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Dicotomici Furori 

una novella di Tonino Pintacuda

SECONDA PARTE

Non è così facile
Perché prima e dopo il sogno c'è
La vita da vivere…
Ligabue


Scelti da chissà che mano
Per esser buttati in mezzo alla nebbia…
Ligabue
 

(9) EROS
& THANATOS

 Lo specchio infernale è più efficiente di qualsiasi sistema di sicurezza a circuito chiuso.
Dentro la cornice di gemme apparvero tutte le stanze del nuovo liceo, tutte pulite e ordinate nelle loro tinte pastello, le lampade alogene, i laboratori attrezzati, la stanza del pronto soccorso e la nuova sala informatica… la nuova sala informatica? Non c'era nessuna nuova sala d'informatica, in qualche modo l'aura dei tredici sopravvissuti faceva da scudo alle forze di Ciollone.

Galatus si stava incazzando, si stava davvero incazzando.
"Ciollone!" starnazzò Galatus, dopo il solito battibecco, il demone si congedò, aveva già in mente qualcosa, doveva sfruttare la situazione, doveva farlo ora che erano separati.
Iniziò a sogghignare e sogghignava ancora quando svanì in un accecante bagliore solforoso.

"Guarda che irritazione, voglio il mio ginecologo!" esclamò Lorefia rivolgendosi all'urinante Manola.
"Sono nuda, stai attenta che non entri qualcuno di quei maiali…Dino e Rosario hanno uno sguardo…" rise, arrossendo Manola.
Lorefia stava ultimando il lavaggio delle sue sloggi con la mano sinistra e con la destra teneva la maniglia del bagno. Manola iniziò a torturarla con il suo chiodo fisso: Dario.
"Madonnina cosa ho fatto per meritarmi tutto questo, ora pure la complessata!" pensava Lorefia.
"Lory, riuscirò mai a sbloccare Dario?"
"Non ci riuscirai mai, ti sei mai guardata bene?" questo era quello che avrebbe voluto rispondere Lorefia; "hai buone possibilità, sei così carina" è quello che uscì dalla sua bocca.

Fondamentalmente tutti i rapporti tra le ragazze del liceo si basano su una reciproca e ipocrita adulazione, falsa come una banconota da tremila lire. È una palestra che prepara le ossa per la vita di società…

Il bagno del liceo è un'istituzione, un rituale immutabile. Almeno lo è da quattro anni per Stefano e i suoi amici. Al trillo della campanella loro devono fiondarsi tra i quattro fetenti muri del bagno, devono ruttare-sgracchiare-scoreggiare-fumare. Non c'è un motivo, devono.
Non possono evitarlo nemmeno in queste circostanze. Anzi, riunirsi in assemblea  dà loro la forza di continuare…
Carlo incomincia a svuotare il suo intestino dall'aria in eccesso, tutti incominciano a sganasciarsi. Rosario esce il pacco di Diana, anche nelle calamità vige la solidale legge del cesso. Tutti prendono una sigaretta dal pacco, l'accendino passa veloce di mano in mano.
Dario è l'unico a non fumare.
Tutti si mettono in cerchio, sembrano giocatori di foot-ball pronti a decidere la strategia d'attacco, è forse stanno facendo proprio questo.
Biagio, Rosario, Carlo, Domenico, Stefano, Calogero, Dario, Dino, Salvo… per qualche istante restano tutti in silenzio. Nessuno se la sente d'interrompere la solennità di quel momento.
Rosario non resiste, deve allontanarsi dall'area di tiro dell'ano di Carlo, il cerchio si spezza.
Non importa chi riuscirà a sconfiggere Galatus e i suoi fottuti zombi, non importa chi morirà… "ce la faremo, ce la faremo" pensano in sincronia.
"Ce la faremo" continuano a sussurrare e l'assemblea si scioglie.

  Lorefia e Manola stanno ancora parlando, stanno ancora parlando mentre improvvisa-no un rozzo bidet nel lavabo stracolmo di mozziconi. Stanno ancora parlando quando qualcuno bussa alla porta.
L'OCCUPATO delle due ragazze non serve a niente.
Il misterioso ragazzo entra nel bagno, l'esile cono di luce del neon non riesce ad illuminargli il volto.
Lorefia e Manola strabuzzano gli occhi, il volto è in penombra ma qualcos'altro è completamente illuminato.
Manola non crede ai suoi occhi lentamente la direzione del suo sguardo si sposta da quel gigantesco cazzo e lentamente sale su…non riesce a crederlo…
Dario è davanti di lei, nudo e in preda a quell'abnorme erezione. Lorefia, donna di mondo, capisce al volo e si ritira in uno dei ributtanti microcessi, in silenzio stacca a fatica i suoi occhioni da quel gigantesco "coso" che si innalza tra le cosce di Dario.
Manola perde la sua naturale timidezza, le scivolano di dosso tutte le sue inibizioni, abbandona agilmente il lavabo e in tre rapide mosse è di fronte a Dario.
Si strappa i vestiti di dosso e socchiude le labbra.

