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Velleitario
Velleitario
sei cuoremio
si, velleitario..
nulla placa l'arsura
che t'incide
feritoie nella mente.
nulla riesce a saziare
la tua fame implacabile,
cerchi, cerchi e non trovi
tra ruderi di ricordi
tra pagine di presente
tra cattedrali di futuro
la tua configurazione
persistente
. in attesa di vivere
non t'avvedi
che ogni giorno
.... muori un poco..
20 /10/2007
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AMICHE MUSE
oh! mie care Muse,
non mi serve altra compagnia
se voi siete con me.....
grazie della vostra silenziosa presenza,
seme d'infinito azzurro
che germoglia da lacrime segrete
..non mi lasciate.
vi prego.sorelline amate.
mie dolci Muse.. restate...
ho comode stanze
calde di un fuoco che mai diverrà cenere...
cenere sì lo diverranno..
cenere alla cenere delle mie ossa.
solo allora..saranno fredde di marmo
le stanze segrete
e accoglienti della mia anima.
restate...., vi prego,
amiche Muse...
Non mi lasciate...
scende la sera e sono sola....
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ED E' QUASI IERI
Il vento accarezzava
dolcementei fianchi alle campane,
complice, il campanile
fingeva non vedere.
Il cielo stendeva sulle case
veli azzurri
e rimuoveva le ultime ombre
attardate nei vicoli.
Un canto di donna,
in lontananza,
dava una sferzata
alla pigrizia
che indugiava
nel tepore notturno
delle membra.
I bimbi a malincuore
si svegliavano,
abbandonando i familiari
luoghi dell'inconscio
dove esorcizzavano
le giovanili paure.
I vecchi depennavano
ancora un giorno
al calendario,
quasi a sfidare
il tempo temuto.
Si annunciava
un giorno come tanti.
Era oggi,
ed è quasi ieri...
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LA VENDITRICE
DI VERSI
Era lì che stillava nettare alle stelle
per nutrire i suoi versi bambini.
Venditrice ambulante
offriva
porta a porta
la sua poesia,
incontrando cancelli di gelo.
Era lì che porgeva i suoi versi ai passanti
come fanno i madonnari
che a sera vedono piangere il sole
su icone d'asfalto.
Se busserà, un giorno, alla tua porta
non respingerla
con parole di rovo,
ma lasciati sedurre
dalla cascata sonora
che esce dalle sue tasche.
Un tempo mi disse
che al suo paese
le rose gelano anche ad agosto,
ma non la compresi.
Se un giorno
incontrerai un'ambulante
che offre agli astratti passanti
cestini di versi odorosi,
guardala bene negli occhi:
potrebbe essere la sua anima
che ancora non si arrende.
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SARA' FORSE UNA NOTTE COME QUESTA
Quando morirò,
non serrate le persiane
della mia stanza; la luna vi passerà ogni notte
a lanciarmi coriandoli di musica
per farmene bracciali per i polsi
che tintinnino nel luogo del Silenzio.
Quando morirò, non estirpate i miei roseti,
nasceranno ancora bòccioli di rose
come bocche d’infantile stupore,
come il profumo del corsetto di mia madre.
Quando morirò, serratemi bene le palpebre
ebbre di luce;
premete
forte i vostri polpastrelli,
sulle cupole invidiate dalle Pleiadi,
sugli sguardi rapiti dall'aurora
sui catini colmi d'acqua lustrale.
Non vorrei riaprirli su di voi
che siete morti, ormai da troppo tempo.
Quando morirò, custodite le mie carte;
sono larve di creature iridescenti
che a suo tempo si leveranno in volo:
sono rivoli sospesi sui deserti che abitate.
Quando morirò,
sarà forse in un giorno d’agosto, come questo,
non toccate il mio corpo inamidato,
saranno rigide le braccia
che molte
volte vi tesi
quando eravamo insieme tra i viventi.
