|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
DIZIONARIO ENCICLOPEDICO ROVIGNESE-ITALIANO di Gianclaudio de Angelini |
Bestia maligna
più che la peste, xe quela de Viena che ga do teste. |
Bestia maligna
più della peste è quella di Vienna che ha due teste. |
Etim.: dal lat. Aquila;
aculgènsa s.f. - accoglienza; ma
racumando fighe oûna bona aculgensa ala nuva maiestra: mi
raccomando fategli una buona accoglienza alla nuova maestra; Etim.: vedi
acòlzi;
acuòlto p.p di acòlzi - accolto, ricevuto;
acuòrdo s.m. 1. accordo, concordanza, patto, comunanza
di sentire; a sa pudiva anca zeî d'acuordo
seî cu i zlavi de l'Eîstria, n'uò ruvinà el cumuneîzmo
cun la suova prupaganda e preîma el faseîzmo cu la su puleîtica
da talianizasion e puoi cu li suove guiere del caspe: si poteva
andar d'accordo con gli slavi dell'Istria, ci hanno rovinati il comunismo
con la sua propaganda e prima ancora il fascismo con la sua politica di
forzata italianizzazione e le sue inutili guerre; 2. (mus) accordo,
intonazione; dame l'acuordo in fa: dammi l'intonazione
in fa; Etim.: dal lat. Ad + Chorda, corda che vibra a l'unisono;
..............
afàr s.m. 1. affare, faccenda, compito, situazione;
a zì oûn broûto afar vì
da fà cun quil giavo da tu frà: è un brutto
affare aver a che fare con quel diavolaccio di tuo fratello; savì
i afari da i altri, nu fà savì i pruopi: sapere gli
affari altrui, non far sapere i propri; nuò
par savì i vostri afari, a zì viro ca vostra feîa Fiamita...:
non per sapere i fatti vostri, non è vero che vostra figlia Fiammetta...
Modi di dire: a zì oûn afàr
del càso - a zì oûn afàr da ceîca - a
zì l'afàr del càspe -a zì oûn da afàr
da Cheîco Mùma: valgono tutti più o meno
è un'affare che non vale la candela, inutile, un affare del cavolo,
che non vale il rischio, è più la spesa che l'entrata; 2.
operazione economica vantaggiosa; el uò fato
oûn afar, parchì la val mondo da pioûn: ha fatto
un'affarone, perchè vale molto di più; Etim.: dall'it. A
fare, dal fr. Affaire;
afareîn s.m. 1. affarino, piccolo affare; 2.
esserino;
afareîsta s.f. - affarista, traffichino, persona che ha
il senso degli affari; stu peîcio ma par masa
afareîsta: questo bambino mi sembra troppo affarista;
afari s.f.pl. 1. affari, faccende, fatti propri; i
miei afari i ma li dastrigo da meî: i miei affari me li vedo
da me; 2. situazione; a zì afari sieri:
è una situazione assai grave; 3. rapporti; i
nu vuoi vì afari cun loû: non voglio avere nulla a
che fare con lui, non voglio aver rapporti con lui; 4. andamento
economico; cumo ta và stu ano i afari?:
come ti vanno questo anno gli affari?;
afarìto s.m. - dim. di afàr;
afaròn s.m. - affarone, grosso affare, buon affare; a
zì stà oûn afaron crunpà el logo da bara Anzalo,
parchì adieso sa pol anca custruì: è stato
un buon affare comprare il terreno del signor Angelo, perchè ora
è anche edificabile;
àfata s.f - afta, piccola ulcerazione della bocca o della
lingua; i'è oûn'àfata nama in
ponta la lengua: ho un'afta proprio sulla punta della lingua; Etim.:
dal lat. Aphthae;
afateîsimo avv.superl. - proprio così, veramente
così, usato per lo più nelle forme negative associato, come
in italiano, con gnìnte: ti son stà
teî? gninte afateîsimo!: sei stato tu? ma neanche per
sogno!;
afàto avv. 1. affatto, proprio, interamente, davvero,
usato però quasi esclisivamente nelle forme negative; gninte
afato, nun sa fa cuseî: proprio per niente, non si fa così;
2. impropriamente, ha anche il significato contrario di per nulla,
per niente, al contrario, dato che come nell'italiano parlato, è
andato assumendo anche il significato contrario, dal momento che spesso
si omette il gnìnte, della corretta frase gnìnte afàto
col senso di proprio per nulla, col cavolo; afato
ca la zì cuseî! uora sta sinteî anca la mieia canpana...:
niente affatto che le cose sono andate così! ora stai ad ascoltare
anche la mia versione...;
afaturà v.tr. (i afaturìo o i afatùro)
1. far una fattura, stregare, gettare il malocchio, far fare a qualcuno
quello che si vuole come se lo si avesse stregato; 2. adulterare;
afaturà p.p e agg. 1. stregato; ti
ma pari afaturada: mi sembri stregata; 2. adulterato; stu
veîn el zì afaturà: questo vino è adulterato;
afeîta-cànbare s.f. - affittacamere;
afeîta-gànbare s.f. - affittacamere; uramai
par veîvi anca loû s'uò duvisto meti a fà l'afeîta-ganbare:
oramai per vivere anche lui si è dovuto mettere a fare l'affittacamere;
afeîta-lièti s.f. - affittacamere, affittaletti;
..............
àgo s.m. - ago, arnese che serve per cucire; l'ago
e la paseîta manten la puvareîta: l'ago e la pezzetta
mantengono la poveretta, prov.; ago e ase manten
li strase: l'ago ed il filo salvaguardano gli indumenti, gli abiti,
prov.; i nu iè pioûn i uoci boni par
inpirà l'ago sensa uciai: non ho più gli occhi buoni
per infilare l'ago senza gli occhiali. A seconda dell'uso si distinguono
in: àgo da cunsà: ago
da rammendo; àgo da cunsà li vìle:
grosso ago impiegato dai pescatori per rammendare le vele; àgo
da làna: ago dalla cruna più larga usato per la
lana; àgo da càlse: ago
per le calze; àgo da stramàsi:
robusto ago lungo e grosso usato dai materassai; àgo
da vìle: ago da vela; Attributi tipici e significati
paricolari: l'àgo de la balànsa:
l'ago della bilancia; l'àgo
de la boûsula: l'ago della bussola, ecc. Etim.: dal lat.
Acus, ago;
àgo s.m. - (mar) albero da carico usato nelle brasière
e nei trabacùli, solitamente mobile, viene montato quando si devono
issare carichi fuori dell'ordinario;
agòn s.m. - latterino sardaro, pesce della famiglia delle
Aterinidi dell'ordine dei Perciformi, Atherina hepsetus. Ha il dorso grigio
scuro con una fascia longitudinale di color argenteo il ventre biancastro,
può raggiungere al massimo i 15-20 cm. di lunghezza, ha carni saporite
particolarmente adatte alla frittura. E' soggetto a vari parassiti marini,
tra cui il più pernicioso è l'isopodo Mothocya epimerica,
che si attacca alle cavità branchiali provocandogli danni alla respirazione.