Non una parola.
Manola acciuffa il pene di Dario e se lo pianta tra le cosce in una strana imitazione del Dottor van Helsing, il paletto e il cuore, il pene e la fica…
Si baciano e la lingua di Dario è fredda come un pezzo di fegato lasciato a scongelare.

La bocca di Dario si sposta sul collo, denti iniziano a stringere più forte, iniziano a lacerare tessuti.
il pene è eretto ma continua a crescere, le pareti vaginali di Manola non lo trattengono più, si strappano.
Non si ferma, continua a crescere, si fa strada nel corpo di Manola. Lei sente una fitta al cuore, sente qualcosa che rompe la cassa toracica. E' il glande di Dario che si fa strada scalzando il cuore dalla sua cavità.

Le mani di Dario acchiappano al volo il cuore di Manola.

"Che bell'anima lussuriosa!" il pene si riavvolge su se stesso come una rotella di liquirizia, inizia la muta in un lampo luminosissimo, la pelle di "Dario" che si spacca e per un solo istante il terribile volto di Mefistofele!

Lorefia, seduta su un water invidia Manola. Dario ci sa fare, ci sa davvero fare…
È già notte quando, timidamente, abbandona il suo rifugio. A quell'ora l'amplesso è già concluso, pensa la sventurata.
Non si accorge di nulla, non nota in che maniera è cambiato lo sguardo di Manola.

Solo pochi metri la separano dal bunker .
(10)  OSSESSIONE  
Laurentius non era solo. Non era l'unico ad aver rinunciato alle vacanze anticipate.
Tre coraggiose professoresse avevano seguito il suo esempio, l'avevano seguito a costo della vita! Il vecchio burbero non può evitare di commuoversi, non può evitarlo davanti a quei cadaveri ridotti in quello stato.
Maledetto Galatus!
Calogero non riesce, non riesce a crederlo. Davanti a lui sedute nelle scomode sedie della sala professori ci sono loro, le sue tre professoresse.

Un ammasso fumante vomita quella strana sostanza bluastra, uno scheletro carbo-nizzato, una maschera d'angoscia, larve brulicanti nelle loro orbite, mandibole attaccate solo da una parte.

Non voleva guardare, voleva fuggire, chiudere gli occhi, non pensare a quell'orrore, l'orrore delle larve bianche, ancora più bianche nel buio delle orbite. Strapparsi gli occhi per sottrarsi a quello spettacolo, affondare le lunghe dita e tirare via i bulbi oculari! La mano di Laurentius lo ferma, gli impedisce di fare cazzate, incomincia a schiaffeggiarlo, non si ferma. Le guance di Calogero sono in fiamme ma lui continua a colpirle, deve farlo, non c'è tempo per isterismi, in guerra non c'è spazio per le emozioni.
"Calmati, calmati… guardami, guardami siamo vivi, siamo vivi! Non aver paura vi tirerò fuori da quest'incubo, non so come ma riusciremo a salvarci, ci riusciremo…" la voce di Laurentius cristallina e lontana, voci da un altro dove, un altro quando…
"illusi, morirete, morirete tutti… tutti!" i corpi senza vita si rialzano, vengono verso di loro, le mandibole sgangherate mordono l'aria… in guerra non c'è spazio per le emozioni… spazio, ci vuole spazio, si avvicinano, sempre più vicine, sempre più vicine.
Calogero sembra svegliarsi da un lungo sonno, sono state le parole di Laurentius, è l'istinto di sopravvivenza? Non si ferma a pensare, afferra uno dei tre esseri per il cranio, rabbrividisce quando alcune larve iniziano a solleticargli la pelle, inizia a tirare. il cranio è separato dal resto del corpo.
Laurentius tenta, tanto non ha niente da perdere, la sua mano stringe gli organi dell'ammasso fumante, strappa via metri e metri d'intestino, la sua mano non ha tregua, continua, tra cinque dita un muscolo ancora pulsante, il cuore.
Calogero shakera il teschio, lo strapazza ben bene, le larve incominciano a schizzare via. Infila il pollice nella bocca, il medio e l'anulare nelle orbite. Nella sua vecchia vita si divertiva come un matto a fare strike, vuole continuare a divertirsi. Prende bene la mira, la boccia cranica si sgancia dalla mano e colpisce il bersaglio in pieno! Le tre entità si sfarinano lentamente, il cuore che Laurentius stringe fra le mani esplode insozzandogli il suo spezzato preferito.
"Strike perfetto, 1 a 0 per noi, prendi e porta a casa Galatus!" Calogero e Laurentius si danno a manifestazioni inconsulte, si abbracciano, battono il cinque per trentadue volte, perfino la ola in due!

