ALLE PORTE DI NAPOLI, NEL CUORE DEL "MARE NOSTRUM" RIVIVE UNA STORIA MILLENARIA

La grande base navale
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L'imperatore Augusto, fondatore della Praetoria Classis Misenenis

 

 

La base navale di Miseno, collocata al centro del Mediterraneo, contrituì ad assicurare a quest'area geografica 350 anni di pace

 

 

La base navale di Miseno era sede della prima legione dell'impero romano: la Prina Legio Auditrix

 

 

Uno fra gli imperatori romani più strettamente legati alla flotta di Miseno fu Lucio Domizio Enobarbo: Nerone. Per i militari della Classis allestì un favoloso Ebeterion nel suo Palatium di Baia

 

 

L'acqua potabile per la flotta imperiale di Miseno veniva dalle sorgenti del Serino, nel Sannio irpino: era portata da un acquedotto lungo 96 chilometri costruito in età augustea

 

 

Le Centum Ceallae (originariamente appartenenti alla villa di Q. Ortensio Ortalo) furono usate come deposito idrico per la flotta in aggiunta alla Piscina Mirabilis

 

 

LATINO VIVO

Le parole, i nomi e le espressioni latine della flotta imperiale di Miseno. Clicca sul disegno per saperne di più....

 

 

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Per cinque secoli a presidio di un Impero

Fino a qualche tempo fa, erano pochi anche fra gli stessi abitanti del posto coloro che avevano una chiara consapevolezza di quello che Miseno fu nei cinque secoli compresi fra la fondazione e la dissoluzione dell'Impero romano d'Occidente. Poi, lentamente, le cose hanno cominciato a cambiare. A rompere il ghiaccio sono stati, sin dai primi anni '80 del secolo scorso, i libri dello scrittore Gianni Race, appassionato ricercatore che - con entusiasmo e rigore storico - ha cominciato a dare corpo alle ombre di un passato che sembrava essersi dissolto nel nulla. Poi, sin dal 1988, hanno cominciato ad arrivare sui luoghi e fra i resti dell'antica base navale i gruppi scolastici organizzati dalla Feder Mediterraneo nell'ambito del programma "Scuola & territorio". L'associazione Misenum, per parte sua, ha dato un contributo determinante alla riscoperta della Classis puntando i riflettori sul Sacello degli Augustali, sulle terme, sul teatro e suggerendo un suggestivo e stimolante approccio dal mare ai luoghi che fecero da scenario a una storia sviluppatasi nell'arco di quasi 500 anni. Nel 1993 un ulteriore, forte impulso al riemergere dell'antica flotta venne dalla ricostruzione nel castello aragonese di Baia del frontale del Sacello degli Augustali da parte della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta.

Busto raffigurante MarcoVipsanio Agrippa

In questo modo, lentamente ma progressivamente, la flotta voluta da Augusto e organizzata da Agrippa ha cominciato a riprendere consistenza e ad assumere contorni sempre più precisi nello spazio e nel tempo. Oggi, grazie a una proposta della Feder Mediterraneo, i luoghi e le testimonianze dell'armata di mare dell'Impero Romano divengono un itinerario culturale di rilevanza europea e mediterraneo che si candida al riconoscimento ufficiale da parte del Consiglio d'Europa.

Approdo sicuro sin dall'epoca in cui Cuma era capitale di uno stato greco il cui territorio andava dalla foce del Volturno alla Penisola Sorrentina, Miseno ebbe una rilevanza per la nascente marina da guerra di Roma già durante la repubblica. Quando la scelta del doppio bacino dei laghi d'Averno e Lucrino quale sede del Portus Jiulius si rivelò inadeguata - per gli effetti del bradisismo e dell'insabbiamento - quella di Miseno apparve ad Agrippa come una soluzione naturale e senza paragonabili alternative su tutta la costa del Tirreno. Con l'assenso di Augusto e con la consapevolezza dei problemi che avevano determinato la crisi del Portus Julius, la nuova base della sempre più organizzata e imponente flotta imperiale nacque con tutti i requisiti e gli accorgimenti che le avrebbero consentito di continuare a funzionare ininterrottamente per quasi 5 secoli.

