Il villaggio preistorico
Parole chiave:
Immagini, rural landscape history, dolmen,
transumanza, Iapigi, Messapi, neolitico, caccia, villaggi, strade, tratturi,
paesaggio, storia,Taranto, Edilizia Rurale
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Sommario:
L'organizzazione del villaggio
neolitico
La distribuzione dei villaggi neolitici
Il villaggio appenninico
I contatti con il mondo egeo
Gli Iapigi
Riferimenti
bibliografici
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Alimentata
da una
inedita crescita demografica, i primi villaggi neolitici
condussero a termine, nel corso del V e IV millennio a.C., moltiplicandosi
ed ampliandosi, un piano razionale di occupazione dello spazio.
Tale progetto contemplava la realizzazione di complesse articolazioni
funzionali e spaziali, come le aree (all’interno
o all’esterno del villaggio) dedicate al culto ed ai
rituali funerari e profondi fossati.
Il sistema nel suo complesso si inseriva in una stabile rete di
relazioni con le regioni prossime, in particolare con la direttrice
appulo-materana,
funzionalmente complementare ed omogenea culturalmente.
Il tramite di questi rapporti fu la precoce definizione dei percorsi
stradali che diverranno le principali vie di comunicazione del Tarantino, la Via Appia ed il Tratturo Martinese.
Non mancano, tuttavia, indizi di contatti con e aree lontane,
come il Vulture e l'isola di Lipari.
L'interessantissima area
archeologica di Monte Castelluccia (Pulsano), testimone di una ininterrotta
frequentazione umana che dal Neolitico giunse alla vigilia della colonizzazione greca.
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La scelta dei siti
neolitici non era, naturalmente, casuale, ma
ricadeva su quelli che coniugavano la fertilità intrinseca del suolo, la
possibilità di lavorarlo con il limitato armamentario di utensili a
disposizione e la facile accessibilità di fonti idriche.
Idonee risultavano essere le aree intorno al Mar
Piccolo, il territorio
immediatamente a Nord Ovest della città e tutto il litorale sud -
orientale della attuale provincia.
Particolarmente fitta si manifesta la rete insediativa intorno e
all'interno all'area che
sarà occupata dalla città di Taranto.
Nelle zone interne la Rivoluzione Neolitica giunse probabilmente solo in un
secondo momento e mantenne un carattere più rado, interessando di preferenza i
gradoni calcarenitici pianeggianti segnati da solchi di erosione (lame
o gravine), in specie nei territori di Grottaglie, San Marzano e le alture
argillose intorno alla piana di Levrano. Si segnala, comunque, la presenza di un
importante insediamento, munito di trincee, nell’area più interna del
Tarantino (Laterza), a Murgia Fragennaro, lungo il Tratturo
Martinese, che può essere considerato un vero trait d’union con i grandi insediamenti del
Materano.
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Con l'Età
del Bronzo i protagonisti della cosiddetta Civiltà Appenninca
divennero le comunità pastorali dedite alla
pastorizia transumante.
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Frammento
di intonaco di capanna preistorica (a sinistra);a
destra
i buchi in cui
venivano impiantati i pali per l'elevazione delle pareti, in
uno dei molti villaggi pre- e protostorici disposti lungo i
fianchi del complesso gravinico di Triglie-Leucaspide-
Miola-Lamastuola (Statte-Crispiano). |
I primi nuclei di queste popolazioni erano insediati in
semplici rifugi temporanei, consistenti sia in capanne
che in grotte. Ognuno di questi faceva già, probabilmente, riferimento ad un
proprio territorio più o meno ben individuato.
L'organizzazione degli insediamenti era ancora una volta
stringentemente condizionata dall’ambiente, essendo privilegiate le aree che coniugassero
insieme la disponibilità di pascoli e di acqua e l'accesso alle vie della transumanza.