E' un pesce considerato particolarmente prelibato e quindi adatto per i
paròni, ovvero per i ricchi, vedi i
seguenti proverbi: i agoni zì par i paroni
o Agoni o caponi zì par i paroni; Etim.: dal lat. Acus, tramite
un supposto *acone;
Agòn - s.n. della famiglia Massarotto
..............
aligrìsa s.f. - vedi aligreîsa;
alìgro agg. - allegro, felice, contento; omo
aligro, el siil lu gioûda: uomo allegro, il ciel l'aiuta,
prov.; a zì puoco da stà aligri:
c'è poco da star allegri; el zì senpro
alìgro: è sempre contento; senpro
aligri e mai pasion: sempre allegri e mai un pensiero, prov.; Etim.:
dal lat. Alacer;
alilàre locuz. - via, lontano; ancui
a zì tri giuorni ca la zì zeîda alilare: oggi
sono tre giorni che se ne è andata via;
alilòia escl. e s.m. - vedi aliloûia;
aliloûia escl. e s.m. 1. alleluia, esclamazione
di stupore, giubilo, del tipo grazie a Dio, grazie al cielo; aliloûia,
finalmentro la sa digna a fase vidi: alleluia, finalmente si degna
di farsi vedere. Modo di dire: aliloûia,
zì muòrto Cugùia: frase usata per ironizzare
sulla glorificazione di avvenimenti da poco; Musuleîni
uò deîto: "spezzeremo le reni alla Grecia"! Gasparo: Aliloûia,
zì muorto cuguia; 2. parte della messa caratterizzata
dal suo salmodiare; el zì rivà in ceza
a l'aliloûia: è arrivato in chiesa, al momento dell'alleluia;
Etim.: dal lat. eccl. Alleluia, dall'ebraico Hallelu Iah, lodare il Signore
..............
àlma s.m. - anima, voce poet.; maio
vì l'amoûr ca l'alma afleîta: meglio esser innamorati
che aver l'anima afflitta, prov.;
almànco avv. - almeno, perlomeno, al minimo. i
uò ciapà almanco sie o siete cheîli da piso bianco:
hanno pescato almeno sei o sette chili di pesce prelibato; a
Tristi par l'afar el nu uò cunbinà oûn caspe, almanco
el fuso turnà cu oûn può da cafiè: a
Trieste per l'affare non ha concluso nulla, perlomeno avesse portato un
pò di caffe; Etim.: da al + mànco;
almàsa avv. - al più; i
rivaremo almasa tra seîe ure: noi arrivaremo al più
(tardi) fra sei ore; nu stà vì pagoûra,
almasa ti ciapariè oûn scupaluoto: non aver paura,
al più prenderai un buffetto; Etim.: composto da al + màsa,
tanto, assai, troppo;
almièno avv. - almeno; almieno
loû uò stugià, e nuò cumo teîo ca nu ti
iè gnanca fineî li limentari: almeno lui ha studiato,
e non come te che non hai neanche terminato le elementari; sa
almiemo i ma na fuosi inacuorto preîma: se almeno me ne fossi
accorto prima; Etim.: composto da al + mièno = meno;
..............
alsà v. tr. 1. alzare, porre in alto, elevare,
sollevare; also dui e na rapurtivo quatro:
alzo due e ne riportavo quattro; cu i gh'iè
dumandà ca feîn ch'i na faruò fà, el suldà
uò alsà i uoci al siil: quando gli ho chiesto che
fine ci avrebbero fatto fare, il soldato ha alzato gli occhi al cielo;
quil dunon la varuò alsà sensa sfuorso
pioûn da trinta cheîli: quel donnone avrà alzato,
senza il minimo sforzo più di trenta chili; 2. aumentare,
elevare, crescere; quii fioi de cani, alsa i priesi,
e cuseî a nui na tuoca pagà li luro steure: quei paraventi,
aumentano i prezzi, e così a noi ci tocca pagare le loro tasse;
3. alzare le carte, smazzare; soûn alsa
li carte, ca dieso la s'ciupa: sù smazza le carte che questa
è la partita decisiva; 4. edificare, in genere sopraelevando;
el vularavo alsà d'oûn pian la caza
ch'el uò boû da su gnagna: vorrebbe alzare, sopraelevare
di un piano, la casa che ha ereditato da sua zia. Modi di dire:
alsà li vìle: a.
issare le vele; b. (fig) andarsene, togliere il disturbo, l'incomodo;
mucela, mucela el uò alsà li vile:
zitto, zitto se ne è andato; alsà
el fièro: a. levare l'ancora, salpare; b. (fig)
andarsene, filarsela, togliere il disturbo; el uò
alsà el fiero e nu el s'uò veîsto pioûn da sti
bande: se ne è andato e non s'è piu visto da queste
parti; Etim.: dal lat. Altiare da Altus;
alsà p.p. e agg. (f. -àda) - alzato, nelle varie
accezioni del verbo;
alsabandèra s.m.inv. - alzabandiera;
alsabangèra s.m.inv. - alzabandiera;
alsàda s.f. 1. rialzo; 2. smazzata delle
carte; fame oûna biela alsada: fammi
una buona smazzata, una favorevole alzata; 3. l'atto del sollevare;
alsàna s.f. 1. alzana, alzaia; 2. (mar)
tipo di rete; 3. misura di lunghezza, corrispondente a circa 100
metri; el logo saruò stà longo pioûn
da tri alsane: il campo sarà stato lungo più di trecento
metri. Dim.: alsanièla;
alsàro s.m. - ciglio del fosso, termine per lo più
impiegato al plurale; a ga vol ranfursà i
alsari ca nu fago la colma: occorre rinforzari i ciglioni del fosso
che non ci sia uno straripamento;
alsàse v.rifl. (i m'also) - alzarsi, levarsi;
biegna alsase la miteîna bunura sa sa vol cunbinà
qualcuossa duranto el giuorno: bisogna levarsi presto alla mattino
se si vuole combinare qualcosa durante il giorno; i
iè fato nutulada e i ma son alsà a li undaze:
son stato in piedi, sveglio, tutta la notte e mi sono alzato alle undici;
Alsàsia s.f. - Alsazia;
alsasiàn agg. e s.m. - alsaziano;
alsìta s.f. - sorta di orlo impiegata per allungare un
indumento;
àlso s.m. 1. alzo, sistema di puntamento di un'arma
da fuoco; 2. termine dei pescatori: parte della rete posta ai margini
inferiori e superiori avente un filato più grosso e resistente;
àlt(o) s.m. e escl. - alt, altolà; alt
fioi, ca la zì masa caraga: fermi ragazzi che è troppo
piena; a ga vol daghe l'alto, sanuò, ciaculon
ch'el zì, na racuntaravo anco da Damo e Gieva: bisogna dargli
l'altolà, altrimenti, chiacchierone com'è si metterebbe a
raccontare anche di Adamo ed Eva;
Altalèna - s.n. della famiglia Segalla;
altàna s.f. - loggia, parte rialzata tipica della casa
rovignese che presenta sui tre lati un loggiato aperto; la
stiva doûto el santo giuorno su l'altana a babà cu li viseîne:
stava tutto il giorno in loggetta a spettegolare con le vicine;
altàr s.m. - altare; el zì
cume oun puovaro Creîsto su l'altar: è come un povero
Cristo sull'altare, prov.; uogni altar uò
la su cruz: ogni altare ha la sua croce, prov.; a
nu sa pol tendi dui altari: non si possono seguire due altari, cioè
due fedi diverse, prov.; ti vadariè ch'i la
menariè a l'altar: vedrai che la condurrò all'altare,
la sposerò. Notizie storiche:
dato il gran numero di chiese a Rovigno, vi erano parecchi altari di un
qualche pregio, dal repertorio alfabetico delle Cronache di Antonio Angelini
cito i principali del duomo di Sant'Eufemia: "Altàr de S.
