LETTERE

LETTERA A ROSANNA LETTERA A MIMINA LETTERA AD ELIGIO APPUNTI DI VOLO
LA PAROLA NEGATA LETTERA  AL FIGLIO LETTERA A MANUELITO  

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LETTERA A ROSANNA (sulla poesia)17/10/2007



Cara amica, mi chiedevi quanti anni ho, e ti rispondo così, a cuore aperto, ma prima promettimi di non svenire....me lo prometti ?
ho....anni. sono vecchia, scrivo da almeno 30 anni, si, da 30 anni e non sono ancora finita..ho ancora tanta poesia da donare...quanta ne donerai ancora tu perchè la poesia ti possiede e ne sei felice di tanta possessione,,,e non puoi liberarti da questo abbraccio stritolante...perchè la poesia è quell'inquilina abusiva che si è insediata nelle stanze della tua anima e non vuole lasciarle mai più...quell'ospite a volte gradita a volte invisa che tanta parte ha di te e della tua esistenza...Mi hanno detto..." ma per come scrivi non sembra che tu abbia quell'età" poveri sciocchi, poveri ignoranti,,,come se la poesia fosse legata a condizioni anagrafiche, come se fosse questione di età..la poesia cresce con te, ti cresce dentro, ti ha eletta tuo malgrado "poetessa" e sua "suddita" e quando la poesia ti chiama non resta che seguirla per tutti i perigliosi suoi sentieri. ella non può essere appannaggio dei soli giovani, dei soli acculturati, dei soliti furbi..la poesia è l'edera che cresce sul muretto a secco della tua vita..è il convolvolo che si avviluppa sui suoi stessi steli per rinforzarsi ,per sopravvivere, agli schiaffi del vivere quotidiano, per donarti il lussurioso, fragile, suo fiore..che dura lo spazio di un mattino ma è capace di illuminare i tuoi occhi e il tuo cuore
per sempre...

con affetto materno . anna" 

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LETTERA A MIMINA

 

TI ACCOMPAGNI IL SIGNORE
GIOVEDÌ, 9 DICEMBRE 1993


Al primo sole del mattino, apro gli occhi:
sarai già pronta per partire, Mimina.
I tuoi bagagli affastellati premono contro la porta,
e la porta, memore dei tuoi arrivi felici, respinge
l'assalto delle tue partenze.
Gli arrivi dei tuoi giorni felici, quando ritornavi
stringendo tra le braccia il roseo fardello dei tuoi figli.
Le partenze dei giorni tristi,
quando tra le braccia sublimate di sofferenza
ti stringevi alla potenza dei ricordi.
Ore 10, sarai già partita, con gli occhi colmi di addii
e gli orecchi risuonanti delle voci che ti furono care.
TI ACCOMPAGNI IL SIGNORE, MIMINA!
Anzi, ne sono certa,
lo Spirito del Signore sorvòla
la tua strada,
sul tuo cammino stenderà le sue ali immense
e asciugherà ogni lacrima
prima che il tuo ciglio
si bagni di pianto.
Egli tramuterà in letizia
l'attimo di umano sconforto
che come piena di fiume
romperà gli argini dell'anima tua.
 
Tu non soccomberai, Mimina,
tu aggrappata al LEGNO DELLA SALVEZZA
non perirai tra i flutti della disperazione.
IL SIGNORE E' CON TE !
e al tuo arrivo nella nuova casa
ogni lacrima si muterà in sorriso.

Ricordi?
Ogni sospiro sospirato PER AMOR SUO
schiuderà  i cieli ai moribondi
e la misericordia di Dio scenderà
abbondante sulle anime dei peccatori.
Perciò, non domandare il perché del tuo dolore,
e a che giova che Iddio ti chieda questo viaggio.
 
Tu completi nella tua fragile carne ciò che manca
alla passione del Signore.
A imitazione di CRISTO,crocifissa
alla tua carrozzella.

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  LETTERA AD ELIGIO

ALLA VIGILIA DELLA SUA ORDINAZIONE SACERDOTALE.

