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L'imperatore Augusto, fondatore della Praetoria Classis Misenenis
La base navale di Miseno, collocata al centro del Mediterraneo, contrituì ad assicurare a quest'area geografica 350 anni di pace
La base navale di Miseno era sede della prima legione dell'impero romano: la Prina Legio Auditrix
Uno fra gli imperatori romani più strettamente legati alla flotta di Miseno fu Lucio Domizio Enobarbo: Nerone. Per i militari della Classis allestì un favoloso Ebeterion nel suo Palatium di Baia
L'acqua potabile per la flotta imperiale di Miseno veniva dalle sorgenti del Serino, nel Sannio irpino: era portata da un acquedotto lungo 96 chilometri costruito in età augustea
Le Centum Ceallae (originariamente appartenenti alla villa di Q. Ortensio Ortalo) furono usate come deposito idrico per la flotta in aggiunta alla Piscina Mirabilis
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Gemellaggio fra Miseno e Ravenna
Le scuole di Campania ed Emilia Romagna ricordano le due grandi flotte militari dell'Impero Romano Mettere in comunicazione le scuole della Campania e quelle dell'Emilia Romagna per un singolare e stimolante gemellaggio culturale: quello teso a rievocare e riscoprire le due grandi flotte militari che, per secoli, garantirono la stabilità e la continuità dell'Impero Romano. Le flotte di Miseno, presso Napoli, e di Ravenna escono dalle nebbie di un passato remoto che le aveva inghiottite e fatte dimenticare, per diventare oggetto di attenzione, di curiosità, di studio e di iniziativa culturale. A promuovere il gemellaggio è stata la Feder-Mediterraneo, organizzazione indipendente membro della Task Force ONG del Consiglio d'Europa, che ha inserito l'iniziativa nel proprio programma didattico "Scuola & Territorio" che si svolge con l'adesione del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Senato, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del MIUR Ufficio Scolastico Regionale della Campania, del MICA Direzione Generale per il Turismo, della Regione Campania, della Provincia di Napoli, di 33 Comuni e di molti altri enti pubblici e privati.
.Primo atto concreto del "gemellaggio" sarà l'avvio dell'itinerario didattico "Porto romano di Miseno", cui sono stati invitati a partecipare gli studenti di Ravenna e quelli di tutte le altre località italiane potenzialmente interessati all'iniziativa. Insieme con quella di Ravenna, la costituiva "lo scudo di Roma" sui mari: la Praetoria Classis Misenensis - la flotta più potente dell'Impero Romano che aveva le sue basi nei bacini interno ed esterno di Miseno - è stata "ricostruita", sia pure soltanto sulla carta, da studiosi e archeologi. Una pazienza certosina, anni di meticolose ricerche e una tenace volontà hanno consentito di schierare, sul tavolo degli appassionati di una storia particolarmente avvincente e suggestiva, i nomi di quasi 50 triremi, di 9 quadriremi, di 11 liburne e, persino, quelli delle imponenti navi ammiraglie della flotta imperiale: l'esareme Ops e la qinquereme Victoria "E' dallo studio delle lapidi che siamo riusciti a ricavare il tipo e il nome delle navi romane alla fonda nel porto militare di Miseno", ha spiegato Giovanni Race nel suo libro L'Impero sommerso: "Sono nomi presi dalla mitologia, dalla geografia e dalle virtù cardinali del cittadino romano. Tra le epigrafi esaminate siamo riusciti a distinguere oltre 70 navi, che abbiamo ritrovato in più di un'occasione". La documentazione navale romana, per la verità, non è molto ampia, il che ha reso più difficile la ricerca: "L'attenta lettura delle epigrafi dei monumenti votivi e funerari, nonchè dei diplomi, che ci sono pervenuti numerosi, hanno consentito di delineare un quadro molto interessante della forza navale agli ordini del prefetto di Miseno, braccio destro degli antichi imperatori. Va, comunque, sottolineato che smarrimenti e distruzioni di un numero impressionanti di tombe e lapidi ci ha privato di preziosissimi altri elementi, necessari ad avere un panorama esatto sugli effettivi e sui mezzi di quella che appare come la più grande flotta dell'antichità". Africani, alessandrini, corsi, frigi, bessi, binini, cilici, dalmati, egiziani, germanici, greci, italici, libici, macedoni, misii, niceani, nocerini, pampilii, pontici, pannoni, sardi, neapolitani: i marinai della flotta di Miseno provenivano da tutte le regioni dell'Europa, dell'Africa e dell'Asia Minore bagnate dal Mediterraneo. Da ogni parte, quindi, dell'Impero Romano e di questa grande varietà di popoli e razze rappresentavano anche la sintesi sul piano strategico. Lo studio delle lapidi rinvenute a Miseno, nei Campi Flegrei, a Roma e in Grecia, tuttavia, ha consentito di rubare al mistero che ancora, per molti versi, avvolge la storia della "classis" misenate un altro segreto: almeno un terzo degli effettivi della flotta imperiale romana cui era affidato il controllo del Mediterraneo occidentale era composto da africani e, in particolare, da egiziani provenienti da Alessandria, la mitica metropoli del paese su cui