ALLE PORTE DI NAPOLI, NEL CUORE DEL "MARE NOSTRUM" RIVIVE UNA STORIA MILLENARIA

I Campi Flegrei
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L'imperatore Augusto, fondatore della Praetoria Classis Misenenis

 

 

La base navale di Miseno, collocata al centro del Mediterraneo, contrituì ad assicurare a quest'area geografica 350 anni di pace

 

 

La base navale di Miseno era sede della prima legione dell'impero romano: la Prina Legio Auditrix

 

 

Uno fra gli imperatori romani più strettamente legati alla flotta di Miseno fu Lucio Domizio Enobarbo: Nerone. Per i militari della Classis allestì un favoloso Ebeterion nel suo Palatium di Baia

 

 

L'acqua potabile per la flotta imperiale di Miseno veniva dalle sorgenti del Serino, nel Sannio irpino: era portata da un acquedotto lungo 96 chilometri costruito in età augustea

 

 

Le Centum Ceallae (originariamente appartenenti alla villa di Q. Ortensio Ortalo) furono usate come deposito idrico per la flotta in aggiunta alla Piscina Mirabilis

 

 

LATINO VIVO

Le parole, i nomi e le espressioni latine della flotta imperiale di Miseno. Clicca sul disegno per saperne di più....

 

 

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Un intreccio di mare e crateri vulcanici 

Dai miti su Miseno alla distruzione a opera dei Saraceni nel IX secolo

Il territorio di Miseno modellato dalla natura vulcanica  dei Campi Flegrei: fu scelto quale ottimo approdo naturale anche dai Cumani. Dal 31 a.C. fu sede di una colonia militare augustea

Il porto di Miseno costituisce il cratere centrale del gruppo dei crateri di Miseno: a nord c'è il ccratere della Conca di Bacoli e a sd quello di Capo Miseno. Sono tutti costituiti da tufo trachitico compatto con uno strato di copertura di tufo grigio incoerente e da banchi di leucite. Essi appartengono al secondo periodo eruttivo dei Campi Flegrei e si formarono dopo quelli di Ischia, Procida e Vivara, nell'avanzato quaternario. I crateri di Miseno iniziarono le loro eruzioni sottomarine, dopo emerseo, cadendo in preda alle forze distruttive delle onde e dell'atmosfera, che hanno spezzato l'insenatura di Miseno dalle penisolette di Pennata (isola dal 1966), Salparella e Punta Terone. Il cratere di Bacoli è completamente trasformato, quello di Capo Miseno è ridotto a un terzo della sua grandezza originaria.

Capo Miseno, per la sua forma simile a un tumulo, fece nascere la leggenda che esso fosse una tomba preistorica. Virgilio vi fa seppellire Miseno, araldo di Enea. Strabone, invece, identifica il capo con il paese dei Lestrigoni, dove tre compagni di Ulisse scesero a esplorare la terra, ma uno di essi, Miseno, fu assalito da Antifato. Gli altri ebbero appena il tempo di salvarsi, perchè i Lestrigoni, simili a giganti, cominciarono con forti boati a lanciare pietre e misero in pericolo la nave di Ulisse. E' evidente l'allusione ai crateri dei Campi Flegrei in eruzione.

Già durante l'egemonia marittima di Cuma fu riconosciuta l'importanza strategia di questo riparato porto naturale e i greci lo utilizzarono come base navale per la loro espansione militare e commerciale. Annibale, quando - nel 214 a.C. - devastò il territorio cumano, comprese anche Miseno nel saccheggio. Sotto i romani, in età repubblicana, le alture di Bacoli e Miseno si popolarono di sontuose ville, fra cui quella di Caio Mario. Ma l'importanza di questo seno di mare crebbe enormmente e in maniera definitiva sotto Augusto, prima con le opere militari e navali attuate da Marco Vipsanio Agrippa in tutta la regione cumana (costruzione del Portus Julius nei laghi d'Averno e Lucrino e, poco dopo, con la designazione di Miseno a base navale militare). Come Ravenna per l'Adriatico e il Mediterraneo orientale, questo porto divenne il più importante del Tirreno e del Mediterraneo occidentale.

La base navale della Praetoria Classis Misenensis su componeva di due bacini, comunicanti fra loro attraverso un canale scavalcato da un ponte di legno girevole che assicurava i collegamenti fra i centri di Baiae (sede della residenza imperiale più importante dopo quella di Roma) e Misenum: uno esterno, quello ancora oggi chiamato porto di Miseno, protetto all'imboccatura contro i marosi (in corrispondenza delle Punte Pennata e Salparella) da due moli di cui ancora si osservano a poca profondità nel mare i piloni di fondazione (quello a sinistra, più lungo, misura circa 180 metri ed eraprotetto da una doppia filas di pilae); un bacino più interno, oggi indicato come lago Miseno, usato per l'allestimento e l'armamento delle navi. 

