Cinema, amore di cinema
di questa straordinaria proiezione immaginativa
in cui scorre la vita dell'uomo e del mondo
E però solo il cinema d'autore, o quel cinema che abbia una certa valenza sociale ed estetica.
Non troverete qui i film da botteghino, i blockbuster, i remake, i sequel, gli harrypotter; raramente i gialli e i neri.
Da un certo punto in poi della mia vita ho tenuto uno schedario dei film che via via sceglievo e vedevo, e meditavo poi la sera e nei giorni seguenti; ma non sempre, perché il lavoro mi prendeva e distraeva, la ricerca filosofica che sempre continua, mai finisce.
Ora tento di ricostruire questo spazio di riflessione e di memoria.
Che potrà essere anche una specie di presentazione dei film in corso di proiezione.
Ma ci vorrà del tempo.
Registi, Maestri del cinema
Michelangelo Antonioni David Cronenberg Ingmar Bergman
Bernardo Bertolucci Terrence Malik
Martin Scorsese Krzisztof Kieslowski
Film del mese: agosto-dicembre 2007 - 2008 - 2009 - 2010 - 2011 - 2012 - 2013 - 2014 - 2015
Indice alfabetico per registi - per film
I film del 2016
Indice
gennaio
Andrew Renzi - Franny
Steven Spielberg - Il ponte delle spie
Todd Haynes - Carol
Alejandro G. Iñárritu - Revenent - Redivivo
Giuseppe Tornatore - La corrispondenza ●
febbraio
Atom Egoyan - Remember
Paolo Genovese - Perfetti sconosciuti
Quentin Tarantino - The hateful eight
Thomas McCarthy - Il caso Spotlight
marzo
Tom Hooper - The danish girl ●
Sarah Gavron - Suffragette
Joel e Ethan Coen - Ave, Cesare
Lenny Abrahamson - Room
Samuel Benchetrit - Il condominio dei cuori infranti
James Vanderbilt - Truth-Il prezzo della verità ●
aprile
Matteo Rovere - Veloce come il vento
Roschdy Zem - Mister Chocolat ●
Thomas Vinterberg - La comune ●
maggio
Jocelyn Moorhouse - The Dressmaker - Il diavolo è tornato
Roberto Andò - Le confessioni
Lars Kraume - Lo Stato contro Fritz Bauer
Jodie Foster - Money monster-L'altra faccia del denaroA
giugno
Claudio Giovannesi - Fiore
Pedro Almodóvar - Julieta
Matt Brown - L'uomo che vide l'infinito
Paolo Virzì - La pazza gioia
Vincent Garenq - In nome di mia figlia
settembre
Cristian Mungiu - Un padre una figlia
Jaume Collet-Serra - Paradise beach-Dentro l'incubo
Bruno Dumont - Ma Loute
Jean-Marc Vallée - Demolition
Thea Sharrock - Io prima di te
Gabriele Muccino - L'estate addosso
Ivano De Matteo - La vita possibile
ottobre
François Ozon - Frantz ●
Pablo Larrain - Neruda
Roberto Faenza - La verità sta in cielo
Vincent Perez - Lettere da Berlino ●
novembre
Ken Loach - Io, Daniel Blake
Michele Placido - 7 minuti
novembre
Michele Placido - 7 minuti
Al Massimo di Lecce, il 9 novembre 2016.
Tentativo di riflessione sulla condizione operaia; da un fatto accaduto, attraverso il lavoro teatrale di Stefano Massini.
Un'impresa tessile, gli operai sono donne, che per non chiudere chiede un accordo con un'impresa francese;
la quale fa una sola richiesta alle operaie, la soppressione di una pausa di 7 minuti.
L'intero film è preso dalla discussione del consiglio di fabbrica, undici persone, di cui una è la rappresentante sindacale, Bianca (Ottavia Piccolo), persona matura che ha passato la sua vita lì, e ha partecipato alle trattative.
Lei è per il no, la sua motivazione non è il valore di riposo della pausa, specie se è l'unica nella giornata di lavoro; ma il fatto che 7 minuti sembrano nulla,e però, moltiplicati per 100, quante forse sono le operaie, fanno 700; e cioè circa 12 ore in un solo giorno; e per 25, quanti sono suppergiù i giorni di lavoro in un mese fanno 300 ore; e quanto in un anno! Bianca sottolinea il guadagno del padrone nella rinuncia delle operaie, mentre le donne insistono sul loro bisogno del lavoro per la vita. Alla fine riesce a conquistarne quattro, ma l'undicesimo voto, il decisivo, resta nullo. E però la sindacalista non convince: lottare sì, ma anzitutto vivere.
Il film chiude lasciando tutto sospeso; anche i francesi, dopo una discussione protrattosi troppo a lungo, se ne vanno. La condizione operaia è la precarietà.
Ken Loach - Io, Daniel Blake
Al Cinema d'essai, il 6 novembre 2016
Torna Ken Loach, il regista del proletariato operaio, del popolo sofferente.
Già il titolo sembra una proclamazione, la dignità dell'uomo Blake, dell'uomo lavoratore.
Siamo a Newcastle. Un quasi sessantenne che ha un attacco cardiaco, e il medico dice che deve lasciare il lavoro, e iniziano così le,pratiche per ottenere il sussidio d'invalidità e la pensione anzitempo. Le pratiche si prolungano, come sempre. Blake è solo, fa dei lavoretti. Ha la solidarietà, sia pure alternante, di Daisy, una giovane madre con due figli che ha ottenuto tuttavia una casa. Il tempo passa, un giorno Blake entra in bagno e muore. La burocrazia statale, con le sue lungaggini eterne, lo ha ucciso.
ottobre
Vincent Perez - Lettere da Berlino ●
Al Cinema d'essai. il 30 ottobre 2016.
Attore e anche regista svizzero, questo è il sesto film, Alone in Berlin, da Hans Fallada, il grande romanziere tedesco, Ognuno muore solo.
