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Investigatori con la penna 12 marzo 2002
Tutti i segreti del giornalismo investigativo
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Maledetti giornalisti. Squattrinati, casinisti, disorganizzati, ignoranti, scorbutici. Se sono bravi sono anche mascalzoni. Ma giornalisti si nasce o si diventa? Lui, il sommo Indro, non aveva dubbi: «Giornalisti si nasce!» amava ripetere.

Forse è vero, forse no. Dipende da cosa si intende per giornalismo: il dibattito è serrato e non accenna a placarsi. Il giornalismo è un cane da guardia. Lo sappiamo. Il giornalismo è il quarto potere. Sappiamo anche questo. Spesso però è servile, politicizzato, appiattito. E allora, che cosa c'è di nuovo?

C'è che fuori dal mondo dorato fatto di contratti collettivi nazionali milionari dei vari professionisti dell'informazione, esiste un genere particolare di giornalismo, quello più romantico, quello più pericoloso, quello più difficile. Quello che tutti hanno sognato da piccoli quando hanno deciso che, cascasse il mondo, da grandi avrebbero fatto i giornalisti. Lo svolgono nella maggior parte dei casi i freelance per proprio conto e ha un nome e delle regole molto particolari.

Si chiama giornalismo investigativo e va al di fuori di ogni contratto: perché costa tanto (giorni, settimane, mesi, di lavoro) e produce poco (quantitativamente pochi "pezzi"); perché va al di là delle fonti tradizionali e spesso le tradisce; perché va al di là della notizia del giorno e cerca fatti ignoti, più profondi.

Il 2 giugno 1976 a Phoenix in Arizona, Don Bolles, giornalista di Arizona Republic, al lavoro su un'inchiesta riguardante la corruzione statale, saltò in aria con la sua automobile. La sua morte scatenò una delle più famose e meglio realizzate operazioni di giornalismo investigativo. La IRE (Investigative Reporters and Editors), associazione raggruppante numerosi giornalisti e direttori che si occupano di giornalismo d'indagine, inviò una squadra di cinquanta giornalisti che riuscì a far scoprire l'esecutore materiale dell'attentato e pubblicò un lavoro demolitore dell'allora senatore Goldwater, ritenuto il mandante dell'omicidio, denunciando i legami presenti tra la classe politica dell'Arizona e la mafia di Las Vegas. L'unica risposta ragionevole alla morte del giornalista fu continuare il suo lavoro.

Il giornalismo investigativo è forse questo: l'indipendenza, l'autonomia, la libertà di gestire le fonti e di non essere gestiti da loro. Forse è solo un sogno. Di sicuro è un mestiere estremamente pericoloso: Maria Grazia Cutuli e Ilaria Alpi sono lì a ricordarcelo. 

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