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COME UNA SENTINELLA
come una sentinella
nella notte
sto alle soglie della tua vita
e veglio su di te..,
dormi serena ,stai in pace con te stessa,
dolce amica.
prega il tuo angelo
di portare sonno ai tuoi occhi
e pace nel tuo cuore..
buona notte,anima mia...
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PICCOLA FARFALLA CHE VIENI DAL MARE
Piccola farfalla
tu sbocci dall'alveo della notte.
tu germogli inattesa
comme fleur du mal,
fleur de solitude ancienne,
fleur de mélancolie.
Tu spargi polvere d'oro
su maschere d'amaritudine,
tu canti seducenti melodie
in abissi di silenzio,
tu voli sul cuore
che ti attende da sempre.
Petit papillon,
étoile avec ailes de pourpre e d'or,
borotalco d'argentati profumi
evanescenze policrome.
Tremori d'ansiosi sortilegi.
Diademi d' arcobaleno
su dita solitarie e nude
luce che inazzurra il giorno
di palpitante stupore.
Muto messaggio d'inudite parole ,
corpo e sostanza che rivesti il sogno,
lampo che attraversa le spente pupille.
Nasci dalla spuma marina
leggera più dell'anima,
tu piccola farfalla
da sparse lontananze riannodi
tenerezze.
Petit papillon,
impalpabile visione,
riconduci a me il suono del mare
catturato tra cordame di licheni,
tra le sabbie dorate dei miei desideri.
Mi riconduci
l'eco di una voce:
dalle dimore segrete dei gabbiani
mi restituisci visioni.
Je t'attende,
je t'adore,
je t'aime,
petit papillon,
tu risorgi da baratri d'oblio,
ascendi fino agli azzurri palazzi delle nuvole,
percorri corsie traslucide di pianto,
riaccendi abat-jour dimenticati
fai risuonare carillons di giostre antiche
nell' apatia di giorni sempre uguali.
Carezzevoli aliti diffondi a rinverdire l'attesa.
Bisbigli mielate parole di poesia,
risvegli il frumento del cuore
oppresso da coltri d'abbandono.
Petit papillon,
messaggera d'Aprile,
tu smemori letarghi di abbrividite stagioni,
rendi turgidi i capolini delle tuberose,
i virgulti dei vigneti inebri di promesse.
Dal tuo lieve frullare
effondi musica ancestrale,
ti libri sullo stelo della rosa recisa
e le ridoni ancora un'illusione di vita.
Le ciglia asciughi del silenzioso pianto
e le tramuti in germe di nuovo sortilegio.
Petit papillon venuta dal mare
mon amour,
mon fleur de la vie,
fleur de solitude ancienne,
je t'adore.
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Recuerdos de la Alhambra
(dedicata al Duo Taras)
Paggi alati ti annunciarono,
da noi ancora sconosciuta.
Ci aprì il cuore
una chiave antica e porte di acero si spalancarono,
chiavistelli desueti scattarono,
meccanismi invisibili
si accordavano
nell'arte antica della seduzione
nell'attesa di Lei
che avanzava regale.
♫ ♫
La sua presenza invasiva
conquistava le nostre anime,
ci abbagliava col suo splendore dorico
ci conduceva su arcobaleni vaporosi
a spasso tra cirri, stelle e smeraldi,
ci trasportava su pegasi alati
tra note passionali di porpora e oro:
Taras percorreva sentieri corallini
e invisibili sirene cantavano a boccachiusa
ne "l'offerta musicale" di Bach
nel duetto cerimonioso andante/allegro
le note, le note, le note
♫
♪
♪
♫
ci facevano levitare in alto...
sul Carro dell'Orsa Maggiore,
sulle guglie di Cattedrali metropolitane,
ci adagiavano su azzurri cespugli di lavanda
ci immergevano in bacini di acqua lustrale
in catarsi succedanee... ♫
sulle trame di ciglia clorofilliane
di sentinelle sterlizie,
♫
♫
ci conquistavano con scettri di melodie ancestrali,
ci catturavano coi loro "recuerdos". ♫
Dominava Alhambra Regina !
in un suddito silenzio di occhi e di sorrisi,
riviveva il Castello di antichi fasti di corte
e sepolte Castellane si riaffacciarono
incuriosite...
sedotte, ♫
♫
liberate
da retaggi di nostalgia
e...volavano alte le note ,
le note
le ♫
note ♫
scendevano ,
scendevano
♫
si depositavano tra sistole e diastole
a recare la rosa di cristallo
rosa rossa d'emozioni liberate,
a suggerire visioni d'altri pianeti,
si appuntavano , le crome e biscrome,
come luccicanti esclamativi
sugli ami di pescatori addormentati,
adornavano le chiome dei palmizi
scalandoli , in tempo allegro/largo,
in tutta la loro verticale vetustà.
Le note, ♫
le
note, ♫
le note...
