OMAGGIO ALLA DONNA

DONNE , IL CUI VISO ... SEMPLICITA' SIMBOLO DI SOLE SIMBIOSI IL RUOLO  RITROVATO 
IL MIGLIOR  COMANDAMENTO DONNA   MARIA IL  CIELO  DISVELATO DONNA DEL SUD

DONNA DI FINE MILLENNIO

SUL TUO CORPO DI TERRA Le Donne di Tagore Dedicato alla Donna 2009 Si Schiudono Papaveri  

Home Su POESIE A QUATTRO MANI OMAGGIO ALLA DONNA LETTERE POESIE INEDITE INTROSPETTIVA AUTUNNO ALLA MEMORIA AFFETTI POESIA DIALETTALE Poesia sul Natale POESIA D'AMORE AMICIZIA Poesie illustrate INCIPIT Infanzia ed altre età POESIA SOCIALE Miei Video su YouTube

   


 


DONNE , IL CUI VISO ...

Donne, il cui viso ricorda antiche tele
chine sulla terra rossastra
riempiono il paniere dei frutti oleosi
che i miti ulivi
lasciano cadere.

Il vento di tramontana
che quasi spacca il viso
soffia sulla stroma
ed esse, chine sul loro bottino,
si accendono il cuore con un canto
una nenia, uno stornello
che pare pianto.

La lunga chioma
Stretta in doppi serti
È trattenuta in ampi fazzoletti,
che catturano le briciole di un sole
novembrino.

Il volo degli uccelli
Che anelano primavere lontane
Fa levare al cielo lo sguardo
Che in seguito si perde
dietro un sogno.

Il vento sussurra tra le foglie amiche
parole d'amore dapprima mai udite.
e  un dardo di sole ferisce il cristallino sguardo
che incarna innocenze ereditate.

Sulla terra vermiglia, qualche antica conchiglia
emana echi millenari, ed esse le guardano stupite,
che son troppo poco erudite.

Il pane in una tasca e nell'altra il rosario
attendono, celando l'ansia
che l'ave Maria risuoni per l'aria.

E il disco solare, finalmente, discende
e si colora come purpurea gota
che un sorso di primitivo
sottrae alla ruga precoce
che in agguato, del volto, ne vorrebbe  ghermire la bellezza

8 marzo 1987


INDICE POESIE      torna su

 
IL RUOLO  RITROVATO

     Accantonando il ruolo
     dalle madri ereditato
     all'ammiccare di altre trattative
     volgesti sguardi
     e gesti inconsapevoli.
     Disconoscesti fragranze
     di pane mattutino,
     la chioma di ulivo lacerasti
     nel grido degli slogans.

     Imbracciasti cortei
     e l'orlo della maglia
     non finisti,
     ancora lì nel cesto,abbandonata,
     con il braciere spento, arrugginito.
       
     Dietro l'apparente conquista
     la rivolta microcosmica accertata,
     nel persistente freddo delle cene.
     T'inebriò  l'orgasmo del grido tra la folla
     ora vinto da notti solitarie.
    
     Archiviato il passato
     di ardori femministi,
     raduna i tuoi capelli, o donna nuova,
     nel nodo appassionato delle trecce.
    
     Ritorna a valutare
     il moto fascinoso delle gonne
     nel chiuso di soffitte abbandonate,
     il tuo grembo ancora 
     sia magica culla  che coaguli germe
     di vita novella.
     Il tuo seno ritorni quel favo di latte
     stillante all'intrigo di tenere mani.
     Allora,
     sarà primigenio il canto del tuo cuore
     che come sinfonia invaderà la terra,
     e il ruolo tuo di donna,
     finalmente ritrovato,
     epifanie di sole ridonerà al creato.    

  (1993)


INDICE POESIE      torna su


SEMPLICITA'

La donna quannu è bedda di natura
quantu chiù schietta vè, chiù bedda pare.
Ncapu si mittesse lu cirnaturu,
pare comu la luna di scinnaru.

 
La donna quando è bella di natura
quanto più è semplice
tanto più è bella.
anche se in testa si mettesse  uno strofinaccio
sembrerebbe  bella  più della luna di gennaio.

INDICE POESIE      torna su

 
SIMBOLO DI SOLE

Il quesito non è  se valga o no la pena
ammorbidire  il capitello d'acanto
in guscio d'ovattata accoglienza;
se calare per sempre il sipario sul ragionevole dubbio,
se restare o non restare  tappeto, per l'orma di un uomo.