Affondate le vostre vanghe
nel mio cuore;
vi troverete l’agata e il rubino,
lo smeraldo della speranza e l’ametista,
favi di miele e sangue di gabbiano,
sorrisi accesi e fervori d’artista.
Quando morirò, non vestitevi di nero, non importa,
sono partita per un paese felice
dove il giorno s’è impigliato tra le nasse
dove la notte allatta stelle bambine,
dove il grecale arpeggia endecasillabi,
in una valle dove scorre latte e miele,
in una terra di eterna primavera.
Quando morirò,
sarà forse una notte d’agosto come
questa,
quando le comete brillano di nuova iridescenza:
quando gli sguardi dei poeti
dipanano la luna fino a farne
sudari per i sogni
non ti affrettare,amico,
alla mia casa:
un altro
volto, non il mio, dischiuderà la porta:
io sono via, già alta sulle nubi,
io sono via, perciò non mi cercare,
io sono via, ho spento il cellulare.
14 agosto 2006
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L'ULTIMA CANZONE
Mi
rincorre l’ombra del Tempo
e
mi proietta viali di gattici
sotto
una coltre di silenzio.
-
Ma non ho scritto
ancora
l’ultima
canzone,
sul dondolo della luna
pende l’ultimo verso –
Mi
attanaglia l’ansia del domani
quando,
spento il video del giorno,
rincorrerò
aquiloni sfuggitimi di mano.
- Ma non ho scritto ancora
l’ultima
canzone,
sul labbro tumido d’innocenza
intingo pennini prosciugati –
Nel
giardino d’inverno c’è del filo spinato….
Chi
coglierà la rosa
ch’è sul ramo più alto?
Solo
un passero amico me la chiede in sposa.
- Ma non ho scritto ancora
l’ultima canzone
in un labirinto di parole
l mio verso rimane prigioniero
–
Il
mio pendolo antico
mi
scandisce ultimatum.
“Ho deciso, svendo tutto
Chi vuol cantare girotondi
con le rime delle mie poesie?”
-
Avrò scritto per i bimbi
la mia ultima canzone -
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VOCI LONTANE
Penso,
- senza anestetico la convinzione -
“ potrei impazzire
in questo silenzio,
potrei perdermi
in questo spazio
di cattedrale
trapassata dalla luce.”
Grido forte
nel mutismo labiale,
nell’ora della sera che spaura,
chiamo tutti per nome.
Parlo allo specchio
e mi rispondo
per pietà di me stessa,
smarrita in un dedalo di pensieri
più che nell'ingresso della casa,
amplissimo.
Sfoglio l’album
dei mille volti
e dai mille nomi,
caleidoscopio
delle voci perdute.
“Potessero le mie mani
sfogliare la luna”
mentre intorno
è desertica pianura
e le voci, talismani di musica,
risuonano lontane.
Dove siete bambini
dalle gaie risate.
Chi vi canta ora
la serie dei numeri,
e la ninna-nanna di Brahms,
le sole capaci
di convincere il sonno
a dimorare nei vostri occhi.
Lo stesso sonno che ora diserta i miei.
dalla Panchina delle Muse
1995
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ANNI MI SCORRONO SUL
VISO
Anni, mi scorrono
sul viso
come foglie che fuggono
dal ramo.
E s'addensa un dubbio
sulla fronte,
mentre il divario
fra l'oggi e il domani
si dilata.
Hanno smarrito
l'eco delle danze
le cose amate,
e nelle stanze
s'insedia
l'ombra della sera
a sovvertire
il tempo e le stagioni
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SILENZIO
Silenzio,
trasformi in stalattiti
anche i pensieri
mentre volteggia
una lacrima di neve,
s'attorciglia...
come perla di cielo
sulle ciglia
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Ultimo cielo
Saziatevi occhi miei
di questo mare bianco,
che la frusta del maestrale
fa ruggire,
e sugli scogli in mille perle
s’infrange,
e non patisce
della rena che supina lo tradisce.
