AFFETTI

L'Orma sul Prato Preghiera di una Madre  La Quercia Abbattuta Salmo 39 Mamma Parola d'Amore
Amo Ogni Pietra.. Ti Guardo, ti Sorveglio Quando Sarò Vecchia I colori della Vita

I Nostri figli

Home Su POESIE A QUATTRO MANI OMAGGIO ALLA DONNA LETTERE POESIE INEDITE INTROSPETTIVA AUTUNNO ALLA MEMORIA AFFETTI POESIA DIALETTALE POESIA SUL NATALE POESIA D'AMORE AMICIZIA POESIE ILLUSTRATE INCIPIT INFANZIA ED ALTRE ETA POESIA SOCIALE Miei Video su YouTube

   


 


L'ORMA SUL PRATO  (a mia Madre)

Ti perderò,
quando l'ultimo velo d'ombra
scenderà sulle spalliere delle tue
rose gialle.
Io, impaurita da tanto silenzio,
guarderò dalle vetrate
dove cospirarono di briciole
i tuoi passeri.

Se sfoglierò le pagine del  tempo
la piena dei ricordi
affluirà di nenie antiche
e di favole che un giorno mi narrasti
con  fare di teatrante.

Ti perderò,
quando il fiore dei tuoi anni
smarrirà l'ultimo petalo
e a me resterà solo il profumo
del pane mattutino.
Un'ansia irragionevole
frugherà tra le cose passate
per caparre di reliquie.

Quel giorno,
un vento di libeccio
spazzerà l'eco di un canto,
e a guardia del tuo bucato
si leverà il cipresso del tedio.

Crescerà un lenzuolo di muschio
sull'orma che lasciasti nel giardino
e gli amorosi sguardi,
che un giorno germinarono bagliori,
saranno fiaccole spente.

Allora
mi perderò,
come chi teme il buio,
come quando bambina ti lasciai la mano,

mi perderò
inciampando nella trama oscura
della tua epigrafe
se non risponderai al mio richiamo,
madre.


5 aprile 2002  - a mia madre - (giorno della sua dipartita)

INDICE POESIE      torna su
 


PREGHIERA DI UNA MADRE

Signore, Ti ringrazio d'avermi resa madre
perciò cooperatrice del tuo divino disegno
di Paternità Universale.
Ma ora, Signore, che il figlio da tempo è svezzato
e gli anni corrono come lampi nel cielo,
ora dammi forza e grazia
per continuare la mia missione di madre.
Dammi forza nelle mani quando stanca, a sera tardi,
ho ancora da stirare;
forza nelle gambe, quando mi trascino
da una stanza all'altra per qualcosa ancora
da sistemare.
Dammi braccia grandi come ali di aquila
per abbracciare tutti all'unisono,
perché nessuno provi la cocente sensazione del rifiuto
o della dimenticanza.
Rendi i miei occhi capaci di scrutare
le ansie di ognuno, anche le più nascoste,
e ispirami la parola che solleva e conforta.
Fa che il sorriso non si spenga mai
sulle mie labbra e il mio cuore materno sia faro
e punto di riferimento sicuro
nei momenti della prova.
Ch’io sappia essere sempre
oasi, rifugio e riva
quando la piccola barca della loro vita
sarà scossa dalle prime tempeste.
Dammi, oggi e sempre, o Padre Nostro,
il pane dell'amore incessante,
che non conosca misura, sconfinato e immenso
come deve essere quello di una madre,
dammi la forza di dire sempre SI
anche quando vorrei risparmiarmi,
e la forza di dire NO
quando è giusto disapprovare,
perché la vita, una madre, non la dà soltanto
al momento del travaglio, ma la continua a dare
giorno dopo giorno, come pane quotidiano,
condito d'amore.
Dammi, o Signore,
la forza di educare i figli secondo la tua legge,
che è legge d'Amore e di Misericordia,
affinché, varcando quel dì beato,
la soglia del tuo cielo, io ti possa mostrare orgogliosa
i figli che mi hai dato, e con essi lodarti e benedirti
insieme a tutto il Creato.

 

Anna Marinelli

 http://www.qumran2.net/s/ritagli/ritaglio_4156.htm

 INDICE POESIE      torna su
 

LA QUERCIA ABBATTUTA
 



Ormai è solitario il campo che amasti
nel rito di parole cadute
come foglie rosse,al suolo. 

Solo ora pesano i silenzi
e le parole non dette
volteggiano impazzite,
negli atri della memoria.
Passi titani
risuonano tra le mura
ad infrangere cattedrali
di reciproco egoismo;
a sconfiggere ombre

di presenze mancate.
 