La flotta che vistazionava, in un primo tempo, venne detta Classis Misenensis, poi, all'iizio del II secolo dell'Impero, assunse il nome di Praetoria Classis Misenensis, trattandosi di una flotta sottoposta al comando diretto dell'imperatore. L'opera più grandiosa rimasta a testimoniare quell'epoca è la Piscina Mirabilis, creata per l'approvvigionamento idrico della flotta. Innumerevoli sepolcri ed ipogei venuti alla luce lungo la sponda nord est del lago e nello stesso abitato di Cappella hanno restituito numerose iscrizioni relative a ufficiali e soldati della flotta misente.

La città di Misenum, ebbe origine da una colonia militare fondata da Augusto (31 a.C:) e con l'installazione della flotta nel suo golfo crebbe di importanza, sviluppandosi a sud del porto, in corrispondenza dell'attuale abitato. Ebbe anche una sua vita municipale, pur conservando un prevalente carattere militare, fino al 476 d.C., anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Dai primi secoli cristiani la sua diocesi fu aggregata a quella di Cuma. Fu distrutta nel IX secolo dai Saraceni, che continuarono a utilizzare le acque raccolte nei depositi della Grotta della Dragonara, in una località ancora oggi chiamata Cala Moresca.

Entrando nell'abitato moderno, si notano gli avanzi delle antiche terme, consistenti nelle fondazioni di una costruzione circolare con nicchie e una sala, un tempo coperta da una volta. Sul versante est della Punta della Salparella è appoggiata la cavea del teatro romano (meglio visibile dal mare con una barca), diviso in due ordini da na precinzione: dal primo ordine è tagliato nel colle un passaggio  a mare per gli spettatori che arrivavano su imbarcazioni. Accanto al teatro, fra il 1969 e il 1972, sono stati portati alla luce i resti di una costruzione religiosa  individuata come Sacello degli Augustali, dove sono state rinvenute le statue appiedate intatte  raffiguranti gli imperatori Tito e Vespasiano e quel che resta di una statua equestre in bronzo dell'imperatore Domiziano che, condannato alla damnatio memoriae, ebbe il volto coperto con una maschera in bronzo raffigurante il suo cuccessore Nerva. Sono oggi esposte al Museo archeologico dei Campi Flegrei nel castello aragonese di Baia. 

Dietro il teatro, la collina è cosparsa dai resti i una villa. La costa vicina, di terme marine. A ridosso della sabbiosa spiaggia di Miseno, incastonata nella roccia tufacea del Capo, si apre la Grotta della Dragonara, vasto e buio sotterraneo scavato sul versante ovest del monte, a più bracci cruciformi, con la volta sostenuta in parte da 12 pilastri. Dovette servire da serbatoio di acqua dolce per la flotta imperiale. All'esterno si aprono grotte minori, forse ninfei marini. Sulle pendici del Capo Miseno ebbe sede la villa di Caio Mario, acquistata per 2,5 milioni di sesterzi da Lucullo e passata, infine, al demanio imperiale: nel 37 d.C. vi morì l'imperatore Tiberio, colto da un grave malore mentre, da Roma, stava tornando nella sua prediletta residenza di Capri.

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Navigare necesse est, si diceva a quei tempi: l'impero romano riuniva tutti i territori circostanti quello che veniva chiamato Mare Nostrum. La navigazione, pertanto, era indispensabile tanto per i traffici commerciali quanto per la difesa militare. La flotta imperiale di Miseno aveva il compito di tenere sotto controllo l'intero Mediterraneo occidentale. Quella con sede a Ravenna, invece, aveva la responsabilità per il Mediterraneo orientale.

 

 

Marco Vipsanio Agrippa fu l'organizzatore della marina da guerra dell'Impero Romano e il progettista della base navale di Miseno. Gli fu concesso l'onore di cingere la "corona bavale"

 

 

Fra i più celebri ammiragli della flotta imperiale di Miseno va ricordato Gaio Plinio Secondo (detto il vecchio), autore della Naturalis Historia, morto nel 79 d.C. durante l'eruzione del Vesuvio di quell'anno

 

 

Le navi della flotta di Miseno erano costruite e armate nel bacino interno: si muovevano con relativa velocità sull'acqua grazie ad una sapiente velatura e alla forza di migliaia di braccia. Quelle dei rematori imbarcati a bordo di liburne e triremi, di quadriremi, pentaremi ed esaremi.

 

 

Intanto, dalle nebbie di un lontanissimo passato riemergono i nomi delle navi della flotta di Miseno. Ce li restituiscono le lapidi di marmo con le iscrizioni trovate nei Campi Flegrei e a Roma, a Ravenna, in Grecia, in Macedonia.  Sono i nomi di liburne e triremi, di quadriremi e pentaremi. C'è, persino il nome, di una esareme. Si chiamava Ops. Un nome che era tutto un programma. Significava: la forza, la potenza..

 

 

LA PRIMA LEGIO AUDITRIX

Erano i fedelissimi dell'imperatore. Clicca sulla foto 

 

 

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In barca a MISENUM ogni sabato e domenica dalle 10,30, porticcolo di Capo Miseno

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Ultimo aggiornamento il 18/02/03.

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Aggiornato il: 18 febbraio 2003