Saziatevi occhi
di questo mare quieto
che in confini terrestri si contiene
come un bimbo che sogna nel lettino.
E mentre sogna succhia il suo ditino
Riempitevi occhi miei
di questo ineguagliato plenilunio,
non fermate la conta delle stelle,
dalla prima che nasce
sul ventre della sera
fino all’ultima che s’addormenta
nei mattini del mondo.
Riempitevi occhi miei
di questo girotondo
di astri, di comete,
di costellazioni,
del piccolo carro
che fermo si trascina
sulla dorsale d’argento
della luna.
Colmatevi occhi miei
di verdi prati,
dove spontanea spunta la cedrella
e il rosso papavero decora
il fedele ed umile tratturo,
che stradina di campagna fa più bella.
Catturate
fra le pieghe del cristallino
l’ultimo rosa dei peschi e dei ciliegi,
il niveo candore del mandorlo e del pruno
e il giallo delle ginestre sazie di sole
quando indorano le valli e poi le alture,
Nello scrigno delle pupille conservate
come tra pagine di una pergamena
il verde della giada
quando tenta d’eguagliare il filo d’erba,
il carato dell’oro delle messi,
le altezze dei cedri
dal Libano importati,
la rosa che profuma
e che ghermisce
la mano che la strappa
e la gualcisce.
Chi ha mani lievi venga
a svuotare le conchiglie
dei miei occhi
delle lacrime che ancora vi dimorano,
voglio colmare i miei occhi d’azzurro,
voglio colmare i miei occhi di mare,
voglio colmare i miei occhi di sole,
perché quando il Buio
la Luce dallo sguardo mi rapirà ,
li condurrò con me nell’altra vita,
dove non ci sarà tempo per l’amore,
dove non ci sarà tempo per godere
delle stelle raccolte con le mani,
della luna bevuta in un bicchiere
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COMUNICARE..VUOL DIRE
A volte parlare si rivela "stranamente" inutile...
specie quando si è incapaci di "COMUNICARE"
specie quando si è fraintesi l'ennesima volta...
specie se parli a qualcuno lontano da te mille anni luce
specie se parli a qualcuno che non vuol ascoltare..
specie se parli a chi è prevenuto
e ti risponde senza aver compreso il tuo messaggio..
specie se la parola assurge a una sterile formalità
specie se non hai niente da dire di veramente importante
specie se vorresti dire qualcosa di importante
a qualcuno indaffarato d'altri pensieri...
Comunicare vuol dire chiedere all'amico
"come stai?" e aspettarne anche la risposta..
e dire una parola di incoraggiamento.
Comunicare vuol dire "far parte con "
essere come vasi comunicanti...
svuotare gli uni le cose che pulsano
nel cuore degli altri.
condividere...dividere con...il tuo privilegiato interlocutore
o l'amica fidata che potrà custodire le tue confidenze
i tuoi segreti,
le tue emozioni,
le tue gioie,
i tuoi dolori,
le tue speranze,
i tuoi timori,
i tuoi desideri,
le tue paure,
e per ogni cosa che DIVIDI con Lui/lei
tu possa portarne il peso con animo più lieve..
Comunicare vuol dire:
DIVIDERE l'AMORE
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Dietro
un finestrino
opaco
d’impronte
di un
treno ormai indifferente,
sedevo
assorta,
anzi,
avvolta
da un
mare di pensieri
ora
cupi, ora leggeri,
a volte
insolenti,
ricordi
dolenti
tra
parole sospirate
senza
voce, tra i denti.
Ma ecco,
d’un tratto…
qualcosa
mi distoglie,
anzi mi
coglie
di
gioiosa sorpresa.
Mari di
girasoli
sulla
terra si ergevano compatti,
l’uno
accanto all’altro,
vicinissimi,
si toccavano
quasi
tenendosi per mano
col capo
rivolto
verso la
sorgente della luce.
Ed
erano di un giallo solare…
Uniforme,
come
aureole di santi
in un
verde paradiso.
