglia, in Archivio Storico Pugliese, XIX (1966), pp. 29-92.  

Novembre D.: Ricerche sul popolamento antico del Salento con particolare riguardo a quello messapico, Lecce, 1971 (anche per le epoche successive).

(per l’Età del Bronzo e la Civiltà Appenninica):

Biancofiore F: L’età del Bronzo nella Puglia centro-settentrionale, in La Puglia dal Paleolitico al Tardoantico, Milano 1979, pp 150-175.

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Bietti Sestrieri A M: Protostoria, Roma 1996.

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Fedele B: Nuove ricerche a Bagnara e considerazioni sugli aspetti dell’età del Bronzo nel Sud Est tarantino, in Archivio Storico Pugliese, XLII (1989), pp 3-52.  

Vagnetti L: I contatti precoloniali fra le genti indigene e i paesi mediterranei, in Greci e Italici in Magna Grecia, Atti del I Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Napoli 1962, pp. 127-143.

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(per l’Età del Ferro o Villanoviana):

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Schojer T.: Ginosa (Taranto): Passo di Giacobbe, in Taras, XIV, 1, 1994, pp. 102-103.

17 dicembre, 2001 00:07

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