La lotta contro il nazismo di due maturi coniugi che hanno perso il loro unico adorato figlio in guerra: lui è caposala in una fabbrica meccanica, un grosso uomo di poche parole. Lui ha l'idea: delle lettere, o meglio dei cartoncini bianchi ch'egli scrive in stampatello e coi guanti per non lasciare impronte; e che poi, lui e la moglie mettono sui gradini di scale, davanti a porte. Più di ottanta, la maggior parte dei quali viene consegnati alla polizia, da gente che teme di compromettersi; e la polizia apre un ufficio apposta, il cui responsabile viene anche battuto duramente dal suo capo perché tarda a trovare i colpevoli. La violenza domina la città. Lui è scoperto quando mette dei cartoncini in fabbrica; ma non si capisce come. Vengono ghigliottinati, si vede la lama che cade. Hanno combattuto la loro battaglia contro il male, il loro sacrificio. Film severo, concentrato su quella vicenda; film doloroso.
Roberto Faenza - La verità sta in cielo
Al Massimo di Lecce, il 20 ottobre 2016.
Faenza tenta qui di riprendere il caso di Emanuela Orlandi, la figlia di un messo del Vaticano scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, e di cui nulla più si è riusciti a sapere: un caso nazionale d'impotenza della giustizia come della stampa; o di connivenza con la malavita romana. Qui una giornalista inglese interviene per un'inchiesta, aiutata da un'italiana, ma non approda a nulla. Più interessante potrebb'essere l'intervento della Minardi, la donna di Renatino De Pedis, il capobanda della Magliana, cui il tutto è attribuito; e interviene Renatino stesso, impersonato da Scamarcio, ma resta marginale, non riesce a dare forza alla storia. La quale soccombe nel nulla di sempre.
Faenza non va oltre alcune ipotesi, del resto già note.
Pablo Larrain - Neruda
Al Cinema d'essai, il 16 ottobre 2016
Un regista di valore tenta qui di ricostruire la figura e la vicenda del famoso poeta cileno, Che qui è anzitutto il comunista perseguito e ricercato dal governo Videla, invano però, in quanto il poeta gli si sottrae, fino alla fuga finale. Qui non si ricostruisce una vita, semmai una personalità (Luis Gnecco lo impersona, con la sua grande testa) e certi momenti, la poesia, la passione politica, il bordello. Un film che lascia perplessi.
François Ozon - Frantz ●
Al cinema d'essai il 2 ottobre 2016.
Opera notevole, in bianco e nero, anche perché siamo nel 1919, subito dopo la prima guerra mondiale.
Il film dell'amico che in guerra diventa nemico e, incontrandolo nella trincea assalita, l'amico lo uccide. Ma poi è preso da un rimorso che ne sconvolge la vita, L'orrore della guerra.
Frantz è l'amico tedesco ucciso, Adrien Rivoire è il francese che lo uccide. Nel suo rimorso, nel tentativo di sedarlo, di riparare l'atroce azione, si reca nel villaggio di lui, porta fiori sulla sua tomba; lì è incontrato dalla fidanzata di lui, Anna, che vive nella sua famiglia come una figlia consolatrice per il figlio unico perduto; e quindi entra anche lui nella famiglia, subito simpatizzato dalla madre, poi da Anna che gli si affeziona. A lei egli racconta l'atroce vicenda; prima di ripartire (è un violinista e suona nell'orchestra dell'Opéra di Parigi). Rimasta sola Anna è sconvolta e tenta il suicidio gettandosi nel vicino lago, ma è salvata da un uomo di passaggio che la vede tuffarsi e affondare. Il suo animo viene poi placato dal Confessore che la spinge al perdono.
Dopo qualche tempo, con scambio di lettere, spinta anche dalla madre, anche lei parte per Parigi e lo cerca (lui ha lasciato l'orchestra, si è ritirato nel paese natale presso la madre), riesce infine a trovarlo, resta qualche giorno nella sua casa. Ma lui non può amarla, non può amara la donna dell'amico che ha ucciso.
Desolata ritorna. FIlm bello e dolente. Belle anche le musiche.
settembre
Ivano De Matteo - La vita possibile
Al cinema di essai il 25 settembre 2016.
Attore, documentarista e regista al suo quinto film. La storia di una donna che, battuta dal marito, se ne va a Torino (si vede la stazione) col figlio adolescente presso una cara amica attrice di teatro. La donna è Margherita Buy, con la sua nota semplicità e dolcezza. Trova anche un lavoro nelle pulizie di un grande palazzo pubblico o d'impresa. Al centro sta il ragazzo col suo disagio, il suo gironzolare in bicicletta in certe zone dove fa anche un'inconsapevole amicizia con una prostituta, per restarne poi scioccato e sconvolto quando vede ciò ch'essa fa.
Un film di medio calibro. Forse meglio Una vita possibile.
Gabriele Muccino - L'estate addosso
Al Massimo di Lecce il 21 settembre 3016.
Una vacanza estiva a San Francisco di un ragazzo e una ragazza di liceo; il ragazzo l'ha avuta col risarcimento di un incidente in moto. Ospiti di una coppia che non prevedevano fosse omosessuale; la ragazza , poi, è un po' bigotta e quindi se ne risentirebbe di più. In realtà la coppia omosessuale è piena di vitalità e di brio, pronta all'amicizia e alla vita goduta insieme; donde un film luminoso e gioioso, anche se nulla di particolare vi accade.
Thea Sharrock - Io prima di te
Al Massimo di Lecce il 19 settembre 2016,
Regista teatrale inglese quarantenne. Il suo primo film? Da un romanzo omonimo. Non ben comprensibile il titolo, Me before You.
La straordinaria vitalità di una ragazza, capace di rivitalizzare gli altri. Qui un giovane banchier3 che in un incidente di macchina ha perso l'uso delle gambe e va ormai verso la morte. Louise la ragazza, bassina, non particolarmente bella; ma con un sorriso, un riso mirabile nella sua forza, una gioia di vivere, una vitalità prorompente. Straordinaria,.così sempre. Ottiene come lavoro di assistere il giovane Incidentato, immobile sulla sua sedia a rotelle, totalmente sfiduciato, rassegnato alla morte. E con la sua vitalità lo rianima, lo reintroduce nella vita, nei suoi interessi e nelle sue gioie: passeggi, incontri, teatro, musica; sorriso, fiducia. E anche lei si rivitalizza, s'iscrive ad una scuola di danza.
Ma il destino è segnato: il giovane ha un contratto di eutanasia con un centro svizzero di morte, e non ci rinunzia. Strano, diremmo. Un finale amaro che non ci saremmo attesi. Che però solo per un momento rattrista Louise; la sua gioia di vivere è inattaccabile.