E
allora diressi
Il mio
sguardo verso essi,
e tutti
i pensieri,
quelli
rosa e quelli neri,
tutti, tutti annegarono, anzi,
si
tuffarono,
tra le
onde immote
di quel
mare giallo,
come
luce sfuggita
dall’uscio
socchiuso del Paradiso.
Adesso nei miei occhi
s’intuisce
soltanto il sorriso!
tornando
a casa da Cecina (livorno) 1988
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UN FUOCO DI MEMORIE
Il primo vagito della sera
si annuncia,
-fiocco rosso all'orizzonte-
Trapunta di stelle.
Guanciale di nuvola.
Carillon di vento.
Vacilla il giorno
e si rammenta appena
il suo passaggio.
Sospiro di poeta, la luna,
soffia fiati di luce
sui muretti imbiancati
di calcina.
Gomitolo d'argento
tesserò con il tuo filo
una fascia a trama stretta
perché i sogni
non fuggano lontano.
Se un brivido di gelo
pervaderà la notte,
ti scalderò a un fuoco di memorie.
Che tu non abbia freddo,
anima mia.
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L'ALBA OGGI PROMETTE BENE
L'Alba oggi promette bene..
promette sussurri al mattino..
e con lieve frullar d'ali rimuove le ombre
che si attardano ancora.nelle nasse degli occhi...
è lieto l'approccio del nuovo respiro
più dorato il raggio come carezza breve
che presto in ardente abbraccio
muterà le sembianze.
e ondeggerà il grano che trafora le zolle
e turgida sarà la gemma del vigneto,
e scroscerà gagliardo il rivolo azzurro
ad attraversare pianure iridescenti
a saziare la fame di domande
che assilla l'animo dell'uomo
da innumerevoli stagioni.
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Anima Mia
e questa sera
dirò a me stessa:
" anima mia, truccati,
fatti bella,
indossa l'abito leggero,
spogliati di ogni dolore:
questa sera ti porto a ballare,
ti porto a lasciare
le tue impronte sul mare:
ungiti il corpo con olio di nardo,
allenta la tua treccia,
che brilli la fibbia del tuo sandalo,
sfavillino i tuoi occhi di nuova luce,
anima mia, allunga le tue mani
ti porterò nei luoghi della luna
a raccogliere gocce di cielo,
grappoli di stelle,
ti bagnerai nel mare
della Felicità.
anima mia,
non farmi aspettare...
lunga è l'attesa
di questo viaggio irreale
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IL TUO RITRATTO
Intingerò
nella tavolozza dell'Alba
il mio pennello
per fare il tuo ritratto,
cara, cara anima;
asporterò dal Cielo
calamai d'azzurro
per colarlo nei tuoi occhi.
E, quando avrò definito
i tuoi contorni,
ti legherò
alla mia vena più robusta
perchè il Vento non disperda
la tua impronta.
Stelle bambine giocheranno a campana
sul tuo sembiante
per ricondurti alla trama dell'infanzia perduta.
E ti darò un nuovo nome:
lo cercherò da un fitto
calendario di santi,
sarà melodioso
come suono di campane slegate
dopo una lunga quaresima di vita.
Sarà verde come il grano primaverile,
sarà rosa come la rosa dei giorni sfioriti,
sarà d'oro come il colore dei sogni,
sarà lieve come un battito d'ala,
come l'Angelo che mi ha sfiorato
tratteggiandomi la morte
per farmi aggrappare più tenacemente
alla Vita
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INTERROGATIVI
L'alba spegne
la lampada della notte
con alito soave.
Con dita bambine
il sole spezza il filo
a una collana di brina
- mentre pettino
capelli d'interrogativi-.
Davanti alla mia porta
sosta corporeo il tempo:
viaggiatore senza bagaglio
che oblitera quaderni di memorie.
Artista che non concede i suoi "bis"
- mentre pettino
capelli d'interrogativi -.
