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omega

Dicotomici Furori

una novella di Tonino Pintacuda

PRIMA PARTE

Il cerchio si apre.
S. King

Quando sembra tutto fermo
la tua ruota girerà…
Ligabue

OKKUPÌ OKKUPÀ
OKKUPIAMO LA CITTÀ
 

(1) ANARCHIA.

L’Unità sottobraccio, la Mont Blanc nel taschino. Il suo liceo in agitazione!
Controlla la data sull’orologio, 2 DIC. Periodo caldo, occupazione in agguato.
Vacci cauto, vacci cauto Laurentius. Non ha voglia di ascoltare i consigli di nessuno, nemmeno i suoi.
Un galletto del terzo anno, basette all’Elvis Presley. Sto galletto scalda la massa di pecoroni che invade il corridoio. Convinto.
Razionalità, voce ferma, mont blanc tra le dita: - SIGNORI, IN CLASSE!
Si aspetta di essere ascoltato, s'illude che almeno i suoi alunni lo ascoltino. Niente, s’impugna la carta degli studenti. - OKKUPI’ OKKUPA’, l’odioso coretto riempie il corridoio, riecheggia sino in presidenza.
Il professore suggerisce un utile impiego per la carta degli studenti - Usala per pulirti le croste di merda da quel culo brufoloso!- nessun dialogo, gli studenti aspettavano solo questo.

Riunione in presidenza, l’impotenza dei docenti è spiazzante, l’inevitabile cazziatone del preside dà avvio alle vacanze anticipate.
Laurentius e Galatus restano soli in presidenza, restano in silenzio e si guardano in cagnesco. Da sempre si contendono la paternità del liceo.

Ora Galatus è solo, resta solo con la sua rabbia. Sfoglia qualche libro, il Faust di Goethe gli apre una speranza. Si ritrova la penna di Laurentius in mano.
 - Se fosse possibile…- sogghigna mostrando la sua dentiera cromata, non ci perdo niente.
Il pennino lacera la pelle incartapecorita dei polsi, formule sataniche, segni cabalistici macchiano il marmo immacolato.
Odore di zolfo.
Mosconi e tafani giganteschi invadono la stanza gocciolando un liquido bluastro.
Belzebù, il Signore delle Mosche?
- Che ho fatto? Che ho fatto? Che ho fatto?-
Le mosche formano un solo ammasso ronzante, Galatus tenta di tapparsi le orecchie, palpeggia cerume ma non riesce. La voce è dentro la sua testa.
- Loro ti odiano, ti odiano tutti, i tuoi sforzi non sono capiti… io posso aiutarti, io voglio aiutarti, io devo aiutarti!-
- Blocca questa maledetta occupazione, calma la folla… ormai sente il potere, pensa per slogan elettorali! Fallo per un liceo migliore, il liceo che ho in mente io e che avete in mente anche voi…-
- Dammi la tua anima! Una firmetta qui e qui, una copia per me e una per te…-
- Mostrami il tuo vero volto!-
Le mosche smettono di ronzare, diventano incandescenti, emettono uno strano alone bluastro. Un lampo che lascia per un istante Galatus cieco.
Tra sudari sfilacciati un pizzetto bianco e gli occhialoni neri. Ciollone?

Lo staff dei professori aspetta dietro la porta della presidenza. S’interrogano socraticamente sul fine ultimo dell’insegnamento, arrivano alla più scontata delle conclusioni: il liceo deve formare dei buoni cittadini: il liceo, non i professori. Seguendo questo sconnesso ragionamento, tutti scendono frettolosamente le scale, pronti a tuffarsi nel folle shopping natalizio.
Solo Laurentius adora le sfide difficili.
 

(2)  QUANDO GLI STUDENTI
ZOMBANO.

 

L’aria irrespirabile, i ragazzi del liceo svenuti sul marmo del corridoio.
I loro vestiti abbrustoliti e dalla bocca spalancata litri e litri di catarro bluastro.
Laurentius fu l’unico spettatore, inerte.
Riuscì solo a dire “MINCHIA!” , poi divenne cianotico.
L’oceano blu sommerge i suoi vecchi, indisciplinati, amatissimi alunni.
Laurentius lasciava le esitazioni alle mezzeseghe: decise di destreggiarsi tra i corpi, doveva sapere se qualcuno era sopravvissuto.
Il professore vagò, smarrito, per i lunghi corridoi. Aveva già esplorato i corsi degli altri, aveva lasciato per ultimo il suo. Non si sentiva pronto ma doveva sapere. Laurentius era il corso E, il corso E era Laurentius, così da sempre.
Era immobile davanti ad una porta sbarrata. Qualcuno dei suoi aveva appiccicato un foglio con un chewing-gum.