Jean-Marc Vallée - Demolition
Al cinema d'essai di Lecce, il 18 settembre 2016
Regista canadese cinquantenne con alcuni film significativi, in particolare Dallas Buyers Club, Café de Flore, CRAZY.
Qui l'idea di un giovane che perde la moglie in un incidente d'auto ed è quindi preso da una disperata nevrosi distruttiva: distruggere tutto ciò che apparteneva alla vita con quella donna; cui sottende l'idea di eliminare così lo strazio di quella perdita. Ma quest'azione non si sviluppa in modo coerente; né nel protagonista, impersonato da Jake Gyllenhaal, ci sono i segni di questa disperata tensione. Inoltre il film è troppo frammentato da scene di lavoro, brani o schegge del passato, scene varie che non vi giocano con coerenza; troppo disperso. Le scene della demolizione (il frigorifero, i mobili, la casa stessa) sono troppo isolate. L'idea ch'egli racconti i suoi pensieri e sentimenti alla ditta di un automatico per cibi e bevande che gli ha inghiottito il denaro senza dargli nulla, ch'egli scriva lettere e lettere a questo destinatario anonimo è forte, ma isolata. Il rapporto che ne viene con un'impiegata di lì (Naomi Watts) resta incerto e insignificante.
Il film delude.
Bruno Dumont - Ma Loute
Al Cinema d'essai l'11 settembre 2016.
Regista francese sessantenne con una decina di film.
Questo un film estroso in cui si contrappongono due famiglie in una zona marina del Nord francese. Una ricco-borghese che ha lì una strana casa di vacanza, in uno strano stile pseudoegiziano; e quella povera di un pescatore di cozze e portatore a braccia (lui e il figlio maggiore) di gente attraverso gli acquitrini che riempiono la zona. La faccia rabbiosa del padre esprime il rapporto tra le due famiglie. C'è una fase di amore omosessuale tra il figlio maggiore del pescatore, che è appunto Maloute, adescato da uno dei ragazzi borghesi che si veste abitualmente da ragazza; c'è anche un salvataggio dei due sperduti sul mare in barca (vicenda anche suggestiva); ma poi Maloute lo lascia e si trova una ragazza vera. Ma c'è una fondamentale avversione tra i poveri e rudi pescatori, e i ricchi ed esibitivi borghesi; che finisce poi stranamente nella sparizione di tre di loro racchiusi in una rete dal rabbioso padre, forse per la vicenda del figlio. Passaggio oscuro. Interviene qui un personaggio che incombe su tutto il film, un omaccione straordinariamente grosso, e sempre in pericolo di cadere su quei terreni dunosi (ma qui molti cadono, un tratto farsesco), un commissario di polizia alla ricerca di persone scomparse, e che finalmente trova quei tre; e la sua grande gioia lo fa letteralmente volare. Tratto surreale e fiabesco.
Film estroso, dicevo, e tutto recitato sopra le righe; dove i ricchi borghesi appaiono piuttosto stupidi o maldestri; mentre i poveri sono severi e concreti. Ma il film piuttosto si diverte.
Jaume Collet-Serra - Paradise beach-Dentro l'incubo
Al Massimo di Lecce, il 7 settembre 2016.
Regista quarantenne di origine spagnola ma americanizzato, con una decina di film. Titolo originale The shallows, acque basse, non dice molto.
Splendido, paradisiaco quel tratto di mare messicano. La ragazza ci viene dal Texas perché ci veniva sua madre; e sarebbe con un'amica che però si è sbronzata ed è rimasta in albergo. Viene a fare surfing tutta sola. Un po' troppo snella ed esile? incredibile per la lotta? no, così dev'essere. Perché esce sulle onde e un poco avanza, incontra delfini, ma incontra anche uno squalo che l'aggredisce ferendola alle gambe; si salva rifugiandosi sulla carcassa di un grosso cetaceo morto, forse ucciso dallo squalo, poi si trasferisce su di un blocco roccioso che con la bassa marea è emerso. La storia è tutta qui: una ragazza bloccata in mare su di uno scoglio da uno squalo, costretta passarvi la notte, e poi il mattino seguente, e ad un certo punto assalita dallo squalo rabbiosamente, senza però esser raggiunta. Si ritrova presso la spiaggia non si sa come. E' soccorsa, salvata. Ritorna qui in certo modo il tema de la bella e la bestia. Lotta impari ma non del tutto: la ragazza giovane e fragile, lo squalo forte e rabbioso; ma gli manca l'intelligenza, colpisce alla cieca.
Cristian Mungiu - Un padre una figlia
Al cinema d'essai il 5 settembre 2016.
Il regista rumeno di film intensi e grotteschi nello squallore del regime di Ceausescu. Così 4 mesi 3 settimane 2 giorni che ottiene la palma d'oro a Cannes, o Racconti dell'età dell''oro.
Ma anche questo film è premiato per la miglior regia; e anche in questo si risente un certo squallore di certi casermoni di allora.
Film dominato dalla figura del padre, Romeo, medico, grosso e serio, in dissidio da anni con la moglie, ma non si sono divisi per non turbare i figli. Il suo amore si riversa sulla figlia, ragazza intelligente e studiosa, che sta per finire il liceo mentre una borsa l'attende a Cambridge, l'evasione da quel paese povero e squallido. Di quella borsa si parla tanto; anche perché proprio in quei giorni , mentre attraversa uno sterrato, la ragazza è assalita da un malvivente che vorrebbe stuprarla e la ferisce ad un braccio, finisce all'ospedale; ma la cosa non è grave, può tornare agli studi, la borsa e la fuga è salva. Ma c'è il ragazzo di lei, che forse vorrebbe trattenerla, e Romeo lo sospetta di averla ferita lui; ma non può provarlo. E però la ragazza si è anche un po' scocciata del suo starle sempre addosso. Col suo amore paterno l'uomo è solo, il film è pieno di lui, forse anche troppo. Forse è un film del solo padre, la figlia si vede poco. Un padre amoroso e sofferente, anche se forte.
giugno
Vincent Garenq - In nome di mia figlia
Ai Cinema d'essai il 26 giugno 2016.
Regista e sceneggiatore francese con cinque film.