La speranza del giorno
s'indora come il grano
che pur consapevole di falce
vagheggia pane.
Il vento che mi abita dentro
muove il braccio,
a salutare velieri oltre l'orizzonte.
- mentre pettino
capelli d'interrogativi-
La sera, reca sbuffi di libeccio
e sabbia d'africa mi deposita sul viso.
Coglierò l'ultima stella,
alle cinque della sera.
- mentre pettino
capelli d'interrogativi.
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TORMENTO E QUIETE
Oggi sono stata al mare
un mare stupendo, azzurro
fino all'inverosimile...
sormontato da nuvole di panna...
sferzato senza posa dal maestrale.
La torre saracena gli faceva da balia *
raccogliendo echi millenari
tra le sue pagine corrose di salsedine..
Avevo tanto desiderio
di vederlo un' ultima volta...
una volta ancora..
il richiamo del mare è fortissimo
negli ultimi tempi,
temevo di morire senza averlo rivisto
ora posso anche andare in pace
ho gli occhi colmi di Lui..
della sua quiete che mi dondola,
del suo tormento che mi flagella.
* Torre Squillace - In località Sant'Isidoro (Le)
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PENSIERI DOPO LA PIOGGIA
Non è acqua di mare
ciò che mi scorre addosso
è quel rivolo di pioggia
che mi è caduto
dalle finestre azzurre
aperte a dispetto delle Nuvole
Come dici?
No, non è pianto quella scia
umida che mi percorre la guancia
è un pensiero liquefatto
che mi ha sorpresa
d'improvviso, senza ombrello..
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IL GRIDO
DI QUEL DOLORE MI PERVENNE
Il fragore di quella esplosione
mi raggiunse
nella nicchia di carne materna;
il grido di quell'immenso dolore
mi pervenne
perforando le placide acque placentari
dove ancora mi libravo
priva di ogni peso;
Il fungo divenne simbolo d'inquietudini,
Enola Gay fu l'artiglio
che sganciò la morte,
il maglio di metallo che
disperse la speranza.
L' urlo di milioni
di bambini fu onda anomala
che pervenne alle mie orecchie
non avvezze ancora
ad udire il proprio pianto,
spense la tremula candela del sorriso
da pupille vergini
Mia madre in quell'ora fatale
lanciò un grido:
io nacqui recando negli occhi
le stigmate di un dolore
che da quel momento fu anche mio
e da quel giorno
ancor non m'abbandona
rendendo funesto
il dì della mia festa.
"La guerra è una lezione della storia che i popoli non ricordano mai
abbastanza."
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PRIMO GELO
Ora, finalmente, dormirò!
Scenderà il sonno
come una fresca
trapunta di quiete,
sulle membra indurite,
scioglierà il nodo dell'angoscia,
darà ristoro ai pensieri
che si accumulano
nei corridoi dell'anima mia,
impedendone il riposo.
Ho detto: "dormirò" !
e lo grido forte,
nel mutismo labiale
che sa di primo gelo.
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CON IL MARE NELLE VENE
C'è nell'aria
la vendemmia di un giorno
che declina il capo
in grappoli di luce rossa;
- già la notte progetta
sogni di velluto da appuntare
tra le trecce sciolte -
Conterò
i miei versi ad uno ad uno
per dormire in attesa di sognarti.
Sono qui,
a rileggere le lettere scritte
e non spedite mai.
-una ciglia sfuggita dagli occhi
sigilla le buste senza destinatario -
Con la mia valigia
di versi invenduti
organizzo sugli scogli
un meeting di ricordi
mentre,
nell'ascella del porto,
le rare barche assonnate
cullano nostalgie di uomini
addormentati
con il mare nelle vene.
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MENDICANTE D'AZZURRO
Non darti pensiero per me,
sarà quest'assurda nostalgia di sole
che mi prende a settembre
mese in bilico tra voli a raso terra
e desiderio di essere aquila,
mentre mi dibatto
come allodola ancora viva nel carniere
ferita, azzoppata, bisognosa di cure e di calore.