BUNKER DEL CORSO E
VIETATO L'INGRESSO AI PROF!!!
Alt, farsi riconoscere!!!

L’afferrò da un angolo e lo lanciò via. Un mazzo di chiavi pendeva da un passante dei suoi pantaloni taglia 42. Ne provò qualcuna, poi girò la maniglia d’ottone cromato.
Il paesaggio non cambiava, tutti morti. Riconobbe molti dei suoi alunni…
Stava per cambiare aula, si accese una marlboro light. Non si accorse dell’ombra che gli calcò una mano sulla spalla ossuta.
Le sue narici si riempirono di fumo e di morte.
Non è possibile, si strofinava gli occhi miopi: Domenico Notaro, un suo ex alunno della III^ E.
“Domenico, vecchia testa di legno!”
“Ma cosa… i miei amici, l’okkupazione…”
“Se sai qualcosa, dimmela! Io sto per impazzire!”
“Allora… Il rappresentante d’istituto è andato da quel testa di cazzo del preside e noi studenti ci siamo chiusi nelle classi per scegliere la forma di protesta. Noi del corso E ci siamo riuniti in quest’aula e abbiamo deciso di aderire all’occupazione. Tutti tranne i soliti scoppiati. Stavamo per portare il verdetto al centro del potere quando un lampo blu ci ha colpito. Non riesco a ricordare più niente…”
“Che ti sei rullato stamattina?”
“Professore, sta scherzando?”
“Il lampo azzurro… Sembra un episodio di X-FILES!”
“E i cadaveri come se li spiega?”
“Testa di legno! Non osare rispondermi. Se vuoi proprio saperlo… non ci ho capito un cazzo…”
Lo scambio d’opinioni tra il retrogrado professore e il fanatico studente continuava, altri corpi iniziarono a bruciare.
Un grido stracciò il silenzio.

 

(3)MACABRE SCOPERTE.

Galatus osservava le mosse del demone che aveva evocato.
Uno studente era scampato al maleficio.
“Non so come sia stato possibile, ho seguito alla lettera i tuoi ordini e ho reso completamente inerti i tuoi 828 alunni. Questo ragazzo non sarà mai uno studente modello!”
Ciollone non era più lì.

Un’altra marlboro tra le labbra e altri cadaveri scampati al massacro.
Laurentius spalancò le labbra e saltò con un’agilità che non sapeva di avere. Domenico lo seguì. Li aveva riconosciuto tutti, quelli erano i suoi ex compagni, gli strani ragazzi della IV^E.
Carlo Sgarbo, Rosario Pescatore, Biagio Girasole, Paride Senzangelo, Salvo Imbruglia, Calogero Tornesino e Luis Iuliano: I SODOMIZER BOYS, gli irreparabili, nemmeno loro sarebbero mai stati studenti modello.
Altri cinque ripresero conoscenza. Erano l’esatto contrario dei sodomizer, gli SCOPPIATISSIMI: Stefano Re, Dario il Marinaio, Lorefia Gocciolina, Stefania Palmerina e Manola, loro erano gli unici studenti modello del Liceo di Galatus.
“Avete dato fuoco ad una scoreggia di Carlo o è esploso il forno di Mineo's?”
“Stefano, non fare domande del cacchio” Gli gridò Stefania, la loro rivalità non ammetteva pause.
“Non possiamo restare qui, forse qualcun altro è sopravvissuto a questo cataclisma. Affrettiamoci, la marea ci sta sommergendo!” suggerì Carlo, svegliandosi dall’apatia in cui viveva le sue giornate tra le mura del liceo.
Il consiglio di Laurentius, uscire… abbandonare quel luogo satanico, avvertire le autorità competenti.
Una lamina sottilissima avvolge la porta e le finestre. Biagio cerca di tastarla con le dita, le ritrae disgustato.
“Non riesco a oltrepassarla!” esclamò Rosario, invischiando il lungo braccio in quella specie d’antifurto biologico.
“Sei un idropenesaturo! Non riesci neanche a bucare questa mega-sgracchiata!” Carlo concentra la sua forza contro la membrana.
“Ma che cazzo è? Sta scatarrata è più resistente di ‘na lastra di tungsteno.” bestemmiò Carlo.
“Proviamo tutti, forse riusciremo a trovare un punto morto.”
I sodomizer seguono il consiglio di Stefano, si lanciano a peso morto contro la misteriosa sostanza.
Inutile.
Paride tenta con il suo zippo, si scotta i brufoli del naso.
I sodomizer ci provano in tutti i modi: ruttando, graffiando, scalciando, pisciando, cantando, scoreggiando. Alla fine, esausti, lanciano un banco contro la barriera.
Era ancora lì, intatta.

 

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