Qui la ricerca della giustizia contro l'apparato di giustizia, la magistratura, lo Stato. La prima che non valuta con attenzione l'esito di un referto autoptico, che può essere decisivo; o che assegna pene blande senza approfondire la ricerca; l'altro che difende ad oltranza i suoi cittadini e non concede l'estradizione. La decisione di un padre (Bamberski, Daniel Auteuil) che ha perso l'amatissima figlia adolescente mentre era in vacanza in Germania con la madre-sua exmoglie e il grosso medico tedesco che gliel'ha presa. Laddove la storia più l'autopsia indica lo stupro dopo un'iniezione dall'esito mortale. E mentre la ricerca incontra ad un certo momento un caso analogo: il medico tedesco ha stuprato una ragazza dopo un'iniezione; il suo metodo; ma viene condannato solo a due anni con l'arresto domiciliare e la sospensione dalla professione, di cui ha abusato. E si stabilisce a Lindau, vicino alla frontiera austriaca, per professare in Austria. Esasperato, Bamberski lo fa rapire e portare in Francia, ma nello scontro muore.
Giustizia è fatta, una giustizia personale e vendicativa, certo; ma forse l'unica talora possibile. Bamberski è solo, col suo amore per la figlia, che incontra al cimitero.
Da una storia vera un film scevro e forte, profondamente doloroso.
Paolo Virzì - La pazza gioia
Al Massimo di Lecce, il 21 giugno 2016.
Regista ormai sessantenne con una dozzina di film; questo è appunto il dodicesimo.
La storia di due donne che vivono in una casa di cura psichiatrica; due temperamenti opposti, l'una bruciante di euforia, l'altra depressa; tra loro una certa amicizia; e sono Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti. L'amicizia si sviluppa poi in una fuga che non ha nulla di drammatico, quasi casuale; perché prima del pullman della casa che le deve riportare passa un autobus, e Beatrice vi monta con le altre; e di lì poi le scorrazzate in macchina, di qua di là in Toscana, portate dalla perenne iniziativa euforica di Beatrice, che Donatella asseconda. Una fuga certo appassionata e divertente, che però soprattutto compone in parte i loro problemi: Beatrice scatena la sua indomabile energia , Donatella riesce a rivedere il suo piccolo e a stare con lui (è in adozione coatta) e a ricomporre il suo spirito che prima aveva tentato il suicidio.
Il film è un moto perpetuo, e però molto ben condotto.
Matt Brown - L'uomo che vide l'infinito
Al Cinema d'essai il 19 giugno 2016.
Nel titolo originario, non "vide" ma "conobbe". Regista e sceneggiatore, di cui si sa poco; si parla di un film d'inizio, Ropewalk del 2000, oltre questo. Che è la breve, gioiosa e dolorosa storia di Srinivasa Ramanujan, un giovane spontaneo genio matematico indiano, impersonato da Dev Patel (di cui si ricorda il ruolo in The Millionaire di Danny Boyle, 2009, che ottenne l'Oscar), il giovane che sorride sempre, di famiglia indiana, anche se nato in Kenya. Che si collega ad un professore di Cambridge (Hardy, impersonato da Jeremy Irons, presenza sempre significativa) ed è invitato al Trinity College. Dove tuttavia lotta per affermarsi ma ottiene comunque la nomina a Fellow. E però si ammala di tubercolosi, ritorna in India e dopo due anni muore. Un film dignitoso, dominato dal sorriso del giovane, dalla sua spontaneità, rispetto ai parrucconi di Cambridge, alla loro ostilità, nella storica bellezza dei luoghi.
La lotta gioiosa di un giovane talento, lotta breve (cinque anni a Cambridge), vittoriosa diremmo, e che però soccombe alla malattia e alla morte.
Pedro Almodóvar - Julieta
Al Massimo di Lecce, il 7 giugno 2016.
Pedro ritorna al cinema più o meno col ritmo suo solito, dopo tre anni dall'ultimo film.
Questo film però non gli riesce bene; ci ha messo insieme tre racconti di Alice Munro e forse non è riuscito a fonderli. Che cosa infatti vorrebbe dirci? l'uomo, la donna, in preda al caso, straziata dal caso? Prima infatti la giovane donna dotata di cultura e di stile s'innamora di un giovane ma rude pescatore che incontra in un treno notturno; e ha da lui una figlia. Poi il pescatore muore in una tempesta notturna di mare. E la figlia, quando è sui diciott'anni, la lascia per una associazione o comunità che lei non deve sapere; lei pensa che lo saprà poi; ma invece quando, dopo un congruo tempo, chiede ad una responsabile di quell'associazione, le vien detto che non deve sapere. Strano, inspiegabile; anche se la figlia è grande ormai. Tanto più che, ad un certo momento, Le giunge voce ch'ella è ormai madre di tre figli, che uno è morto tragicamente; ma nulla più. Lei si tormenta, in questo abisso di nonsenso. Si attende comunque una soluzione, ma il film chiude e pianta tutti in asso. Ben fatto, dicono, bei personaggi, bei colori; ma divorato dal
nonsenso. Si esce delusi. A parte, anche, che è complesso: prima si conosce la Julieta matura, poi la giovane, poi salta fuori la figlia; e i flashback si moltiplicano senza portare luce.
Claudio Giovannesi - Fiore
Al Cinema d'essai il 5 giugno 2016
Giovannesi è un regista trentacinquenne e questo è il suo quinto film; ha vinto dei premi col suo primo film,
La casa sulle nuvole, e con Alì ha gli occhi azzurri.
Questa sarebbe la storia di una ragazza ladra di cellulari che finisce in prigione, e in prigione trova l'amore. Ha riscosso applausi a Cannes, alla Quinzaine. Già il titolo è sbagliato, il nome Fiore è inadatto alla ragazza, che è tutt'altro che un fiore; è un tipo duro, introverso, musone. La storia nella prigione non si sviluppa in modo coerente, è piuttosto episodica e slegata. Anche il rapporto col ragazzo è scarso, la ragazza non è per nulla appassionata. Ciò che semmai le preme è la fuga; e approfitta di un permesso ottenuto dal padre per svignarsela, cerca il ragazzo che nel frattempo era uscito (s'intravvede un momento il grattacielo Pirelli ch'è accanto alla stazione centrale di Milano) e con lui fugge in treno per perdersi o salvarsi lontano.
maggio
Jodie Foster - Money monster-L'altra faccia del denaro
Al Massimo di Lecce il 23 maggio 2016
Qui una storia abbastanza frequente, di un giovane uomo che ha perso il suo denaro seguendo i consiglio di un consulente finanziario. Il titolo esagera, forse. Solo che qui il consulente è un personaggio televisivo, che in televisione fa il suo lavoro; e in televisione avviene ad un certo momento il dramma, l'uomo che ha perso il denaro irrompe con la pistola che punta la testa al malcapitato consulente. Che è George Clooney, mentre la direttrice è Julia Roberts. E in televisione si svolge tutto il dannato colloquio e contrasto tra i due, fino a che la polizia con un colpo annienta il contestatore.