♫
volteggiavano, ♫
ricadevano, ♫
si posavano, ♫
come fiocchi di manna epifanica,
sui cittadini e sulla Città ingovernata,
sulla statua di Lisea profanata
avvolgendola
con uno scialle di musicale pudore.
Cadevano le note, e la loro melodia,
come neve impalpabile di giugno,
come bianchi confetti senza peso,
senza volume e senza gravità.
Le note, ♫
ora liete ora seriose, ♫
le note, ♫
le note, ♫
le note, ♫
nella rete a trama fitta di un concerto
mi resero prigioniera,
liberando lacrime di nostalgia
infrangendo nell'iride cangiante
il puro diamante della malinconia.
Anna Marinelli 10/6/2007
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IL REGNO DEI NONNI
Il regno dei nonni
è un regno di antiche memorie
dove rivivono, come per incanto,
voci e volti del passato
e le persone hanno arcane fisionomie.
I figli sono sempre bambini
e le storie sono sempre le stesse storie,
come se il tempo non mutasse nessuno
e i calendari sostassero
sugli anni più felici.
Il regno dei nonni
è un regno di verdi ricordi,
edere tenaci che si aggrappano
alle muraglie avìte.
Si nutrono di piccole cose,
i nonni,
a volte soltanto di un sorriso,
di una carezza sul viso
del nipotino amato.
Un regno, dove il tempo è sovrano
e gestisce gratifiche di affetti,
ricordi che assumono valenza di energia
che condisca il pane quotidiano.
I nonni, hanno tanto da raccontare
e non chiedono che occhi innocenti,
orecchi pazienti di bimbo
che li sappia ascoltare.
Come alberi fecondi
recano frutti di saggezza antica,
sulle pieghe dei loro volti
si può leggere, tutta intera,
la trama variegata della Vita.
- a Fernanda e Nicola -
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VISIONE
Un bimbo,
un angelo biondo e riccioluto
dalle braccine sottili,
dagli occhi turchini,
dal visino triste,
e la boccuccia sempre volta al pianto,
lui mi fece compagnia
in una calda sera di giugno.
Un angelo, entrò per una sera
dall'uscio socchiuso
dell'anima , entrò nella mia vita
in un frammento d'eterno.
Eri tu quel sogno
che ancora m'imperla di luce lo sguardo ?
m'invia dardi di luce
nell'opacità dei giorni sempre uguali ?
eri tu quel bimbo ?
dimmi eri tu?
e tu chi sei ?
sei forse Amore?
No, eri un angelo caduto
da un dipinto di Raffaello!
Eri troppo bello
per essere vero !
Porterò con me,
il ricordo di te,
Gabriele.
13/06/2007
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TI CHIAMERO' AMORE
...e poi ti chiamerò col nome che tu sai
col nome che tu sogni
col nome che vorresti
aggiungere allo splendore
dell'ultima stella
che brillerà nella tua sera.
E soffieranno i venti caldi del sud
a riscaldare
le tue ossa stanche
e crescerà nuovo grano
per placare la tua fame di vivere,
e sorgerà nuovo sole
a sciogliere ghiacciai
di inquietudini quotidiane,
e crescerà erba tenera sui tratturi
delle notti violentate dalla tristezza
inquilina abusiva
insediata di soppiatto nelle tue stanze..
ti portero il sorriso
nel vassoio di alabastro del mattino
e col canto suadente di sirena
ti chiamerò da lontananze abissali..
potrai udire la mia voce se socchiudi i tuoi occhi..
se porgi l'orecchio al mio dire....senza dire
Solo se lo vorrai,
Ti chiamerò
" AMORE"
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FAMMI
SOGNARE
Porgimi il braccio
porgimi il braccio
mio bel cavaliere
che voglio danzare
sarà di ravel un bolero
o un valzer di strauss
a farmi sognare...
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Clochard
Muori ancora, uomo,
Sotto una coperta di neve
Mentre chiedevi
Alla vita
Che ti posasse sulla mano
Una lucciola di fuoco
A riscaldare solitudini.
sotto Natale...
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Mendicante
d'azzurro
Non darti pensiero per me,
sarà quest'assurda nostalgia di sole
che mi prende a settembre
mese in bilico tra voli a raso terra
e desiderio di essere aquila,
mentre mi dibatto
come allodola ancora viva nel carniere
ferita, azzoppata, bisognosa di cure e di calore.
Sono giorni umidi
e mi fanno vaneggiare di sabbie e di scogliere..
che oggi più che mai sento lontane..
lontane sono le rondini
nunzie di agognate primavere
E questo cuore naufrago
attraccato a moli sgretolati
avverte sensazioni
di vuoto sotto i piedi..
Il cielo si nasconde ai miei occhi
sotto un alibi di nuvole
e sento la carezza bagnata dell'autunno
che avanza con andatura greve,
mendicante d' azzurro.
14/9/2008
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