Considerazioni sulla Finanziaria
01-10-03
Lacerazione istituzionale, dissesto dell’economia, impoverimento della
società: questo è il trinomio che fa da filo conduttore alla Finanziaria
di questo anno.
Nel suo
inaudito spot televisivo a reti unificate l’onorevole Berlusconi,
mirando anche a distrarre l’attenzione degli italiani dal black out
domenicale, ha voluto calare il silenziatore su questa drammatica realtà.
Inoltre ha
tentato di far dimenticare che in anni a noi vicini - grazie alla serietà
e al coraggio del centrosinistra e dei sindacati - è gia stata realizzata
una riforma delle pensioni equa e sostenibile, apprezzata in tutte le sedi
internazionali perché capace di stabilizzare la spesa pensionistica
nazionale.
Stare ai dati
di realtà è il modo migliore per sbugiardare chi, ancora una volta,
esercita sapienza solo nel costruire inganni, dimostrandosi privo sia di
senso della responsabilità che di senso del pudore. Dunque, la manovra di
finanza pubblica per il 2004, che ammonta a più di 16 miliardi di euro,
pur abbassando l'avanzo primario (pari al 6,7% nel 1997) sotto il 3% del
Pil, porta il deficit 2004 al 2,2%, contro l'1,8% indicato nel DPEF. I
suoi tratti più salienti sono il maxi-condono edilizio e il taglio alle
pensioni, iniziative con cui si vorrebbe sostenere una crescita del PIL
nazionale che per il 2003 non si discosta dallo zero (per l'esattezza
0,5%). In realtà, la manovra conduce all'apogeo il miscuglio di spirito
oligarchico, dimensione affaristica, neoliberismo, populismo da sempre
collante del centro-destra, miscuglio che ha il suo comune denominatore
nella "cultura dell'impunità" e nella svalutazione della "responsabilità
collettiva" come principio di etica e di regolazione sociale. La verità
emerge, al di là della ridda caotica di risse, di insulti e di diffidenze
in cui il governo e la maggioranza si sono agitati per più di tre mesi, e
a dispetto dell'ulteriore tentativo di occultamento affidato alla
dispersione e frammentazione delle singole misure della manovra di finanza
pubblica in più provvedimenti diversi, alcuni adottati ora, altri fra
qualche giorno, altri che non è da escludere possano essere presi
all'ultimo momento utile, magari alla vigilia di Natale.
Lo
spezzettamento riguarda la Finanziaria vera e propria, il decretone -
contenente il maxi-condono edilizio, la proroga di quello fiscale, il
concordato biennale, ecc. - il maxiemendamento alla delega previdenziale,
in cui rimane in ballo la decontribuzione, minaccia gravissima alla
sopravvivenza della previdenza pubblica, e viene aggiunto l'inasprimento
coattivo del requisito di anzianità contributiva per andare in pensione.
Lo spezzettamento delle misure è grave in sé, sul piano istituzionale, e
dovrebbe sentirsene offeso in primo luogo il presidente Casini che qualche
settimana fa aveva mandato alla Camera un messaggio sul ripristino della
correttezza nella sessione di bilancio. Lo spezzettamento è volto ad
impedire una chiara visibilità dell'intera manovra finanziaria al
Parlamento e ai cittadini, e a recidere il legame tra provvedimenti e loro
coperture, al punto che potremmo sostenere che la copertura della
Finanziaria in realtà non c'è. I saldi vedono così confermato il carattere
"virtuale" tanto caro a Tremonti, ma, ahinoi, tanto dannoso per il paese,
visto che attraverso di esso il governo Berlusconi ci ha condotto al
capolavoro (!) di compromettere il risanamento finanziario realizzato dai
governi dell'Ulivo senza riuscire a rilanciare l'economia, spinta, anzi,
ulteriormente verso la recessione.
