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Lo stipendio se lo mangia l'inflazione
di Laura Matteucci
30-9-04


Lo stipendio se lo mangia l’inflazione. Eppure, nel giorno in cui la benzina segna un nuovo record storico, con un litro di carburante a un soffio dalla soglia degli 1,18 euro al litro, e il greggio che spinge le quotazioni del petrolio ai 50 dollari al barile, l’Istat diffonde l’ennesimo improbabile dato: l’inflazione di settembre cala al 2,1%, dal 2,3% di agosto, il dato più basso dal dicembre ‘99. Miracoli di una statistica sempre più lontana dalla realtà, ma anche segno di un drastico calo dei consumi, come sottolineano sindacati ed economisti. L’Intesa dei consumatori chiede ufficialmente l’intervento del Cicap, il Comitato per il controllo del paranormale, perchè «studi lo strano fenomeno dell’Istat e il mistero di un’inflazione in discesa a prescindere da qualsiasi fattore». E già da domani, oltretutto, potrebbero scattare gli aumenti previsti (dell’1,2% circa) per le bollette della luce.

Il leader della Cgil Guglielmo Epifani, infatti, avverte: «Manca da parte del governo l’intervento sui fattori che rischiano di pesare sui prezzi da qui a dicembre, come la benzina e le utilities, a partire da quelle dell’energia». Mentre è del tutto «inefficace» l’idea di un accordo con la grande distribuzione perchè i prezzi, visto il calo della domanda, non sarebbero certo aumentati ancora.

Tasso d’inflazione contenuto, dunque, eppure secondo lo stesso Istituto di statistica i salari non riescono a tenere il suo passo. Anzi, lo scorso anno il divario fra le due variabili è stato di ben 0,8 punti percentuali: a fronte di un tasso di inflazione del 2,7%, le retribuzioni lorde (del settore privato non agricolo) sono salite dell’1,9%. E le cose non vanno meglio nei primi due trimestri di quest’anno. Nel periodo gennaio-marzo, infatti, le retribuzioni di fatto sono cresciute rispetto al trimestre precedente dello 0,6%, ed altrettanto hanno fatto i prezzi al consumo. Da aprile a giugno, invece, l’incremento dei salari sui tre mesi precedenti è stato pari allo 0,6%, a fronte però di prezzi cresciuti dello 0,8%.

Dati che per la prima volta trovano d’accordo i sindacati: «Finalmente - dicono - anche l’Istat si è accorto che gli stipendi crescono meno dei prezzi e che, quindi, il potere d’acquisto delle famiglie si riduce». Allora: potere d’acquisto ridotto, che porta ad un drastico calo dei consumi (confermato dall’Istat). Sarebbero questi i fattori, oltre ad un ritardato effetto degli aumenti del greggio, che contengono per il momento il tasso d’inflazione.

Come dice l’economista Giacomo Vaciago, docente alla Cattolica di Milano: «L’inflazione è spiegata dalla domanda, quando di domanda ce n’è poca perchè l’economia non cresce, molta inflazione non può esserci». E continua: «È appunto l’andamento dell’economia che costringe le imprese a trattenere gli aumenti dei costi per non mandarli a valle. Si spiega così anche il paradosso per cui il prezzo del petrolio sale ma l’inflazione scende. Le aziende preferiscono trattenere su di sè prezzi maggiori imposti, perchè i consumi sono deboli». Nel mese di settembre, in particolare, a far scendere l’inflazione media al 2,1% (Roma registra comunque un +0,3%, Milano un -0,2%) sarebbe stato il calo dei prezzi dei prodotti alimentari e dei trasporti.

Le tabelle delle varie città mostrano comunque quasi tutti segni meno davanti al capitolo «generi alimentari e bevande analcoliche», che pesa per circa il 16% sulla spesa di una famiglia media. Forti i ribassi ad Ancona (-0,7%) e a Bologna (-0,5%). Ribassi ancora più consistenti nel capitolo trasporti, dove la benzina non ha subìto particolari variazioni rispetto ai primi 15 giorni di agosto. In più, a Roma e a Milano la voce «acquisto di un’automobile» registra un calo mensile dello 0,6%. Ma a trainare il capitolo sono anche il trasporto aereo (-10%), e marittimo (-9,8%).
Generalmente in calo sono anche i servizi sanitari e le spese per la salute. Scendono un po’ dappertutto anche alberghi, ristoranti e bar, con le eccezioni di Palermo (+1%) e di Roma, dove la voce è in aumento addirittura del 3,2%.

Tra i rialzi, invece, spiccano quelli dell’istruzione (a Torino il rialzo più sostenuto, +2,5%), e del capitolo casa, dove pesano gli aumenti dei combustibili liquidi per il riscaldamento che a Milano, per esempio, sono aumentati quasi del 5%.


 

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