Le chiese rurali
Parole chiave:
immagini, rural landscape history,
urbanistica, insediamenti, storia del paesaggio agrario, dolmen, Medioevo,
feudalesimo, villaggi, casali, chiese rupestri, cappelle, paesaggio,
storia,Taranto, gravine, masserie, civiltà rupestre, edilizia rurale
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La presenza di una fitta rete di chiese
rurali costituì parte essenziale del paesaggio rurale rurale, per
un periodo che andò dal Tardoantico
al basso Medioevo.
Tale evento si iscrive nel più ampio fenomeno delle istituzioni
religiose private, sorto come
conseguenza della debolezza, economica ed organizzativa, della chiesa
ufficiale, strutturalmente dipendente dalla figura e dal ruolo episcopale, a lungo connotatasi
con tratti eminentemente urbani.
Fra la seconda metà dell’VIII e la fine dell’XI secolo, quindi, duchi e
principi longobardi, signori fondiari, vescovi e chierici moltiplicarono,
praticamente senza limitazione alcuna, le erezioni di chiese, cappelle e
monasteri privati sia nelle campagne che nelle città. Anche lo Stato, sia
bizantino che longobardo, contribuì con una propria rete di chiese
patrimoniali.
Furono proprio le chiese private, grazie alla loro capillare diffusione nelle campagne,ad
assicurare a lungo la cura animarum
(attribuendosi anche funzioni battesimali) e l’inquadramento pastorale
della popolazione rurale.
Farsi promotore della erezione di una chiesa costituiva, con il controllo
che ne derivava, un indubbia
opportunità di promozione per le famiglie di parvenues,
le quali si garantivano in
questo modo una sorta di legittimazione sociale, mentre quelle già
affermate vi vedevano il modo di rafforzare il proprio prestigio.
In ogni caso in questo impegno si intravedeva uno strumento idoneo per la
promozione economica del territorio ove la chiesa veniva fondata. I luoghi
di culto costituivano infatti un potente polarizzatore della popolazione
dispersa o nomade; tale finalità risulta particolarmente evidente nel
caso di chiese erette all’interno di aree non o scarsamente
colonizzate.
Molti casali medievali, in specie quelli con
denominazione di santi,
trassero la propria origine proprio dalla capacità di catalizzare i
processi di colonizzazione propria delle chiese.
L'abbazia
di Santa Maria della Giustizia,ricadente attualmente nell'area
industriale della città, sorse per iniziativa del principe di Antiochia
Boemondo d'Altavilla, che gli assegnò la funzione di Passata in seguito dall'abbazia di San
Pietro
de Insula agli Olivetani,
questi la trasformarono in una masseria. A seguito delle leggi napoleoniche
passò nelle mani della galantomia
tarantina.
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La fondazione di una chiesa aveva anche risvolti economici,
sia per la più o meno ricca dotazione pervenuta con l'atto fondativo, sia per
le continue liberalità dei fedeli, offerte in cambio di preghiere; spesso questo aspetto
finiva con il rivestire un ruolo di primo piano, alla base di accese dispute
giudiziarie.
La prosperità di una chiesa o di monastero era legata,tuttavia, oltre che alla
dotazione fondiaria e dal numero di personale servile dipendente, anche, e forse
soprattutto, dalla titolarità di privilegi, di esenzioni e di immunità
rilasciate dalla autorità pubblica.
In genere il fondatore, se ne aveva i requisiti, diveniva abate (kathegoumenos
se di rito greco) del monastero ed indicava nel testamento il beneficiario del titolo; pur non
essendo legalmente il proprietario dei beni del monastero, si comportava in
realtà come tale, favorendo ad esempio nelle disposizioni testamentarie anche
membri estranei alla famiglia.
In genere, comunque, la famiglia del fondatore manteneva il controllo della
fondazione e adoperava questo titolo come vero status symbol.
La fenomenologia
delle chiese rupestri va inserita anch'essa all'interno della più
grande vicenda legata alle chiese private, impostasi nelle
campagne meridionali nel corso dell'Alto Medioevo. A torto si è
molto insistito sul ruolo del monachesimo greco basiliano,
eremitico, nella sua genesi.
