11-11-04
CAROVITA
Ceti medi sempre più poveri: Non riescono a
risparmiare
Roma, 11 novembre 2004 - Se arrivare a fine mese è difficile per molti,
mettere dei risparmi da parte è quasi un miraggio per la maggior parte delle
famiglie italiane. E tra i pochi che hanno la possibilità e la volontà
di investire i propri soldi prevale un atteggiamento 'difensivo', che
guarda con crescente diffidenza agli strumenti finanziari, anche a quelli un
tempo ritenuti più sicuri.
E' l'immagine di uno risparmio sempre più "soffocato" quella che emerge
dall'indagine realizzata da Ipsos per l'Acri in occasione dell'80esima
Giornata Mondiale del Risparmio: per il futuro gli interpellati
prevedono uno scenario in ulteriore peggioramento e sono particolarmente
pessimisti per quanto riguarda l'Italia, che fatica a tenere il passo con
gli altri paesi. E dove si conferma il fenomeno dell'impoverimento dei ceti
medi.
Crescono in Italia incertezza e preoccupazione, come mostra l'indicatore
Isae sulla fiducia dei consumatori italiani, passato dall'ottobre del 2001
ad oggi da 122 a quota 103, con un calo di quattro punti solo nell'ultimo
anno. E come confermano le indicazioni di trend sul risparmio: ben il
48% degli Italiani dichiara infatti, secondo Ipsos-Acri, di aver consumato
tutto il proprio reddito e solo il 34% afferma di essere riuscito a
risparmiare, contro il 38% del 2003, il 47% nel 2002 e il 48% nel 2001.
Circa il 20% delle famiglie italiane si trova poi in seria difficoltà, e il
13% ha dovuto utilizzare risparmi accumulati o addirittura, nel 4% dei casi,
è dovuto ricorrere a prestiti. Ancor più cupe le previsioni per il futuro:
solo il 15% degli italiani pensa di risparmiare di più nel prossimo anno,
contro il 32% del 2001. Il 44% dellefamiglie pensa, invece, di risparmiare
meno (erano il 29% nel 2001).
Sono sei le tendenze delineate da Ipsos-Acri. La prima riguarda le famiglie
con trend positivo, che sono il 19% e che hanno risparmiato nell'ultimo anno
e lo faranno anche nei prossimi 12 mesi.
Seguono le famiglie in risalita, il 6%, ossia quelle che hanno speso tutto
senza fare ricorso ai risparmi, ma nei prossimi 12 mesi pensano di
risparmiare di più. In terzo luogo ci sono le famiglie che 'galleggiano',
quel 23% che ha speso tutto senza fare ricorso ai risparmi oppure ai debiti
e pensa che lo stesso avverrà nel prossimo anno, oppure che ha fatto ricorso
ai risparmi e debiti ma pensa di risparmiare di più nei prossimi 12 mesi.
La quarta categoria è quella delle famiglie in discesa, che rappresentano il
14% e che sono quelle che sono riuscite a risparmiare, ma risparmieranno
meno nei prossimi 12 mesi. Infine ci sono le famiglie in crisi moderata,
il 21%, che hanno consumato tutto il reddito e nei prossimi 12 mesi pensano
di risparmiare di meno, e le famiglie in crisi grave, che hanno fatto
ricorso ai risparmi oppure ai debiti e pensano che la situazione del
prossimo anno sarà identica o si aggraverà. Sono il 14%.
Se da un lato le famiglie in difficoltà sono molto più spesso appartenenti
ad un ceto medio o basso, con basso titolo di studio e età medio-alta, è
tuttavia nei ceti medio-alti che si trova la maggior parte di famiglie che
perdono solidità economica e potere d'acquisto. Confermando il fenomeno
dell'impoverimento dei ceti medi.
Circa metà degli Italiani è insoddisfatta della propria situazione economica
e non si aspetta miglioramenti per il Paese. Il sondaggio Ipsos-Acri rivela
infatti che, pur laddove la situazione personale segnala qualche attesa di
miglioramento, la situazione economica europea e quella mondiale sono
ritenute stabili, mentre fonte di vivissime preoccupazioni è la situazione
dell'economia italiana:più della metà del campione (51%) ritiene che nei
prossimi tre anni si assisterà ad un peggioramento e solo poco più di un
quinto (23%) prevede un miglioramento.
Anche in questo caso è nettissima la crescita di preoccupazione negli anni:
nel 2001 prevalevano le aspettative positive (+31% il saldo
migliorerà/peggiorerà), nel 2002 il saldo era 0, dal 2003 prevalgono le
previsioni negative con un saldo a favore del peggiorerà (-25%) confermato
dal dato 2004 (-28%).
Un'attesa di peggioramento dell'economia del Paese ingenera attese negative
sia per i livelli di occupazione che di reddito, così come per la capacità
delle imprese italiane di competere sui mercati internazionali. In questo
senso, spiega Ipsos, è legittimo parlare di una percezione di declino del
Paese che prevale in una quota ormai maggioritaria di cittadini.
Tenendo conto anche delle previsioni di andamento dell'economia personale,
europea e mondiale, oltre che di quella italiana, gli ottimisti sono
complessivamente poco più di un terzo, i pessimisti quasi la metà (46%),
mentre circa il 20% ha una percezione neutra, di sostanziale stabilità.
Gli intervistati di età fra 18 e 30 anni, presi specificamente, sono un po'
più ottimisti degli over 30. Questo deriva da un'attesa nettamente più
positiva per l'andamento della propria situazione personale, che pensano
migliorerà decisamente.
In particolare sono gli intervistati di età fra i 25 e i 30 anni che
manifestano il maggiore ottimismo, cioè coloro che si affacciano al mondo
del lavoro e stanno costruendo la propria vita autonoma: molti di loro si
attendono un chiaro progresso nel futuro.