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omega

Dicotomici Furori

una novella di Tonino Pintacuda

(15) SACRIFICI UMANI

Dario sta digitando su una vecchia tastiera:
15 Bounty al cocco
18 pacchi di smarties
7 pacchi di patatine
11 mars
12 twix
2 litri di caffè

Le riserve sono agli sgoccioli, perfino la scorta privata dello zio Filippo, il simpatico bidello dal ventre molle. Ormai la decisione è presa, domani mattina si attaccherà Galatus.
Vogliamo vivere, vivere, vivere.

Il piano di Stefano ha avuto successo, perfino Stefania l'ha dovuto ammettere.
Carlo non è così sicuro, la posta in gioco è alta. La preparazione fisica della resistenza lascia un po' a desiderare, deve rimediare. Parla con il "capo": "Ste' vuoi la verità? Ci massacreranno, ci massacreranno appena metteremo il naso fuori dalla porta. Guarda, siete flosci. Non riuscite ad avere la meglio su di me… Pensa di combattere contro 800 zombi affamati…tra quegli zombi ci sono anche i nostri vecchi amici…Astra, Evita, Bobby, Marilin, Ores, Dana, Linta, Cica, Miscela, Dona… non so se i ragazzi ce la faranno, un po' d'allenamento non ci starebbe male. Se vuoi il mio parere."
Breve momento di riflessione, Stefano convoca l'assemblea. Carlo si mette al centro di tutti i ragazzi. Le tre professoresse e Stefania osservano incuriosite.
Lo attaccano tutti contemporaneamente, finiscono tutti al tappeto.
"Allenaci, allenaci brutto figlio di puttana..." sorride Stefano massaggiandosi la spalla.

Calogero ha provveduto alla colonna sonora, chissà dove è riuscito a trovare la canzone di Rocky …EYES OF TIGER. Le note riempiono la stanza, si mischiano insieme al puzzo del sudore che inizia a sgorgare dalle ascelle.
Trecento flessioni, giù e su, giù e su…Forza, che siete tutti frocetti? Vai Rosario! Stefano fai un'altra serie di addominali! Calogero sei un bluff! Salvino muovi quelle chiappe. Dai Dario! Carlo è entrato nel ruolo, è nato per fare l'allenatore.
Vabbè l'allenamento, ma perché Carlo continua a scoreggiare?

Una settimana di duro allenamento ha dato buoni frutti, Carlo li atterra con un po' più di fatica. È giunto il momento. Andiamo a rompere il culo a Galatus! Ulula Salvino, precipitandosi nel corridoio.

Il gruppo procede compatto, davanti i Sodomizer e Stefano, in coda Dario, Stefania e le professoresse.
"Questa calma non mi piace… è mattina, d'accordo…ma ascoltate…si è zittito perfino il sibilo del nuovo impianto di riscaldamento. Qualcosa non mi quadra, non mi quadra per niente" Salvino avanza, lo seguono a tridente Calogero e Rosario.
Dino è nervoso, s'accende una marlboro dopo l'altra.

"Cos'è stato?" Stefano si blocca per un solo istante, si volta. Erano soltanto i denti di Dario che sbattevano, il marinese non è proprio un cuor di leone, chissà che cazzo ci trovavano Astra e Manola, forse è ben fornito nei paesi bassi, mah?
Le tre professoresse stanno zitte. Stefania le imita.

Salvino è andato troppo avanti, si ritrova solo ai piedi delle scale, si sente gelare la schiena. Si volta, a destra e sinistra. Nulla, c'è solo lui, il corridoio non gli è mai sembrato così lungo. Un'ombra ai limiti del suo campo visivo, fa finta di niente. Respira lentamente come gli ha insegnato Carlo, respira ed ispira, si concentra solo sull'udito, blocca tutti gli altri sensi.
L'ombra deve essere a destra, non respira, non sente il suo cuore. Deve essere uno di quei bastardi…
Deve restare immobile, immobile. Respira ed ispira, respira ed ispira, respira ed ispira. Ora la sente più vicina, tiene le palpebre abbassate, lo aiuta a mantenere la concentrazione. Dove cazzo sono Rosario e Calogero? Culettoni da strapazzo!
Le sue dita si chiudono, il muscolo si gonfia. Non vede, colpisce alla cieca, il bersaglio è centrato, lo sente cadere a terra.
Prima di voltarsi, annusa l'aria. Non sente nulla, lentamente apre gli occhi, mantiene la respirazione costante.
Che cosa ha combinato? Non può essere lei… perde gli ultimi strascichi di concentrazio-ne, l'emozioni hanno il sopravvento. S'inginocchia accanto alla cosa che ha colpito, le alza delicatamente i capelli dal volto, è lei! Piange, grida: "Evita! Evita, alzati, parlami…" l'abbraccia delicatamente, guarda la ferita che gli ha causato, le ha perforato il cranio, riesce a vedere la massa celebrale.