Muraglie, le  parole taciute,
i gesti incompiuti,
la carezza non data
per eccesso di pudore. 

Ma, troppo presto si compì
per te, la temuta profezia:
come tuono venuto da lontano
come folgore che si abbatte d’improvviso.  

Ti prego,cantami ancora Lily Marlen,
l'unica ninna-nanna
possibile dalla tua voce severa,
donami ancora corbezzoli rossi preziosi come perle
ai miei occhi di bambina.  

Soltanto al crocevia
mi permettesti di prenderti la mano
e percorrere al tuo fianco
l'ultimo tratto di vita,
sconvolgendo relazioni verticali
radicate nelle vene contadine.  

E madre tua divenni,
terapie d'amore m'inventai,
per un lampo di luce nei tuoi occhi. 

Tu, padre,
la quercia abbattuta
che riscattasti abissi di silenzio
pronunciando, con l'anima alla gola,
con ritrovato amore, il nome mio.
 

INDICE POESIE      torna su
 

Salmo 39

“Leggimi un Salmo”
 
-disse mia madre-

 
con un fiotto di voce raggrumata.
 
Ed io, aprendo a caso l’immortale libro,
 
nel silenzio della stanza lo intonai:  

“Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed Egli su di me si è chinato,
ha  dato ascolto al mio grido”.

Una luce s’insinuò tra la pupilla e lo sguardo
             di mia madre, e mansueta come agnella mi sorrise.
Ed io proseguendo.
Mi ha tratto dalla fossa della morte...”
e la voce onda alta diveniva,
 e urlo non gridato, 
  e ribellione per secoli sopita
Si levò un coro,
come da bocche oppresse dal silenzio.
Raggiungeva tutti i morti dimenticati,
i vivi con un piede nella fossa.
Era un video, mia madre, ingigantito,
e proiettava le sue angosce sui miei giorni.
Di colpo sentii nelle mie vene
l’incolmabile ritardo della storia,
i suoi treni perduti, le sterili attese.

Sentii il passato e il presente
impossessarsi del  mio Io ereditato,
quale gesto d’invasore che impone dittature.  

Come bimbo cullato l’affanno si acquetava,
ed allentò,  mia madre, la stretta della mano,
come chi ha smesso di temere.  

Allora, solo allora, alla mia ansia concessi di apparire:
all’ansia degli occhi e della mano,
all’ansia del cuore e del domani,
all’ansia della vita e della morte.  

Caduto, ormai lo schermo delle convenzioni,
mia madre mi appariva in tutta la sua statuaria nullità.
Le sue fibre suonarono allora,
la tastiera infinita del dolore.  

Nelle sue canne d’organo serbava il pianto
di tutti i bimbi abortiti dalla miseria,
tutti i giochi perduti dell’infanzia, 
il sudore del pane proletario,
il suo tempo di carrube e d’innocenza.  

Il pugno chiuso, ora impotente, ripongo.
Il pugno che sa del grano e della zolla.
del verde degli ulivi e i mandorleti.
Il pugno ammansito, ora ripongo
sul grembo delle attese e dei domani,
mentre il davidico salmo torna a consolare
come l’incontro dell’Angelo e Daniele.  

“Mi hai messo sulla bocca
un  canto nuovo”
 

Un canto di raccolti e di sereno,
un canto di vendemmie e fioriture.

INDICE POESIE      torna su

Mamma Parola d'Amore


  
                   

Mamma, il tempo chiede asilo
allo stupore delle tue pupille
e l’alfabeto attinge
alla ricchezza dei tuoi vezzeggiativi.

Mamma, tu detieni le chiavi
del sole inesauribile,
anche quando, nuvole di pianto solcano il tuo viso
e la casa sprofonda in una nebbia di silenzio.

Mamma, mi donasti un’ infanzia
di pane fragrante, di acqua di fonte,
di uve passite al sole del sud.

Serbo ancora, intatta, l’innocenza

che in giorni lontani plasmasti con le tue mani
avvezze a scalare montagne di fatica.

Mani abili a cucire cieli
per i nostri aquiloni di fanciulle,
per i nostri saltelli alla campana,
nei meriggi assolati, di controra.

Mamma, riaffiora dal video dei ricordi,
il profumo di mirto dei tuoi bucati,
quel candore di percalle e di vigogna
di cui il mio Dash ultrabianco si vergogna.

Tu sai di ninne-nanne e di carezze
di inverni col braciere e di certezze,

di camiciole di tiepida flanella

per rendermi l’infanzia ancor più bella.

