AUTUNNO

Autunno Primitivo Negroamaro Vigneti del Sud
Ouverture di Settembre Temporale d'Agosto Brivido Autunno abbracciami
Di te Novembre Amo      

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                   AUTUNNO

            

      Giunge alfine l'autunno,
     
stagione delle nebbie improvvise,
     
e srotola dal riccio le castagne,

      ai platani imporpora il fogliame.
     
nei cesti depone i melograni.

 
     Giunge,
      stagione dei molti silenzi,
     
di soppiatto, col passo di Scorpione,

      sul fiume

      che sa acquetare l'onda,

      sul piano

      svuotato di covoni,

      sui campi

      sognanti le primizie.   

 Giunge coi piedi nudi
 sulla sabbia

 rapita dai castelli,
 
si adagia

 sui nidi delle rondini,
 
sul chiasso dei cortili,

 e un brivido percorre
 la fronte del sognatore
 
al primo fiato di maestrale,

 presago di vicine nevi,
 del caldo dei camini.
 
 
 nota: la lettura dei versi in rosso dà luogo ad una poesia altra
 

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Primitivo

 

Vivo nel ricordo dei giorni
dal sapore di pane e acqua-sale
di uve dolci, rosse come rubini
che adornano fanciulle saracene.  

Mio padre aveva una vigna
    dal nome buffo,

che strappava sorrisi –
poco più grande di un lenzuolo
di lino,
e ne faceva un vino ambìto dagli dei
e dagli artieri
che stavano in città.  

Era un sovrano, mio padre,
nel suo podere,
con solo sette filari di primitivo,
e a guardia del suo piccolo tesoro
aveva posto,
per sentinella,
un ulivo.  

Mia madre si attardava
a raccogliere acini appassiti
che l’indomani
avrebbe imprigionato
in una pagnotta fragrante
dal vago sapore della felicità.  

Mi rivedo avanzare, nel sogno ricorrente,
tra i filari roridi di brina,
tra i tràini ed i tini di uve traboccanti,
e voci di donne tra risate e canti.  

Ora che il tempo stratifica memorie,
come cortecce che denunciano anni,
ripenso spesso a quel dito di vino
che riscaldava il cuore
e appannava il bicchiere,  

come se fossi ancora piccolina
con i miei cari, intorno ad un braciere.
 

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NEGRAMARO
 
Echi di voci
valicano distanze.
Arabeschi di luce
filtrano tra  i pampini
porpora e oro.

Finita  è la vendemmia.

Le donne si avviano
 nella luce violenta
dell'acceso tramonto
odorose di mosto e di sudore.

Recano sulle loro labbra
il grappolo di negramaro
sfuggito alle cesoie,
le loro mani a conca
il calice più ambito dagli dei,

Feritoie azzurre i loro sguardi
rivelano al cacciatore
il cielo del fagiano e della rondine.

Impazienti,
con gesti appresi da antica pedagogia,
liberano il sartiame di capelli
ristretto in prigionie di ruvido cotone.

- stendardo femminino-
a catturare desideri.
 

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VIGNETI DEL SUD

Vigneti del sud, chi mai rivelerà
le vostre segrete trattative coi raggi penetranti
di un sole innamorato.

Voi generate grappoli dal profumo inebriante,
dal colore di porpora antica.
Mistica liturgia d'amori senza inganni,
pace e sazietà di gioie familiari,
calori e rossori  di afe meridiane,
paradisi conviviali di sentimenti ingenui.

Affondo il passo riverente,
tra le pieghe del tuo ventre, o vigna,
genitrice di nettari oblianti,
maturati all'ombra di pampini intriganti,
rosseggianti di carminio arabescato,
di solleciti afrori settembrini,
di vaghi sospiri di lune ancestrali.

Sei  la fonte millenaria che saziò bramosie
di odissei erranti,
la gola di Fidia irrorasti
di ancestrali spremiture.

Bevanda sempiterna e generosa,
che non lesini vertigini a chi t'abusa
e anelato sollievo a t'adora.

