Miracoli eucaristici
Il Pane di Vita
"Sono io il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
(Gv 6,49)
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Farmaco d'immortalità
Dinnanzi al più grande dei miracoli che Dio ci ha concesso nel dono dell'Eucarestia, la nostra mente talvolta si perde attonita, dubbiosa e incredula per quel che è e rimane il miracolo dell'amore. Dio si abbassa fino all'uomo e simile a fuoco ardente consuma i nostri peccati e ci illumina l'anima.
I Miracoli Eucaristici documentati possono aiutare i dubbiosi ad oltranza a vincere la diffidenza e ad arrendersi alle parole veraci di Gesù: "Io sono il pane della vita".
Miracolo Eucaristico di Cascia
A Cascia, nella Basilica dedicata a Santa Rita, si conserva ancora la Reliquia del celebre Miracolo Eucaristico, avvenuto a Siena nel 1330. A un Sacerdote fu chiesto di portare la Comunione a un contadino infermo. Il prete, prese una Particola consacrata e la pose irriverentemente tra le pagine del suo breviario e si avviò dal contadino. Arrivato a casa del malato, dopo averlo confessato, aprì il libro per prendere l'Ostia che vi aveva riposto, ma con sua grande sorpresa osservò che la Particola si era tinta di sangue vivo tanto da impregnare ambedue le pagine tra le quali era Stata posta. Il Sacerdote, confuso e pentito, si recò immediatamente a Siena presso il Convento agostiniano per chiedere consiglio al Padre Simone Fidati da Cascia, conosciuto da tutti per essere un sant'uomo. Questi, udito il racconto concesse il perdono al Sacerdote e chiese di tenere con sé quelle due pagine macchiate di sangue.
Numerosi sono stati i Sommi Pontefici che ne hanno promosso il culto concedendo indulgenze.
In un testo antichissimo del convento di Sant'Agostino sono descritte numerose notizie riguardanti il Prodigio. Oltre a questo testo, l'episodio viene anche citato negli Statuti Comunali di Cascia del 1387.
Nel 1930, in occasione del sesto centenario dell'evento, fu celebrato a Cascia un Congresso Eucaristico per l'intera diocesi di Norcia, fu allora inaugurato un prezioso ed artistico Ostensorio e venne pubblicata tutta la documentazione storica reperibile al riguardo.
Miracolo Eucaristico di Ferrara
Nella Basilica di Santa Maria in Vado è ancora custodita la reliquia del miracolo eucaristico avvenuto nel 1171. Intorno al VII secolo la devozione dei fedeli, per un'immagine della Madonna detta di "San Luca" e posta su un capitello, che le venivano attribuiti molti miracoli, elevò, proprio sul passaggio del fiume "Ferraruolo" una chiesetta che prese il nome di "Santa Maria del Vado" cioè del "guado".
Il giorno di Pasqua del 28 marzo 1171, il priore dei Canonici Regolari Portuensi, P. Pietro di Verona, stava celebrando la Messa Pasquale, assistito da tre confratelli (Borio, Leonardo e Aimone). Quando, giunto al momento della consacrazione dell'Ostia, si sprigionò da questa un fiotto di Sangue, che andò a posarsi in larghe gocce sulla piccola volta e visibili a tutti. Le cronache dell'avvenimento raccontano del «Sacro terrore del celebrante e della immensa meraviglia del popolo che stipava la chiesina».
Molti furono i testimoni che affermarono di aver visto l'Ostia assumere un colore sanguigno e di aver scorso in essa la figura di un bambino. Dell'accaduto furono informati immediatamente il Vescovo Amato di Ferrara e l'Arcivescovo Gherardo di Ravenna i quali constatarono con i loro occhi il Sangue persistente del Miracolo, cioè «Il Sangue che vivissimo rosseggiava la piccola volta dell'altare».
La chiesa divenne immediatamente meta di pellegrinaggio, e venne successivamente ristrutturata ed ampliata per ordine del duca Ercole I d'Este, a partire dal 1495.
Successivamente fu costruita l'attuale splendida e monumentale Basilica ove nel 1501 fu trasferita la piccola volta punteggiata del Sangue prezioso di Gesù, in cui sono ancora visibili le tracce di Sangue.
Numerose sono le testimonianze che riportano il Miracolo, tra queste la più importante è la Bolla di Papa Eugenio IV (30 marzo 1442), in cui il Pontefice menziona il Prodigio riferendosi alle testimonianze dei fedeli e alle antiche fonti storiche. II manoscritto di Gerardo Cambrense è il documento più antico (1197) che menziona il Prodigio ed è conservato nella Biblioteca Lamberthiana di Canterbury. Un altro documento, che risale al 6 marzo 1404, è la Bolla del Cardinale Migliorati, in cui si concedono delle indulgenze a «chi visiterà la chiesa e renderà omaggio al Sangue Prodigioso». Ancora oggi, il 28 di ogni mese nella Basilica, attualmente officiata dai Missionari del Preziosissimo Sangue di San Gaspare del Bufalo, si pratica l'Adorazione Eucaristica a memoria del Miracolo e ogni anno, si celebrano le solenni le solenni Quarantore. Nel 1971 è stato celebrato l'ottavo centenario del Miracolo.