Vennero per questo preferite le spianate poste
lungo i fianchi delle incisioni torrentizie, come molti siti litoranei e paralitoranei e quelli
lungo le
lame e gravine, con le relative grotte. |
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I
fitti contatti commerciali che l'ambiente appenninico contrasse, nel corso del
Il sito
archeologico di Bagnara, sul ciglio del canale Ostone, ha
ospitato importanti insediamenti umani, dal Neolitico alla
tarda Età del Bronzo. |
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Bronzo medio-finale (secoli XIV-XI a.C.)
con il mondo Egeo (e miceneo in particolare)
determinarono una vera e propria rivoluzione all'interno della struttura
insediativa costituita.
Il risultato fu la crescita esplosiva di quei centri
che per la loro posizione poterono svolgere un ruolo ben più
complesso, come quello di emporio commerciale.
Favoriti risultarono, quindi, i siti posti in corrispondenza della odierna città di Taranto (Borgo e
Scoglio del Tonno,che fu uno dei più importanti empori commerciali
micenei in Occidente) e quelli lungo il litorale orientale (Porto Perone-Saturo,
Torre Castelluccia e Bagnara).
I mutamenti culturali e della struttura socio-economica indotti da queste
relazioni si tradussero anche in chiave architettonico-urbanistico. I siti più
importanti, in particolare, assunsero un inedito connotato protourbano,
ospitando nuove e più diversificate tipologie abitative (segno di una
più complessa articolazione sociale),dotandosi di vere e proprie
fortificazioni e adottando, infine,una architettura funeraria di aspetto
monumentale, di cui fanno parte anche le molte
aree dolmeniche identificate nell'entroterra tarantino.
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Alla
fine del II millennio a.C. i contatti con il Mondo Egeo
subirono un brusco rallentamento.
Nel corso dell'Età del Ferro, o Villanoviana (X-VIII secolo a.C.),
comparvero nuove relazioni interregionali
(con la preminenza, forse, di una matrice balcanica) che
diedero vita alla cultura iapigia.
Da un punto di
vista urbanistico questa proseguì nel processo, da lungo già
avviato, di progressivo concentramento degli insediamenti. Nel contempo
cessava l'utilizzazione delle grotte come sede abitativa.
La selezione dei siti più idonei favorì quelli meglio difendibili, in specie quelli posti lungo
le principali vie di comunicazione, stradale e marittima, in continuità con un comprensorio
territoriale agricolo.
Questa tendenza dimostra l’importanza
preminente assunta, nel nuovo contesto italico, della funzione di controllo del
territorio, connesso da una parte con la persistenza della pratica della transumanza,
e dall’altra con il trasporto dei preziosi metalli verso le aree portuali.
Già prima della colonizzazione greca l’assetto
insediativo iapigio aveva assunto una fisionomia sua propria,
secondo un programma che fu traumaticamente interrotto dall'arrivo dei coloni
spartani.
Particolare rilevanza andavano assumendo proprio i siti dello Scoglio del Tonno e
del Borgo, quelli destinati ad accogliere la colonia di Taranto, ma
pari rilevanza avevano assunto anche i centri abitati di Castelluccia-Masseria del Porto, Masseria
Minerva (Castellaneta), Monte Santa Trinità-Montecamplo
(Laterza-Castellaneta), Cozzo Mazziotta (Palagiano),
Passo di Giacobbe (Ginosa),Mottola, Lamastuola (Crispiano),
Salete, Vicentino (Grottaglie) e Monte Sant’Elia (Roccaforzata),
oltre, naturalmente i centri litorali di Porto
Perone-Satyrion e di Torre Castelluccia.
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Negli anni
precedenti l'arrivo dei Greci in Taranto la trama
insediativa indigena andava sviluppandosi privilegiando in
particolar modo il controllo delle principali vie di
comunicazione, come Masseria del Porto-Castelluccia (Castellaneta,
lungo
il Tratturo Martinese) e Monte Salete (Grottaglie,lungo la futura Via
Appia). |
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17 dicembre 2001 00:07
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