Non vede le palpebre che si alzano di scatto, non si accorge dei suoi occhi senza pupilla, non vede le dita della mano che si aprono e chiudono, si aprono e chiudono.
Culla il cadavere freddo della sua vecchia amica, lo culla dolcemente. "Hai smesso di soffrire... hai smesso di soffrire".
Salvino è sconvolto, un attimo prima piangeva sul cadavere della sua compagna, ora deve difendersi da lei. Cerca in tutti i modi, non riesce più a concentrarsi. Vuole scappare via da quest'incubo… non riesce, non vuole difendersi.
Evita percepisce che il suo nemico si sta lasciando vincere, vuole ricompensarlo.
Il completino grigio azzurro scivola sul pavimento, la zombi si slaccia il reggiseno.
Vuole rendere piacevole la morte di quel ragazzo, forse una parte di lei è ancora viva…chissà.

Si amano in silenzio, lo sperma di Salvino le riscalda quel grande freddo che sente dentro, non riesce a crederlo possibile, sta piangendo. Il suo cuore non batte più, non respira, non importa… lei sente la vita nel contatto che ha instaurato con quel coraggioso ragazzo, sente che la vita sta uscendo da lei, il contatto si va riducendo.
MI DISPIACE... Lo bacia ed esegue gli ordini di Ciollone.

Calogero e Rosario sono in trappola. Da una porta laterale sono sbucati due zombi, ogni sforzo è inutile. Quei due mi ricordano qualcuno, ma chi? Calogero si sforza ma la zombi di un metro e mezzo lo ha colto di sorpresa.
Rosario si sente basso, per la prima volta in vita sua non riesce a vedere qualcuno dritto negli occhi. Lo zombi è alto e massiccio, sarà più di due metri…
La zombi sta armeggiando con la cerniera di Calogero, si muove con una certa abilità. Ha trovato quello che cercava, se lo caccia tutto in bocca e l'arcata superiore cala senza alcuna pietà. Calogero si ritrova evirato, un dolore immenso tra le cosce lo costringe a piegarsi in due, la piccola zombi n'approfitta e gli strappa via gli occhi verdi dalle orbite. Li mastica ben bene e poi passa al naso e alle orecchie a sventola.
Ogni tentativo di fuga viene facilmente bloccato dal gigante, l'agilità di Rosario è inutile, è solo un giocattolino nelle mani di quel bestione.

SMETTETELA DI PERDERE TEMPO, MASSACRATELI! Un comando telepatico, gli zombi eseguono.
(16)SCONTRO TRA CERVELLI  
Un totem di carne ancora pulsante, l'ultimo macabro regalo di Galatus.
Il teschio spolpato di Salvino è la base di tutto l'apparato, sopra di lui quel che resta di Rosario, il suo volto intatto e il suo scheletro scheggiato. In cima il pene mangiucchiato di Calogero volteggia come un galletto segnavento. Le budella dei tre martiri sul pavimento, formano un monito…
 

ARRENDETEVI!
Unitevi a me o vi distruggerò

 

Stefano non riesce nemmeno a piangere, vuole soltanto fare a Galatus quello che ha fatto ai suoi tre amici. Non può evitare di vomitarsi addosso, la puzza delle interiora è pestilenziale. Si asciuga con la manica della felpa, avanza verso il totem. Con delicatezza prende i vari pezzi, li mette a terra, Dino si avvicina a lui con alcool e zippo. Le fiamme consumano velocemente l'avvertimento di Galatus.
Datemi subito una sigaretta! Gli occhi di Stefano iniziano ad inumidirsi, la professoressa Morsicato glieli asciuga con un fazzoletto di seta e gli porge una Philip Morris.
Calmati, sei il nostro capo! La voce di Dario riecheggia tra le mura del liceo, riecheggia dentro la confusa mente di Stefano.
"Come cazzo fai ad essere calmo?" Afferra Dario per il collo e quasi gli fa sfiorare le fiamme, "Quelli sono pezzi dei miei amici, lo capisci? Pezzi di ragazzi come noi…Hai visto quel che rimaneva di Salvino? Hai visto?"
Il pugno di Stefano colpisce la mascella di Dario. Dario reagisce, Stefano si regge la bocca dello stomaco.
"Calmatevi tutti e due, dobbiamo restare uniti, ricordate le parole di Laurentius? Non dobbiamo minare il nostro equilibrio…" Stefania guarda con aria di sfida Stefano. Il capo della resistenza reagisce: "L'unica cosa che puoi minare è il mio cazzo, puttana!"