Zòrzo: l'attuale è nuovo, tutto di marmi di Carrara
ed Affricano, con tre belle statue: S. Giorgio, S. Marco, S. Rocco; maestoso,
a giorno; fatto all'epoca della fabbrica della Collegiata, 1725. Il primitivo
fors'era di legno; ma certamente invece di statua eravi una pala del santo.
Altàr de S. Fransèsco: altare di S. Fran.co
d'Assisi nel Duomo fu rinnovato l'an. 1779 di bel rosso di Francia per
mano dell'altarista Giovanni Mattiuzzi di Udine, a spese della annessa
Confraternita delle Sacre Stimmate, detta dei Battuti, essendo allora Governatore
della stessa il sig. Antonio Angelini fu Angelo mio avo; e la nuova Pala
fu fatta dal pittore Giov. Battista Mengardi padovano; ristaurata l'an.
1845 da Giacomo Tonegutti bellunese. Questo altare venne sempre, come anche
oggi, mantenuto dalla sudd.a Confraternita; ed ha privilegio di ogni giorno
per la Confraternita, e suoi benefattori sin dal 1770. Altàr
de S. Micèl: fu rinnovato questo altare nel Duomo dal
1739 al 1746. E' bello l'antipendio per la svelta figura dell'arcangelo,
e per l'ornato di fiori e frutta ad alto rilievo: lavoro pregievole dello
scultore Alvise Tagliapietra di Venezia. La Pala fu anche rinnovata l'an.
1757; tutto a spese dell'annessa Scuola Laica dei Montagnari, ovvero Escavatori
di pietre, sotto le Gastaldie delli Francesco Natori fu Giuseppe, Domenico
Devescovi fu Pietro, e Angelo Biondo fu Giovanni. Da pochi anni la stessa
Pala fu ritoccata dal pittore Trevisan detto Brighel di Dignano. Il primitivo
altare era di legno, e traslato nel sito ov'è l'attuale dalla piccola
Chiesuola di S. Michele, ch'esisteva lì presso sul Piazzale della
Collegiata tra il dorso dell'odierna Cappella, e l'opposto muriciuolo all'epoca
della fabbrica della Collegiata. Altàr de S. Pìiro:l'altare
di S. Pietro Ap.lo nel Duomo fu rinnovato l'an. 1779 di bel rosso di Francia
per mano dell'altarista Giovanni Mattiuzzi di Udine, a spese della Scuola
Laica dei Pescatori, a cura dei Commissari, Sindici, ed assistenti della
medesima, nominati sopra una tabella di marmo in fianco dell'altare. La
Pala è di qualche pregio"
..............
amulièr s.m. - susino, arbero di susine;
àmul s.m. - susina, forma usata soprattutto nel seguente
modo di dire: frà càso d'àmul:
Pinco Pallino o meglio vale come il romanesco Frà Cazzo da Velletri;
frà caso d'amul el cumsumava l'uoio par sparagnà
el sul: Frà Cazzo da Velletri, consumava l'olio per risparmiare
il sole, prov.;
àmulo s.m. - susina; stu ano i
amuli zì pruopio dulsi: quest'anno le susine sono veramente
dolci;
amuneîaca s.f. - ammoniaca; a spusaruò
oûn può ma par fà vigneî puleîto ga vol
dà l'amuneîaca: puzzerà un pò, ma per
far venir pulito occorre usare l'ammoniaca;
amùr s.m. 1. amore, intenso sentimento d'affetto,
forte trasporto verso cose o persone; a zì
uramai pioûn da dui ani ch'el fa l'amur coûn la sor da Toni:
è ormai più di due anni che amoreggia, che è fidanzato,
con la sorella di Tonino; navigà nu sa pol
sensa vila, e l'amur nu sa pol fà sensa rufiana: navigare
non si può senza vela e l'amor non si può fare senza ruffiana,
prov.; zì maio vì l'amur che l'alma
afleîta: è meglio esser innammorati che aver l'animo
afflitto, prov.; l'amur nu zì patate, gnanche
pulenta, od anche l'amur nu zì brù
da fazuoi: l'amore non è patate e neanche polenta, oppure
l'amore non è brodo di fagioli, cioè non è una cosa
da poco, prov.; zì maio fà l'amur che
mazinare: è meglio far a l'amor che macinare, prov.; nu
zì sabo sensa sul, nu zì poûte sensa amur: non
c'è sabato senza sole, nè fanciulle senza amore, prov.; nu
zì poûte sensa amur, nu zì vieci sensa dulur:
non ci sono ragazze senza amore, non ci sono vecchi senza dolore, prov.;
magnando, bivendo l'amur và crisendo:
mangiando e bevendo l'amore va crescendo, prov.; amure,
amure da li bianse mure, cheî nun da magna stà da mala voia:
amore, amore dalle bianche mura, chi non ne mangia resta scontento, di
malavoglia, prov.; prov.; amur fa amur, crudaltà
cunsoûma amur: amor genera amore, crudeltà lo consuma,
prov.; banadito cheî uò fato el cantare,
parchì el canto ingenera l'amure: benedetto chi ha inventato
il cantare, perchè dal canto nasce l'amore, prov.; amur
nuvo và e ven, amur viecio sa manten: l'amore nuovo è
passeggero, quello vecchio si mantiene, è costante, prov.; oûna
e dui fa d'amur, tri e quatro fa da mato: una e due vanno d'amore,
tre e quattro fanno impazzire, prov.; l'amur zì
uorbo: l'amore è cieco, prov.; puoco
i ta vido, spiso i ma racuordo, l'amur ca zì luntan nu val oûn
cuorno: ti vedo poco e spesso ti ricordo, l'amore che sta lontano
non vale nulla, prov.; el preîmo amur nu sa
dazmentaga, ma el sagondo zì maio: il primo amore non si
dimentica, ma il secondo è meglio; i nu ga
crido a doûto stu amur ch'el deîzi da vì par meî:
non ci credo a tutto questo grande amore che dice di avere per me;
Teî va dizando, Amur, che m'ài lassiato,
E meî ma guanterò d'un'altra cuossa: I t'uò tuca li man, i t'uò bazato, E drento del giardeîn frisca la ruza. |
Vai dicendo, Amore, che mi hai lasciato,
Ed io mi vanterò di un'altra cosa: T'ho toccato le mani, t'ho baciato, E dentro del giardino fresca la rosa. |
Canto popolare rovignese di cui esiste un pressocchè analogo
stornello romanesco; 2. innamorato, fidanzato, "ragazzo"; el
mieîo amur stugia par avucato, e cu i sariemo spuzadi, ma faruò
fà la gran "signora": il mio innamorato studia per avvocato,
e quando saremo sposati mi farà fare la vita della gran signora;
3. passione, pallino, pallino; el uò
amur par i leîbri: ha la passione dei libri; 4. persona
deliziosa, gradevole o di bell'aspetto, dolce; la
zì oûn amur da feîa: è una figlia dolcissima,
amorevole od anche è una ragazza deliziosa. Modi di dire:
fà l'amùr: essere fidanzati,
oppure compiere l'atto sessuale, fare all'amore; a
zì pioûn da oûn ano ch'el fa l'amur cu la feîa
da bara Anzalo: è più di un anno che è fidanzato
con la figlia del signor Angelo; amùr da
mare: amor di madre, cioè l'amore più grande per
antonomasia; zeî d'amùr e dacuòrdo:
filare d'amore e daccordo, filare in perfetta armonia; lavurà
cun amùr: lavorare di buona voglia, di buona lena, di
buzzo buono; amùri da zuvantoû:
amori giovanili, poco duraturi, infatuazion, filarini; Etim.: dal lat.