Sono giorni umidi
e mi fanno vaneggiare di sabbie e di scogliere..
che oggi più che mai sento lontane..
lontane sono le rondini
nunzie di agognate primavere
E questo cuore naufrago
attraccato a moli sgretolati
avverte sensazioni
di vuoto sotto i piedi..
Il cielo si nasconde ai miei occhi
sotto un alibi di nuvole
e sento la carezza bagnata dell'autunno
che avanza con andatura greve,
mendicante d' azzurro.
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OLTRE L'ORIZZONTE MARINO
L’alba spegne
la lampada della notte
con alito soave.
Con dita bambine
il sole spezza il filo
a una collana di brina
- mentre
pettino
capelli d’interrogativi-.
Davanti
alla mia porta
sosta corporeo il
tempo:
viaggiatore senza
bagaglio
che oblitera quaderni di memorie.
Artista che non concede
i suoi “bis”
- mentre
pettino
capelli d’interrogativi -.
La speranza del giorno
s’indora come il grano
che pur consapevole di falce
vagheggia pane.
Il vento che mi abita dentro
muove il braccio,
a salutare velieri oltre l’orizzonte.
- mentre
pettino
capelli d’interrogativi-
La sera, reca sbuffi di libeccio
e sabbia d’africa mi
deposita sul viso.
Coglierò l’ultima stella,
alle cinque della sera…
-
mentre pettino
capelli d’interrogativi.
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L'ultimo Cielo
Saziatevi occhi miei
di
questo mare bianco,
che
la frusta del maestrale
fa
ruggire,
e
sugli scogli in mille perle
s’infrange,
e
non patisce
della
rena che supina lo tradisce.
Saziatevi
occhi
di
questo mare quieto
che
in confini terrestri si contiene
come
un bimbo che sogna nel lettino.
E
mentre sogna succhia il suo ditino
Riempitevi
occhi miei
di
questo ineguagliato plenilunio,
non
fermate la conta delle stelle,
dalla
prima che nasce
sul
ventre della sera
fino
all’ultima che s’addormenta
nei
mattini del mondo.
Riempitevi
occhi miei
di
questo girotondo
di
astri, di comete,
di
costellazioni,
del
piccolo carro
che
fermo si trascina
sulla
dorsale d’argento
della
luna.
Colmatevi
occhi miei
di
verdi prati,
dove
spontanea spunta la cedrella
e
il rosso papavero decora
il
fedele ed umile tratturo,
che
stradina di campagna fa più bella.
Catturate
fra
le pieghe del cristallino
l’ultimo
rosa dei peschi e dei ciliegi,
il
niveo candore del mandorlo e del pruno
e
il giallo delle ginestre sazie di sole
quando
indorano le valli e poi le alture,
Nello
scrigno delle pupille conservate
come
tra pagine di una pergamena
il
verde della giada
quando
tenta d’eguagliare il filo d’erba,
il
carato dell’oro delle messi,
le
altezze dei cedri
dal
Libano importati,
la
rosa che profuma
e
che ghermisce
la
mano che la strappa
e
la gualcisce.
Chi
ha mani lievi venga
a
svuotare le conchiglie
dei
miei occhi
delle
lacrime che ancora vi dimorano,
voglio
colmare i miei occhi d’azzurro,
voglio
colmare i miei occhi di mare,
voglio
colmare i miei occhi di sole,
perché
quando il Buio
la
Luce dallo sguardo mi rapirà
,
li
condurrò con me nell’altra vita,
dove
non ci sarà tempo per l’amore,
dove
non ci sarà tempo per godere
delle
stelle raccolte con le mani,
della
luna bevuta in un bicchiere.
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Conchiglia
Fossile
Acque dei mari, dei fiumi, dei torrenti
venite a me,
l’emiciclo del mio abbraccio
sarà la vostra baia infinita
dove torneranno messapi a sostare;
sulle vostre sabbie
bianche
cavalcheranno dioscuri.
