POESIA SOCIALE

 
 

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Il Venditore Etiope

Talita Kum

 

 

 

 
 
 

 

IL VENDITORE ETIOPE

Il venditore etiope vendeva monili
I suoi occhi elargivano bagliori alla notte,
il sorriso d'avorio bianchissimo
oscurava le stelle agostane.

le mani le usava come lunghissime liane
per scalare le cuccagne dei sogni
dove finiscono spesso i palloncini
che sfuggono di mano ai più piccini.

il venditore etiope aveva piedi immensi
attraversava savane d'inquietudini
valicava frontiere di miseria
scandagliava pozzi di sorgive

Gli occhi perduti sulla chioma di un banano
l'orecchio teso a percepire il pianto
di un virgulto lasciato nel deserto.

il suo passo lasciava orme dolci
percorrendo un tempo di miracoli
avanzando come guerriero pacifico
veniva avanti emulando un ghibli seducente.

Potrebbe sorgere una Città futura
intorno alla cinta dei suoi fianchi
Piantata sui suoi grandi piedi
che conoscono perimetri d'infinito.

La pelle del suo cuore è un tamburo
che trasmette segnali ineludibili
tamtam che raggiungono stelle  alleate
svegliano l'amata che sotto la tenda riposa
al riparo dalla calura di Luglio.

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Talita Kum
 

Affondo il mio passo di granitonella sabbia delle corsie..

Ti raggiungo, sosto davanti al tuo lettino

 mentre sogni terre sconfinate;

sei ferito.

La tua ala sanguinate

non ha più la forza delle lunghe traversate.

Sei ferito.

abbracci lembi di cielo

mentre pronunci un  nome, il tuo nome,

per non dimenticarlo,

per non perdere la strada d’azzurro asfalto

che ti riconduca al  faro

orfano dei tuoi sorrisi,

accarezzato dall’ultimo asfodelo

come gladio di Luce divina

a diradare ombre d’esistenza.

Lotta, lotta, lotta

non permettere che la vita diserti le tue vene

sròsati ancora di pure meraviglie,

inebriati ancora d’infinito.

 

Carlito, figlio mio…

Io te lo chiedo ”Vivi !”

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