Qui bisognerebbe mettere in questione tutto il gioco dell'investimento finanziario, che è anche un problema morale di enorme peso. Ciò che il film non è in grado di care.
Lars Kraume - Lo Stato contro Fritz Bauer
Al Cinema d'errai l'8 maggio 2016
Sceneggiatore e regista tedesco quarantenne molto attivo.
Il film che svela il retroscena, o la retrostoria del processo Eichmann, il criminale nazista organizzatore dello sterminio ebraico; processo di risonanza mondiale. In questa retrostoria ecco che chi è impegnato nella ricerca di criminali nazisti (Fritz Bauer appunto, ebreo, procuratore) si ritrova contro l'apparato giudiziario e politico della nuova Germania, la Germania di Adenhauer, la quale è impegnata a cancellare la macchia tremenda, quel passato di orrori, a dimenticare per promuovere la nuova coscienza e la nuova democrazia.
Bauer ha con sé un gruppo di giovani che non collabora, tranne uno che però è omosessuale, in una fase in cui l'omosessualità è ancora perseguita penalmente, e che finisce poi in prigione. Del resto l'omosessualità era un tempo chiamata il vizio tedesco. Quando Bauer riceve una lettera da Buenos Aires che gli dice che Eichmann è là, nessuno gli dà retta: Eichmann si trova nel Kuwait, è questa la linea ufficiale. Allora egli va in Israele e affida l'impresa al Mossad, il servizio segreto israeliano, che condurrà l'impresa con la sua nota abilità e darà luogo al grande processo. Ma, l'assurdo del finale, chi ha perseguito il crimine è accusato di alto tradimento perché si è rivolto ad un altro Stato.
Molto bene l'attore Burghart Klaussner nella parte di Bauer.
Roberto Andò - Le confessioni
Al Massimo di Lecce il 3 maggio 2016.
Andò è un regista cinquantenne con una decina di film, di successo Viva la libertà.
Ma in questo film non riesce a raggiungere né una storia né un senso.
L'inizio sarebbe promettente: un G8 di economisti col direttore del Fondo monetario internazionale che dovrebbe ricostruire l'equilibrio economico mondiale. Ci sono anche tre esperti invitati, uno dei quali è un monaco, ed è Toni Servillo. Ma ecco che il direttore chiede al monaco di confessarsi e dopo la confessione si suicida. A questo punto il film si blocca. Forse anche a ragione, perché il confessore non può dire nulla che in qualche modo aiuti gli altri a procedere; né gli altri hanno una linea su cui possano procedere. A questo punto il film è finito.
Bello il quadro ambientale, il lussuoso resort in riva al mare, e sempre l'inquadratura, il fatto formale. Ma è troppo poco.
Jocelyn Moorhouse - The Dressmaker - Il diavolo è tornato
Al Cinema d'essai il 1° maggio 2016.
Regista e sceneggiatore australiano cinquantenne, con cinque film
Qui una storia scombinata. In un piccolo povero villaggio australiano, quattro casupole di legno. Non si capisce perché la giovane protagonista Tilly, che poi è Kate Winslet, dopo esser scappata dal
villaggio e aver lavorato a Londra e Parigi nella grande couture, ci ritorni; anche perché non è amata dalla madre, squilibrata e semidemente. E' scappata perché accusata, a dieci anni, di aver ucciso un compagno di gioco - che invece era andato a finire con la testa contro un muro - un fatto anche questo incredibile. Così come incredibile è la morte del suo ragazzo e infine la sua vendetta che incendia il villaggio intero. Vendetta contro chi? contro la malasorte?
Stupido il secondo titolo italiano.
aprile
Thomas Vinterberg - La comune ●
Al Cinema d'essai il 17 aprile 2016.
Vinterberg è grande regista danese, tra i fondatori di Dogma.
Il titolo originale è Kollektivet, che implica convivenza; mentre la parola «comune» è propria della contestazione americana degli anni 1960-70, e implica anche la comunanza amorosa e sessuale. E però Vinterberg ha vissuto in una comune dai 7 ai 19 anni. Ma in che tipo di comune danese?
Qui una coppia abbiente con figlia adolescente, e che riceve in eredità una grande casa, decide di accogliervi altre coppie in un convivenza ricca di amicizia, scambi, feste, in una convivenza armoniosa. Su cui però interviene improvvisa l'attrazione di lui per un'allieva e un duplice incontro. Segue tuttavia la sua confessione alla moglie che dice di amare: ti ho tradito due volte; e la reazione positiva di lei, che il marito ha diritto di seguire i suoi sentimenti. Un autoinganno; perché lo sforzo psicologico di questa accettazione le impedisce di parlare alla radio (è un'annunciatrice); onde è sospesa e affidata ad uno psichiatra; e si ritrova sconvolta . E rientra in casa, dove ci sono tutti, e anche la giovane amante che il marito vi ha introdotto; e però non vi resiste, e se ne va, e scompare. Qui il dramma scoppia improvviso e forte; qui la comunità è turbata; ma non sappiamo cosa poi accade.
Roschdy Zem - Mister Chocolat ●
Ai Cinema d'essai il 10 prile 2016.
Attore franco-marocchino, che ha fatto anche quattro film. Questo è forse il migliore. Chocolat è il titolo originale; ed è il nome del protagonista nero, del personaggio di cui qui si racconta la storia.
Un film anche doloroso perché siamo nella belle époque, in un tempo in cui il nero è ancora disprezzato e perseguitato. Qui Chocolat è un clown in un piccolo circo che gira le campagne; e però qui incontra un bravissimo clown, Footit, con cui fa coppia e successo; anche s'egli è sempre quello che le prende e così fa ridere. Il successo, che li porta al grande circo si Parigi. E poi, Chocolat essendo un lettore di Shakespeare, sarà Otello, il primo Otello autenticamente nero. Ma subito dopo è bastonato da due ragazzotti, è in ospedale; e declina, la droga, il gioco. Così finisce tristemente la sua storia.