Danzeranno fanciulle al suono delle vostre onde.
Lontane sirene tenderanno trappole
all’agguato delle murene
e i gabbiani stenderanno lini
per l’amplesso degli amanti.
Mare, mare, con
occhi di salsedine
mi scruti dentro.
La tua voce è quella del marinaio
che a sera chiama per nome velieri senza padrone,
quando s’imbeve di luna il sarago argentato
e l’ultimo
ombrellone
abbandonato
giace riverso immemore di sole.
Un granchio affamato rotola verso la sua tana
briciole di cielo cadute
dalle mani di una donna azzurra,
e poco
lontano un uomo
affonda lo sguardo opalescente
lì dove si perde l’ultimo pensiero.
Mare, che a sera custodisci nostalgie di naviganti,
le tue anse racchiudono paure di naufraghi,
che le albe dissolvono in polline di luce.
La mia anima ambisce
tesori di fondali
e nelle notti agostane
anela vendemmiare
i grappoli porpora dei tuoi coralli.
invece sono qui, attraccata ad un molo
dimenticato dal tempo,
mentre mi illudo, con mani
d’amore,
di riportare alla vita la fossile conchiglia.
24/5/2002
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Simbiosi d'acqua
Che scorre sui ciottoli e li accarezza
fino a renderli lucenti come perle
e qui la trota e l’anguilla guizzano
felici di vivere in materia pacifica
ch’è impensabile ad esse
ogni umana diatriba.
Scorro nell’acqua del fiume
quello dal corso breve
che s’interra e altrove riemerge
ritrovando l’origine
e nei solchi vallivi si riversa
a gonfiare il seme e la radice.
Fusa con l’acqua dei torrenti
la mia anima cattura
l’ultimo oro dei tramonti,
e in mille scaglie
lo restituisce all’onda
dall’agile passo di fanciulla.
Effigie riflessa
nell’acqua marina,
che al mattino nuda e trasparente
ti si offre
prima che l’orma dell’uomo
il plancton dei fondali porti a riva...
Coabito
l’acqua degli oceani
immersa nell’abitato silenzio
degli abissi, al riparo
dagli strilloni di periferia,
dai gadgets delle donne in carriera.
Lì puoi trovarmi
se mi cerchi;
assorta nella contemplazione
della mia stessa solitudine.
Oppure puoi sorprendermi
nel familiare conciliabolo
dell'anima
col fluttuante rosso dei coralli."
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Anche se sarà la stessa luna
a scandire le ore della notte,
quel pendolo di luce
ambìto dalle lucciole agostane,
non sarà meno solo il cuore,
incollato ad un letto di sale
che alita dal mare
brezze senza parole.
Appena ieri, o un anno da allora,
alla deriva di foglie essiccate
apparisti nel vuoto delle veglie,
a regalare àncore di sogni.
Il fuoco acceso
sulla bocca di melograno
soltanto il tuo verso celeste
spegneva.
E contare le stelle
divenne l'atteso momento
per inventare attimi d'eterno
ai bordi di una notte accarezzata,
dove solo i silenzi
levavano alta la
voce,
e pronunciare
parole d'amore
inconfessate.
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Plenilunio di Pasqua
Antifona di Resurezione
annunzia la luna
in tutta la sua forma
e il suo volume.
Occorre che tu sappia,
o morte,
che questa luce dilatata
effonde sul creato
una pioggia di alleluja.
Si schiuderà stanotte
la pietra inamovibile.
Dal vuoto sepolcro
si leveranno voli di colombe .
E Angeli, Angeli, annunzieranno
che il soave Cristo è Risorto.
Anna Marinelli
augura Buona Pasqua
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Vento
Cresce
s'increspa
accarezza
sussurra
parole
d'amore
alle
asfittiche
spighe
di grano
il
vento del Sud.
