Maledetti giornalisti.
Squattrinati, casinisti, disorganizzati, ignoranti, scorbutici. Se
sono bravi sono anche mascalzoni. Ma
giornalisti si nasce o si diventa? Lui, il sommo Indro,
non aveva dubbi: «Giornalisti si nasce!» amava ripetere.
Forse è vero, forse no. Dipende da cosa si intende per giornalismo:
il dibattitoè
serrato e non accenna a placarsi. Il giornalismo è un cane da guardia.
Lo sappiamo. Il giornalismo è il quarto potere. Sappiamo anche questo.
Spesso però è servile, politicizzato, appiattito. E allora, che cosa
c'è di nuovo?
C'è che fuori dal mondo dorato fatto di contratti
collettivinazionali milionari dei vari professionisti
dell'informazione, esiste un genere particolare di giornalismo, quello
più romantico, quello più pericoloso, quello
più difficile. Quello che tutti hanno sognato da piccoli quando hanno
deciso che, cascasse il mondo, da grandi avrebbero fatto i giornalisti.
Lo svolgono nella maggior parte dei casi i freelanceper
proprio conto e ha un nome e delle regole molto particolari.
Si chiama giornalismo
investigativo e va al di fuori di ogni contratto: perché
costa tanto (giorni, settimane, mesi, di
lavoro) e produce poco (quantitativamente
pochi "pezzi"); perché va al di là delle fonti
tradizionali e spesso le tradisce;
perché va al di là della notizia del giorno e cerca fatti ignoti,
più profondi.
Il 2 giugno 1976 a Phoenix in Arizona, Don Bolles,
giornalista di Arizona Republic, al lavoro su un'inchiesta riguardante
la corruzione statale, saltò in aria con
la sua automobile. La sua morte scatenò una delle più famose e meglio
realizzate operazioni di giornalismo investigativo. La IRE(Investigative Reporters and Editors), associazione raggruppante
numerosi giornalisti e direttori che si occupano di giornalismo d'indagine,
inviò una squadra di cinquanta giornalisti che
riuscì a far scoprire l'esecutore materiale dell'attentato e pubblicò
un lavoro demolitore dell'allora senatore Goldwater,
ritenuto il mandante dell'omicidio, denunciando i legami presenti
tra la classe politica dell'Arizona e la mafia
di Las Vegas. L'unica risposta ragionevole alla morte del giornalista
fu continuare il suo lavoro.
Il giornalismo
investigativo è forse questo: l'indipendenza, l'autonomia,
la libertà di gestire le fonti e di non essere gestiti da loro. Forse
è solo un sogno. Di sicuro è un mestiere estremamente pericoloso:
Maria Grazia Cutuli e Ilaria
Alpi sono lì a ricordarcelo.
Se quest'articolo/intervista/post ti è stato utile, supportami con una donazione (con un click sotto, via PayPal): potrò continuare a scrivere anche grazie al tuo aiuto.
Ti ringrazio