Questo giorno di marzo che torna
non riproponga l'assillo
del dominio territoriale da gestire,
ma riscopra comunioni d'intenti
perché il ramo della vita torni a fiorire.

Oggi le rondini sponsorizzano cieli nuovi.
Vanificato  il predominio dell'essere, sull'altro essere,
frantumate per sempre desuete allegorie di potere,
le cortine farraginose si sfaldino
alle soglie del terzo millennio.

Il tempo risulta maturo per sancire  l'alleanza dell'amore,
in comunione d'intenti.
Solo così la mimosa  troverà ragion d'essere
simbolo di sole.

- 1990 -


INDICE POESIE      torna su


IL MIGLIOR  COMANDAMENTO

Forse sono un'altra, mi dico, un'altra che cammina su rovine,
un'altra che cammina  e non s'avvede
di chi porta scarpe rotte quando piove;
e beve a una bottiglia già vuotata,
o fruga nei cassoni dei rifiuti.

Mentre amare dovrei chi ha fame e sete di giustizia,
chi è povero e stracciato, chi piange e chi è esiliato,
perché senza merito  e senza inganno,
filiazione divina è la dignità dell'uomo.

Forse  ho smarrito l'anima, sospetto,
guardando le mie arterie intorpidite,
quando una coscienza impercettibile
mi lascia muta, al dilagare di un vento di malizia
che stravolge ogni punto cardinale .

Mentre amare dovrei colui che ha fame e sete d'innocenza
e soccorrere chi il nido dell'aspide non vede.
Amare è il miglior comandamento,
amare il fratello anche quando è caduto,
perché senza misura e senza inganno,
filiazione divina è la dignità dell'uomo.

Quando nella mia notte sferica palpo le mie vene ad una ad una,
chiamando all'appello tutti e cinque i sensi,
e nella culla della notte mi depongo, ripiegando con cura la mia vita

mi pulsa nelle tempie una paura non configurata, una paura latente,
visibile soltanto a ridosso dei pensieri, tendo l'orecchio per carpire
ancora uno spiraglio di vita nel cortile.

Chiedo al tepore del mio stesso corpo che mi rassicuri,
che il deserto dilagante è ancora lontano,
anche se intorno avanza con passi inavvertiti.

Mentre, mi si rivela più tenace la teoria
che  amare dovrei ogni essere umano....a cominciare da me.

- 1996 -

INDICE POESIE      torna su

 
DONNA   MARIA

Donna, anche Iddio ebbe bisogno
di una Donna,
di un grembo accogliente
che custodisse le sue carni divine,
del seno suo che lo nutrisse
genuinamente,
delle braccia sue
per rifugiarsi dalle infantili paure.

Noi, donne del nostro tempo,
dobbiamo specchiarci in Maria,
eleggerla a modello di vita,
coglierne gli aspetti più forti
per colmare le nostre debolezze
per carpire il segreto di tanta
saggezza, che ci aiuti a dirimere
le controversie della nostra esistenza.

Maria e noi,  Maria con noi.

Allora sì che potremo affrontare
le ansie del quotidiano,
se avremo lo sguardo sempre fisso
verso la Sorgente della Verità, Gesù,
accompagnati per mano da Lei,
riusciremo a sconfiggere ogni vanità
ogni sfiducia, ogni egoismo
e guardarci dentro per ritrovare,
nei tratti del nostro cuore,
le fattezze della nostra MAMMA,
MARIA, e somigliarle in tutte
le sue virtù.

Come è desiderio di Gesù.

8 Marzo 1992


INDICE POESIE      torna su


IL  CIELO  DISVELATO

Sono dalla tua parte,
donna afgana,
corro in tuo aiuto,
perché mi è giunto al cuore
l'eco di un pianto muto ;
all'altra metà del cielo
fosti un dì paragonata
ma ora la tua fronte
da nere nubi è velata.
I tuoi occhi d'ebano
nessuno osi ammirare ,
la  pelle d'alabastro
nessuno può toccare.
Sei rosa profumata
nel giardino di un uomo prigioniera
mentre vagheggi un sogno
che ancora non si avvera.
Libertà è il nome di quel sogno
eredità dell'Unico Dio Immortale,
ma il burga ha il peso di catene
che ancora t'impedisce di volare.
Ma tu volare puoi, donna afgana,
se tu, con altre donne in un sol grido,
leverete alta la voce, e al mondo intero,
denuncerete unite l'oppressione,
strappandovi dal volto il nero velo.

8 marzo 1997

INDICE POESIE      torna su


DONNA DEL SUD

Il vento del sud
compone sinfonie
con invisibili mani.