CARISSIMO ELIGIO,
Siamo finalmente alla vigilia del grande giorno, della grande promessa, della grande investitura.
Se  fossi la fortunata madre di un tale figlio, stasera, sul tardi, verrei a sedermi sulla sponda del tuo letto e comincerei a parlarti, piano piano, per non disturbare il tuo raccoglimento, piano per non apparire indiscreta, cercando le parole più adatte e raccogliendo tutto il mio coraggio.
E' vero, talvolta ad una madre costa fatica parlare al proprio figlio, specie alla vigilia di un giorno determinante, quale potrebbe essere la vigilia delle nozze, o come nel tuo caso, la sera prima della tua ordinazione sacerdotale.
Se fossi tua madre, dicevo, e per un attimo pensami come una madre, la tua, che in questa notte straordinariamente importante viene a parlarti.
Lei ti direbbe "Coraggio, figlio mio, sappi che la strada è lunga e difficile, e il cammino pieno di rinunce, di ostacoli, e talora di solitudine".
A te più degli altri mancheranno delle braccia materne tra le quali rifugiarti, quando il fisico sarà fiaccato dalla stanchezza, quando avrai bisogno di un sorriso sereno e familiare per proseguire la tua missione. E quando tutto questo ti mancherà non potrai che ricorrere a Lei, la Madre per eccellenza divina, la Madre di tutti gli orfani, la Madre del Sommo Sacerdote e per questo Madre di tutti i Sacerdoti.
Vera Madre tua, di Filippo, di Davide e di Cosimino.
E quando le tentazioni delle cose del mondo cercheranno di ghermire la tua anima, ricordati, ricordalo sempre, Eligio, sia questo il tuo pensiero dominante, e cioè che tu Sei Sacerdote in Eterno, alla maniera di Melchisedek.
Non ci può essere carica umana superiore a questa.
I principi di questo mondo sono nulla al tuo confronto perché a te è stato affidato un sublime compito, quello di rinnovare e perpetuare il Sacrificio Eucaristico, sull'altare; quello di diffondere la parola salvifica di Dio a coloro che ancora non la conoscono, impartire i Sacramenti, rimettere i peccati, confessare i morenti.
Ti prego, ti raccomando, mio carissimo Eligio, preparati con dovizia l'omelia, non essere prolisso, ma efficace e fervido per produrre beneficio e salvezza nelle anime che ti ascoltano.
Partecipa e celebra il Sacrificio Eucaristico con intenso raccoglimento e che non divenga mai, per te, una pia pratica ripetitiva e insignificante.
Dedica tutto il tuo tempo alla salvezza delle anime.
Non dire mai "Non ho tempo"  a  chi ti avvicina  per un consiglio e non trascurare il Confessionale.
Molte anime sono assetate di Confessori e prega lo Spirito Santo ogni qual volta ti accingi a confessare affinché sappia consigliarti nel giudizio e arricchirti di carità e di perdono.
Ama tutti e nessuno in particolare, non attaccarti alle cose di questo mondo ma sappi  godere delle gioie semplici della vita quotidiana.
Non lasciarti prendere dal demone della grandezza umana, non accumulare tesori, di tutto rendi sempre grazie al nostro Padre celeste e alla nostra Diletta Madre Maria, Consacra la tua vita sacerdotale alla Madonna del Popolo sotto la cui  Egida inizia la tua missione di prescelto.
Docile e sottomesso ai comandi della Chiesa, conserva sempre nel tuo cuore un vivo sentimento di grata figliolanza verso coloro che hanno favorito e coltivato la tua vocazione, fino alla soglia di questo indimenticabile giorno .
Sii sempre ordinatamente sobrio, come avrebbe voluto la tua mamma.
Lei, per un attimo, stasera ha voluto parlarti attraverso le mie sincere parole.
Ne sono certa.
E col cuore di madre ti benedico e ti affido a Maria e a Gesù.

SAN  GIORGIO JONICO. 9/9/1992

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LA PAROLA NEGATA 

Carissimo,  
 ora che non ci sei ti voglio dire amore,
questa parola così usata, abusata,
scontata, ripudiata, respinta.
Io, qualche volta, l’ho sentita salire
lungo il tunnel del cuore, arrivare
sull’orlo delle labbra, come sull’orlo
di un pozzo profondo, e lì sentire
presto la vanità della parola,
la sua inutilità, la sua importanza. 

Ed ho taciuto.

Altre volte, guardando la ruga
precoce della fronte, lunga e profonda
come una ferita, avrei voluto passare
lieve su di essa la mia mano, come
si fa con l’abito sgualcito e la sua piega.
Alla punta delle dita
avrei voluto affidare
la parola “amore”,
ma il gesto incompiuto
s’innalza come un muro,
un aborto di sorriso.