Matteo Rovere - Veloce come il vento
Al Massimo di Lecce il 5 aprile 2016.
Terzo film di un regista trentenne, che ha fatto prima dei corti significativi.
Qui ci si trova nel mondo delle corse d'auto, al campionato di gran turismo, dove una ragazza è impegnata anche perché spera, col denaro che vincerà (dopo la morte del padre) di salvare la casa e tenere con sé il fratellino. Ma interviene il fratello maggiore (Stefano Accorsi) che da quello stesso mondo è precipitato nella droga e nella povertà e insensatezza del vivere; che diventa il suo consigliere tecnico. Uno Stefano Accorsi in maglietta sdrucita e ciabatte che non può certo risolvere i problemi della famiglia. Il film resta così sospeso nella precarietà che il vizio ha provocato.
marzo
James Vanderbilt - Truth-Il prezzo della verità ●
Al Massimo di Lecce il 29 marzo 2016
Primo film di uno sceneggiatore statunitense quarantenne, che riprende una vicenda giornalistico-televisiva del 2004 in cui Mary Mapes (Cate Blanchett), direttrice del programma Sixty minutes alla CBS, durante la campagna presidenziale tenta di bloccare la rielezione di W. Bush, uomo mediocre, legato ai petrolieri, guerrafondaio ecc., rivelando il suo comportamento nella Guardia nazionale aerea, in cui era entrato per evitare il Vietnam.
Sulla base del libro che la Mapes aveva scritto dopo la radiazione dalla CBS.
È la ricerca appassionata della verità, che diventa poi lotta contro il potere ingiusto e la sua feroce reazione, teso ad eliderla, a schiacciarla, per affermarsi. Alla fine tutto il gruppo che ha condotto la ricerca sarà licenziato; e anche l'anziano e benemerito annunciatore che l'ha rivelata alla gente (Robert Redford).
Film di grande interesse e di grande tensione etica e politica, come narrativa.
Samuel Benchetrit - Il condominio dei cuori infranti
Al Cinema d'essai il 28 marzo 2016.
Regista quarantenne francese con soli due film.
In questo non ci sono né cuori, né tantomeno infranti; ci sono semmai degli esseri solitari, in storie sole e slegate. O anche incredibili, e rozzamente costruite, come quella dell'astronauta che incredibilmente piomba nel cortile chiuso in un rozzo cilindro di ferro arrugginito, e tranquillo se ne esce fuori ed è accolto da una anziana magrebina che lo nutre fino a che la NASA non viene a prenderlo con un elicottero; ed è sorprendente la facilità con cui si collega con la NASA stessa. O anche quella dell'anziano in sedia a rotelle che abusa dell'ascensore (ha infatti rifiutato di unirsi ai condomini per la sua ristrutturazione; ma nessuno se n'accorge mai) fino a che non vi resta incastrato; e però rimane misterioso come ne sia uscito mentre vi permane la sedia. Ne esce per recarsi da un'infermiera notturna che vuole fotografare con una macchina senza nemmeno la pellicola. Forse l'unico essere con cui ha un minimo di comunicazione. Questa e altre storie abbozzate, irreali, incredibili. Non è un film ma un abbozzo. Che i critici hanno apprezzato per una finezza e un fine pathos che proprio non si vede.
Lenny Abrahamson - Room
Al Massimo di Lecce il 23 marzo 2016.
Regista sessantenne irlandese con sei film di un certo livello. Questo ha alla base il romanzo dallo stesso titolo di Emma Donoghue, che ha anche scritto la sceneggiatura.
La Stanza è un capanno insonorizzato in cui un uomo attempato e violento ha rinchiuso una giovane donna, che stupra regolarmente quando la visita per portarle di che vivere (per sette anni); e lì nasco il piccolo Jack, che ha ormai cinque anni. Una storia folle di quelle che talora si leggono sui giornali. Qui la resistenza di Joy, la madre, che però ha il sostegno del suo vero profondo amore, il figlio (Brie Larson, che ottiene l'Oscar); e qui la vita e la crescita di Jack tra quelle poche cose che però sono il suo mondo, insieme a quello che del mondo vede in un televisore, che tuttavia non è per lui molto reale. La liberazione avviene chiudendo il figlio come morto in un tappeto; e non è molto convincente. Segue poi la nuova vita e formazione di Jack al mondo reale a lui ignoto nella famiglia ch'è sua e che lo ama profondamente; formazione che ha una certa sua finezza.
Il film è molto duro nella prima parte, chiusa nel capanno; e un po' spaesato nella seconda, che non era facile costruire. E però comunque significativo per ciò che ha osato.
Joel e Ethan Coen - Ave, Cesare
Al Massimo di Lecce il 16 marzo 2018.
Questa volta i due fratelli non ci hanno azzeccato. Un film eccellente nell'immagine ma debole, confuso, insignificante nella costruzione. Tra l'altro v'è una sbiadita apparizione di George Clooney nella parte di un centurione romano.
La storia sarebbe quella del rapimento di un attore da parte di un gruppo comunista (siamo negli anni '50; l'attore è appunto Clooney) a fini estorsivi (100.000 dollari), per finanziare il gruppo stesso e il comunismo mondiale; gruppo che probabilmente ha emissari tra le comparse del film che si sta girando; il gruppo ottiene il denaro, ma la valigetta finisce e si perde accidentalmente tra le acque dell'oceano. Naturalmente i comunisti, legati all'URSS, sarebbero i malvagi del tempo; ma tutto ciò non prende risalto. Quanto al titolo, si parla di una storia del Cristo e della sua passione, ma non se ne vede quasi nulla; e anche i soldati romani vi hanno solo qualche apparizione staccata dal contesto nella parte iniziale.
Sarah Gavron - Suffragette
Al Cinema d'essai il 13 marzo 2016.
Regista inglese quarantenne che ha lavorato alquanto nel documentario e alla televisione; questo è il suo secondo film.