Lorefia non è ancora rientrata, la nuova Manola è con lei.
"Sei radiosa, Dario ci ha dato proprio dentro, sporcacciona!" ammicca Lorefia.
Manola non risponde ma le sue labbra accennano un sorrisetto, non parla, non può farlo. Dario-Ciollone gli ha strappato via le corde vocali. Non dice niente, le parole non servono in certi casi, Lorefia lo sa bene, inizia a commuoversi davanti alla felicità che irradia la sua compagna, sente che inizia ad abbracciarla, s'ammorbidisce.
Manola è da troppo poco tempo uno zombi, ha la mente ancora annebbiata.
La voce di Ciollone nella sua testa, ordini ben precisi, lo sperma infernale ancora umido dentro di lei, non può opporsi.
Lorefia sente l'abbraccio acquistare vigore, lo sente diventare una morsa, una morsa letale, non riesce a liberarsi, le sue ossa leggere iniziano a scricchiolare.
"Non riesco a respiraaahh…" l'urlo di terrore interrotto da un fiotto di sangue, spuntoni di costola iniziano a lacerare la pelle.
"Mi spiace, mi spiace…" le sussurra telepaticamente la vecchia Manola mentre le sue nuove mani strappano lo scalpo e i lunghi capelli della sventurata.
Il cranio fa lo stesso rumore di una noce di cocco presa a frenetiche martellate, il rumore liquido delle cellule celebrali accarezzate dalla lingua della zombi, i primi morsi, da chissà dove sbuca un cucchiaio di rame e Manola inizia a cenare.

Lorefia è viva sino all'ultima cucchiaiata.
 

(11) REDIVIVI

Le lezioni infernali stanno per iniziare, è ora di barricarsi dietro la porta blindata e aspettare una nuova alba. Aspettare un altro giorno, un altro giorno e dopo ancora un altro, aspettare di fare la stessa fine di Luis.
L'appello, un trillante coretto di "PRESENTE!", strascichi di una vita che ormai non gli appartiene più, continuare solo per sentirsi ancora esseri umani.
L'esigua ipercalorica cena, un momento di silenzio in ricordo del caro estinto e la notte scivola silenziosa.
Sentire il resoconto dell'avventura in sala professori ha trasmesso una strana agitazione, si reclama a gran voce la battaglia, l'attesa sta sfiancando la resistenza. I ragazzi sono tutti d'accordo, Carlo ha scoreggiato la sua approvazione. Stefano per la prima volta non ha niente da obiettare, neanche una piccolissima puntualizza-zione. Calogero è in silenzio, ha raccontato il suo strike e non vede l'ora di replicare. Stefania non ha niente in contrario, vorrebbe soltanto strappare la linguaccia biforcuta del suo eterno rivale.
Dario cerca di parlare con Manola, vorrebbe parlare di cosa ha provato quando le sue mani si sono strette intorno al suo pene, vorrebbe ma sembra che un muro si sia innalzato tra loro, gli manca perfino il conforto di Lorefia. Che cosa ha fatto di male?
Salvino è affascinato dal trofeo di caccia che Calogero ha portato al rifugio, non ha dubbi è il cranio della Von Giellula…

Laurentius non riesce a dormire.
Ogni volta che chiude le palpebre l'incubo si rinnova, le tre colleghe si rialzano e stavolta Calogero non riesce a fare strike, vede la mandibola chiudersi sul suo collo, strappare via brani sfilacciati di tessuti… cerca qualcosa da fare, un computer fun-ziona ancora, va in Giochi e sceglie solitario, sia benedetto Bill Gates!
Un solitario dopo l'altro quell'angoscia pian piano va spegnendosi, ci ha preso gusto, clicca e trascina la carta, rosso nero, rosso nero… K Q J 10 9 8 7 6 5 4 3 2 ASSO … quanti solitari dovrà completare prima di riuscire a sconfiggere Galatus, quante volte le carte incominceranno a schizzare da una parte all'altra del monitor, quante volte apparirà la domanda UN'ALTRA PARTITA? e lui schiaccerà Sì…

Nemmeno Stefano riesce a dormire.
Si sente inutile, non vuole morire senza aver concluso qualcosa di buono nella vita.
Deve pisciare, gli sta per scoppiare la vescica, forse ha esagerato con la Coca Cola, sveglia Dino e chiede di accompagnarlo, Dino sbuffa leggermente e accetta, escono in punta di piedi. Si chiudono la porta alle spalle, Laurentius è girato, incollato ad un monitor, non li sente nemmeno.
Il bagno dei professori è attaccato alla sala informatica, nemmeno cinque metri.