Amor-oris;
..............
ànama s.f. 1. anima, la parte spirituale dell'uomo,
e secondo la religione cristiana la parte immortale dell'uomo; paron
Toni ma uò lasà in ridità oûn biel logo, ch'el
siil ca braso l'anama: il signor Antonio, m'ha lasciato in eredità
un bel campo coltivato, che Dio gliene renda merito; el
ma vol oûn ben da l'anama: mi vuole un bene dell'anima; ga
zì vignoû in sugno l'anama da su mareîn dafoûnto:
le è venuta in sogno l'anima di suo marito defunto; el
cuorpo a la tiera, l'anama a Deîo e la ruoba al sango mieîo:
il corpo alla terra, l'anima a Dio, i miei beni a quelli del mio sangue,
ai miei consanguinei, prov.; el gioûsto và
a l'anama: il giusto tocca l'anima, prov.; 2. per estensione
persona, per esempio nel computo degli abitanti di una città; i
preîmi de l'uotosento Ruveîgno cuntiva pioûn da gize
meîla aname: i primi dell'ottocento Rovigno contava più
di diecimila abitanti; 3. la parte più interna, il nucleo
di un oggetto, l'ossatura; la zì sai razistenta,
parchide la uò l'anama da feîl da fiero: è assai
resistente perchè ha l'anima, l'ossatura in fil di ferro. Modi
di dire: ànama indanàda:
anima dannata, usato anche come epiteto offensivo; ànama
ingiabanàda: anima indiavolata, posseduta dal demonio,
assatanato, epiteto offensivo; lagala stà
quila anama ingiabanada: lasciala stare quell'anima indiavolata,
quel tipaccio; ànama pièrsa:
ateo, senzadio, poco di buono, individuo non affidabile;
ànama lònga: lungagnone, persona di alta statura;
Etim.: dal lat. Anima, dal gr. Anemos, soffio, vento;
anamà v.tr. (i ànamo - i anamìo)
- animare, vivacizzare; a ga vuliva quil mato da
Piiro par anamà la festa: ci voleva quel matto di Piero per
vivacizzare la festa;
anamà p.p e agg. - animato, acceso, vivace;
Anama da cuòrpo - s.n. della famiglia Dapinguente;
Anama da Deîo - s.n. della famiglia Grabelli;
anamàl s.m. (pl. -ài) 1. animale, bestia;
i varemo tanti anamai... oûn biel gato cul
culareîn siliestro, i culonbi sul tieto, tri o quatro galeîne,
oûn can da vardia e parchì nuò anca oûna simita,
oûna mumita cume quile del sunadur da urganito: avremo tanti
animali... un bel gatto col collarino celeste, dei colombi sul tetto, tre
o quattro galline, un cane da guardia e perchè no anche una scimmietta,
come quelle dei suonatori d'organetto; cheî
nu ama i anamai, nu ama gnanca i omi: chi non ama gli animali, non
ama neanche gli uomini; nu zì anamal ch'el
seîo magro e graso: non v'è animale che sia (contemporaneamente)
magro e grasso, prov.; ti siè ca nu ga piaz
vì anamai par caza: lo sai che non le piace aver animali
per casa; 2. l'animale per antonomasia per il contadino rovignese
era il somarello, suo compagno inseparabile dei lavori nei campi; el
inbavariva l'anamal, tachiva el caro, insariva el purtier e, cantusando
arie anteîche cume l'alba, cu la fiachita el turnava in paiz:
abbeverava il somarello, attaccava il carro, chiudeva il cancelletto e,
canticchiando motivi antichi come l'alba, pian pianino tornava in paese;
3. animale, persona che si comporta da bestia, con modi incivili;
el zì oûn anamal: è una
persona rozza, incivile; nu stà zbrudagate
cumo oûn anamal: non sbrodolarti come un animale;
anamaleîa s. sing. coll. - relativo agli animali, riferito
in genere agli animali; Etim.: dal lat. Animalia;
anamalìto s.m. - animaletto, insetto;
anamasiòn s.f. - animazione;
ànamo s.m. 1. animo, pensiero, intenzione, convincimento
profondo; el uò in anamo da zì veîa:
ha l'intenzione d'andarsene; ti cugnusi vè
el suovo anamo cativariuz: conosci non è vero il suo animo
pieno di cattiveria; 2. condizione di spirito, stato d'animo;
ancui nu zì da bon anamo: oggi non è nelle migliori
condizioni di spirito, è di malavoglia; 3. animo, forza,
coraggio; el uò boû anamo da deî
ca son stà meî: ha avuto il coraggio di dire che son
stato io; fra meo a ga vol fase anamo: caro
mio bisogna farsi forza; 4. escl. esortativa del tipo coraggio,
dai, sù; anamo fioi ca uramai manca
puoco: sù, animo ragazzi che ormai manca poco; 5.
in associazione a feîo prende il significato di adottivo,
d'adozione; anco s'el ga zì feîo d'anamo,
i ga vol oûn mondo da ben: anche se per loro è soltanto
un figlio adottivo, gli vogliono molto bene;
anànsi avv. 1. innanzi, prima; anansi
da pudeî giudacà a ga vol sinteî cumo ca sona doûte
e dù li canpane: prima di poter giudicare occorre sentire
tutte e due le versioni; 2. innanzi, davanti; i
ma uò fato truvà anansi el fato cunpioû: mi
hanno posto davanti al fatto compiuto;
anansidoûto avv. - inannzitutto, per prima cosa, prima
di tutto; anansidoûto biegna vadagnase el pan,
e puoi a sa pol favalà: prima di tutto bisogna guadagnarsi
il pane, e poi si può aver voce in capitolo;
anànti avv. 1. innanzi, prima; 2. davanti;
anantindrè s.m.e loc. avv. - avantindietro, andirivieni;
anantindreîo s.m. e loc. avv. - avantindietro, andirivieni
..............
Anbule - s.n. della famiglia Brunetti;
anbuleîgo s.m. - ombelico; anca
sa nu zì Ruma, Firense o Vaniesa, par meî Ruveîgno zì
l'anbuleîgo del mondo: anche se non è Roma, Firenze
o Venezia, per me Rovigno è l'ombelico centro) del mondo; la
và in geîro cu l'anbuleîgo da fora: va in giro
mostrando l'ombelico; Etim.: dal lat. Umbilicus, da Umbo-onis, sporgenza
tonda al centro dello scudo;
anbuligùlo s.m. - ombelico;
anbuloûs'cio s.m. - piccolo dentice, dantàl allo
stadio giovanile. Antica voce attestata nel 1531, Statuti di Rovigno:"...
