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omega

Dicotomici Furori

una novella di Tonino Pintacuda

(21) DREAMLAND

Risucchio. Silenzio. Aria!

Sono rientrati nei loro cappotti di ossa e muscoli, la magia si è spezzata. Laurentius è sparito, tutti sentono un formicolio nel braccio destro, controllano. Un tatuaggio. Sapere Aude! Un pensierino del loro professore.

Un'altra notte.

Stefano incomincia a pensare, pensa, cerca rifugio tra le foglie di palma…

… La seguiva da troppo, troppo tempo per non riconoscerla subito… La strada era la sua vita, ogni fossa era una delle tante cazzate che aveva frettolosamente ricoperto con la pala dell'oblio.
Il suo scooter tiene testa all'ostile salita, uno sguardo in alto dove le soffici nuvole affondano nell'azzurro.
Accelera e pensa. Rimastica quelle due parole, lo fa in tutti i momenti della sua piatta giornata: CARPE DIEM. Facile dirlo! Strappare anche un solo giorno al tempo che fugge, che cazzata! Lui voleva con tutte le sue forze tirare a sé l'attimo fuggente, non c'era mai riuscito.
Troppo calmo, quel silenzio di ghiaccio lo infastidisce.
Un cancello cigola, nessuno che ci metta un po' d'olio! Terra, terra desolata. Perché continua in questo squallido gioco masochista, smuovere un dolore che sta per sopirsi! La sua giacca di pelle gli pesa sulle spalle, la lascia cadere su una vecchia lapide avvolta dalla gramigna.
In un'altra vita ha vissuto o vivrà quest'incubo, si chinerà, strapperà la gramigna, lo farà per un'intera notte. Inutile, ricrescerà sempre. Non si può sradicare un vecchio dolore.
L'erba bagnata si piega sotto il peso dei suoi stivali, si sente piegare anche lui.
"Tutti dormono sulla collina" fischietta.
Quella canzone. La sua canzone.

NEGLI OCCHI DI TUTTE LE DONNE DEL MONDO
QUANDO LE ACCAREZZA
CERCA LEI
CHE NON VUOLE PIÙ L'UOMO PIÙ FURBO

Una canzone che ancora deve essere scritta, il suo futuro, quei due occhi. I suoi occhi.
La sua lapide, il suo nome. Non quello della sua amata, il suo. Muore vivendo?
Non sa più quello che dice, vorrebbe lasciarsi sprofondare in quella fossa. Inghiottire terra desolata e dimenticare, bere rugiada e dimenticare. DIMENTICARE I SUOI OCCHI.
Scava, le sue dita urlano ma lui scava. Scava, gratta qualcosa di duro. La bara, martella sulle cerniere, una pietra scheggia il coperchio. È aperta.
Non è lei, non è lui. Soqquadro, una parola che non riesce a digerire.
Alla rinfusa cerca in quel disordine. Tutto quello che ha messo via.
Un po' di rumore, foto che hanno preso polvere, ricordi e rimpianti… una vecchia canzone.
Noi moriamo costantemente, giorno dopo giorno.
Questo è il segreto dell'immortalità, morire e ricominciare.
E lì sotto ci sono anche tutte le pelli che ha mutato, tutti gli sguardi che non ha saputo cogliere, le parole appena sussurrate… gli attimi che sono fuggiti via, per sempre

(22) SCONTRO FINALE  
Il pomo d'Adamo di Dario va su e giù, sale e scende istericamente.
Stefano si sforza ma non riesce a ricordare il suo sogno, ha solo qualche bagliore confuso.
E' l'alba, l'alba dei morti viventi! Il gruppo avanza compatto, stavolta nessuno va avanti o copre le spalle, devono restare uniti. Sapere Aude!
Qualcuno si lamenta, la strada è ancora lunga… Viaggiare sotto forma di spiriti era così comodo!
Qualcuno propone di dire tutto quello che in quattro anni non si sono mai detti, un modo come un altro per occupare il tempo. Nella mente di Dino campeggia una sola idea: fumo! Quei narghilè lo aspettano, sillabano il suo nome DI-NO, DI-NO, DI-NO!