"Non riesco a trovare un 6 per completare la serie" sussurra… le sue sentinelle, Domenico e Biagio, sono state vinte dal sonno. Non se la sente di svegliarli, hanno bisogno di recuperare le forze.

Da sotto la porta inizia ad entrare un filo di nebbia, impercettibile. La nebbia vaga tra i banchi, si muove con un obiettivo preciso… sfiora i capelli di Stefania, no… non è lei che cercava… per un momento si ferma sopra le chiappe di Carlo, era entrata in contrasto con le sue scoregge, va oltre… ecco… il suo obiettivo, Luis!
La nebbia si separa in due sottili filamenti di fumo, entra in Luis dalle narici, si fa spazio tra le cellule celebrali… missione compiuta… Luis, le sue palpebre si sollevano repentinamente, lo sportello della macchinetta del caffè si sbriciola al semplice tocco, un nuovo alunno per il liceo dei morti viventi!
Luis riesce a camminare a due dita dal suolo, fluttua felice, non si cura minimamente del vuoto che sente tra le cosce, sta già per spuntargli un altro cazzo, più lungo e più grosso del primo… anche lui sente una voce… deve avvertire Manola e Lorefia, niente di più facile, si concentra e manda loro un lampo telepatico.

"Eccoti, brutto mascalzoncello!" Il puntatore predefinito di Windows acchiappa la carta mancante, Laurentius sorride. Per un momento si toglie gli occhiali, li posa accanto al mouse. Gli è sembrato di vedere qualcosa, già proprio qualcosa. Un'ombra, per un solo istante una sagoma, nient'altro che una sagoma. Per la prima volta risponde No alla domanda UN'ALTRA PARTITA?, sceglie "Arresta il sistema" dalle opzioni di "Chiudi sessione" e resta in ascolto.

Dino si è acceso una sigaretta, fa delle ciambelle di fumo e pensa, pensa e nel silenzio della notte la pisciata di Stefano riecheggia. Non ha paura, non ha nessuna paura.
Stefano sospira di sollievo, stava per scoppiargli la vescica. Tira lo sciacquone e riesce, a fatica, a scroccare una marlboro a Dino.
Non hanno voglia di scherzare, non ora. Fumano in silenzio e assa-porano quel breve momento di pace. Stefano, Dino nei loro occhi assonnati la voglia di vivere. La voglia di vendere cara la pellaccia.

I tre zombi aspettano, Laurentius si muove in silenzio. Lo zaino di Manola è sotto i suoi piedi, tante volte ha rimproverato le sue alunne, le ha scimmiottate mentre si aggiustavano il trucco… ecco, nella tasca inferiore, accanto ad un assorbente di riserva… le dita si stringono attorno al profilo rettangolare dello specchietto, Laurentius lo manovra delicatamente, osserva tutta la stanza…
Biagio sta ronfando, accanto a lui Calogero e Domenico, Carlo nell'ultima fila, libero di sfogare i suoi intestini. Stefania appisolata con le cuffie del walkman di Manola. Rosario e Salvino nella seconda fila, spaparanzati sulla montagnola di giubbotti. I giacigli di Dino e Stefano, vuoti!
Perlustra tutta la stanza, mancano pure Manola e Lorefia. Per un istante pensa matematicamente: due ragazzi in piena tempesta ormonale, due ragazze passabili… i termini dell'equazione sono chiari, viste le ipotesi è chiaro che si sono imboscati.
il professore ride, per un momento il volto si rasserena, per non violare la privacy delle due coppiette posa lo specchietto accanto al mouse e riavvia il computer…

è il momento dell'attacco, Lorefia e Manola strisciano sotto la sedia di Laurentius. Luis si alza ancora di più dal suolo, inizia a camminare sul soffitto, da lì scaglierà il suo attacco.
Il buio è totale, la luna infernale è scomparsa. Luis si getta sopra Laurentius, Lorefia e Manola gli afferrano le gambe, non un grido.
Luis inizia a mordere, gli occhiali di Laurentius sono scaraventati via.
Lorefia e la sua complice si occupano del bassoventre, calano la cerniera, si accaniscono contro quel vecchio organo, prima si divertono a stuzzicarlo, ridono della minuscola erezione e a quel punto si dividono lo scroto, un testicolo per uno, non fa male a nessuno. Sembrano arachidi lasciate all'aria, non male, non male davvero…
 

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