Pescatori de... amboluschi...". Etim.: forse dal lat Albula (REW);
ànca s.f. - anca; a ma fà
mal l'anca, a duvaravo piovi: mi fa
male l'anca, dovrebbe piovere;
ànca cong. - anche; anca loû
sa uò cunveînto: anche lui si è convinto; Anca
meî deîgo: anch'io lo dico, lo dico anch'io;
ànca avv. - anche, pure,
ancora; anca duman ga vol magnà: pure
domani bisogna mangiare; anca duman zì oûn
giuorno: anche domani è un giorno, prov. invito a non sperperare
tutto subito;
ancàda s.f. - ancata,
colpo inferto con l'anca; quila maona cu oûna
ancada l'uò fato zeî a l'uorsa: quella donnona con
una ancata l'ha fatto cadere;
anche avv. e cong. - anche, pure, ancora; anche
meî son stà in Amieriga: anch'io son stato in America;
- E anche quista la zì zeida: anche questa è fatta;
anciòn s.f. - acciuga;
ancioûga s.f. acciuga;
anciuò s.f. - acciuga, più
conosciuto come sardòn, pesce appartenente ai Clupeiformi, Engraulis
encrasicholus; Etim.: dal lat. Apiuva, simile al genovese Anciua;
Ancòna s.f. top. - Ancona;
ancoûdine s.f. - incudine, tipico strumento del fabbro;
i ma truvo tra l'ancoûdine el martiel:
mi trovo tra incudine e martello, prov.; Etim.: dal lat. Incudine, formato
da In = sopra e Cudere = battere;
ancùi avv e s.m. 1. oggi, in questo giorno; ancui
zì festa e nu sa lavura: oggi è festa e non si lavora;
ti siè cume ca la va... ancui a meî,
duman a teî: lo sai come va... oggi a me, domani a te; 2.
al giorno d'oggi, ora, in questi tempi; ancui a nu
ga zì pioûn ningoûn raspieto par la viciaia:
al giorno d'oggi non vi è più nessun rispetto per la vecchiaia;
Etim. dall'espressione lat. Hinc hodie, forma rafforzativa di Hodie, oggi;
ancunièla s.f. - piccola insenatura;
ancùo avv e s.m. - oggi, vedi ancùi; a
zì meo oûn uvo ancuo, ca oûna galeîna duman:
è meglio un uovo oggi che una gallina domani, prov.; ancuo
zì sabo, a sa pol fà oûn può pioûn tardi:
oggi è sabato, si può far un pò più tardi.
..............
andànto agg. - andante, di qualità scadente;
andàre vc.verb. - andare, usato soltanto nel linguaggio
poetico:
Andare i ma na vuoi, chi vol vineîre?
Andare i ma na vuoi, Ruveîgno bielo, Stariè tri, quatro mizi, al meîo piazire E sa ma piazaruò stariè in etierno. |
Andarmene voglio, chi vuol venire?
Andarmene voglio, Rovigno bello, Starò tre, quattro mesi, a mio piacimento E se mi piacerà starò in eterno. |
Se biella ti me pari cù ti reîdi
Biella ti son quando ti pjuri ancuura, Cù ti trùvi baroûfa, cù ti creîdi, Chi ca ta vjdo doûti se 'namuura, Che cumù i uzai ch'i' gjra inturn'i neîdi Coûsseîo 'nturno ta ven chi che te duura; Ningun se pol sasià 'n le tu baljsse. Doûti resta ligadi 'n le tu' drjsse. |
Se bella tu mi sembri quando ridi
Bella sei anche quando piangi, Quando litighi, quando gridi, Tutti quelli che ti vedono s'innamorano, Come gli uccelli che girano intorno ai nidi Così coloro che ti adorano ti vengono attorno; Nessuno si può saziare delle tue bellezze. Tutti restano legati nelle tue trecce. |
andrunièla s.f. - piccola andruòna, vicoletto,
viuzza;
Andrunièla (l') top. - via stretta ed angusta che pone
in comunicazione la Greîzia con la Puorta Valdabòra;
andruòna s.f. - angiporto, vicolo, via stretta, spesso
cieca. Nel triestino Androna ha lo stesso significato, ed è voce
riscontrabile nel latino di un testo riportato nel Codice Diplomatico Istriano
del Kandler: "... desubtus adest androna...". Nel veneziano ha invece
piuttosto quello di sottoportico; Etim.: dal gr. Andron, indicante in origine
la parte della casa destinata agli uomini. Per i latini più esattamente
indicava il corridoio che separava una parte della casa dall'altra, poi
anche passaggio tra vicoli. L'androna quindi è una specie di propaggine
esterna della casa, e come tale più tipicamente maschile, essendo
quella interna, almeno nell'ideologia tradizionale, il regno delle donne.
Andruòna de li Citeîne top. - vicolo situato tra
gli Uòrti dei Frati e Piasàl da S. Fransìsco
(AAqS. 1852);
Andruòna dei Bòra top. - stretto vicolo tra le
contrade Greîzia e Cazàle, pende il nome da
un s.n. della famiglia Brunetti. In seguito venne detta Andruòna
dei Natùri, dalla famiglia Natorri (AAqS 1852);
Andruòna dei Cavalgèri o dei Cavalièri
top. - vicolo posto tra le contrade Garzotto e Crociera, site nella parte
vecchia di Rovigno, prende il nome dalla famiglia Cavalieri presente a
Rovigno dal 1629 al 1837 e che ha dato a Rovigno ben 4 canonici;
Andruòna dei Fìte top. - stretto vicolo in contrada
Bitalième, prende il nome da un s.n. della famiglia Sponza
(G.A. 1852);
Andruòna Leîmo top. - vicolo interno senza via
'uscito che partiva da Piasal da S. Antuonio (AAqS. 1852);
Andruòna Lònga top. - via molto stretta e senza
uscita, un tempo ricca di stalle, dal che gli altri suoi appellativi di
Calizièla Spusoûza, Cal Fundùza de li fuòse
che partiva da Piasàl de i Fabris;
Andruòna San Fransìsco top. - era la continuazione
della Veîa San Fransìsco, anche questa senza via d'uscita;
andùe avv. - dove; andùe
t'iè catà quil strafanìcio da omo?: dove sei
andata a trovare quell'impiastro di uomo?; Etim.: vedi andùve;
andurnièla s.f. - vedi andrunièla, la voce
è dovuta alla metatesi della consonante liquida;
andùve avv. - dove; anduve ti iè
ficà li pilvare? in sta caza nu sa truva mai gninte: dove
hai messo il pepe? in questa casa non si trova mai niente; Etim.: dal lat.
Ubi, a cui sono stati aggiunti i prefissi In e De, cioè Indeubi.
..............
anguzièl (pl. -ai) s.m. - aguglia, pesce dell'ordine
dei Beloniforni, Belone Belone, lungo fino a 100 cm. e con un peso fino
a 9 kg. Ha il caratteristico corpo allungato ed affusolato e dalla bocca
allungata simile ad un ago; el zì sico cumo
oûn anguziel: è secco come un'aguglia,
in italiano si direbbe secco come un'acciuga;
anguzièl salvadàgo s.m.
