I tratturi
Parole
chiave: Immagini, rural landscape
history, dolmen, transumanza, allevamento ovino, Medioevo, demani, strade, tratturi, paesaggio,
storia, , gravine, masserie, edilizia rurale, Taranto, Puglia, Italia
Meridionale
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L’ambiente
ha sempre condizionato pesantemente le strutture, l’organizzazione e le scelte
economiche delle società umane. Il fenomeno della transumanza riassume
l'idea dello i
e costituisce un esempio molto interessante di risposta adattativa dell'Uomo alle
sfide della natura.
Il
nomadismo si differenzia per il concomitante trasferimento delle comunità
umane, attuando spostamenti non necessariamente periodici.
Quella che ha interessato il Tarantino fu la transumanza
orizzontale,
nella quale le aree interessate erano la montagna abruzzese, con ricchi pascoli
estivi ma inverni inospitali, e la pianura pugliese, con pascoli invernali
abbondanti ma estati siccitose.
Questa attività ha consentito per millenni
alle popolazioni che facevano dell’allevamento la
propria attività economica di sopravvivere e di sviluppare una cultura ed
una civiltà autonome e complesse.
Il periodico spostamento delle greggi ha costituito infatti una occasione di
trasmissione di pensiero fra ambiti anche molto lontani, concorrendo alla
definizione di una prima cultura italica omogenea. |
Sommario:
La
transumanza
Transumanza
e viabilità
Un
po' di storia
Tratturi
e masserie
Riferimenti
bibliografici
Lo
jazzo Maldarizzi (Castellaneta), lungo il Tratturo dell'Orsanese.
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Al di là della
funzione di supporto infrastrutturale alla transumanza, i
tratturi
costituivano innanzitutto importantissime vie di
comunicazione.
Il Tratturo Tantino, in particolare, si identificava
con il tracciato della Via Appia ( a sinistra una sua diramazione
presso l'insediamento messapico di Masseria Vicentino-Grottaglie). Il
Tratturo Martinese
(a
sinistra i segni delle carrarecce presso Masseria Lupoli-Crispiano)
costituiva, invece, una direttrice che collegava l'Alta Murgia
con le aree interne del Salento centro-meridionale. |
Il fenomeno della transumanza si accompagna
alla persistenza, pure in epoche storiche molto distanti e differenti fra di loro,
dei percorsi seguiti dalle greggi, i tratturi. Essi hanno costituirono
parte
integrante del sistema territoriale, condizionando gli sviluppi della viabilità
e degli insediamenti.
La prima, in particolare, ha
mantenuto, fino alla metà del secolo scorso, la stessa organizzazione che era
stata della antica rete tratturale.
Questa consisteva in vie longitudinali interne,
parallele alla costa e collegate con la dorsale appenninica: i più importanti
erano quelli che in seguito avrebbero assunto le denominazioni di Tratturo
Tarantino (cioè la antica Via Appia), e di Tratturo Martinese. Queste incrociavano vie trasversali istmiche,
che collegavano le sponde opposte dei mari Adriatico e Jonio |
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I primi a percorrere i tratturi, e quindi a definirli, furono, probabilmente, i grossi animali
selvatici, che nel corso delle glaciazioni compivano le loro migrazioni
stagionali fra l’Appennino e la costa. Proprio la conoscenza di questi
percorsi spiega la frequentazione assidua dell’uomo (sin dal Paleolitico)
nelle molte grotte disposte lungo il percorso del Tratturo Martinese
(come quelle di Pilano ed Orimini) e di quello Tarantino (come il Riparo Manisi,
presso Palagianello).
Nel corso dell’Età del Bronzo (secondo millennio a. C.), con la fioritura
della Civiltà Appenninica e la presenza
di gruppi di pastori seminomadi stabilmente dediti alla transumanza, si
assistette alla creazione di sistematici collegamenti fra i territori litoranei e l’entroterra
italico. Fu in tale frangente che i i tratturi assunsero il ruolo di importante via di comunicazione.
Grazie a questi poterono confrontarsi, non sempre
pacificamente, il
primigenio orizzonte della civiltà italica (pastorale, conservatrice nella sua
struttura patriarcale e nella ripetitività dei movimenti stagionali) e le
correnti che promanavano dal litorale ionico, ispirate dalle culture orientali,
innovatrici e tendenzialmente destabilizzatrici, se non nemiche, ma capaci
sempre di esercitare un fascino irresistibile.
Nel corso di tale periodo presero forma anche le monumentali ed enigmatiche sepolture
dolmeniche, molte delle quali poste giusto a ridosso del loro percorso.