Che affronta, forse per la prima volta nel cinema, questo importante tema, nella storia del movimento femminile, il suffragio o voto delle donne; la lotta che si sviluppa in Inghilterra all'inizio del '900, si accresce, si fa violenta e nel 1918 ottiene un primo limitato accesso al voto (donne di 30 anni e sposate), pieno solo nel 1929.
Il film è di tipo documentario. C'è sì la storia di Maud, che lavora in una lavanderia industriale dove il padrone abusa anche sessualmente delle sue operaie; e ha anche un marito violento che la batte e poi la caccia di casa, mettendo il bambino in adozione. Una storia esemplare, che porta la donna da unirsi al movimento femminile in lotta. Che però non ha molto risalto. È più la vicenda d'insieme, anche violenta (i sassi alle vetrine, le bombe ad edifici, con esclusione però di vittime umane). Si sa che il nome di suffragette è dispregiativo.
Tom Hooper - The danish girl ●
Al Massimo di Lecce il 1° marzo 2016.
Regista inglese cinquantenne; ha lavorato soprattutto per la televisione, questo è il suo quinto film.
Una storia vera, negli anni venti, in Danimarca.Il primo uomo che, sentendosi donna, tenta, ed è il primo tentativo di un chirurgo, una duplice operazione, di acquisire in certa misura un corpo di donna. Il tremando contrasto tra un corpo d'uomo e uno spirito di donna. Un uomo sposato, un artista con una donna artista, pittori, lei più brava, ma questo non importa, poi che si amano intensamente. Ma ecco che, posando una volta per lei in figura femminile, il suo vero spirito si risveglia; e lei ignorandolo lo asseconda, e lo porta alla festa degli artisti travestito da donna, lo aiuta a rimodulare il suo volto, gli occhi, oltre alla parrucca. Da allora egli vuole essere donna, la sua vera identità. E da donna ormai si veste sempre, e il suo volto fine lo asseconda. Lili è il suo nuovo nome, e affronta la prima operazione, e la supera; poi la seconda, e Gisela, la moglie, gli è sempre accanto in quest'avventura fiduciosa e dolorosa; anche se non hanno più rapporti intimi.
Gli è accanto anche quando chiude gli occhi e abbandona la testa e soccombe.
Un film delicato, condotto con finezza di tratto; doloroso, già in tutto il difficile processo di recupero di ciò che si vuol essere ma non si è ancora; poi nello scacco finale; anche se avviene come un cedere al sonno; e però è il sonno della morte.
febbraio
Thomas McCarthy - Il caso Spotlight
Al Cinema d'essai il 21 febbraio 2016.
Regista statunitense dal 2003 (prima attore e scneggiatore; con cinque film.
Qui tenta di ricostruire la dolorosa vicenda bostoniana dei preti pedofili. Spotlight è il team che, con l'avvento di un nuovo direttore, si forma al giornale "The Boston Globe" proprio per ricostruire questo caso che l'autorità ecclesiastica aveva insabbiato. Ricostruzione difficile per il mutismo di avvocati e giudici, per la scomparsa di documenti. Caso di un'ampiezza insospettata, circa novanta presti compromessi. Si raggiunge un primo quadro convincente e così, all'inizio del 2003, il giornale lo presenta al pubblico bostoniano. Su questa uscita del giornale il film si chiude. L'autorità ecclesiastica è volutamente ignorata perché se ne teme il complesso potere dissuasivo.
Il film è apprezzabile per il suo intento etico ed umano, per la missione in cui s'impegna; ma troppo tecnico, scarso d'idea e di passione.
Quentin Tarantino - The hateful eight
Al Massimo di Lecce il 17 febbraio 2016.
Tarantino ci fa un film di oltre due ore e mezzo, un film di gente infame e in cui tutti si ammazzano e finiscono ammazzati. Gli otto criminali, gli otto bastardi. Veramente gustoso per lui raccogliere la peggiore feccia del mondo e farne un divertissement orrido e osceno, calpestando ogni moralità, ogni umanità, ogni senso della vita e della storia.
In una landa innevata, sperduta nel Sud dopo la Guerra di secessione. Sui campi di neve compare in primo piano un crocifisso anch'esso innevato. Strana apparizione. Una carrozza a sei cavalli che corre sulla neve e porta i bastardi; ce n'era stata un'altra analoga il mattino. Poi tutto avviene nel caravanserraglio (uno stanzone per la gente e una stalla per i cavalli) che accoglie quella feccia d'uomo. E certo non è divertente starci lì per due ore e mezzo, a rodersi il fegato nel regno insensato del male (con scene atroci, come quella del ragazzo costretto a camminare nudo carponi sulla neve e a succhiare il cazzo del negro aguzzino che poi lo uccide).
Ma la critica esalta questo orrido intruglio.
Paolo Genovese - Perfetti sconosciuti
Al Massimo di Lecce, il 16 febbraio 2016.
Qui, forse meglio che in altri film, il nostro Genovese ormai cinquantenne. Film di gruppo (come già Immaturi). Tre semi-giovani coppie e mezzo, riunite a cena da una di loro, che accettano (un po' a malincuore) il gioco dei segreti svelati - il cellulare di tutti sulla tavola e col viva voce, sì che tutti sentano.
Si scoprono gli altarini, anche gravi, i tradimenti in atto, l'omosessualità dell'amico venuto da solo. Le reazioni sono un po' confuse, e però tutto alla fine sembra accomodarsi. Questi ragazzi sono forse sensibili alla fragilità umana e pensano che, in fondo, la si debba accettare e superare, senza drammi e tragedie. Come troppo spesso nel cinema.
Atom Egoyan - Remember
Al Cinema d'essai il 14 febbraio 2016
Egoyan è un regista di valore; canadese di origine armena. Qui riprende il tema dell'Olocausto, e precisamente dei criminali nazisti che si sono rifugiati nelle Americhe (siamo in Canada), della loro ricerca per il castigo. Il film è un po' strano perché il vecchio e infermo ma lucido Max (siamo in un ospizio per persone anziane e malate) incarica della ricerca un certo Zev, pur sapendo che è lui Otto Vallisch, il criminale di Auschwitz che gli ha annientato la famiglia; e che però è affetto da demenza senile e crede di essere l'ebreo scampato al supplizio. E ha la pistola facile perché, venuto a diverbio col figlio di uno dei nazisti che cercava (era morto da alcune settimane) lo uccide, e uccide l'aggressivo cane. E uccide anche il quarto che incontra, che era un nazista di Auschwitz ma anche un suo compagno; e il numero sul braccio se l'erano fatto per salvarsi. E però, in quel momento stesso, la sua mente s'illumina, e con un colpo alla testa si uccide lui pure.
