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La libertà secondo Spielberg 16 agosto 2002
A cosa siamo disposti a rinunciare per la nostra sicurezza?
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Se lo chiede il regista nel suo ultimo film "Minority report" Chi pensa che sia tutta un'operazione commerciale per fare un mucchio di quattrini, si sbaglia di grosso. Semplicemente perché l'ultimo film di Steven Spielberg, "Minority report", è stato girato interamente prima degli attentati dell'11 settembre. I quattrini ci sono, intendiamoci bene: nella prima settimana di proiezioni negli Usa la pellicola ha incassato circa 36 milioni di dollari. Il sospetto dunque è legittimo, anche se totalmente infondato: la storia, tratta da un racconto di Philip Dick pubblicato nel 1956 (lo stesso autore di "Gli androidi sognano pecore elettriche", da cui è stato tratto "Blade Runner" di Ridley Scott) narra di un mondo senza crimini, dove vengono utilizzate raffinatissime tecnologie per scoprire e arrestare preventivamente i criminali.

L'obiettivo è quello di porre fine al più grave dei crimini, l'omicidio, attraverso le indicazioni di tre giovani veggenti, costretti a vivere immersi in una grande piscina e collegati con sofisticate apparecchiature. La pellicola tocca un nervo scoperto: la fede assoluta nella tecnologia ma sopratutto la limitazione delle libertà personali per garantire la sicurezza. Una storia estremamente attuale: dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre, l'Fbi e la Cia, investite di poteri speciali, hanno eseguito l'arresto preventivo di un cittadino americano per un crimine non ancora commesso (responsabile di un presunto complotto per far esplodere una bomba nucleare sporca negli States). Ed è esplosa la polemica, centrata da Spielberg (forse il veggente è lui).

Nel film tutto funziona a dovere fin quando i tre indovini non "sognano" che Tom Cruise, alias John Anderton, capo della squadra "pre-crimine", diventerà un assassino. E lui comincia a combattere una durissima battaglia: prima con se stesso, strenuo difensore del sistema fino a quel momento, poi con il sistema per dimostrare la sua innocenza. «Adoro la tecnologia, ma adesso sono molto più prudente. La tecnologia può essere la nostra migliore amica ma può anche diventare una guastafeste e rovinare le nostre esistenze» ha dichiarato Spielberg in un'intervista rilasciata a Wired. E al New York Times: «Sono disposto a rinunciare ad alcune delle mie libertà personali per impedire che possa avvenire un'altra strage simile a quella dell'11 settembre, ma bisogna decidere dove tracciare la linea», e ha continuato «In questo momento la gente è disposta a rinunciare a molte libertà personali per sentirsi più sicura, è disposta a dare alla Cia e all'Fbi poteri più ampi al fine di debellare queste persone che costituiscono un pericolo per la nostra società (...) ma a quanta libertà è possibile rinunciare? Questo è il problema posto dal mio film film, un problema diventato molto attuale».

C'è grande attesa per questa pellicola che sarà proiettata in Italia a partire dal 27 settembre. Spielberg e Cruise sono stati tra gli ultimi a lavorare con Stanley Kubrick. Non a caso, probabilmente.


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