"Voglio dare pace all'anima di Manola e di tutti i nostri amici. Se dovessimo fallire almeno non continueranno a barcollare per l'eternità, non possiamo permettere che seguano anche solo un'altra lezione del liceo dei morti viventi. Dobbiamo prometterlo!"
Si forma un cerchio, di mano in mano passa il coltellino svizzero di Stefano, tutti si tagliano lievemente il polpastrello sinistro. Incominciano ad uscire timide goccioline di rosso sangue, cadono sul palmo di Dario, nessuno si tira indietro.
Il sangue si miscela, giurano di salvare i loro compagni, giurano di ritrovare la mont blanc, giurano di restare uniti. Il sangue frizza, il tatuaggio incomincia ad illuminarsi.

La piramide è davanti i loro occhi, i taglietti si sono già richiusi. Niente meraviglia più i ragazzi di Laurentius, niente.
Il sole è al suo zenit, i suoi raggi feriscono gli occhi arrossati della resistenza.

La mega sgracchiata stavolta non si ritira al semplice tocco, nessuno si stanca in inutili tentativi. Basta armonizzare il loro ka, loro sono ka-tet, molti in uno.
 

CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONECONCENTRAZIONECONCENTRAZIONECONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE CONCENTRAZIONE
 

Loro sono ka-tet, la loro individualità si smaterializza. Pensano simultaneamente, una sola onda psichica e la porta sparisce.
Siamo invincibili, Galatus parati le chiappe! Stiamo arrivando! Urlano come pazzi, non ci sono né capi né cape. Non ha motivo d'esistere nessuna gerarchia, i membri del ka-tet sono tutti ugualmente indispensabili.

Ciollone è incazzato.
Galatus gli aveva detto di liberarsi dei superstiti, lui aveva rinviato la questione. Sperava che gli zombi li massacrassero.
Ha commesso uno sbaglio, deve rimediare.
Vuole farli soffrire, soffriranno atrocemente prima di andare a saziare Galatus.

I ragazzi di Laurentius aspettano davanti a una scala, pur sforzandosi non riescono a vederne la fine.
Hanno già visitato la piramide, lo ricordano chiaramente. Ma quella lunghissima scala non c'era!
Non mi fido delle novità! Forse è meglio prima fare una visitina nella stanza del tesoro, quelle spade potrebbero darci una mano.

Sala del tesoro? I miei narghilè! Dino ha la stessa accelerazione di un aeroplano in fase di decollo, i suoi sandali picchiettano veloci sulla pietra dei corridoi. Arriva prima di tutti, quello che cerca è in quell'angolino, proprio lì sotto il braciere.
Un baule pieno di tabacco purissimo! Uccidetemi, ho già visto il paradiso! Fuma come non ha mai fumato prima, fuma e gli lacrimano gli occhi.

Tutti si cercano uno spadone, non c'è bisogno che Stefano lo ripeta, devono staccare la testa degli zombi, devono staccarla con un colpo secco.

 

(23) NELLA CRIPTA DEGLI ORRORI .

Il buio è totale. Dino fa risplendere la stanza con una scintilla del suo zippo.
Zombi mummificati dovunque, zombi appesi alle pareti come quarti di bue in macelleria. I crani vuoti, le loro mascelle che mordono l'aria.

Gli zombi mummificati avanzano per primi, strappano con troppa facilità le bende di lino. La battaglia finale è iniziata, nessuno si tira indietro, devono farlo, l'hanno promesso a Laurentius.
Carlo preferisce usare le mani, Stefano gli sta vicino. Combattono spalla a spalla, sono inesorabili.
Dario fa passare la spada dalla mano destra alla sinistra, giocherella così per qualche minuto, poi nei suoi occhi si accende qualcosa, una sola scintilla. Forse tra le bende ha riconosciuto qualcuno, cazzo! E' proprio lei! La spada cade sul pavimento.