Il filo d'erba precoce,
stretto tra le labbra,
improvvisa madrigali.

Rivela gestazioni
di mirto e spigo
la spoglia campagna
avvolta ancora
dalla nube invernale.

Si schiudono papaveri
sul tuo corpo di terra
all'eco di un passo amico.

Il solo che sappia
anticipare primavere.

1991


INDICE POESIE      torna su


DONNA DI FINE MILLENNIO

Il  Tempo incurante dei calendari
scandisce le ultime ore di un secolo
ma non dischiude il bozzolo
d'inerzia che ti avvolge.

Il mondo attende
l'ellisse della tua orma,
il suono dei tuoi passi
a varcare la soglia del millennio.

Attende
L'amabile rimprovero di madre
che condanni chi vìola, impunito
l'infanzia dei tuoi bimbi.

Terra ridivenga il tuo grembo
per nuovo seme
e culle ritornino le tue braccia
pensate per  la vita.
Infrangi col canto delle tue nenie
le campane di comodo
che ingabbiano il nostro quotidiano.

In ogni tempo
fatta tu fosti per l'Amore.

Libera la colomba che ti porti dentro
perché si propaghi come ramo d'ulivo
la tua vocazione di pace
a sconfiggere retaggi  di paure
relegate in fondo alla memoria.

Donna, anche se inconsapevole,
stringi nelle tue mani
la penna e il calamaio
per la pagina nuova della Storia.

8 marzo 1998

INDICE POESIE      torna su


DONNA SENZA TEMPO

Conosco una donna che vive
nel folto di un incalzante silenzio,
accarezzando le palpebre del tempo,
spingendo lo sguardo verso il sole:

vede i millenni scorrere ai suoi piedi
come un fiume di uomini e parole.

Attraversa secoli alberati
con le scarpe bianche di solitudine,
condivide i sonni delle colline
masticando pane di trincee.

Ogni sera, discorrendo
con le ceneri dei suoi sogni,
spinge la sua mente oltre la luna
e con sguardo di sagittario trafigge
il limitare di un cielo addormentato.

Di quanto pane, di quanto pane ancora
si dovrà privare
per raggiungere l'altezza delle stelle
rifuggendo il vuoto di abitudini?

Quanto mare,
quanto mare dovrà ancora svuotare,
col cavo delle sue mani,
per giungere alla pace degli abissi?

Ogni notte, quando il pensiero
del sonno l'impaura
come un ronzio d'alveari immobili,
chiude a chiave  la sua mente
paventando la comparsa della morte,
a depredare ricchezze di ricordi

Nella notte silenziosa qualche volta sogna.
Sogna d'essere musica negli atri del cielo
a consolare il pianto dei tramonti.

Ascolta, cupo silenzio dei monti:
un giorno lei scriverà una canzone,
la riverserà sui popoli senza prospettive.

Sarà come la manna del deserto.
Sarà acqua di nuvola sottile.

8 marzo 1995

 INDICE POESIE      torna su


     SIMBIOSI          
                                                        - Ad Amelia Rosselli -

Ora che il rovo mi appare
 in tutta la sua acredine pungente
e miraggi d'agosto irragiungibili
sono le rosse bacche del peccato,

sopra questa bocca di biancospino
dalla amara magnetica bellezza,
tramonta ogni sera , dietro colline
di speranze recidive, l'astro assurdo del sogno .

Vissi senza vivere, ad antichi retaggi precettata,
la libertà condizionata dalla consegna mestruale,
da un visto paterno, o da quello maritale.

La rossa melagrana ebbra di sole
poco alla volta fu sfrattata
dal suo tenero sito di carne,
e conobbe prigionie che  mani samaritane
 non seppero spezzare.

Troppi sogni mi gridano dentro
come bimbi abortiti, e senza mani,
ed io che muoio un pò alla volta
ad ogni sogno nottetempo sotterrato .

Quando mi renderai giustizia, vita mia,
quando potrò rinascere nel sole,
con  altro destino  e altro nome,
e un giorno lunghissimo da vivere
per riscattare questa lunga sera,
dove ho vissuto  come prigioniera.