regnarono i Faraoni. Un dato questo, che, in precedenza, non veniva dato per scontato e che, in ogni caso, offre lo spunto per utili riflessioni sulla natura e sugli equilibri dell'organizzazione statale che aveva in Roma il suo epicentro e le radici su tutti i versanti di quello che allora era chiamato Mare Nostrum. "Combattendo contro i pirati illirici, Vipsanio Agrippa aveva notato che questi disponevano di una nave dalla carena tonda e delle vele tonde, caratterizzata da una estrema mobilità, per cui diveniva inafferrabile", ricorda Giovanni Race: "Dopo aver catturato la prima di queste navi, non esitò a copiarne lo schema. Ebbene, la liburna (due ordini di remi) fu l'arma segreta che permise a Ottaviano la storica vittoria di Azio. Dalle epigrafi ci sono stati tramandati i nomi di una dozzina di liburne, inquadrate nell'armata navale alla fonda nel porto di Miseno". "La trireme, invece", aggiunge, "deriva il suo schema da precedenti modelli greci, sia pure modificati e snelliti: misurava 40 metri di lunghezza, 5 e mezzo di larghezza e, dallo scafo emerso, sovrastava di un metro in altezza. La sua dislocazione si aggirava tra le 240 e le 250 tonnellate. Aveva un equipaggio di 200 uomini,, di cui 156 vogatori e un manipolo di una trentina di milites per l'arrembaggio: una quindicina erano gli ufficiali e i sottufficiali. Era comandata da un trierarca. Probabilmente, le triremi ancorate a Miseno dovettero essere centinaia: "Le notizie raccolte", dice lo storico Race, "ci permettono di far sfilare, con la fantasia, dinanzi agli occhi degli uomini moderni le unità dell'antica flotta. Mentre i tibicines soffiano le note marziali della marcia, la parata ha inizio. Sventolano i vessilli, si alzano i pavesi, si odono gli ordini urlati a voce. Le navi hanno gli scafi dipinti di azzurro ceruleo, bianco e rosso. Sono ricche di ornamenti in bronzo. Il rostro si protende minacciosamente dalla prua verso il nrmico. Visibile e pronto allo scatto è il corvo, la passerella che veniva gettata dalla plancia sulla nave nemica, quando gli arrembatori della legione di Miliscola si lanciavano all'assalto. Molte delle grandi unità, triremi e quadriremi, fanno mostra di possenti macchine belliche: catapulte, torri e falariche. Otto, in formazione, su una piattaforma trasportano un terribile ordigno: il sambuco, che fu protagonista della vittoria del console Marcello a Siracusa". L'itinerario didattico permette di ricostruire l'antico porto di Miseno con i suoi due bacini comunicanti attraverso un canale scavalcato da un ponte di legno girevole che assicurava i collegamenti fra Baia, per 3 secoli sede degli imperatori, e la grande base dell'armata di mare. Si visitano i resti della città di Misenum, la Piscina Mirabilis e le Centum Cellae (due fra i più grandi depositi d'acqua potabile dell'antichità pervenuti fino a noi) e il Sacello degli Augustali, tempio (oggi semi sommerso in seguito al bradisismo) dove i militari della flotta adoravano gli imperatori come divinità, ricostruito suggestivamente nel Museo archeologico dei Campi Flegrei realizzato fra i bastioni del castello aragonese di Baia. L'itinerario può essere seguito nel corso di visite di mezza giornata, ma - per i gruppi scolastici provenienti da regioni diverse dalla Campania - è stato inserito anche nel programma di viaggio d'istruzione "Quattro giorni a Napoli e nei mitici Campi Flegrei".
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Navigare necesse est, si diceva a quei tempi: l'impero romano riuniva tutti i territori circostanti quello che veniva chiamato Mare Nostrum. La navigazione, pertanto, era indispensabile tanto per i traffici commerciali quanto per la difesa militare. La flotta imperiale di Miseno aveva il compito di tenere sotto controllo l'intero Mediterraneo occidentale. Quella con sede a Ravenna, invece, aveva la responsabilità per il Mediterraneo orientale.
Marco Vipsanio Agrippa fu l'organizzatore della marina da guerra dell'Impero Romano e il progettista della base navale di Miseno. Gli fu concesso l'onore di cingere la "corona bavale"
Fra i più celebri ammiragli della flotta imperiale di Miseno va ricordato Gaio Plinio Secondo (detto il vecchio), autore della Naturalis Historia, morto nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio di quell'anno
Le navi della flotta di Miseno erano costruite e armate nel bacino interno: si muovevano con relativa velocità sull'acqua grazie ad una sapiente velatura e alla forza di migliaia di braccia. Quelle dei rematori imbarcati a bordo di liburne e triremi, di quadriremi, pentaremi ed esaremi.
Intanto, dalle nebbie di un lontanissimo passato riemergono i nomi delle navi della flotta di Miseno. Ce li restituiscono le lapidi di marmo con le iscrizioni trovate nei Campi Flegrei e a Roma, a Ravenna, in Grecia, in Macedonia. Sono i nomi di liburne e triremi, di quadriremi e pentaremi. C'è, persino il nome, di una esareme. Si chiamava Ops. Un nome che era tutto un programma. Significava: la forza, la potenza..
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