Vesuvio

Storia del Vesuvio


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La storia

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Golfo di Napoli e Vesuvio

La storia eruttiva del Somma-Vesuvio è stata caratterizzata da eruzioni di differente intensità e tipologia, variabili dalla tranquilla effusione di lava alle catastrofiche eruzioni esplosive di tipo pliniano. In base alla quantità di magma eruttato, si possono riconoscere almeno tre categorie principali di eruzioni:


  1. Eruzioni relativamente modeste, nel corso delle quali vengono eruttati 0,001-0,01 km³ di magma.
    Questi eventi sono caratterizzati da un’attività prevalentemente effusiva o mista (effusiva-esplosiva), e determinano la formazione di colate e di fontane di lava, nonché la caduta di blocchi, bombe, ceneri e lapilli vulcanici. Tali eruzioni sono talora accompagnate dallo scorrimento di piccoli flussi piroclastici e, sovente, lungo le incisioni vallive, di imponenti colate di fango (lahar) indotte dalle piogge torrenziali che comunemente accompagnano queste eruzioni. Un esempio storico di questo tipio di eruzioni è dato da quella dell’aprile del 1906.
  2. Eruzioni esplosive nel corso delle quali vengono eruttati almeno 0,1 km³ di magma (eruzioni subpliniane).
    I fenomeni eruttivi più frequenti nel corso di tali eruzioni consistono nell’abbondante caduta di blocchi, ceneri e lapilli vulcanici, prevalentemente pomici, e nello scorrimento devastante di flussi piroclastici, nubi ardenti costituite da ceneri vulcaniche, pomici e gas, e colate di fango. Esempi storici di eruzioni di questo tipo sono dati dall'eruzione del 472 d.C e quella del 1631.
  3. Eruzioni catastrofiche, nel corso delle quali si ha l’emissione di quantità superiori a 1 km³: di magma (eruzioni pliniane).
    Queste eruzioni di solito iniziano con l’emissione parossistica di grandi volumi di pomici e ceneri, con la formazione di una colonna eruttiva che può spingersi fino a qualche decina di chilometri nell’atmosfera, comunemente accompagnata e seguita dalla messa in posto di flussi piroclastici, con associate nubi piroclastiche di minore densità e dal movimento tumultuoso (i surges) e colate di fango. Un esempio di questo tipo è costituito da quella del 79 d.C.


I risultati degli studi vulcanologici condotti al vesuvio permettono una ricostruzione abbastanza dettagliata della storia del vulcano negliultimi 20.000 anni. In particolare è possibile distinguere tre cicli eruttivi principale.

  1. Il primo cilco compreso tra 20 e 11.500 anni fa, fu dominato da due eruzioni fortemente esplosive: la prima, pliniana, denominata “Pomici di Base”, avvenuta circa 19.000 anni fa, e la seconda, sub-pliniana, delle “Pomici verdoline”, quella avvenuta 15.000 anni fa, ognuna delle quali preceduta da lunghi periodi di riposo, e dall’alternanza di colate laviche e subordinate eruzioni esplosive di ridotta energia.
  2. Durante il secondo ciclo, compreso fra 7.900 anni fa e il 79 d.C. si verificarono tre eruzioni pliniane (l'eruzione delle “Pomici di Mercato”, 7.900 anni fa; l’eruzione delle “Pomici di Avellino”, 3.800 anni fa; l’eruzione di “Pompei” del 79 d.C.) ed almeno sei eruzioni subpliniane, intervallate da periodi di riposo più o meno lunghi e periodi di attività stromboliana, con debole attività esplosiva in corrispondenza del cratere, presumibilmente a condotto aperto.
  3. Il ciclo di attività più recente comprende due o tre eruzioni subpliniane (Pollena, 472 d.C.; 512 d.C.; 1631 d.C.), almeno due delle quali precedute da lunghi periodi di riposo, una serie di eruzioni esplosive ed effusive, e due o tre lunghi intervalli di attività stromboliana semipersistente, frequentemente interrotti da eruzioni miste affusive-esplosive (ad esempio 1902 e 1944). A partire dall’ultima eruzione subpliniana dell’anno 1631, il Vesuvio è stato caratterizzato da una attività “stromboliana” (a condotto aperto) e da eruzioni miste effusive-esplosive. Tali eruzioni sosno state intervallate da brevi periodi di riposo. L’ultimo ciclo di attività sembra essersi chiuso con l’eruzione del 1944. Questa eruzione ha segnato l’inizio di una fase di riposo, a condotto ostruito, caratterizzata da modesti segni di attività (attività fumarolica all’interno del cratere, moderata attivistà sismica).

Il Vesuvio deve essere considerato un vulcano attivo estremamente pericolosio che, nel corso della sua lunga storia eruttiva, ha registrato molte volte lunghi intervalli di riposo. La storia del vulcano suggerisce un risveglio tanto più violento quanto più lungo è il periodo di riposo che lo ha preceduto. Inoltre, l’intensa urbanizzazione dell’area vesuviana (circa 700.000 persone vivono alla base o sulle pendici del vulcano) si traduce in una situazione di rischio estremamente alto.




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