- pesce ago, pesce appartenente all'ordine dei Singnatiformi, Syngnathus
acus, dal tipico corpo allungato e coperto da numerosi anelli cutanei,
dal muso appuntito, leggermente concavo, il capo presenta una evidente
protuberanza, così che tutto il profilo, dalla bocca alla cresta
cefalica, risulta ondulato. Le sue carni non risultano commestibili;
anguzièla s.f. - costardella, pesce appartenente all'ordine
dei Beloniformi, Scomberesox sauros, simile all'aguglia ha però
forma meno allungata e ridotte dimensioni, oltre per il fatto che le mascelle
non si protraggono nel becco lungo e sottile, e dalle dimensioni più
ridotte, raggiungendo la lunghezza massima 40 cm. Non è un pesce
molto frequente nei nostri mari. Le carni sono considerate pregiate;
anguzigòlo s.m. - vedi anguzigùlo;
anguzigùlo s.m. - piccola aguglia;
ani da Creîsto (i) locuz. 1. nel gioco della tombola
o del lotto il numero 33; 2. avere 33 anni, scherz.; ara
ch'i nu son viecio, i iè nama i ani da Creîsto: guarda
che non sono vecchio, ho 33 anni soltanto; 3. non avere mai fine,
una cosa che dura da un tempo immemorabile; Etim.: per l'età che
la tradizione cristiana assegna al Gesù di Nazareth, il Cristo.
..............
anièl (pl. -ai) s.m. 1. anello, cerchio d'oro
generalmente di metallo prezioso (oro-argento) che si porta solitamente
all'anulare; el g'uò fato oûn biel aniel
da oro cun oûn grando giamante: gli ha regalato un bell'anello
d'oro con un grande diamante; la uò i didi
da la man caraga d'anai: ha le dita delle mani piena di anelli;
2. cerchio di metallo o d'altro materiale; loû
el zì l'aniel dibalo da la cadiena: lui è l'anello
debole della catena; la ma uò dunà
oûn aniel dai suovi cavì, i lu tigno cume in suaza:
lei mi ha donato un anello dei suoi capelli, lo tengo come una reliquia;
3. (mar) anello di prua o di poppa usato per fissare le funi d'attracco
al molo d'ormeggio. Dimimuitivo: anileîn o anilìto;
anièl d'armeîzo s.m. - l'anello di ferro posto
sui moli per consentire l'ormeggio ai natanti;
anièlo (l') s.m. - gioco di società in cui il
capogioco passa tra i vari giocatori che hanno le mani giunte, facendo
passare le sue mani tra quelle dei partecipanti. L'abilità del capogioco
consiste nel far scivolare l'anello che ha tra le mani, in quelle di uno
dei giocatori senza farsene avvedere dagli altri. Naturalmento a vivacizzare
il gioco concorrono i pegni che deve pagare chi non indovina a quale dei
giocatori è finito l'anello. Una caratteristica di questo gioco
è che veniva praticato generalmente durante le veglie funebri, soprattutto
di persone anziane.
..............
ano s.m. - anno; i ani santi ven da ciaro:
gli anni santi vengono assai di rado, prov.; a prupuozito
chi a 'nda purtaruò l'Ano Nuvo ca ven? Sparemo ruobe biele, sparemo
ruobe bone... cun bona suorte, donca, cun bona suorte, ameîsi!:
a proposito cosa ci porterà l'Anno Nuovo? speriamo cose belle, speriamo
cose buone... con buona sorte dunque, con felice sorte, amici!. Tipico
augurio di buon anno usato per chiedere la bòna man; ano
biziesto, ano sensa siesto: anno bisestile, anno senza giudizio,
anno balzano, prov.; cui ani ven fora i malani:
con gli anni spuntano fuori gli acciacchi, i malanni, prov.; ano
da gierba: anno ricco d'erba, anno con scarso raccolto; ano
da nivo, ano da pan: annata nevosa, annata ricca di grano e quindi
di pane, prov.; nei ani pasadi, a sa ciapiva pariece
gransievule, ancui a zì mondo da ani ca li zì cume li musche
bianche: una volta si prendevano parecchie granseole, oggi è
da tanto che sono rare; ani e anuori i ruvignizi
zì stà cun Vaniesa, e quila vuolta anca sa nu gira bubana
a gira ani bai, ancui i zì ani da mierda: per tanti tanti
anni i rovignesi sono stati con la repubblica di Venezia, e a quel tempo,
anche se non c'era tanto da scialare erano dei bei tempi, oggi sono brutti
tempi; miezo ano, el coûl fà scagno:
quando il bambino ha sei mesi, incomincia a stare seduto, prov.;
Anpaleîa top. -Ampelea; Notizie
Storiche: per iniziativa dei signori Wassermann e Andrioli di
Pola, nel 1882 veniva costituita a Rovigno una società per la costruzione
di vetrami, nei pressi della chiesetta di San Gottardo, posta sulla strada
che porta alla stazione ferrioviaria. Era già in attività
nel 1883, producendo soprattutto bottiglie. Senonchè nel 1885, causa
motivi rimasti per noi sconosciuti, lo stabilimento cessò l'attività
e venne rilevato dai signori Arturo Retti e Silvio Vianelli, che mutarono
l'uso dell'impianto in una distilleria di acquavite. La vera e propria
Ampelea si costituì nel 1916 come Società di Distillazione
e Industrie Chimiche, e nacque dalla fusione di alcune principali distillerie
istriane: Marchesi di Dignano, Vianelli e Retti di Rovigno, Manzutto di
Umago e la Stock di Trieste, diventando ben presto uno dei principali complessi
industriali di Rovigno che dava lavoro a più di 450 operai. Aveva
impianti modernissimi, si riforniva di vinacce da tutta l'Istria e dalle
Puglie, che vi giungevano, in botti, trasportate dal piroscafo sociale,
ex Fram ribattezzato Ampelea: una decauville elettrica, trenino a scartamento
ridotto, trasportava poi le botti dal porto di Valdibora allo stabilimento
ove, oltre ai vari tipi di distillati, come sottoprodotto, vi si produceva
anche il cremor di tartaro (tartrato acido di potassio). Il complesso era
dotato di un proprio impianto elettrico, che contribuiva inoltre a azionare
le pompe idrauliche di un piccolo acquedotto, che dal 1900 circa erogava
l'acqua alla popolazione ed alimentava la pubblica fontanella posta nei
pressi del Teatro Gandusio, l'attuale Piazza del Mercato. Durante la 1°
G.M. venne spogliata dei suoi macchinari per alimentare l'industria bellica
austriaca. Dopo la guerra, con l'avvento dell'Italia, ci furono svariati
tentativi di riattivare il complesso industriale: dalla Montecatini all'Arrigoni,
ma la sua ripresa avvenne ad opera di una fabbrica conserviera che aveva
la direzione ed un'altra fabbrica di ugual nome ad Isola d'Istria. La nuova
attività iniziò negli anni trenta nell'impianto ancora in
parte dissestato con locali per la salazione e la lavorazione del pesce,
soprattutto sardine e tonno. I nuovi impianti per lo inscatolamento arrivarano
da Isola d'Istria e furono messi in opera dalla rinomata officina meccanica
del rovignese Renato Giovanelli. L'impianto così rinnovato produceva
pesce salato, filetti d'acciuga sardine e tonno sott'olio. La sua massima
produzione si ebbe negli anni 1935 e 1940 ed arrivò ad impiegare
tra 500 e 600 operai, per lo più donne. Nel periodo bellico, in
pieno clima autarchico, oltre alla solita produzione, s'aggiunsero anche
l'olio e la farina di pesce. L'olio veniva fornito alla Carlo Erba di Milano
per scopi terapeutici e con la farina si tentò di impiegarla come
foraggio per gli animali d'allevamento col bel risultato che le loro carni
sapevano... di pesce. L'Ampelea patrocinava le locali squadre di calcio,
sia a Rovigno che a Isola, nelle cui file si fece notare il rovignese Ispiro
che divenne anche nazionale di calcio e militò in Serie A con la
Triestina e la Lazio. Lo stabilimento aveva dei propri pescherecci che
provvedevano alla raccolta del pescato, ovvero della materia prima per
le varie lavorazioni. Con l'avvento della Jugoslavia l'impianto non subì
modifiche di uso cambiando solamente il nome in Mirna;
..............
