La Civiltà Rupestre nel Tarantino
Parole
chiave: Immagini,
rural landscape history, storia paesaggio agrario, Medioevo, Villa rustica,
demani, giardini, villaggi, casali, chiese rupestri, strade, struttura viaria, tratturi, Taranto,
Puglia, Italia Meridionale, gravine, masserie, edilizia
rurale
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Il fenomeno della Civiltà Rupestre non è, strettamente
parlando, limitato ad uno spazio fisico o cronologicodefinito, in quanto
l'occupazione delle grotte (naturali o artificiali) ha
rappresentato,
con frequenza variabile, una evenienza costante della Storia umana, ovunque essa avesse
luogo.
Tuttavia la cultura del vivere in grotta caratterizza un'epoca ed un territorio in maniera
peculiare: il
Medioevo della terra delle gravine.
Alla base della cultura rupestre erano insieme motivazioni economiche (scavare il tufo
era meno costoso e richiedeva conoscenze tecniche meno sofisticate che erigere
edifici) e di sicurezza, data la
lontananza dei centri rupestri dai grandi centri abitati,
meta preferita delle incursioni nemiche.
Non è però vero che chi abitava in grotta viveva un mondo a parte: la documentazione medievale (scarsa in realtà
quella che fa riferimento esplicito ad insediamenti rupestri attivi) e
l'archeologia non mostrano significative differenze nella espressione
culturale di queste popolazioni rispetto a quelle che abitavano
abitati sub divo.
Anche dal punto di vista della struttura edilizia
fra la tipica casa-grotta,
completamente ipogea, e la casa in muratura, completamente subdiale,
esistono infinite forme di transizione, ben evidenti del resto
all'interno della maggior parte dei villaggi rupestri del Tarantino, valgano
gli esempi di Casalpiccolo (Grottaglie) e Cigliano
(Crispiano).
Infine i centri rupestri appaiono pienamente inseriti
nel sistema viario territoriale.
Terrazzamenti, gradinate ed opere di
sistemazione
nel villaggio rupestre di Fantiano
(Grottaglie).
Il
popolamento delle
gravine ha contrassegnato indelebilmente un importantissimo periodo
storico della storia del Tarantino. Come suo ricordo resta la profonda trasformazione del paesaggio
di molte lame e gravine, come quello della Lama di Grinzi (Statte). |
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Recenti
ricognizioni topografiche ed archeologiche tendono a spostare verso il
Tardoantico l'esordio della vera e propria Civiltà Rupestre, inserendola quindi
nel generale processo di ridimensionamento del ruolo della città e di
ruralizzazione della vita sociale ed economica, che fu tipico di quella
travagliata epoca storica. In quel clima di fuga dalla
visibilità le gravine
offrivano, infatti, varie opportunità di ricetto, contribuendo alla
rivitalizzazione della rete di vici e di pagi che
è parimenti uno dei tratti più salienti del passaggio dall'Antichità al
Medioevo.
Siti rupestri certamente abitati sin da età tardo-antica sono stati rinvenuti
nel territorio di Massafra (ove pare che i primi trogloditi siano state
popolazioni emigrate dall'Africa del Nord), di Statte e di Grottaglie. Uno
dei fenomeni di più frequente riscontro all'interno dei villaggi rupestri
è il riutilizzo di strutture preesistenti. Si tratta in genere di tombe a
grotticella dell'età del Bronzo oppure, come nel caso qui accanto, di una
cisterna che in età classica aveva fatto da corredo ad un'abitazione
colonica |
A seguito delle estenuanti guerre
(fra Goti e Bizantini, fra Bizantini e
Longobardi) e delle ricorrenti scorrerie saracene l’emigrazione dalla
città, più volte devastata, verso le campagne, e le gravine in particolare,
raggiunsero i ritmi e le modalità di una persistente e capillare
occupazione, che ebbe nei villaggi rupestri la sua connotazione urbanistica
precipua.
Con il tempo i
villaggi rupestri si organizzavano man mano che si ampliavano, definendo strutture
sociali ed urbanistiche più o meno complesse, con case-grotte articolate e
multifunzionali, stalle e luoghi di culto.