Da sinistra le chiese di San Pietro di Galeasi, la chiesa maggiore
di Riggio (Grottaglie), la chiesa di Sant'Onofrio e quella di
San
Giuliano (Statte). |
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Alcune volte
la fondazione di una chiesa manteneva un chiaro intento cultuale e
spirituale, di sussiego alla carente organizzazione ufficiale.
L'organizzazione territoriale pubblica, quella che al centro e Nord di
Italia andava organizzandosi per pievi (plebes), semmai sia stata
abbozzata, mantenne nelle terre del Sud le caratteristiche di estrema e precarietà
sino al Medioevo inoltrato. Solo a partire
dall' XI secolo, infatti, la chiesa ufficiale intraprese una intensa azione
di organizzazione del territorio per parrocchie, sottoposta alla
autorità episcopale.
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Il fenomeno
delle chiese private raggiunse la sua massima diffusione nell’ultimo
terzo dell’XI secolo, quando, i nuovi
atteggiamenti mentali introdotti con l’affermazione normanna
condussero al progressivo esaurimento del fenomeno.
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Molte
masserie sono sorte sostituendosi al ruolo di polarizzatore
territoriale in precedenza svolto dalle chiese rurali. Fra di esse
la masseria di Sant'Andrea, sorta sulla omonima chiesa,
oggi non più esistente. In essa venne fondato un beneficio ecclesiastico di juspatronato
laicale,denominato della Santissima Trinità, che
aveva una sua
distinta cappella con altare nella chiesa cattedrale di
Taranto. |
La proprietà delle chiese, passata con la
conquista nelle mani dei nuovi signori, fu gradualmente trasferita
nelle mani delle istituzioni religiose, cioè dei monasteri o delle
mense vescovili.
La creazione di una nuova
organizzazione religiosa territoriale dipendente dal vescovo mutò
l'atteggiamento delle famiglie egemoni,che non rinunciarono ad edificare
chiese, sia in campagna che in città, ove le abusate forme di proprietà privata
di antica memoria assumevano vesti come il
giuspatronato laicale sui benefici ecclesiastici che venivano eretti
all'interno degli edifici religiosi.
La crisi tardomedievale, con i diffusi
fenomeni di abbandono delle campagne, finì con il coinvolgere anche
il sistema delle chiese rurali: i titolari di benefici preferirono
trasferire la propria sede, erigendo ben più prestigiosi altari e
cappelle nelle chiese cattedrali, nelle collegiate, nelle chiese matrici o
in altre chiese urbane.
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A
sinistra:
la masseria Levrano-D'Aquino (Taranto), sorta in corrispondenza
di una antica chiesa, dedicata a Sant'Ilario. In basso il casale
rupestre di San
Simone (Crispiano) . |
Alcune delle chiese rurali abbandonate con la crisi trecentesca
costituirono il punto di riferimento per la nascita di masserie e ne furono inglobate.
Altre, come
espressione della religiosità popolare; di molte, infine,
resta solo un nome, base della ricca agiotoponomastica.
La chiesa di
Santa Maria delle Grazie, fra
Grottaglie e San Marzano, testimonia di una persistente lunga devozione
popolare; sorta nel contesto di una area cultuale precristiana
(insiste infatti all'interno di una necropoli dell'Età
del Bronzo) ha avuto tre successive formulazioni architettoniche: la sottostante chiesa rupestre
(dedicata originariamente a San Giorgio), la chiesa seicentesca
(semi-ipogea ed inglobante parte degli ambienti medievali, ambedue
ravvisabili
nell'immagine a destra) e quella ottocentesca, interamente
sopraelevata (a sinistra).
G. Greco: I giuspatronati laicali
nell’età moderna, in Storia
d’Italia, Annali 9: La Chiesa e il potere politico dal Medio Evo
all’Età Contemporanea, Torino, 1988, pp 531-572.
G. Sergi: Vescovi,
monasteri, aristocrazia militare, ibidem, pp. 75-97.
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17 dicembre 2001 00:07
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