Anteîpa n.pr.m. - Antipa, l'Erode Antipa della bibbia,
passato a significare persona malvagia;
Anteîpa - s.n. della famiglia Venerandi;
anteîpateîa s.f. - antipatia; el
prufasur ma uò ciulto in anteîpateîa: il professore
m'ha preso in antipatia; a nu sa
trata nà da anteîpateîa nà
da altro, ma fimane a burdo nuò, ca li puorta scaranseîa:
non si tratta nè d'antipatia od altro, ma donne a bordo no, che
portano sfortuna;
anteîpatigo agg. - antipatico; el
nu m'uò fato gneînte, ma quil muriè el ma zì
sai anteîpatigo: non m'ha fatto niente, ma quel ragazzo mi
è molto antipatico;
anteîsipo s.m. - vedi anteîcipo;
antèna s.f. - antenna televisiva; anca
cu l'antena in tiera el talavizur funsiuniva nama ca biel: anche
con la antenna caduta per terra il televisore funzionava bene;
antevedènsa s.f. - preveggenza, avvedutezza, accortezza;
a ga vol antevedensa e nuò fraià doûto
soûbato: ci vuole accortezza e non sperperare tutto subito;
..............
anunària s.f. - annona, la pubblica amministrazione che
presiede a l'alimentazione; vate a fà dà
la tiesara a l'anunaria: vai a farti dare la tessera all'annona,
ovvero all'ufficio annonario;
anunàrio agg. - generalmente riferito alla tessera che
in tempo di guerra consentiva d'accedere ai beni alimentari di base: zucchero,
latte, farina, olio ecc.; sa nu gira par ma gnagna
ca la viva la tiesara anunaria, mieîa mare nu viva gnanca da dame
el lato: se non era per mia zia che aveva la tessera annonaria,
mia mamma non aveva da darmi neanche il latte;
anuònimo s.m. e agg. 1. anonimo, persona o cosa
di cui non si sa il nome; ma zì rivà
pioûn da oûna lietera anuonima: mi è arrivata
più d'una lettera anonima; 2. anonimo, non personale, scialbo;
anuòri avv. - vedi anùri;
anùri avv. 1. vecchio di tanti anni, annoso; ma
feîa la vuliva deî c'a Ruveîgno i zì purtadi mondo
par el canto ca da anuri a zì stà tradision, nuò ch'i
altri i nu zì boni da cantà: mia figlia voleva dire
che a Rovigno sono molto portarti per il canto e che da anni ed anni vi
è questa tradizione, e non che gli altri siano bravi di cantare;
2.tanto, assai,
parecchio; Etim.: dal lat. Annorum;
anurmàl agg. - anormale; a zì
viro seî ca l'altisa fa mieza balisa, ma loûz zì anurmal:
è pur vero che l'altezza fa mezza bellezza, come dice il proverbio,
ma lui è anormale, cioè è alto in maniera eccessiva
anuvarsàrio s.m. - anniversario;
Anzalo n.pr.m. - Angelo; el zì
Anzalo da non e da fato: si chiama Angelo di nome e di fatto:
ànzalo s.m. e agg. 1. angelo (s.m.) essere spirituale
delle religioni ebraiche-cristiane; l'anzalo diveîno,
purtatur de l'induveîno: l'angelo divino, portatore dell'indovino,
prov.; 2. (fig) persona dal buon carattere, dolcissimo, di grande
bontà oppure di grande bellezza; quil'anzalo
da murieda la ma faruò pierdi la tiesta: quell'angelo di
ragazza mi farà perdere la testa;
ànzalo s.m. 1. pesce dell'ordine dei Perciformi,
e della famiglia delle Triglidae. Con lo stesso nome i rovignesi indicano
tutti i diversi tipi della specie, per la comune caratteristica di presentare
delle grandi pinne sia ventrali che pettorali: a. capone coccio,
Aspitrigla cuculus, dal colore rosso vivo sul dorso, biancastro su fianchi
e ventre. Misura al massimo 45 centimetri, le carni sono prelibate;
b. capone gallinella, Trigla lucerna, dal dorso color bruno rossiccio,
verdastro, grigio o aranciato e dai fianchi rosa e dal ventre biancastro.
Raggiunge una lunghezza massima di 70 cm. Le carni sono bianche e saporite,
particolarmente adatte per il brudìto; c. capone gavotta,
Aspitrigla obscura, presenta il dorso rossatro, i fianchi sono più
chiari con riflessi azzurrini mentre il ventre è biancastro. Raggiunge
al massimo una lunghezza di 35 cm. Le carni sono particolarmente adatte
per il brudìto; d. capone gorno, Eutrigla gunardus, dal color
nocciola più intenso sul dorso e più chiaro sui fianchi mentre
il ventre è biancastro, non supera i 30 cm. Le carni sono adatte
per il brudìto; e. capone lira, Trigla lyra, caratterizzato
dalla sviluppata regione cefalica, corazzata e munita di un lungo aculeo.