Vigneti del Sud,
chi mai rivelerà
le vostre segrete corrispondenze.
col sole innamorato....

 

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OUVERTURE  DI SETTEMBRE

Se un segnale di vita mi giunge
da un altrove, nella mente mi esplode
un’ouverture di settembre.  

Girandole festose,
negli occhi colmi d’ombra,
recano ebbrezze di accesi colori.
Ritrovo ( per inaspettato incantesimo )
il dialogo interrotto, spento
come spalti svuotati , a partita conclusa.  

Se un segnale di vita mi giunge
dai tuoi luoghi,
distanze siderali percorrono
i quadrifogli, aspirando abbracci di pagine

mentre illimpidisce l’azzurro
al confronto del biancore dei cirri.  

Mari di girasoli invadono le stanze
e una brezza giocoliera solletica
l’addormentata stagione;
ad infrangere il silenzio delle ore
provvede il tuo verbo flautato.  

Se un segnale di vita mi giunge
da altri luoghi,

ultimi dei dissetano l
arsura
in tini effervescenti di malvasia;

e alate creature sorvolano
gli spazi disertati dai vacanzieri.  

Il Giudizio Universale si compie
anche per noi mortali.  

Se tendi la tua mano  puoi toccarmi,
nell’attesa resurezione di altri giorni,
quando sarà possibile distinguere
del vivere e del morire la linea del discrimine.

 

settembre   ‘98

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TEMPORALE D’AGOSTO

Dapprima

la piccola nube passeggia,

biancheggia, vagheggia...

 s'incontra con l'altra

borbotta s'addensa...

 si unisce alle altre

s'imbroncia, si scontra, tuoneggia

minaccia,

ed ecco la pioggia!

 

La pioggia d'estate

è un dono di fate

che porta sollievo

alle rose assetate:

       a zolle,

                corolle,

                      fanciulle,

                             farfalle.

 

S'allieta Natura

che era    quieta,

si erge lo stelo,

risplende quel velo

che è sulle foglie,

sui ciottoli afosi,

sui prati odorosi

ritornano sposi gli stami e i pistilli

non s'odon sfavilli

eppure... c'è in tutte le cose

un passo  più lieto e spedito:

 

si!   Dopo la doccia

                     Madre Natura

ha cambiato vestito.

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Brivido

Cosa c'è,
cosa c'è,
amore?

niente,

è solo un brivido
d'autunno
che m'increspa
leggermente
il cuore.
 

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Autunno abbracciami


...autunno abbracciami
 finché ho addosso ancora
 il calore dell'estate
cantami ninne nanne
 col fragore della risacca a sera
quando tremula il cuore dei naviganti
e spingono lo sguardo sui ricordi.
Autunno saziami di colori porporini
colma la mia bocca di mielosi sapori,
accendimi come fuochi al tramonto
sulle spiagge disertate dai gabbiani.
 Predami l'anima
 dei più nascosti segreti e falli tuo bottino.
 Autunno abbracciami
e fammi amore,
ché sento già il gelo del maestrale
 che mi flagella di silenzio il cuore..



20 /09/2008
 

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Di te novembre amo


Di te novembre amo il debole sole
che a stento s’incunea
tra i filari denudati
e grondanti nostalgie
di festeggiate vendemmie.

Di te amo il tiepido vento
che filtra tra le fronde degli agrumeti,
intriganti e complici ad ingrossare spicchi,
come turiboli di liquido sorriso
della dea Cerere.

Amo la zolla rorida di brina
che al mattino s’imbeve
come biscotto dorato nel tiepido
raggio affacciato
tra le balaustre del giorno.

Di te amo il profumo del castagneto,
il suono dei passi sul tappeto
di foglie porporine
che ridono scricchiolando
come fossero fanciulle sbarazzine.

Di te talvolta amo
quel sole gagliardo, vetusto e generoso
quasi fosse un vegliardo
che ama sostare pensoso
sul suo affabulante limitare,
e rimirasi intorno

in cerca di qualcosa da stupire,
in cerca di qualcuno da scaldare.


-20 novembre 2009-

 

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