Domani
ci sarà ancora
Pane
Vento t'invento
quando le vele
affondano
in sabbiemobili
di noia,
per navigare
risalendo
l'onda.
Donna di Vento
Zolla e seme
notte e luna
vento e quiete;
se ti neghi
ai giochi della notte
invano sorgerà
l'aurora.
Invano
il vento suonerà
il flauto di Pan
tra le lenzuola
IN/VENTO
Invento metafonie
nei chiaroscuri marini,
quando emergono
sortilegi dalle onde
e nel tramonto
rosso di sorpresa
m'improvviso
sirena
per tentarti
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DITEMI, SE LO SAPETE!
Difficile descrivere
taluni stati d’animo,
quando l’artiglio adunco della noia
ti ghermisce
lasciandoti graffi sul volto,
gettandoti cenere negli occhi,
torcendoti le pieghe delle labbra
in smorfie di tormento.
Dov’è la luce che ieri
mi tingeva d’arcobaleno
le palpebre,
ora grevi di pianto e di silenzio?
Dov’è il sole?
Dove i volti che
abbracciavo con grandi braccia
pari ad emicicli di cattedrali
scrigni di lucore,
ludoteche di spazi azzurri
dove sfuggenti rondinoni
gremivano di voli le ampie arcate?
Ditemi, se lo sapete!
Dov’è il sole?
*
9/3/2009
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OLTRE LE VETRATE
Non lascerò che entri nel cuore
questo nevischio d’ottobre.
Ho sulla pelle le tracce di un sole agostano
che non vorrei sfrattare dalle membra.
Mi adorna ancora di tepore
Mi seduce di frutti mielosi.
Non voglio socchiudere l’uscio
alla nuova stagione
che d’incognite ha piene le giare e i palmenti.
Ella avanza prodiga di mosto novello
di asprigni cotogni
e vellutati melograni.
Esibendo credenziali di precoci brividi s’insedia
a raggelarmi l’anima contadina
Oh mio sole, non lasciarmi, resta.
C’è tempo per cedere lo scettro al generale inverno
che a pugni stretti respingo oltre.
Oltre le vetrate degli occhi!
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Di mare e di terra
è impastata
questa mia anima leggera,
quando emula la levità dei fiocchi,
il volteggiare di un petalo
che danza
staccandosi dal fiore,
a primavera.
Del mare ardisco mi somigli l’onda
quando spumosa si erge
dall’immensa massa d’acqua,
corona di bolle leggere
ad adornare la fronte ed i pensieri.
Mare mi scorre,
nelle vetuste vene
avvezze all’incessante
sfogliare dei calendari
che sedimentano rughe sulla fronte,
e riflessi cinerini sui capelli.
Terra rossa di fertili vigneti
mi avviluppa alla Vita,
come vitigno appassionato
che di catene vegetali
mi trattiene ancora
in questo presepe di case
che s’imbelletta il volto
di calcina.
Di terra e di mare
i miei occhi sono colmi,
e non v’è altro per me
se non il loro abbraccio stretto
a farmi percepire
l’afflato con l’Immenso
tutt’intorno.
16/01/2010
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Specchiarmi nell’ anima
La mia anima
un’ intricata matassa di musica e poesia.
Un sorriso accennato e mai dischiuso.
Un frutto sempre maturo
nascosto nel fogliame del tempo.
La mia anima>
un vento d’aprile
che smuove vessilli
di vissuto quotidiano.
La mia anima è un libro sempre aperto
per quanti vogliano sfogliare
i frammenti dei miei sogni.
Rosa senza spine
Giardino senza cancello.
Zucchero filato da addentare.
No, non ho paura di specchiarmi
nella mia anima
che mi riporta un’immagine
sconosciuta a me stessa,
ma in crescente divenire.
La mia anima è una lacrima
che nessuno riesce ad asciugare
un bianco lenzuolo che danza,
il volo di un gabbiano
nel cielo di una stanza.
Ottobre 2010
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