Veniva in questo modo operata una radicale umanizzazione del paesaggio delle
gravine, che assunse le connotazioni tipiche del Medioevo, con più
spiccate
caratteristiche di campagna urbana, con sistemi di regimentazione delle
acque fluenti, strutture pubbliche di stoccaggio di derrate alimentari e di acqua,
terrazzamenti, vigneti, orti e infrastrutture viarie interposte alle strutture
abitative vere e proprie.
Anche
la
rete viaria andò incontro ad una progressiva ristrutturazione, con l’infittimento della
rete stellare che connetteva, a mo' di cordone ombelicale, la città con
tutti i centri abitati dell'hinterland, e questi con gli angoli più
reconditi del rispettivo territorio
In questo modo anche aree periferiche riprodussero l’articolato paesaggio
agrario medievale all’apice della sua Rivoluzione
Agricola.
Pur essendo molto difficile, in mancanza di scavi sistematici, offrire una
cronologia precisa alla fenomenologia rupestre pare, tuttavia, di porre fra il X
e l’XI secolo il periodo di massima frequentazione della maggior parte dei
siti rupestri.
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Dopo l'abbandono
del casali medievali l'utilizzo delle gravine mutò
radicalmente, passando da insediamento abitativo a sede di
strutture produttive. La nuova economia fece largo uso
delle strutture che avevano fatto parte dell'abitato
preesistente, aggregandovi in seguito nuove e più
funzionali corpi di fabbrica. Dall'alto le masserie Lama di
Rose (Crispiano) e Riggio (Grottaglie).
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La ristrutturazione insediativa che accompagnò la crisi tardomedievale
coinvolse anche gli insediamenti rupestri. Con gli abitati vennero abbandonate
anche la maggior parte delle chiese
rurali, rupestri e no, mentre l'articolato
paesaggio agrario medievale fece spazio al dilagante latifondo ceralicolo-pastorale,
che caratterizzerà tutta
l'Età Moderna.
Lame e gravine tornarono, dopo i massicci abbandoni dei villaggi, a naturalizzarsi. La peculiarità di quell’habitat consentì, tuttavia,
ad alcune di esse di
ospitare attività economiche specializzate ad elevato valore aggiunto.
Nel corso del ‘500, ed ancora nel difficilissimo ‘600, è infatti frequente
il riscontro, al loro interno, di giardini, associati spesso all’allevamento
delle api. Di quest’ultima attività restano tuttora ben visibili, in
pressoché tutti i siti rupestri, gli incavi nella calcarenite (i conci)
destinati ad ospitare le arnie di legno (avucchi).
Spesso questi impianti costituirono i nuclei intorno ai quali andavano
organizzandosi strutture sempre più complesse ed articolate, sino a dare
origine alle vere e proprie masserie.
Con il trascorrere dei secoli l'aspetto architettonico delle masserie è mutato
considerevolmente, ma la fase rupestre che ne ha contraddistinto il primitivo
insediamento resta tuttora visibile in molte di esse.
L'ambiente delle gravine
consentì la
salvaguardia di un'agricoltura evoluta, incentrata sui giardini,
come quelli di Riggio
(a sinistra) e di Fantiano (in alto) (Grottaglie).
Riferimenti
bibliografici
Caprara
R: Le chiese rupestri del territorio di Taranto, Taranto, 1981.
Caprara
R-Crescenzi C-Scalzo M: Il territorio Nord del comune di Massafra,
Firenze-Massafra, 1983
Fonseca
C D: La Civiltà rupestre in Puglia, in La
Puglia fra Bisanzio e l’Occidente, Milano, 1980, pp. 37-116.
Greco A. V.: Il sito inedito di
Belvedere nel sistema rupestre del Tarantino, in Riflessioni Umanesimo
della Pietra, Martina Franca, 1996, pp. 129-162.
Il
passaggio dal dominio bizantino allo Stato normanno nell'Italia
Meridionale, Taranto, 1977.
Habitat-Strutture-Territorio,
Galatina, 1978.
La
civiltà rupestre medievale nel Mezzogiorno d'Italia. Ricerche e problemi,
Genova, 1975.
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17 dicembre 2001 00:07
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