Ed ho taciuto.

  Quella volta, ricordi; quella rara volta
che ti vidi brillare negli occhi
una lacrima cocente come l’oro fuso,
e battesti, muto, il pugno
sulla tavola, senza un urlo, un fremito,
una bestemmia,
mi corse come un’ala di rondine la parola
amore
, nei cieli solidali del mio animo,
ma il volo si fermò sulla tua piega amara,
e ancora non la dissi.

 Ma stanotte, che mi manchi,
e mi manca la tua persona amata
il tuo essere uomo, il mio compagno,
stasera che mi sento naufragare
e i tuoni del silenzio sono più forti e cupi
stasera ti chiamo “amore, amore” anzi lo grido,
 AMORE
!

(dedicata a mio marito)

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LETTERA  AL FIGLIO

Mai ti sentii così vicino,
neanche quando ti  portai nel grembo,
come quando mi cantasti, suonando alla chitarra, IL LADRO.
 “Ti proteggerò dal dolore e dalla noia”
suonavi e cantavi per me , o forse anche per  te
le canzoni del tuo mito giovanile.
Suonasti per due ore, o forse più,
fino a cogliere  le preziose lacrime della liberazione.
Ogni tanto volgevo il capo, dipanando memorie
e fugando ombre minacciose.
Talvolta la tristezza può raggiungere eoni di altitudini,
e trafiggere con le schegge delle lacrime le più lontane nuvole.
E tu cantavi e suonavi per me.
O forse per te soltanto.
“Quando verrà il tempo di partire
io ti accompagnerò,
in quel territorio sconosciuto,
lì dove i padri perdono i figli...
lungo quel sentiero che temevi
già da bambino,
...ed insieme avremo paura. “
La stessa indicibile emozione che provai a suo tempo quando
ascoltavo “L’ALBERO” chiusa nella tua stanza vuota
a lottare con un imperioso bisogno di piangere.
Soffocata da una emozione che, ancora oggi,
non riesco a spiegare.
Suonavi come un samurai che brandiva la sua scimitarra.
A fugare la mia angoscia, a cullare le mie paure.
Tu, figlio, mi cantavi la ninna-nanna

 

nota: si tratta del cantante e di brani di Angelo Branduardi

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APPUNTI DI VOLO


L'emozione più bella di questo viaggio me l'hanno data le nuvole, che assumevano di volta in volta configurazioni diverse; ora mi apparivano come mandrie di bufali immacolati, ora pianeggianti come un mare calmo..di latte. A volte una nuvoletta leggera volava al di sopra di un branco, frettolosa e sbarazzina. Ora il cielo stesso appariva come una sconfinata distesa d'acqua azzurra sotto il mio sguardo rapito. A volte al di sopra di un primo aggrovigliato strato di nuvole candide, un secondo strato proiettava ombre cinesi, altre volte nubi meno dense mi davano l'impressione di un abisso verticale.più in là stratificazioni leggere, trasparenti.lunghe.fluttuanti come veli di sposa.ondeggianti.

Ho sentito vicinissima la presenza di Dio.

Se tendevo la mano mi pareva di fare l'esperienza che Michelangelo aveva così mirabilmente rappresentato nel suo dipinto "La creazione del Mondo" quando il dito di Dio sfiora quello dell'uomo..del primo genitore, nell'apoteosi della Genesi. Questo pensiero mi coinvolge a tal punto da farmi dimenticare la paura del volo. Non sentivo le impennate..le virate.i vuoti d'aria.
Poi, l'acme si è raggiunto quando le nuvole le abbiamo attraversate da parte a parte..come una lama che affonda in una torta di soffice panna.

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LETTERA A MANUELITO SULLA POESIA


"Dolcissima Anna, ho letto il tuo messaggio e la

" lettera  a Rosanna". Le tue parole esprimono una conoscenza

 fuori dal comune dell'animo umano,

frutto anche dell'esperienza maturata,

 da parte di chi ama e si fa amare profondamente.

 Ma con te voglio essere sincero fino in fondo

riguardo a me stesso,

ci sono ancora tante cose mi sono oscure:

perché scrivo, quanto crescerò.

Veramente la poesia ha scelto me e non io la poesia?

 Scrivo composizioni solo da qualche mese

 .... tu cosa ne pensi ?

