“Io
affronto i problemi apertamente, non perdo tempo sulla loro parentesi
eziologica. Seguendo questa strada sono riuscito a creare degli uomini
e delle donne capaci di dissipare le tenebre dell’ignoranza e
dell’omertà che riempiono di vangate di merda le nostre esistenze”
“Che minchia ha detto?” esclama Salvino chiedendo la traduzione a
Stefano.
“Professore lei ha perfettamente ragione ma non dobbiamo dimenticare
che dobbiamo pur scegliere una linea d’attacco da seguire…” intervenne
Stefania, aggiustandosi una ciocca sfuggita alla pettinatura stile
parrucchino.
“D’accordo ma credo che, dopo questa lunga giornata, sia giunto il
momento di un bel sonno ristoratore…”
“Buonanotte!”
Manola si risveglia spaventata, decide di accucciarsi accanto al caro
Dario che, con voce ferma, la rincuorò.
“When the night has come
and the land is dark
and the moon is the only light will see
No I don’t be afraid
Just as long as you
Stand by me...”
Dario concluse la sua prestazione canora nel suo squallido inglese
agrigentino e schioccò un bacio sulla guancia della sua compagna di
sventura.
Stefano digitava sulla tastiera dell’unico computer scampato alle ire
di Calogero. Digitava poche ma significanti parole, che rilucevano
sullo sfondo bianco dello schermo a scarsa risoluzione:
CIBO -
USCITA - ZOMBI - VANTAGGIO
I maggiori
sospetti ricadevano sul preside, il viscido Galatus.
Seguendo fiducioso il libero susseguirsi dei suoi pensieri, Stefano
scivolò in un torpore sognante, a metà strada tra il dormiveglia e il
sonno.
“Oh Porco zio! Che cazzo…” esclamò, inebetito dal sonno, Dino.
Tutti si svegliarono di soprassalto. Alla vista di quel macabro regalo
reagirono tutti in maniera diversa: Stefania svenne, Carlo vibrò un
possente pugno contro il bicipite rinsecchito di Rosario, Salvino
collassò, Dino e Calogero iniziarono una sequela interminabile di
bestemmie, Manola afferrò istintivamente il pene di Dario e iniziò a
strusciarselo nelle chiappe gelatinose e Dario, naturalmente, arrossì
chiedendo “Che c’è per domani?”, Biagio vomitò su Domenico. Laurentius
e Stefano restarono in silenzio.
Luis, il caro e vecchio Luis Iuliano, era morto.
La calotta cronica era stata segata via e il cervello era sparito.
Il mitico pene, in costante erezione equina, era stato strappato via
con un morso secco e un solitario testicolo scivolava lentamente sul
pavimento lasciandosi dietro una scia di sperma.
Gli zombi avevano iniziato la lotta, li aveva mossi la fame. |
“Luis!”
l’urlo isterico del professore, i suoi pugni scagliati contro la
parete…le nocche incominciano a sanguinare.
“Dobbiamo bruciare i cadaveri…il virus…il contagio!”
“Stefano, sei fuso? Luis era un nostro amico! Seppelliamolo dentro la
carcassa della macchinetta del caffè.” Salvo s’accaparrò l’appoggio
dell’assemblea.
“No, no e poi no!!! Come fate a non capire: stanotte Luis si rialzerà
e sarà pronto a seguire le lezioni del nuovo liceo. Non voglio che
Luis diventi uno di loro!”
Stefano continuava inascoltato la sua arringa, schivando abilmente le
frecciatine al vetriolo di Stefania e di Manola. Loro osavano
insultare il suo adorato Stephen King, maledette!
Il sole infernale era sorto da tempo. Carlo propose di sfruttare la
calma irreale per iniziare la ricerca d’improbabili sopravvissuti, la
porta blindata si spalancò e per un momento i ragazzi del professor
Laurentius si sentirono liberi.
I sopravvissuti si affannavano inutilmente.
***
Tre
oscure figure, immuni alla porta infernale, varcavano la soglia e
subito svenivano. Nessuna era in grado di resistere a quell’immondo
miasma.
Galatus e Ciollone dal loro sancta sanctorum si rallegravano
per i reciproci successi. Il vecchio preside osservava il suo sontuoso
e ben organizzato liceo, il demone col pizzetto pregustava gli elogi
del vecchio Belzebù.
Le dita di Calogero spinsero verso il basso la
maniglia della sala professori. Un’altra amara sorpresa.
“Non ce la faccio più! Voglio cambiarmi questi vestiti e voglio un
cono gelato! Noi ragazze siamo stanche di vedere cadaveri e scheletri.
Esigo un paio di mutandine fresche di bucato!” Lorefia aveva esaurito
la sua infinita scorta di sopportazione.
“Non fare la stronza. Tu e le tue irritazioni vaginali dovrete
aspettare. Per me puoi camminare con la fica al vento se questo può
darti un minimo sollievo!” la zittì Stefano.
“Tutti, siete tutti dei maiali sessuomani!” Lorefia acchiappò Manola
per una mano e scappò in bagno.
“GRUNF, GRUNF” rispose Dino accendendosi una marlboro light.
Calogero trascinò in disparte il professore, doveva mostrargli
qualcosa.
I tre intrusi si stavano riprendendo e il vento stava cambiando.
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