8 marzo 1996

 
1° Premio al Concorso Arci Donna 1996-Grottaglie ( Taranto)
6° Premio al Concorso Internazionale "Maria Campagna" Ramacca ( Catania) 1996

 

INDICE POESIE      torna su

SUL TUO CORPO DI TERRA

Sul tuo corpo di terra
passarono mercanti per la raccolta
di odorose essenze,
di sesamo e cumino
s'empirono bisacce.
E d'ambra gialla le giare di cupidigia colmate.
Di seta,  pepe nero e tutte le altre spezie
riempirono le loro sacche
a dismisura. Prodiga le tua terra
produceva fragole e viole
e rose dicembrine
ad abbagliare pupille.
Il the d'ibisco, porpora ed asprigno,
tracannarono viandanti nei loro calici d'oro
in cerca di ristoro e Sagittari
invaghiti della tua brina notturna
si sfidavano arditi
nelle serate di quiete
a vincere della bella il lungo bacio.
Ti urge dentro un silenzio di fuoco.
Ruggisce il leone che dentro imprigioni
tra sbarre d'inquietudini.
Affamati di te
bande di beduini
sfidano del ghibli l'aggressione,
con occhi sanguinanti,
con spade sguainate,
come fulmine quieto
a fendere fortini
di obbligate difese.
Cattedrali gotiche
le tue guance di pesca
brillano di propria luce
solo  se dall'interno ammirate,
mentre fuori dal tuo vissuto
austero si erge il monastero
di cinture di vedette
circondate..

INDICE POESIE      torna su

LE DONNE DI TAGORE


Le donne di Tagore
hanno caviglie leggere
e un tremito fugace
nelle pupille cerbiatte.


Le donne di Tagore si cingono i fianchi
con fiori di mango e di ibisco
e adornano i loro lobi rosati
con la luce di fuggenti mattini

Camminano lungo i sentieri
con le palpebre socchiuse
celando il loro cristallino
più nero delle nubi in tempesta.

Non lasciano mai il loro mantello
sulle rive di fiumi sconosciuti,
 o il loro velo ai bordi della notte misteriosa.

Camminano come sospese,
facendo  tintinnare i loro monili,
ma non fanno troppo caso
alla rosa che si schiude sopra il seno.

Sono avvezze alla luce della lampada,
riparano il loro incarnato d'avorio
dal sole dei meriggi.

Ma, alla fine del giorno
non hanno vergogna a mostrare
l'incantato giardino
al loro giardiniere
che gentilmente
l'uscio bramato sospinge
con nocche di dita leggere.


30 giugno 2008


INDICE POESIE      torna su
 

SI SCHIUDONO PAPAVERI


Il vento
compone sinfonie
con invisibili mani.

 
Il filo d’erba precoce,
stretto tra le labbra,
improvvisa madrigali.

 

Rivela gestazioni 
di mirto e spigo
la spoglia campagna
avvolta ancora
dalla nube invernale.

 

Si schiudono papaveri
sul mio corpo di terra

all’eco del tuo passo amico

 

Il solo che sappia
anticipare primavere.

INDICE POESIE      torna su

Dedicato alla Donna 2009  

Le mani delle donne sanno d'ago e di filo

Le mani delle donne
intrecciano conchiglie di sorprese
e s’appuntano asterischi di luna
sulle brume dei capelli arrotolati.
Sciolgono silenzi di vetro
al crogiolo sempre acceso delle loro bocche,
intessendo arazzi d’accoglienza.
Le mani delle donne
sanno d’ago e di filo
e cuciono stupori d’aquiloni
da annodare tra le mani dei bambini.

Quelle mani hanno ore da sbucciare
nei riflessi dei mattini
e intingono le attese
in anfore sempre piene di speranza.

Sigillano pulviscolo di solitudini
in teche di madreperla, che ,
fatate, sanno mutare in sorriso la malcelata pena.

Custodiscono battiti cadenzati come torchi
per spremiture di uvaspina
per propiziare vaghezze di sospiri,

Col punto d’erba e festoni
arredano tristezze di solitudini…
e schiudono segreti scrigni di sole
nei giorni di una pioggia inopportuna.

Se giovani, quelle mani,
sanno avere levità di ali
e sulle spalle incurvate dei vecchi
si chinano amorose,
per sollevare il duolo di ogni pena.
Le mani delle donne
spalmano carezze di nutella
su fette d’anima fragrante


Chiudono pietose
le palpebre dell’ultimo respiro
col tocco lieve delle loro dita

schiudendo tepori di placente.
aprendo varchi ad una nuova vita.

INDICE POESIE      torna su

 
Home Su POESIE A QUATTRO MANI OMAGGIO ALLA DONNA LETTERE POESIE INEDITE INTROSPETTIVA AUTUNNO ALLA MEMORIA AFFETTI POESIA DIALETTALE Poesia sul Natale POESIA D'AMORE AMICIZIA Poesie illustrate INCIPIT Infanzia ed altre età POESIA SOCIALE Miei Video su YouTube