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L'imperatore Augusto, fondatore della Praetoria Classis
Misenenis
La base navale di Miseno, collocata al centro del
Mediterraneo, contrituì ad assicurare a quest'area geografica 350 anni di pace
La base navale di Miseno era sede della prima legione
dell'impero romano: la Prina Legio Auditrix
Uno fra gli imperatori romani più strettamente legati alla
flotta di Miseno fu Lucio Domizio Enobarbo: Nerone. Per i militari della Classis
allestì un favoloso Ebeterion nel suo Palatium di Baia
L'acqua potabile per la flotta imperiale di Miseno veniva
dalle sorgenti del Serino, nel Sannio irpino: era portata da un acquedotto lungo
96 chilometri costruito in età augustea
Le Centum Ceallae (originariamente appartenenti alla
villa di Q. Ortensio Ortalo) furono usate come deposito idrico per la flotta in
aggiunta alla Piscina Mirabilis
LATINO
VIVO
Le parole, i nomi e le
espressioni latine della flotta imperiale di Miseno. Clicca sul disegno
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a bordo della flotta di Miseno
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Flotta cosmopolita,
sintesi di un Impero mediterraneo
Insieme con quella di Ravenna, costituiva lo
"scudo di Roma" sui mari: la Praetoria Classis Misenensis -
la flotta più potente dell'Impero Romano che aveva la sua principale base nei
bacini interno ed esterno di Miseno - è stata ricostruita, sia pure soltanto
sulla carta, da studiosi ed archeologi. Una pazienza certosina, anni di
meticolose ricerche e una tenace volontà hanno consentito di schierare, sul
tavolo degli appassionati di una storia particolarmente avvincente e
suggestiva, i nomi di quasi cinquanta triremi, di nove quadriremi, di undici
liburne e persino quelli di alcune imponenti navi ammiraglie della flotta
imperiale: la esareme Ops e la pentareme Victoria.
"E' dallo studio delle lapidi che siamo riusciti
a ricavare il tipo e il nome delle navi romane alla fonda nel porto romano di
Miseno", ha spiegato Gianni Race nel sul libro "L'Impero
sommerso": "Sono nomi presi dalla mitologia, dalla geografia e dalle
virtù cardinali del cittadino romano. Tra le epigrafi esaminate siamo
riusciti a distinguere oltre settanta navi, che abbiamo ritrovato in più di
una occasione". La documentazione navale romana, per la verità, non è
molto ampia, il che ha reso più difficile la ricerca: "L'attenta lettura
delle epigrafi dei monumenti votivi e funerari, nonchè dei diplomi, che sono
pervenuti numerosi. hanno consentitodi delineare un quadro molto interessante
della consistenza della forza navale agli ordini del prefetto di Miseno,
braccio destro degli antichi imperatori. Va, comunque, sottolineato che
smarrimenti e distruzioni di un numero impressionante di tombe e di lapici ci
ha privato di altri preziosissimi elementi, necessari a farci avere un
panorama esatto sugli effettivi e sui mezzi di quella che appare essere la
più grande flotta militare dell'antichità".
Africani, alessandrini, corsi, frigi, bessi, bitini,
cilici, dalmati, egiziani, germanici, greci, italici, libici, macedoni,
misenensi, misii, niceani, nocerini, pampilii, pontici, pannoni, sardi: i
marinai della flotta di Miseno provenivano da tutte le parti dell'Europa, el
Nord Africa e del Medio Oriente bagnate del Mediterraneo. Da ogni parte,
quindi, dell'Impero Romano e di questa grande varietà di popoli e di razze
rappresentavano anche la sintesi sul piano strategico .
Lo studio delle lapidi rivenute a Miseno, nei Campi
Flegrei, a Roma ein Grecia, tuttavia, ha consentito di rubare al mistero che
ancora, per molti vrrsi, avvolge la storia della Praetoria Classis
Misenensis un altro segreto: almeno un terzo degli effettivi della
flotta imperiale romana era composto da africani e, in particolare, da
egiziani provenienti da Alessandria, la mitica metropoli ellenistica del paese
su cui regnarono i Faraoni. Un dato questo che, in precedenza, non veniva dato
per scontato e che, in ogni caso, offre lo spunto per utili riflessioni sulla
natura e sugli equilibri dell'organizzazione statale che avevain Roma il
suo epicentro e le sue radici su tutti i versanti di quello che allora era
chiamato Mare Nostrum.
"Combattendo contro i pirati illirici, Marco
Vipsanio Agrippa veva notato che questi disponevano di una nave di carena e
vele tonde, dotate di grande mobilità per cui diveniva inafferrabile",
ricorda Gianni Race: "Dopo aver catturata la prima di queste nevi, non
esitò a copiarne lo schema. Ebbene, la liburna (nave a due ordini di
rematori) fu l'arma segreta che permise a Ottaviano la storica vittoria di
Azio. Dalle epigrafi ci sono stati tramandati i nomi di una dozzina di liburne
, inquadrate nell'armata navale alla fonda nel porto di Miseno".
