A
cosa siamo disposti a rinunciare per la nostra sicurezza?
Se lo chiede il regista
nel suo ultimo film "Minority report" Chi pensa che sia tutta un'operazione
commerciale per fare un mucchio di quattrini, si sbaglia di grosso.
Semplicemente perché l'ultimo film di Steven Spielberg, "Minority report",
è stato girato interamente prima degli attentati
dell'11 settembre. I quattrini ci sono, intendiamoci bene:
nella prima settimana di proiezioni negli Usa la pellicola ha incassato
circa 36 milioni di dollari. Il sospetto
dunque è legittimo, anche se totalmente infondato: la storia, tratta
da un racconto di Philip Dick pubblicato
nel 1956 (lo stesso autore di "Gli
androidi sognano pecore elettriche", da cui è stato tratto
"Blade
Runner" di Ridley Scott) narra di un mondo senza crimini,
dove vengono utilizzate raffinatissime tecnologie per scoprire e arrestare
preventivamente i criminali.
L'obiettivo è quello di porre fine al più grave dei crimini, l'omicidio,
attraverso le indicazioni di tre giovani veggenti, costretti a vivere
immersi in una grande piscina e collegati con sofisticate apparecchiature. La
pellicola tocca un nervo scoperto: la fede
assoluta nella tecnologia ma sopratutto la limitazione
delle libertà personaliper garantire la sicurezza. Una
storia estremamente attuale: dopo gli attentati terroristici dell'11
settembre, l'Fbi
e la Cia,
investite di poteri speciali, hanno eseguito l'arresto
preventivo di un cittadino americano per un crimine non ancora
commesso (responsabile di un presunto complotto per far esplodere
una bomba nucleare sporca negli States). Ed è esplosa la polemica,
centrata da Spielberg (forse il veggente
è lui).
Nel film tutto funziona a dovere fin quando i tre indovini non "sognano"
che Tom
Cruise, alias John Anderton,
capo della squadra "pre-crimine", diventerà un assassino. E lui comincia
a combattere una durissima battaglia: prima
con se stesso, strenuo difensore del sistema fino a quel momento,
poi con il sistema per dimostrare la sua innocenza. «Adoro la tecnologia,
ma adesso sono molto più prudente. La tecnologia può essere la nostra
migliore amica ma può anche diventare una
guastafeste e rovinare le nostre esistenze»
ha dichiarato Spielberg in un'intervista rilasciata a Wired.
E al New York Times: «Sono disposto a rinunciare
ad alcune delle mie libertà personali per
impedire che possa avvenire un'altra strage simile a quella dell'11
settembre, ma bisogna decidere dove tracciare la linea», e ha continuato
«In questo momento la gente è disposta a rinunciare a molte libertà
personali per sentirsi più sicura, è disposta
a dare alla Cia e all'Fbi poteri più ampial fine di debellare
queste personeche costituiscono un pericolo per la nostra
società (...) ma a quanta libertà è possibile
rinunciare? Questo è il problema posto dal mio film film, un problema
diventato molto attuale».
C'è grande attesa per questa pellicola che sarà proiettata in Italia
a partire dal 27 settembre. Spielberg
e Cruise sono stati tra gli ultimi
a lavorare con Stanley
Kubrick. Non a caso, probabilmente.
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