Eurispes: Italia povera e sfiduciata.
4-2-04
È rimasto solo Ciampi agli italiani, unico punto fermo in un Paese dalle
prospettive economiche sempre più nere. E forse non serviva nemmeno il
suggello del rapporto Eurispes per rendersi conto di quanto i cittadini
siano arrabbiati. Diventati improvvisamente poveri tanto che si parla di
«alto rischio di proletarizzazione delle famiglie».
Con una classe media praticamente scomparsa, senza alcuna
prospettiva di risparmio, mentre invece la mafia si ingrassa, gli italiani
hanno dato una sonora bocciatura del governo. Appena il 33,6% delle persone
intervistate gradisce Berlusconi, mentre il 44,6% pensa dà un giudizio
fallimentare sulla politica economica e il 32,7% afferma di non fare nessun
affidamento sul governo per il risanamento dei conti pubblici e la riforma
delle pensioni. Per non parlare poi della fiducia nell’esecutivo. La
fotografia dell’Italia 2004 raccolta dall’Istituto di statistica di Gian
Maria Fara è una bordata, un rapporto che racconta un Paese sempre più allo
sbando. Un rapporto che ha fatto arrabbiare la destra, messa alle strette
dai dati, che adesso accusa uno degli Istituti più seri di fare campagna
elettorale per l’Ulivo.
FAMIGLIE IN POVERTÀ
È la percezione che tutti avevamo avuto: stipendi fermi, potere d’acquisto
dimezzato e prezzi impazziti, non si arriva alla fine del mese. Ora questa
«sensazione» è nero su bianco. Dice l’Eurispes che due milioni e
quattrocento nuclei familiari (il 10% del totale) stanno andando verso la
povertà. La classe media è proletariato. I primi a pagarne le spese sono gli
impiegati che hanno perso il 19,7% di potere d’acquisto negli ultimi due
anni, seguono gli operai (-16%), i dirigenti (-15,4%), i quadri (-13,3%).
«Anche i ceti che si ritenevano esenti da improvvisi rovesci di fortuna -
scrive Gian Maria Fara - possono precipitare, nonostante le reti di
protezione welfaristica e assistenziale, al di sotto della soglia di
povertà». Le famiglie già povere sono due milioni e mezzo. A questo si
aggiunge un dato: l'arrivo del primo figlio comporta in media una
diminuzione del reddito tra il 18% e il 45% ed una spesa aggiuntiva compresa
tra i 500 e gli 800 euro.
IL PESSIMISMO
In quest’ultimo anno qualcosa è cambiato e in peggio. Se a gennaio 2003 il
37,5% delle persone percepiva un eccessivo rincaro dei prezzi, oggi questa
percentuale sale al 59,1. Il 48% degli intervistati avverte poi un netto
peggioramento dell’economia. Quanto poi alle prospettive per il futuro ben
il 56,4% non prevede che nel 2004 avrà possibilità di risparmio. E non
perché non voglia o come riflesso degli scandali di Borsa, ma proprio perché
non può e non potrà.
«I ceti medi - dice l’Eurispes - sono costretti per la prima volta
dopo decenni a difendersi dal pericolo di una incalzante proletarizzazione.
La società dei tre terzi che avevamo paventato qualche anno fa è diventata
una realtà: un terzo di supergarantiti, un terzo di poveri e un terzo a
rischio povertà. In questo quadro solo il 5,5% degli italiani prevede di
risparmiare, mentre il 33% non è sicuro di riuscirci. È anche allarme per la
competitività: l'Italia è scesa al 41° posto nella classifica mondiale.
L'industria «continua a produrre beni poco innovativi e a scarso contenuto
tecnologico». Nel periodo 2000-2003 sono diminuiti alcuni dei settori
traino: cuoio e pelli (-15,9 punti), macchine elettriche (-18,5), mezzi di
trasporto (-17,9) e tessile (-10). Inoltre, l'export è diminuito del 2,8% in
valore e dello 0,9% in quantità.
LA SFIDUCIA
Lo abbiamo detto all’inizio. Solo il 33% della popolazione crede ancora nel
governo. Ma otto italiani su dieci (l’86%) hanno fiducia nel Capo dello
Stato rimasto come «ultima agenzia di senso». E nonostante i continui
attacchi della destra anche la magistratura gode ancora di rispetto (52,4%)
e così l’Unione europea (58,5%). Pochissime le aspettative nei confronti di
politici e Parlamento: solo il 36% dichiara di confidare in questa
istituzione. Per quanto riguarda i partiti poi un'altra sorpresa salta fuori
dal cilindro. Gli italiani pensano che tangentopoli goda ancora di ottima
salute. Il 46,5% pensa che nulla sia cambiato dai tempi di «mani pulite».
Peggio: un cittadino su quattro pensa che la corruzione sia se possibile più
diffusa. Corrotti - secondo l’opinione comune - sono dirigenti, funzionari,
impiegati della Pubblica amministrazione. Ma il secondo posto nella
gerarchia «dei mascalzoni» si colloca il governo indicato dal 12% degli
intervistati.
LAVORO NERO
Il lavoro nero resta una piaga. Secondo l’Eurispes cinque milioni e
seicentomila i lavoratori irregolari nel nostro Paese. A questi si
aggiungono un milione e 200mila persone che svolgono in nero una doppia
attività. Nel biennio 2003-2004 il peso del sommerso sul Pil italiano
oscillerà infatti intorno al 27%, per un valore stimato in oltre 300
miliardi di euro sia per il 2003 che per il 2004. E gli effetti
sull'economia si sentono: l'evasione fiscale connessa al sommerso è salita
infatti nel 2002 a 129 miliardi, e crescerà ancora nel prossimo biennio
oltre i 130 miliardi di euro. Con un'incidenza sul Pil di circa il 27%, cioè
di oltre un quarto dell'economia ufficiale, il nostro Paese conquista così,
subito dietro alla Grecia, il top della classifica tra i principali paesi
industrializzati. L'economia in nero supera in quota percentuale di tre
volte quella degli Stati Uniti e della Svizzera ed è nettamente superiore
alla media Ocse del 16,7%.
LA MAFIA
INGRASSA
Se gli italiani impoveriscono, la mafia fa buoni affari. Ammonterà quasi a
100 miliardi di euro il «bilancio» delle quattro cupole criminali per il
2004. I maggiori proventi verranno dal traffico di imprese (17.520 milioni
di euro), da estorsione e usura (13.520), dalla prostituzione (5.104) dal
traffico di armi (4.774 milioni di euro). È la 'ndrangheta, nel 2004, a
detenere il primato degli affari per quanto riguarda il traffico di droga
(22.340 milioni di euro), seguita da Cosa nostra (18.224), Camorra (16.459)
e Sacra corona unita (1.999). Mentre sul fronte dell'impresa (appalti
pubblici truccati e compartecipazione in imprese in genere) è Cosa Nostra ad
avere la leadership con un fatturato di 6.468 milioni di euro, seguita a
ruota da Camorra, 'ndrangheta e Sacra Corona Unita.
Margheritanews