Particolare della statua di Nerva-Domiziano rinvenute nel Sacello degli Augustali a Capo Miseno

Parte di un sistema ideato da Agrippa durante la fase conclusiva della guerra civile da cui sarebbe scaturito il nuovo principato augusteo (che coinvolgeva gli approdi di Averno-Lucrino e di Cuma e si rafforzava grazie alla vicinanza con il porto commerciale di Puteoli),  la base di Miseno fu strutturata come una potentissima macchina militare cui era affidato il controllo sull'intero Mediterraneo occidentale, dalle coste tirreniche dell'Italia alle colonne d'Ercole e oltre. Si trattava di uno dei due principali punti di appoggio del potere imperiale: l'altro era costituito dalla flotta basata a Ravenna, competente per il Mediterraneo orientale. Dati i mezzi di trasporto dell'epoca, le due armate di mare costituivano i reparti dell'esercito imperiale  che più rapidamente potevano raggiungere località, anche lontane, dove si manifestavano focolai di crisi o dove, comunque, era necessario, far sentire la presenza militare di uno Stato vastissimo e cosmopolita quale era l'Impero Romano.

Di qui il particolarissimo rapporto che legò, sin dall'inizio, le due flotte di Miseno e Ravenna alla persona degli imperatori. Nel palatium di Baia l'imperatore Nerone fece dedicare allo svago di ufficiali e soldati della Classis misenate un'intera ara dalla sua residenza: quella che aveva fatto realizzare sui terreni ereditati dalla zia Domizia. Questo settore del palazzo fu chiamato, alla greca, ebeterion (cioè luogo per il divertimento dei giovani).  E un altro ebeterion si trovava a Ravenna, a riprova di un legame fra l'imperatore e le due flotte che andava ben al di là della persona dei singoli sovrani.

La presenza a Miseno della prima legione dell'esercito romano (Prima legio auditrix), e a Ravenna della seconda (Secunda legio auditrix) conferma in maniera definitiva la tesi di chi riconosce alla doppia armata navale un ruolo politico-militare decisivo rispetto all'esigenza di equilibrio e di sicurezza dell'Impero. La Scola militum (o Scola armatorum) dove i 6500 uomini della legione erano addestrati a combattere sul mare era il punto di collegamento fra la tradizionale efficacia terrestre delle tecniche di combattimento dell'esercito romano e la altrettanto vigorosa capacità offensiva della flotta imperiale. La ricerca certosina cui lo storico Gianni Race ha dedicato molti anni della sua vita ha permesso di ipotizzare, con buona approssimazione, che le unità navali in forza alla flotta di Miseno dovevano essere almeno 300: di queste solo il nucleo principale stazionava stabilmente nei due bacini dei Campi Flegrei, lì dove aveva sede il comando in capo dell'armata di mare. Nuclei secondari, dipendenti dal praefectus di Miseno,  erano dislocati in Sicilia, nel Norda Africa, in Ispania e in Gallia.

Miseno era il cuore dell'immenso meccanismo organizzativo della flotta. Sul territorio compreso fra Monte di Procida, Capo Miseno e Baia erano concentrate tutte le strutture logistiche, che dovevano coinvolgere molte migliaia di persone. Ai 6500 uomini della prima legione, infatti, si aggiungevano i classari (i marinai della flotta) con i loro familiari, schiavi e prigionieri addetti ai remi delle navi, il personale cui erano affidati servizi logistici e approvvigionamenti e i civili residenti nel municipio di Misenum fra cui, non ultimi, i numerosi componenti del Collegium degli Augustali. Una stima, molto approssimativa, autorizzerebbe a pensare a una presenza complessiva di almeno 25.000 o 30.000 persone.