Mamma, sei quell’albero frondoso
che agli affanni della vita dà riposo,

e nulla chiede, nulla per sé spera,
solo un sorriso, solo una preghiera.

Mamma, parola d’amore,
sia se detta dal labbro di un bimbo,
sia se detta da un vecchio che muore.

Quale meravigliosa alchimia il cuore infiamma

ogni volta che un figlio chiama, MAMMA.

INDICE POESIE      torna su

 foto Nicola Lapalombella

AMO   OGNI  PIETRA...

           Amo ogni pietra  del mio paese.
 Ogni muro che viene abbattuto
 lo piango
 come un pezzo di storia
 che se ne va,
 come un lembo  del mio cuore
 che si lacera...

 

INDICE POESIE      torna su

Ti guardo, ti sorveglio
 

Ti guardo, ti sorveglio
ti giro intorno
fingendo d’avere mille cose da fare
lì nel tuo spazio. 

Le mani sul grembo, rugose, sfiorite,
 lo sguardo senza più alcun bagliore
sembra che in “cosa” non ci sia più un cuore. 

Il cuore che un tempo ha gioito, battuto
adesso è lontano, adesso è perduto. 

La tua sofferenza non si può misurare,
 la morte del figlio è un terribile male. 

Un male che consuma il sangue nelle vene
 la morte del figlio è un male crudele. 

Ti guardo, ti sorveglio, ti giro intorno,
ho scoperto che da tempo
guardi con desiderio
la finestra del settimo piano… 

mamma, tu non lo sai, ma io sono viva,
e …ti amo !

INDICE POESIE      torna su

Quando sarò vecchia

  
Quando sarò vecchia
E le mie ossa stanche
Oseranno sfidare il tempo,
forse tuo malgrado, ricordati, figlio
di come ti tengo stasera
abbracciato
e cantandoti la ninna nanna
sospiro, pensando all’ignoto futuro. 

Oh caro,
in quest’ora per te
sono cibo, sono nido,
sono notte ed aurora.
Figlio,
quando fragile cosa sarò,
ricordati di quest’ora.

**************** 

nazzicando Alessandro..

INDICE POESIE      torna su

I colori della Vita

 

Avvicinati, figlio,

 raccogli  l’ultimo germoglio di grano

 ripiegato  sotto il calcagno del gelo,

 estirpa  ogni gramigna che lo ghermisce

 sostienilo  col tutore dell’Amore.

 

Così cura te stesso.

 

Virgulto di uomo.

Stirpe regale tu sei, figlio!

 

Cambia vita, amala

perché ti fu donata con amore,

irrobustiscila di virtù.

Irrorala, nutrila di luce .

 

Figlio, non affidare all’inganno dello sballo

il senso della tua vita,

non spenderla d’azzardo, con voli di Icaro,

in bilico tra le rupi, per provare l’ebbrezza

di un volo difettoso, che ti faccia sentire

eroe per un momento.

 

Spendila in fatica di sorrisi.

Spendila costruendo il tuo domani.

 

Guarda ed ammira,

con quanto amore intesse

la sua tana, la volpe astuta,

e come affastella briciole di sole,

la cinciallegra,

 nell’affanno dell’incombente stagione.

 

Ricercane il senso,

 cogli le sue forti fragranze,

 ammorbidisci angolature stridenti,

appiana ogni dosso,

 adornala di bellezza, la tua vita.

 

Alimenta i mattini con le molliche calde

di un pane di speranza,

che sola, dipinge

i verdi sentieri del futuro…

Amala, figlio! Vivila,

colorala di senso,

e non avrai vissuto invano, la tua vita. 

Novembre 2009

INDICE POESIE      torna su

I Nostri figli



I nostri figli sono le nostre lacrime più dolci
i nostri figli sono le lacrime più amare
loro sono il frutto più acerbo
loro sono la nostra anima migliore..

I nostri figli sono la nostra gioia
sono il cocente dolore.

I nostri figli siamo noi
nati con un nome nuovo.

INDICE POESIE      torna su

 
Home Su POESIE A QUATTRO MANI OMAGGIO ALLA DONNA LETTERE POESIE INEDITE INTROSPETTIVA AUTUNNO ALLA MEMORIA AFFETTI POESIA DIALETTALE POESIA SUL NATALE POESIA D'AMORE AMICIZIA POESIE ILLUSTRATE INCIPIT INFANZIA ED ALTRE ETA POESIA SOCIALE Miei Video su YouTube