Domenico e Biagio hanno deciso d'imitare Stefano e Carlo, che gara! Il pavimento comincia ad essere pieno di teste. Stefania inciampa, scivola, cade giù. Sfiora qualcosa, caccia fuori un urlo insopportabile, la testa di Roby Monteleone è rotolata tra le sue cosce. La testa si fa sempre più vicina…

"Astra… Io ti amavo! Devo farlo, soffro tantissimo ma non posso vederti ridotta così. Mi farei sbranare volentieri da te ma non posso…" Vola anche questa testa. Dario si inginocchia, solleva la reliquia del suo grande amore, dolcemente.
Accarezza i riccioli rossi, sfiora le lentiggini e vorrebbe raggiungerla.

Roby mordicchia il gonnellino di Stefania, dovrebbe essere già morto ma continua a mordere.
Stefania!
Stefano si è accorto della brutta fine che sta per fare la sua rivale, quel testa di gomma di Roby! Maniaco pure da zombi…

Dino fa qualche boccata dai suoi indispensabili narghilè, lui è quello più vicino a Stefania. Non può sbagliare, un'ultima boccata.
La spada luccica riflettendo il magro raggio di luna che entra dalla finestra.
Stefania sente la vescica allentarsi, la paura la sta divorando.
Lo zombi Roby muove il moncone di lingua lentamente, si ritrova a leccare pisciazza calda. Non gradisce molto.

La spada di Dino gli entra nel cervello passando dall'orecchio destro.
Non ha il tempo di capire, Roby rimuore con la bocca amara di piscio.

"Lo sapevo, era troppo facile…" Richiamati da chissà dove avanzano tutti i loro vecchi amici, sono proprio loro.

Nessuno trova il coraggio necessario per iniziare. Ci pensano Carlo e Stefano, sono ormai invincibili. Sono come il ketchup e la maionese nella salsa rosa.
Carlo si allenava con i bilancieri e Stefano sentiva vibrare in lui gli astratti furori del Gran Lombardo; Carlo si piegava in due per fare una serie completa d'addominali e Stefano combatteva spalla a spalla con Aureliano Buendia tra le pagine di Cent'anni di solitudine; Carlo passava interi pomeriggi a modellarsi i pettorali e Stefano si dipingeva la faccia per andare a cacciare la scrofa insieme a Ralph per onorare il Signore delle Mosche…
Erano due vite parallele, in un sistema a due equazioni non avremmo trovato nemmeno un punto d'intersezione. Essere così diversi è il segreto della loro amicizia.

Le prime due teste volano, Miscela e Dona finiscono a tener compagnia all'odiato Roby. Dopo di loro è un giochetto mandare a nanna il resto della quarta E, Stefano ci ha preso la mano. Gli occhi di Carlo incrociano quelli spenti d'Ores il rosso, non ce la fa, non riesce ad alzare il braccio contro il suo vecchio amico. Stefano coglie al volo la difficoltà del suo compagno d'armi, lo toglie dall'impiccio e la testa d'Ores è tagliata in due da un preciso fendente.

Stefania e le tre professoresse si occupano dei mostruosi omogeneizzati di Galatus, quei cervelli cadono uno dopo l'altro frizzando nel braciere al centro del catafalco.

"Ce l'abbiamo fatta!" Stefano esulta, la prima parte della missione è conclusa, ora tocca a Galatus. Il braccio di Stefano scivola sul vitino di Stefania, si complimenta per il coraggio che ha dimostrato, evita perfino di fare qualche scontata battuta sulla sua incontinenza…

S'abbracciano tutti.
Restano abbracciati per un istante ancora, la forza del ka-tet è lì, la sentono! S'avviano verso la sala del trono, la mont blanc li aspetta, Galatus anche.
 

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