I due spacchi d'acqua - oggi, rispettivamente, lago di Miseno (popolarmente detto Maremorto) e porto di Miseno - avevano funzioni distinte. Il primo era utilizzato come cantiere navale e come luogo riparato per lo stazionamento invernale delle navi. Il secondo come spazio destinato agli attracchi e alle attività portuali vere e proprie. Fra l'uno e l'altro esisteva un canale sufficientemente largo a consentire il passaggio di una nave a remi spiegati: sul canale un ponte girevole (pons versatilis) permetteva di mantenere attivo il collegamento stradale fra le località che attualmente sono indicate con i nomi di Bacoli (un tempo, Bauli) e Miseno, L'intero territorio della penisola misenate doveva essere diffusamente occupato da caserme, depositi, officine navali, abitazioni ed edifici pubblici.

La residenza del praefectus pare si trovasse  su quella che oggi è l'isoletta tufacea di Punta Pennata e che, prima del 1966, era collegata alla costa di Bacoli mediante un istmo sabbioso smantellato e travolto da una bufesa. La maggior parte dei classari e dei residenti di Miseno deceduti nei 5 secoli compresi fra la nascita e la chiusura della base navale furono seppelliti in una sterminata necropoli che va dalla località oggi chiamata Miliscola fin quasi al promontorio di Cuma, passando per le località che oggi vengono indicate con i nomi di Cappella e Fusaro.

Tra i resti archeologici che fanno da testimoni della storia della base navale primeggiano i depositi idrici: quello della Piscina Mirabilis, costruito espressamente per servire la flotta, e quelli delle Centum Cellae e della Dragonara, originariamente appartenenti alle ville marittime di Quinto Ortensio Ortalo e di Lucullo e, successivamente, incamerati nel demanio imperiale e usati per far fronte alle accresciute esigenze dell'armata di mare. Tra il 1969 e il 1972 furono riportati alla luce i resti del Sacello degli Augustali. Avanzi significativi rimangono dell'antico teatro con ingresso dal mare e delle terme di Miseno. Attorno al lago emergono resti di antiche costruzioni, forse appartenenti ai cantieri navali. Capitelli e pèzzi di colonne sono stati raccolti sul sagrato della Chiesa di S,Sossio, alla Marina Piccola di Miseno. All'imboccatura del porto affiorano i resti dei moli che proteggevano la base nei confronti del mare aperto: Agrippa li fece basare su grandi pilastri (pilae) separati gli uni dagli altri, in modo da consentire il passaggio dell'acqua e di impedire, in questo modo, l'insabbiamento che aveva provocato la prematura crisi del Portus Julius.

 

 

 

 

Navigare necesse est, si diceva a quei tempi: l'impero romano riuniva tutti i territori circostanti quello che veniva chiamato Mare Nostrum. La navigazione, pertanto, era indispensabile tanto per i traffici commerciali quanto per la difesa militare. La flotta imperiale di Miseno aveva il compito di tenere sotto controllo l'intero Mediterraneo occidentale. Quella con sede a Ravenna, invece, aveva la responsabilità per il Mediterraneo orientale.

 

 

Marco Vipsanio Agrippa fu l'organizzatore della marina da guerra dell'Impero Romano e il progettista della base navale di Miseno. Gli fu concesso l'onore di cingere la "corona bavale"

 

 

Fra i più celebri ammiragli della flotta imperiale di Miseno va ricordato Gaio Plinio Secondo (detto il vecchio), autore della Naturalis Historia, morto nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio di quell'anno

 

 

Le navi della flotta di Miseno erano costruite e armate nel bacino interno: si muovevano con relativa velocità sull'acqua grazie ad una sapiente velatura e alla forza di migliaia di braccia. Quelle dei rematori imbarcati a bordo di liburne e triremi, di quadriremi, pentaremi ed esaremi.

 

 

Intanto, dalle nebbie di un lontanissimo passato riemergono i nomi delle navi della flotta di Miseno. Ce li restituiscono le lapidi di marmo con le iscrizioni trovate nei Campi Flegrei e a Roma, a Ravenna, in Grecia, in Macedonia.  Sono i nomi di liburne e triremi, di quadriremi e pentaremi. C'è, persino il nome, di una esareme. Si chiamava Ops. Un nome che era tutto un programma. Significava: la forza, la potenza..

 

 

LA PRIMA LEGIO AUDITRIX

Erano i fedelissimi dell'imperatore. Clicca sulla foto 

 

 

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Aggiornato il: 18 febbraio 2003