Miracolo Eucaristico di Bolsena
Le attuali ricerche storiche confermano quanto riportano le testimonianze più amiche, il Miracolo avvenne nell'estate del 1264 nella chiesa di Santa Cristina. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga. Venne in Italia per una udienza con Papa Urbano IV. che durante l'estate si era trasferito ad Orvieto, accompagnato anche da San Tommaso d'Acquino e numerosi altri teologi e Cardinali. Pietro da Praga, subito dopo essere staro ricevuto dal Papa, si incamminò per ritornare in Boemia. Lungo la via del ritorno si fermò a Bolsena, dove celebrò la Messa nella chiesa intitolata a Santa Cristina. Al momento della consacrazione Eucaristica, il Sacerdote interiormente dubbioso sulla reale presenza sotto le Specie del pane e del vino, nel pronunciare le parole che permettono la transustanziazione, avvenne il Miracolo, vide stillare dall'Eucarestia delle gocce di sangue che caddero a bagnare il corporale ed i lini sacri. Sulla lapide, posta a ricordo del prodigio sta scritto, «Improvvisamente quell'Ostia apparve, in modo visibile, vera carne e aspersa di rosso sangue, eccetto quella particella tenuta dalle dita dì lui: il che non si crede accadesse senza mistero, ma piuttosto perché fosse noto a tutti che quella era veramente l'Ostia che era stata nelle mani dello stesso Sacerdote celebrante portata sopra il calice».
La notizia del Miracolo si diffuse subito e sia il Papa che San Tommaso d'Acquino poterono verificare immediatamente di persona il Prodigio. Dopo attento esame Urbano IV ne approvò il culto. Egli decise poi di estendere la festa del Corpus Domini, che sino all'epoca era stata soltanto una festa locale della diocesi di Liegi, a tutta la Chiesa universale. Il Papa incaricò San Tommaso di scrivere la liturgia che avrebbe accompagnato la Bolla "Transiturus de hoc mundo ad Patrem" in cui vengono esposte le ragioni per cui l'Eucaristia è così importante per la vita della Chiesa.
Attualmente nella cappella di Santa Cristina si possono ancora ammirare i marmi tinti di sangue del miracolo Eucaristico.
Miracolo Eucaristico di Macerata
Il 25 Aprile del 1356, a Macerata, un Sacerdote di cui non si conosce il nome, stava celebrando la Messa nella cappella della chiesa di Santa Caterina. Durante la frazione del pane, prima della comunione, il Sacerdote cominciò a dubitare circa la reale presenza di Gesù nell'Ostia consacrata. Fu proprio nel momento in cui spezzava l'Ostia che con suo grande spavento vide sgorgare da questa un abbondante fiotto di sangue che macchiò parte del lino e del calice posti sull'altare.
Il Sacerdote informò subito il Vescovo Niccolò da San Martino, che ordinò di portare la Reliquia del lino insanguinato nella Cattedrale e istituì un regolare processo canonico.
Già dal XIV secolo "il corporale veniva portato in solenne processione per la città, chiuso in un'urna di cristallo d'argento, con il concorso di tutto il Piceno".
Ancora oggi è possibile venerare la Reliquia del «corporale macchiato di sangue», nella chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta, sotto l'altare del Santissimo Sacramento, e in questa chiesa si conserva la pergamena in cui viene descritto il Prodigio.
Ogni anno, in occasione della festa del Corpus Domini, il corporale del Miracolo viene portato in processione dietro il Santissimo Sacramento.
Miracolo Eucaristico di Santarèm - Portogallo, 1247
A Santarém il 16 Febbraio del 1266 una donna, in preda alla gelosia per il marito, su suggerimento di una fattucchiera, rubò un'Ostia consacrata e la nascose in un panno di lino che immediatamente si macchio di sangue, la giovane sconvolta corse a casa per vedere cosa stava succedendo e con stupore vide che del Sangue stava sgorgando dall'Ostia. Sbalordita e confusa la donna ripose la Particola in un cassetto della camera da letto ma con grande spavento vide nella notte sprigionarsi dal cassetto splendenti fasci di luce che illuminarono la stanza. Dinnanzi a tale Prodigio la donna dovette raccontare tutto all'attonito marito che non riusciva a comprendere quanto stava succedendo. Il giorno seguente, il parroco informato dai due sposi del Prodigio, con solenne processione riportò l'Ostia consacrata nella chiesa di Santo Spirito, tuttavia l'Ostia continuò a sanguinare per altri tre giorni. Successivamente la Particola fu posta in un magnifico reliquiario di cera d'api. Oggi la Sacra Particola si conserva in un Trono Eucaristico del XVIII secolo, sopra l'altare maggiore. La chiesa di Santo Stefano è conosciuta come il Santuario del Santo Miracolo. Ancora oggi nella chiesa di Santo Stefano a Santarém è possibile ammirare la preziosa Reliquia.
Nel 1684 La casa degli sposi è stata trasformata in una cappella. In varie epoche diversi Pontefici hanno concesso indulgenze plenarie per questo miracolo eucaristico: Pio IV, San Pio V, Pio VI e Papa Gregorio XIV.
Miracolo Eucaristico di Digione - Francia 1430
Nel 1430, a Monaco, una donna acquistò presso un rigattiere un'Ostensorio, quasi sicuramente rubato, perché conteneva ancora l'Ostia grande per l'adorazione. La donna, essendo incredula riguardo la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia, decise di togliere dall'Ostensorio la Particola con un coltello. Improvvisamente l'Ostia cominciò a stillare Sangue vivo che si asciugò immediatamente imprimendo l'immagine del Signore assiso su un trono semicircolare e nei lati raffigurati alcuni strumenti della Passione.
La donna sconcertata si recò dal canonico Anelon che trattenne l'Ostia presso di sé. L'episodio ben presto venne a conoscenza anche del Papa, Eugenio IV, che volle donare l'Ostia miracolosa al duca Filippo di Borgogna, che poi ne fece dono alla città di Digione.
Nel 1794 il comune di Digione requisì la Basilica di San Michele Arcangelo per consacrarla a tempio della nuova setta «la Raison», cioè della «dea ragione». L'Ostia miracolosa venne bruciata
Una delle vetrate della Cattedrale di Digione è raffigurata la scena principale del prodigio.