Penso,
- senza anestetico la convinzione -
“ potrei impazzire
in questo silenzio,
potrei perdermi
in questo spazio
di cattedrale
trapassata dalla luce.”
Grido forte
nel mutismo labiale,
nell’ora della sera che spaura,
chiamo tutti per nome.
Parlo allo specchio
e mi rispondo
per pietà di me stessa,
smarrita in un dedalo di pensieri
più che nell'ingresso della casa,
amplissimo.
Sfoglio l’album
dei mille volti
e dai mille nomi,
caleidoscopio
delle voci perdute.
“Potessero le mie mani
sfogliare la luna”
mentre intorno
è desertica pianura
e le voci, talismani di musica,
risuonano lontane.
Dove siete bambini
dalle gaie risate.
Chi vi canta ora
la serie dei numeri,
e la ninna-nanna di Brahms,
le sole capaci
di convincere il sonno
a dimorare nei vostri occhi.
Lo stesso sonno che ora diserta i miei.
dalla Panchina delle Muse
1995
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