Stefano saltella sui talloni tenendosi le palle, saltella e afferra al volo il calcio di Stefania. Si ritrovano tutti e due a terra, a darsele di santa ragione.
Gli artigli di Stefania trasformano la faccia del suo nemico una terrificante maschera di sangue. Nel sangue due occhi.
"MI HAI SFIGURATO, TI AMMAZZO!" Stefano si lancia sulle ossa leggere della rivale, sente che si piegano sotto di lui… afferra il reggiseno, lo strappa via, Stefania si tiene le sue piccole tette appuntite.
"Non ti è bastata la lezione?" gli afferra lo scroto, lo sente vibrare tra le sue mani. Lo stritola, lo lascia per un solo istante e lo stringe ancora più forte.
Carlo soffre in empatia con Stefano, non interviene, è una questione privata.
Stefano si arrende, non si sente più le palle. Urla tutto il suo dolore, resta a terra.

Stefania sale sopra di lui, gli mette un piede sopra la testa.
È lei la nuova capa della resistenza…

 

(17) IN PRESIDENZA!.

"Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo?" singhiozza Stefano saltellando sui talloni.
L'attesa è finita, troppi morti, troppe vittime innocenti sull'altare di Galatus, troppi…
Lo dobbiamo fare… per Luis e Manola, per Lorefia e Laurentius, per Salvino e Rosario e Calogero. Lo dobbiamo fare per loro e lo dobbiamo fare per noi. Sino a quando dureranno le nostre scorte? Sino a quando resisterà quella porta? Non siamo mai stati così uniti, non siamo mai stati così attaccati alla vita!

Il sole sorge sulla consapevolezza degli ultimi superstiti. Le parole di Stefania hanno smosso qualcosa, qualcosa dentro. Nemmeno Stefano sa bene perché, è la prima volta che si trova perfettamente d'accordo con la capa.

Esce per primo Carlo, nei suoi occhi azzurri tristezza e vendetta. Gli altri si muovono per inerzia, vorrebbero lasciarsi morire, dimenticare tutto quello che è stato e tutto quello che sarà…

La scala è davanti i loro occhi, solo ventuno scalini li separano dal loro grande nemico, nessuno ha il coraggio di dire nulla. Stefano sussurra qualcosa, una preghiera? Una promessa di vendetta? Non importa.

Nella mano di Stefania, strette tra cinque piccole dita, le chiavi di Laurentius. Non ho paura, non ho paura ripete tremando. I polmoni succhiano l'aria fresca del mattino. Non può indietreggiare, stringe più forte le chiavi del professore. Le stringe sino a quando le lasciano un segno rosato sul palmo.
Vai avanti si ripete mentalmente. Obbedisce.

La chiave gira nella toppa, si sente lo scatto. La porta è aperta. Carlo guarda Stefano dritto negli occhi. È stato bello conoscervi.
La professoressa Fanfalucca poggia il braccio sulla spalla della collega d'italiano, tutti la imitano. Formano un cerchio, spingono insieme la porta…
 

Le pareti perdono consistenza, si sgretolano. Vagonate di sabbia dorata si rovesciano sul marmo della presidenza. All'orizzonte palme e dune solcate dallo scirocco.

Stefano e i suoi amici si stropicciano gli occhi. Qualcuno tossisce.
Tutti non riescono a credere. Non vogliono, non possono.

Una piramide gigantesca là, dove la sabbia sfiora il cielo rossastro. Sul vertice una gigantesca statua. Galatus I.


L'incubo continua. Il liceo dei morti viventi ha solo cambiato sede. Ora è nella terra del mistero, la terra della memoria: l'Egitto.

 

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