Viaggio nella memoria

 

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Cap-11   Cade il fascismo...

 

Il 25 aprile del ’45 la guerra era finalmente finita, tutto il territorio era stato liberato, i Tedeschi avevano passate le Alpi. La pace interna però era lontana: i partigiani davano la caccia ai gerarchi fascisti e li passavano per le armi, vendette private diventavano vendette politiche e l’assassinio veniva giustificato come atto di guerra. Finiva con la guerra anche la Repubblica di Salò; Mussolini cercò di riparare all'estero; dopo inutili trattative con il CLN, (comitato di liberazione nazionale) per ottenere l’incolumità, fuggì a Como, catturato a Dongo insieme alla compagna Claretta Petacci, insieme a lei fu fucilato a Giulino di Mezzegra. Dopo tanti anni non è ancora ben chiaro chi ne abbia decretata la morte senza regolare processo, né chi sia stato l’esecutore materiale della fucilazione. Per parecchio tempo, tra ammissioni e smentite, si fece il nome del "Colonnello Valerio", nome di battaglia di Walter Audisio, antifascista, comunista, comandante noto nella Resistenza, il quale il 28 aprile avrebbe diretto l’esecuzione dei due e di altri sedici gerarchi. I loro corpi furono appesi per i piedi, a Milano, alle traversine di un distributore di benzina a Piazzale Loreto, oggetti di ludibrio e scherno da parte dei cittadini; spettacolo miserando, indegno di un popolo civile che per un ventennio aveva gridato in delirio "Du–ce, Du–ce" e che ora, accecato da odio e rabbia incontrollata, era precipitato nel più barbaro medioevo! Era tutto finito, finito per sempre e piansi per quei poveri corpi dileggiati. Sparito il suo capo carismatico, il Fascismo si disgregava sostituito da altre ideologie, da altre forze politiche. Finiva dunque un ciclo storico e ne incominciava un altro, si concludeva l’epoca della nostra nascita, della nostra giovinezza, della nostra formazione sociale, culturale, politica. Bisognava rivedere tutto e tutto rifare. Ma come? Ero confusa, smarrita, avevo 26 anni, non mi era facile rinunciare a tutto quello in cui avevo fermamente creduto, convincermi che era tutto sbagliato, che bisognava rinnegarlo. La mia reazione fu di indifferenza, apatia prima, di nostalgia poi. Nostalgia, si; ma non nel significato che è stato dato a questo termine dopo la scomparsa del regime fascista. Lungi dall’avere per me un significato politico, si riduceva al ricordo incancellabile di quei tempi, quando, giusto o sbagliato che fosse, avevamo qualche cosa in cui credere fermamente, con entusiasmo e convinzione; avevamo una base solida su cui posarci per spiccare il balzo verso un futuro che si presentava sicuro, ricco di promesse. A volte mi chiedo: se Mussolini non si fosse legato alla Germania e al suo cattivo genio, Hitler, sarebbe mai caduto il fascismo? In fondo il popolo italiano non si era mai ribellato ; anzi aveva sempre dimostrato entusiasmo, né i pochi antifascisti, né i fuorusciti avevano mai avuto influenza al punto di mutare alcunché. Il fascismo quindi è caduto per le conseguenze disastrose di quell’imperdonabile errore: la guerra a fianco dei Tedeschi e la disfatta vergognosa, totale. Quale parte abbiamo avuto noi? Nessuna. La storia ha fatto una svolta, e questa svolta ha portato anche alla caduta della monarchia: io ho votato per la sua abolizione, perché? Perché la ritenevo responsabile della rovina dell’Italia per non aver saputo impedire al duce di entrare nel conflitto? Per un inconscio desiderio di vendetta per la cattura di Mussolini e le sanguinose conseguenze della Repubblica di Salò? Forse per tutti insieme questi motivi; o semplicemente perché ritenevo che, dopo tante sofferenze, fosse necessario, indispensabile cambiare e tentare una nuova via che ci portasse alla pace, all’ordine, alla ricostruzione, alla "libertà", quella libertà che, si ripeteva, ci era stata negata per vent’anni. Ma era solo illusione: che cosa ci ha offerto il nuovo corso della storia? La nostra prima Repubblica? LA DEMOCRAZIA! La democrazia dei partiti, della corsa alle poltrone dorate del Parlamento, alle alte cariche dell’industria, della finanza; la democrazia di destra, di centro, di sinistra che stravolge il risultato delle elezioni calpestando la volontà espressa dal popolo; la democrazia del nepotismo, dello sperpero dell’erario pubblico, dell’inflazione, della disoccupazione; la democrazia del terrorismo rosso e nero, dei sequestri, delle estorsioni, delle tangenti; la democrazia della "Democrazia Cristiana", degli Andreotti, dei Gava, dei Poggiolini; la democrazia del bianco fiore, del garofano, della quercia, dell’ulivo (ma quante belle piante, che bel giardino!). Quella patria che, al tempo mio, si scriveva con la lettera maiuscola, quella parola breve, eppur ricca di significato, quella Patria che a milioni di Italiani ha dato il coraggio di battersi fino alla morte, nel gelo del fronte russo, nel deserto infuocato dell’Africa, nei cieli e sui mari, e ne ha fatto degli eroi, oggi cosa è diventata? cosa l’hanno fatta diventare i nostri uomini di potere, gli uomini di governo? Povera Italia ! I tuoi interessi, i nostri interessi, sono stati e continuano a essere solo un pretesto per aumentare il potere degli uomini e dei loro partiti; perché quanto più grande è il potere, tanto più cresce la possibilità di abuso.

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