Il colore è rosso con chiazze biancastre o rosa. Ha le carni bianche
e saporite; f. capone ubriaco, Trigloporus lastoviza, ha il corpo
affusolato e snello, pressocchè circolare, il colore può
essere interamente rosso vivo oppure marrone-aranciato sul dorso e più
chiaro con riflessi giallastri su fianchi e ventre. Le pinne pettorali
presentano invece una colorazione blu-nerastra. Misura all'incirca 20-25
cm, ma può eccezionalmente raggiungere i 40 cm. Ha carni adatte
quasi eclusivamente per il brudìto; 2. pesce civetta, pesce
dell'ordine dei Perciformi, Dactylopterus volitans, deve il nome per le
sue pinne pettorali simili a delle ali: Etim.: etimo evidente;
anzièlico agg. - angelico;
anzuleîti s.m.inv. - soldi, gruzzolo; cu
i anzuleîti in scarsiela sa fà doûto: con i soldini
in tasca si fa tutto;
anzuleîto s.m. e agg. - angioletto; stu
peîcio zì nama oûn anzuleîto, magna duormi e nun
piura mai: questo bambino, è proprio un angioletto, mangia
e dorme e non piange mai;
apreîl s.m. - vedi apreîle; marso
soûto, apreîl bagnà, biato quil cuntadeîn ca uò
samanà: marzo asciutto, aprile piovoso, beato il contadino
che ha seminato, prov.;
apreîlante agg. - relativo al mese di aprile, voce usata
quasi esclusivamente nel detto: quatro apreîlanti,
quaranta duranti: se piove il quattro d'aprile, pioverà di
seguito per quaranta giorni;
apreîle s.m. - aprile, quarto mese dell'anno; apreîle
nu te discupreîre; maio và adagio; zoûgno cavete el
cudegugno. Luio daspuiate: aprile non ti scoprire, maggio vai adagio,
giugno togliti il soprabito, luglio (finalmente) spogliati, prov.; apreîle
dal dulso durmeîre: aprile, dolce dormire, prov.; apreîle
zì el pioûn dulso miz de l'ano: aprile è il
mese più dolce dell'anno; a par maio inveîse
i semo al vinti da apreîle: sembra maggio invece siamo al
venti di aprile. Dalla filastrocca popolare sui 12 mesi dell'anno riporto
l'ottava a lui dedicata:
I son Apreîle e d'ugni vago fiure,
Apro la tiera e i bai uzai cantare. Quanti suavi acenti a doûte l'ure, Erbe fabrite e frische a sulassiare! Ai ondeze Lione cunfessure, Marco ai veîntisinque, a selebrare. E trenta giorni el fìa quil duormi grato, E chi pioûn duormo pioûn se ten biato. |
Io son Aprile e ad ogni vago fiore,
Apro la terra ed ai bei uccelli il cantare. Quanti soavi accenti in ogni momento, Erbe fresche per sollazzare! Al (giorno) undici Leone confessore, Marco al venticinque, a celebrare. E trenta giorni farà quel dormir gradito, E chi più dorme più si ritiene beato. |
|
|
meî i iè | io ho | meî i vìvo | io avevo |
teî ti iè | tu hai | teî ti vìvi | tu avevi |
loû el uò | egli ha | loû el vìva | egi aveva |
gìla la uò | lei ha | gìla la vìva | lei aveva |
nùi i vèmo | noi abbiamo | nùi i vièmi - vièndi | noi avevamo |
vùi i vì(de) | voi avete | vùi i vì(de) | voi avevate |
lùri i uò | loro hanno | lùri i vìva | loro avevano |
lùre li uò | loro hanno | lùre li vìva | loro avevano |
|
|
meî ch'i ièbio | che io abbia | meî ch'i vìso | che io avessi |
teî ca ti ièbi | che tu abbia | teî ca ti vìsi | che tu avessi |
loû ch'el ièbio | che egli abbia | loû ch'el vìso | che egli avesse |
gìla ca la ièbio | che lei abbia | gìla ca la vìso | che lei avesse |
nùi ch'i vèmo | che noi abbiamo | nùi ch'i vìsimo | che noi avessimo |
vùi ch'i vì(de) | che voi abbiate | vùi ch'i vìsi | che voi aveste |
lùri ch'i ièbio | che loro abbiano | lùri ch'i vìso | che loro avessero |
lùre ca li ièbio | che loro abbiano | lùre ca li vìso | che loro avessero |
|
|
meî i varàvi | io avrei | meî i variè | io avrò |
teî ti varàvi | tu avresti | teî ti variè | tu avrai |
loû el varàvo | egli avrebbe | loû el varuò | egli avrà |
gìla la varàvo | lei avrebbe | gìla la varuò | lei avrà |
nùi i variènsi | noi avremmo | nùi i varèmo | noi avremo |
vùi i varìsi | voi avreste | vùi i varì(de) | voi avrete |
lùri i varàvo | loro avrebbero | lùri i varuò | loro avranno |
lùre li varàvo | loro avrebbero | lùre li varuò | loro avranno |
L'Indicativo Passato Prossimo, il Trapassato Prossimo, il Futuro Anteriore,
il Congiuntivo Passato, il Trapassato, Il Condizionale Passato, si formano
aggiungendo all'Indicativo Presente, all'Imperfetto, al Futuro Semplice,
al Congiuntivo Presente, all'Imperfetto, al Condizionale Presente il participio
passato boû - avuto, ad esempio:
meî i iè boû: io ho
avuto, teî ti vìvi boû:
tu avevi avuto; loû el varuò boû:
lui avrebbe avuto; ca gila la ièbio boû:
che lei abbia avuto; ca nui i vìsimo boû:
che noi avessimo avuto; ca luri i varàvo boû: che loro avrebbero
avuto. Gerundio: (a)viàndo - abiàndo - abièndo:
avendo;
1. avere, possedere; el uò parieci
dafieti: ha molti difetti; anca meî
zaravi al taiatro cumo loû, paruò ga vularavo ch'i vìso
i suovi suoldi: anch'io andrei al teatro come lui, però bisognerebbe
che avessi (anche) i suoi soldi; i zì sai
reîchi i uò pioûn da gize miliardi da leîre: sono
molto ricchi, possiedono più di dieci miliardi di lire; cheî
uò boû, uò boû: chi ha avuto, ha avuto,
prov.; la uò oûn mareîn sai lavurento:
ha un marito molto laborioso; a zì meo avì
criediti ca iessi in diebito: è meglio avere dei crediti
che debiti, prov.; 2. avere, intrattenere dei rapporti; marantaga
ca la zì nu la uò nisoûn: bisbetica com'è
non ha nessuno (che le faccia il filo, che le voglia bene); 3. avere,
provare; i viva paricia fan: avevano molta
fame; insiera el balcon ch'i vemo frido: chiudi
la finestra che proviamo, abbiamo freddo; 4. seguito dalla preposizione
da, ha il significato di dover fare, aver da fare; i
uò da stà seîti: devono stare zitti;
i viendi da zì a Tristi, ma sa uò malà el peîcio
e cuseî i vemo ramandà: dovevamo andare a Trieste,
ma si è ammalato il piccolino e così abbiamo rimandati;
5. avercela, serbar rancore verso qualcuno; i
nu siè quil ca ga iè fato, ma tu frà la uò
cun meî: non so cosa gli ho fatto, ma tuo fratello ce l'ha
con me; Etim.: dal lat. Habere;
aviatùr s.m. - aviatore, pilota;
aviasiòn s.f. - aviazione. Anche se naturalmente l'arma
per antonomasia dei rovignesi era la marina, non mancano dei concittadini
che si siano distinti in tale arma. Uno di questi fu il tenente pilota
Pietro Braida, nato il 20 maggio 1915, e morto sul cielo di Cipro in missione
di guerra il 27 agosto del '41. Precedentemente il nostro si era guadagnate
le suddette onorificenze: Medaglia d'Argento (cielo di Grecia, novembre
1940), medaglia di bronzo (cielo di Grecia 1° gennaio - 6 aprile 1941)
e la croce di Guerra (cielo del Mediterraneo Orientale, 26 aprile - 26
giugno 1941). Eroe della Caccia fu inoltre il capitanoe pilota Pino Tovazzi,
abbattuto nei primi mesi di guerra sui cieli della Cirenaica. Inoltre il
gen. di brigata aerea Giovanni Rocco nato il 2 luglio 1903, uno dei pionieri
della nostra aeronautica.
avicàrio s.m. - vicario;
avidità s.f. - avidità, più usato ingurdeîsia;
avìdo agg. - avido, più usato ingùrdo;
avièr s.m. - aviere, soldato dell'arma aeronautica, pilota;
avièr s.m. - alveare, favo;
avièrso agg. - avverso, contrario;
|
indietro |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
"); //-->