"La trireme, invece", aggiunge,
"deriva il suo schema da precedenti modelli greci, sia pure
modificati e snelliri. Misurava 40 metri di lunghezza e 5 e mezzo di larghezza
e, dallo scafo emerso, sovrastava di un metro di altezza. La sua dislocazione
si aggirava tra le 240 e le 250 tonnellate. Aveva un quipaggio di 200 uomini,
di cui 156 vogatori e un manipolo di una trentina di milites per
l'arrembaggio: una quindicina erano gli ufficiali e i sottoufficiali. Era
comandato da un trierarca, probabilmente, le triremi ancorate a Miseno
dovettero essere centinaia ".
Dal 1943 al 1945, sui fondali di Miseno, e, nel
novembre 1968, al largo della Marina Grande di Bacoli furono localizzate
alcune navi romane cariche di anfore. Una draga dell'Arsenale di Napoli, nel
1908, aveva riportato alla luce grosse ancore ripescate proprio nei fondali di
Miseno. Il comandante della nave "Guardiano", Oreste Claves,
individuò i resti di una trireme e di una liburna. Tentò di recuperarli, ma
non riuscì che a ripescare anfore e ancorotti. Sempre nelle acque di Miseno
sono state trovate anfore trapezoidali , ceppi di pietra e ceppi di piombo:
qualche altro esemplare è stato trovato anche al largo di Punta
dell'Epitaffio. Il loro peso varia fra i 150 e i 200 chili. Alcune ancore
riportavano impressi i nome di due famose triremi della flotta di Miseno: Ceres
e Isis. Va ricordato, a questo proposito che Isis era anche il nome
della gigantesca nave di cui lo scrittore romano Luciano parla in un suo
romanzo.
La certosina pazienza e la tenacia nella ricerca
profusa dallo storico Gianni Race, che ha lavorato per anni sui testi delle
epigrafi romane ritrovate in diverse localià, hanno permesso di rimettere
insieme una nutrita lista di nomi che fecero parte della flotta imperiale di
Miseno, sicuramente assai rappresentativa di quella che fu la realtà
quotidiana dell'armata di mare che legò per 5 secoli la sua storia a quella
dei due bacini dei Campi Flegrei.
"Le notizie raccolte", dice lo storico
Race, "ci permettono di far sfilare con la fantasia, dinanzi agli occhi
degli umini moderni, le unità dell'antica flotta. Mentre i tibicines
sdffiano le note marziali della marcia, la parata ha inizio. Sventolano i
vessilli, si alzano i pavesi, si odono gli ordini gridati a voce. Le navi
hanno gli scafi dipinti di azzurro ceruleo, bianco o rosso. Sono ricche di
ornamenti di bronzo, Il rostro si protende minacciosamente dalla prua verso il
nemico. Visible e pronto allo scatto è il corvo, la passerella che veniva
gettata dalla plancia sulla nave nemica, quando gli arrembatori della legione
di Miliscola si recavano all'attacco. Molte delle grandi unità, triremi e
quadriremi, fanno mostra di possenti macchine belliche: catapulte, torri e
falariche. Otto, in formazione, su una piattaforma, trasportano un terribile
ordigno: il sambuco, che fu protagonista della vittoria del console Marcello a
Siracusa".
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Navigare necesse est, si diceva a quei tempi: l'impero romano riuniva
tutti i territori circostanti quello che veniva chiamato Mare Nostrum. La
navigazione, pertanto, era indispensabile tanto per i traffici commerciali
quanto per la difesa militare. La flotta imperiale di Miseno aveva il compito di
tenere sotto controllo l'intero Mediterraneo occidentale. Quella con sede a
Ravenna, invece, aveva la responsabilità per il Mediterraneo orientale.
Marco Vipsanio Agrippa fu l'organizzatore della marina da guerra
dell'Impero Romano e il progettista della base navale di Miseno. Gli fu concesso
l'onore di cingere la "corona bavale"
Fra i più celebri ammiragli della flotta imperiale di Miseno va ricordato
Gaio Plinio Secondo (detto
il vecchio), autore della Naturalis Historia, morto nel 79 d.C. durante
l'eruzione del Vesuvio di quell'anno
Le navi della flotta di Miseno erano costruite e armate nel bacino
interno: si muovevano con relativa velocità sull'acqua grazie ad una sapiente
velatura e alla forza di migliaia di braccia. Quelle dei rematori imbarcati a
bordo di liburne e triremi, di quadriremi, pentaremi ed esaremi.
Intanto, dalle nebbie di un lontanissimo passato riemergono i nomi delle
navi della flotta di Miseno. Ce li restituiscono le lapidi di marmo con le
iscrizioni trovate nei Campi Flegrei e a Roma, a Ravenna, in Grecia, in
Macedonia. Sono i nomi di liburne e triremi, di quadriremi e pentaremi.
C'è, persino il nome, di una esareme. Si chiamava Ops. Un nome che era
tutto un programma. Significava: la forza, la potenza..
LA
PRIMA LEGIO AUDITRIX
Erano
i fedelissimi dell'imperatore. Clicca sulla foto |
..
In
barca a MISENUM
ogni sabato e domenica dalle 10,30, porticcolo di Capo
Miseno
PRENOTA
Ass.
Misenum 081-5233977,
338-9416639, 338-8911536 |
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