In effetti, è
proprio sotto il profilo dello stato dell'economia e della società
italiana che emergono risultati disastrosi. Il declino e il degrado verso
cui è stata incamminata l'economia italiana non saranno certo contrastati
dai tecno-incentivi (un regalo a Murdoch?) e dalla Tecno-Tremonti, di cui
perfino la Confindustria denunzia l'inadeguatezza, in quanto
incentivazione indiscriminata e incerta, per la quale si paga il prezzo
del mancato rifinanziamento dei Fondi esistenti per la ricerca (con
progetti già pronti che non potranno essere realizzati) e del
ridimensionamento della legge 488. Né saranno i quattro euro che verranno
elargiti ai nati dopo il primogenito o gli "sconticini" agli insegnanti
per l'acquisto di un computer o qualche elargizione caritatevole per gli
studenti meritevoli che compenseranno le famiglie per il balzo dei prezzi
e la perdita del potere d'acquisto, la mancata restituzione del fiscal
drag - che ormai ammonta a 5 miliardi sottratti alle "tasche" dei
cittadini -, i ticket e il depauperamento della sanità, la nuova riduzione
di risorse per la scuola pubblica - che (sommandosi a quella già avvenuta,
pari al 40% in tre anni) comporterà ulteriore contrazione delle attività
didattiche pomeridiane, dei progetti per gli alunni con handicap, delle
iniziative di recupero per studenti con debiti formativi - infine, dulcis
in fundo, i tagli alle pensioni.
Il ministro
Tremonti ha scambiato una maggiore tolleranza da parte delle autorità
europee nei confronti dei nostri sfondamenti di bilancio con la
decurtazione della previdenza pubblica, la quale produrrà conseguenze
molto serie, tra cui la scomparsa di fatto del pensionamento d'anzianità,
visto che dal 2008 il requisito dei 40 anni di contributi farà sì che le
persone, mediamente, non potranno pensionarsi prima dei 63,5 anni di età,
mentre Francia e Germania manterranno la possibilità del ritiro a 60 anni.
Per di più i maggiori margini finanziari così ottenuti non verranno
affatto utilizzati per invertire la rotta. Invece del rilancio
dell'economia e del sostegno alle famiglie, alla società, agli enti locali
(a cui viene confermata la riduzione dei trasferimenti), dilagano le
misure una tantum come le cartolarizzazioni, la vendita e il riaffitto
degli immobili pubblici e i condoni. Quello edilizio, così "pesante" da
essere esteso alle nuove abitazioni, consentirà di sanare ogni tipo di
abuso commesso negli ultimi dieci anni dietro il pagamento di un obolo di
50-150 euro a metro quadrato. Tutte le illegalità vengono premiate, solo i
lavoratori si troveranno a pagare un conto assai salato, pari per i
dipendenti - calcolando appena gli effetti dell'inflazione e del fiscal
drag - a 350 euro l'anno.
Mentre in tutto
il mondo si è riaperto, anche in conseguenza della grave crisi economica
internazionale in atto, il dibattito sul ruolo dell'operatore pubblico a
sostegno dello sviluppo economico-sociale, il governo italiano si trincera
dietro una babele di giochi di parole, fra cui spicca il "colbertismo".
Intanto posticipa la spesa in conto capitale necessaria a riqualificare
l'apparato produttivo e la rete infrastrutturale, riconsegna il
Mezzogiorno (la cui rete idrica rimarrà dissestata) a un destino di
marginalità, definanzia scuola, formazione, università, depotenzia la
ricerca scientifica e tecnologica, deprime risorse e ruoli qualitativi
degli enti locali, frammenta e destruttura il mercato del lavoro,
introduce impulsi di privatizzazione in istruzione, sanità, previdenza.
Il governo
Berlusconi fallisce non solo per la sua indubbia imperizia tecnica o per
le promesse tradite. Siamo alle logiche conseguenze di un disegno che
affida lo sviluppo solo ad automatismi, come la detassazione, e
all'esaltazione del potere affaristico-patrimoniale contro il potere
formale-razionale, di weberiana memoria. Un disegno che deresponsabilizza
l'operatore pubblico, non ha a cuore la competitività - soprattutto nella
sua accezione qualitativa non poggiata solo sulla riduzione dei costi - ma
ha a cuore i redditi dei rentiers (di grande e di piccolo cabotaggio),
dilapida un prezioso quanto fragile patrimonio ambientale e culturale,
divarica il Sud dal Nord, ferisce l'etica pubblica e il senso civico,
frammenta e corporativizza la struttura sociale mortificandone le istanze
di giustizia.
Da Repubblica.