Scusa se ti faccio tutte queste domande,

 ma anch'io sono un povero ignorante

 e spero che risponderai almeno ad una

 delle mie tante domande.

Buona giornata, Anna e un bacio sentito e sincero,

tuo Manuelito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

grazie, "mio Manuelito" se senti dentro te

 questo fuoco come diceva Garcia Lorca,..

"un fuoco tra le mie mani"..

certamente la Poesia è venuta a cercarti..

e per dirla con il grande Neruda.

" Non so da dove sia uscita,
da inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, no erano voci
non erano parole né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri, fra violente fiamme
o ritornando solo, era lì senza volto
e mi toccava."

...
e scrissi la prima riga incerta,
vaga , senza corpo, pura sciocchezza,
pura saggezza di chi non sa nulla,
e vidi all'improvviso il cielo sgranato e aperto,
pianeti piantagioni palpitanti, ombra ferita,
crivellata da frecce, fuoco e fiori
la notte travolgente, l'universo...

Ed io, minimo essere, ebbro del grande vuoto costellato,
a somiglianza, a immagine del mistero,mi sentii pura parte
dell'abisso, ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento..."


Ella però è molto esigente...

come un'amante cura il suo corpo in attesa di un amplesso d'amore,

 tu dovrai curare la tua anima e tutto il tuo intelletto

 per accoglierla divinamente come Ella merita...

ma tu sei già pronto per questo incontro..

tu hai tutte le prerogative per piacerle...

perchè le sai parlare con le sillabe che lei predilige...

quelle sillabe che la fanno fremere...

ecco, vedi , ti parlo di lei come se fosse un essere Vivente...come se fosse una donna...

ella ti Domina..ti fa dire le cose che vuole...

come lei vuole...ti fa cantare per tutte le creature
perchè è generosa...

vuole che il tuo canto abbracci l'universo.

dunque non solo carne e passioni della carne..

ma anche spirito e anima e amore universale...

e per riuscire ad eseguire i suoi divini ordini

devi esercitarti nell'ars poetica...

essere sempre esigente con te stesso...

sapendo che LEI è esigente con i suoi amanti..

"Come nasce una Poesia?

 E' una domanda che viene rivolta a tutti coloro che scrivono.

 E tutti coloro che scrivono rispondono che La Poesia,

 quando vuole nascere, è come un bimbo che vuole venire
 al mondo.

 Non si può impedire che questo miracolo avvenga.

 C'è una forza superiore e vitale che regola scandisce i tempi del nascere,

 come quelli del morire anche per la poesia.

 La poesia è come l'amore, e Gibran ha detto

"quando l'amore vi chiama, seguitelo."

Ella quando vuole venire alla luce, bussa violentemente alle porte del cuore,

si insinua nella mente, ti parla con parole insistenti,
ti abbaglia.

Il poeta scrive solo se una emozione gli urge dentro,
se un dolore lo percuote, un amore lo infiamma,

o un ricordo lo immalinconisce.

Il poeta vive il suo estro poetico in un inconsapevole anelito alla catarsi;

purificandosi, ravvivandosi e rinnovandosi nell'enunciato creativo che è artistico perché è vero e sofferto..

non ti ho ancora detto..che Lei esige un tributo di ...lacrime...per essere appagata.

Spesso la Poesia si abbevera alle sue stesse fonti..
fonti di lacrime e di sofferenza.

ti posso confidare che molte delle mie cose più belle

sono sbocciate nel giardino del dolore.come rose di gerico

che si schiudono solo se bagnate.bagnate di pianto.

illuminate dal sole della speranza..di quell'anelito,
mai pago,che aspira ad arrivare alla soglia dell'Infinito.


Il poeta,è anche come "il Lampadiere" ovvero, colui
che porta la lucerna della luce del cuore rivolta verso gli altri,
lui forse, brancola nel buio, ma la sua parola può essere d'aiuto agli altri.

E per dirla con uno dei più grandi poeti jonici del nostro tempo, Angelo Lippo,

 "la poesia è la sola luce che resta all'umanità.


Ed il poeta è l'unico che riesce a sentire il rumore dell'erba che cresce."


Penso che per oggi ti potrà bastare.


ma ho molto ancora, sai, da raccontarti di Lei.

a presto, Manuelito......



La tua amica in poesia .
anna"
 

Grazie a Manuel Rancas per avermi dato l'opportunità di parlare ancora di lei...la Poesia

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