Lo Stato romano riuscì per la prima volta, una volta
acquisito il controllo dei pascoli del Tarantino, ad inserirli in un complesso sistema
pubblico di sfruttamento economico. Esso si proponeva di regolamentarne
modalità di accesso e di fruizione, di soprintendere alla esazione della relativa tassa
(vectigal) e di garantire la sicurezza degli spostamenti
delle greggi, che
dalla Sabina, dal Sannio e dalla Lucania giungevano fino alla Murgia ed al
Tarantino, e viceversa.
Il transito avveniva percorrendo vie prefissate, note come calles,
fra le quali possiamo annoverare certamente i tratturi Tarantino e Martinese,
che costituivano la via più breve per l' itinerario Lucania-Calabria (l'attuale
Salento), ricordato da Orazio.
Nel corso del Medioevo i tratturi vicararono l' antica rete viaria, la
Via Appia
in primo luogo, ormai andata in disuso.
Con gli Aragonesi, e la istituzione della Dogana della
Mena delle Pecore di Puglia (1447), ebbe luogo la definitiva sistemazione della rete dei tratturi, e la
previsione di una serie di norme per la loro fruizione.
Fu in questa circostanza che vennero definiti formalmente i tragitti dei tratturi
Tarantino e Martinese. |
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Tra le numerose
strutture presenti lungo il Tratturo Martinese, lo
jazzo di Burgensatico
(Mottola) è quello che certamente presenta, per le dimensioni, i
caratteri di maggiore monumentalità. Deve il suo nome al
fatto che le terre circostanti erano possedute da un feudatario a titolo
borghese,
a seguito di normale titolo di acquisto, al contrario di quelle
feudali. |
Trascorsa l'epoca della transumanza gestita in regime di
monopolio da parte dello Stato, i territori attraversati dai
tratturi ospitarono una nuova cultura economica, che sostituiva (o per
lo meno lo affiancava) l’allevamento ovino transumante
con forme stanziali, integrate con l’agricoltura.
La progressiva
scomparsa
della pastorizia transumante causò l’abbandono di alcuni tratti di queste
strade, finite talvolta con l'essere usurpate dai confinanti.
Anche nel nuovo contesto venivano, nel complesso, confermate come essenziali
elementi dell'organizzazione territoriale.
L'emblema di questa capacità è costituito dalla nascita e dal successivo sviluppo
delle masserie, che oggigiorno costituiscono le emergenze monumentali
più rilevanti poste lungo
il loro percorso.
Riferimenti
bibliografici
(sulla transumanza e la Dogana della
mena delle Pecore di Puglia:)
De Gennaro G: Produzione e
commercio delle lane in Puglia dall’epoca federiciana al periodo
spagnolo, in Archivio Storico Pugliese XXV (1972), pp 49-79.
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nell’Italia romana. Evidenze e problemi. Qualche prospettiva per l’età
altomedievale, in Settimane
di Studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, XXXI:
L’uomo di fronte al mondo animale nell’Alto Medio Evo, Spoleto,1985,
pp. 373-389.
Pasquinucci M: La transumanza
nell’Italia romana, in E. Gabba-M. Pasquinucci: Strutture agrarie
e allevamento transumante nell’ Italia romana (III-I sec a.C.), Pisa,
1979, pp. 79-182.
Spola V: I precedenti storici
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XXV (1972), pp. 469-482
Musto D: La Regia Dogana della Mena delle Pecore di Puglia, Roma,
1964.
De
Dominicis F.N. : Lo stato politico ed
economico della Dogana della mena delle pecore di Puglia esposto alla maestà di
Ferdinando IV re delle Sicilie,
Napoli, 1781, t. I pp. 131-154, t. III pp. 45-70. (relativamente alla Locazione
di Terra d'Otranto, ed il Tarantino in particolare)
Palasciano
I.: La Dogana del Real Tavoliere alla
Terra d’Otranto, in Riflessioni
Umanesimo
della Pietra, 1992,
pp. 81-92.
(sui rapporti fra tratturi
e viabilità storica:)
Adamasteanu
D.: Topografia e viabilità, in Megale Hellas, Milano, 1983,
pp. 173-206
Dalena
P.: Strade e percorsi nel
Mezzogiorno d’Italia (secc. VI-XIII), Cosenza, 1995, pp. 47-54.
Fedele B.: Gli
insediamenti preclassici lungo la via Appia antica in Puglia, in Archivio
Storico Pugliese XIX (1966), pp. 29-89.
Lugli G.: La
via Appia attraverso l’Apulia e un singolare gruppo di strade orientate, in Archivio Storico Pugliese VIII (1955), pp. 12-16.
Massafra
A.: Storia e natura nella formazione della rete viaria pugliese nella prima
metà dell’Ottocento, in Riflessioni
Umanesimo della Pietra, Martina Franca, 1985, pp. 45-58.
Uggeri G.: Sistema viario e insediamento rupestre tra antichità e
Medioevo, in C. D. Fonseca ( a cura di): Habitat-Strutture-Territorio,
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17 dicembre, 2001 00:07
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