Mirabile certo, anche se un po' ripugnante, la figura di Zev, così com'è costruita, nella sua vecchiaia decadente, sofferente, incerta sempre, inconsapevole; solo il foglio di appunti di Max gli permette di proseguire; si trascina per le strade d'America in viaggi e viaggi; treni, autobus, un autobus dopo l'altro; sempre ignaro del suo essere come del suo destino; ed è Christopher Plummer.
gennaio
Giuseppe Tornatore - La corrispondenza ●
Al Massimo di Lecce il 19 gennaio 2016.
Un film sull'amore oltre lo spazio e il tempo, e che va poi oltre la morte. Un professore sessantenne di astrofisica è legato da amore con una sua studentessa, che però ormai vive lontano da lui, anch'essa astrofisica, ma a tempo perso stuntman in scene pericolose che sfiorano la morte. Il loro incontro è fatto prevalentemente di telefonate Skipe, messaggi, sms; salvo un soggiorno estivo là dove il professore ha una casa di vacanza (a Borgoventoso sul lago d'Orta).
Fino a che, partecipando ad un convegno di astrofisica, dove doveva esserci anche lui, la giovane apprende ch'egli è morto. Ma i messaggi continuano ad arrivare con regolarità, dischi che lei vede ed ascolta, presenza insistente. È l'amore oltre la morte, che il suo amato ha predisposto.
Un film singolare, che Tornatore deriva dal suo romanzo omonimo. Il professore è Jeremy Irons, un grande attore, una forte e morbida personalità, con grandi capacità espressive, ora quasi ottantenne ma sempre intenso. Un piacere rivederlo.
Alejandro G. Iñárritu - Revenent - Redivivo
Al Massimo di Lecce il 17 gennaio 2016
Qui il regista di origini messicane ci dà un altro dei suoi improbabili film. Sarebbe l'improbabile epopea di una uomo solo e ferito (un cacciatore di pelli in un gruppo di cacciatori; ferito dall'assalto di un'orsa che lui però riesce ad uccidere) nelle foreste del Nord Dakota del 1823. Che i compagni, partendo – ritenendolo intrasportabile e convinti ch'è vicino a morire – lasciano provvisoriamente col figlio e altri due. Che resta solo e mezzo sepolto, quando uno dei tre gli uccide il figlio e se ne va con l'altro. Sarebbe l'epopea di un uomo solo e ferito gravemente, che inizia a muoversi strisciando e via via migliora, e quindi cammina, in un viaggio interminabile, in una natura impervia di foreste, pianure innevate, indiani sempre pericolosi: l'epopea del solo che ritorna in vita e compie il viaggio impossibile affrontando la natura come gli uomini avversi, e
vince sempre. Anche se alla fine, dopo più di due ore e mezzo di film, lo traviamo ancora allungato per terra e non sappiamo come finirà. Un film cupo e durissimo. Di Caprio ne è l'irriconoscibile protagonista.
Todd Haynes - Carol
Al Cinema d'essai il 10 gennaio 2016.
Regista statunitense cinquantenne di medio calibro con sei film.
Questo è stato particolarmente notato come un film sull'amore lesbico. In realtà Carol, una signora sposata con figlia, in difficoltà col marito, che vorrebbe lasciare portando la figlia con sé, ha avuto già un'esperienza del genere nella giovinezza. Qui c'è l'incontro con la più giovane Therese, casuale ma che si rafforza; e però si sospende in quanto il marito, che la spia, ne vuol fare un'accusa d'immoralità per ottenere definitivamente la figlia. Carol infine gliela lascai e vorrebbe di nuovo stabilire il rapporto con Therese, la quale però si sente offesa da quanto è accaduto. E tuttavia ne sente ancora l'attrazione e la cerca; e in un'ultimo sguardo affettivo reciproco si chiude il film:
Il regista ha trattato con abilità il rapporto, forse non volendo ferire lo spettatore suscettibile; ma così lo ha anche reso incerto e raffreddato.
Steven Spielberg - Il ponte delle spie
Al Massimo di Lecce il 5 gennaio 2016.
Si sa che Spielberg è un regista piuttosto ineguale; che può fare dei capolavori (come Svchindler's List, il maggior film sul tema dell'Olocausto) ma anche delle cose mediocri.
Qui la storia di uno scambio di prigionieri a Berlino durante la guerra fredda: una spia russa arrestata a New York e un aviatore spia statunitense abbattuto in Unione Sovietica; cui si aggiunge uno studente arrestato a Berlino Est. Lo scambio avviene sul ponte Glienicke, detto appunto il "ponte delle spie". Qui la figura dell'avvocato Donovan (Tom Hanks), che prima è assegnato come difensore della spia sovietica, e poi conduce la trattativa; la sua alta moralità, il suo rispetto per la persona umana.
Andrew Renzi - Franny
Al Cinema d'essai di Lecce il 1° gennaio 2016
Opera prima di un trentenne americano che aveva prodotto tre corti e un documentario. Titolo originale The Benefactor.
Al centro la figura di Richard Gere, nel personaggio di un ricco anziano, barba e capelli bianchi, carattere impetuoso, vive solo in una grande casa. La cui esistenza è tormentata dall'incidente di macchina in cui perde la vita una giovane coppia amica che era con lui. Il suo ricovero, i dolori che seguono, la dipendenza dalla morfina e, a un certo momento, la difficoltà di procurarsela in quanto i medici chiedono invece il processo di recupero in ospedale (il suo stesso ospedale, di lui, uomo generoso); che egli rifiuta, e vive così in preda a dolori e crisi.. V'è però, in questo tormento, Olivia (Dakota Fanning), la figlia di quella coppia, che è cresciuta e si è sposata con Luke, un medico ch'egli impiega nel suo ospedale. E v'è la nascita del bimbo in cui Franny si sente rinascere, ringiovanire, si taglia la grossa barba; la scena su cui si chiude il film.
Forse questa complessa figura non è del tutto ben costruita; in quel groviglio di solitudine, ricordi, dolore, orgoglio. E lo stesso Gere non riesce a comporla in modo adeguato.