Il Vesuvio, nel corso della sua storia lunga oltre 300.000 anni, è stato caratterizzato da tipi di attività estremamente variabili, passando da eruzioni relativamente tranquille, prevaletemente effusive, a catastrofche eruzioni esplosive.
La variabilità del comportamento eruttivo del Vesuvio è riconducibile, in prima approssimazione, alle condizioni i cui si trova il condotto che mette in comunicazione il serbatotio magmatico con la bocca eruttiva, o, più precisamente, è da mettere in relazione con l’alternanza irregolare di periodi in cui il condotto è aperto e periodi in cui esso è ostruito.
L’attività vesuviana del periodo compreso tra il 1631 ed il 1944 è quella tipica del vulcano in condizioni di condotto aperto, cioè riempito fino in superficie di magma che si trova al fondo del cratere e che, spesso, forma un lago di lava.
Durante periodi di questo tipo si alternano fasi eruttive caratterizzate da prevalente attività stromboliana, violente eruzioni miste. Infatti tra il 1631 e il 1944 i periodi di riposo non sono mai durati più di sette anni.
L’attuale periodo di riposo, cominciato dopo l’eruzione del 1944 è molto più lungo di quelli rilevati precedentemente, e ciò fa ipotizzare che sia avvenuto il passaggio del vulcano ad una condizione in cui il condotto è ostruito da materiale franato dai bordi del cratere e da residui di magma solidificato.
I periodi a condotto ostruito sono caratterizzati da assenza di attività eruttiva e si sono conclusi generalmente con gandi eruzioni pliniane e subpliniane. Durante tali periodi il magma si accumula progressivamente in una camera magmatica, ed è possibile che la durata del periodo di riposo, in queste condizioni, sia condizionata dalla profondità alla quale essa si trova.
Se la camera magmatica è ubicata a profondità di parecchi chilometri e la sua evoluzione non è perturbata da eventi esterni (quali ad esempio terremoti di elevata energia nelle vicinanze del vulcano), il periodo di quiescenza è molto lungo (dell’ordine di migliaia di anni) e la ripresa dell’attività è segnata da un'eruzione pliniana. Se la camera è più superficiale, il riposo è più breve e l’attività ricomincia con una eruzione subpliniana.
Partendo da condizioni di condotto aperto, con continui arrivi di nuovo magma all’interno del serbatoio subsuperficiale, si può arrivare a riempire il condotto ed a determinare una attività stromboliana persistente. Periodicamente, in corrispondenza di ogni nuovo arrivo di magma, è possibile che la lava che riempie tracimi, dando luogo a una colata, o che si apra un varco attraverso una frattura lungo i fianchi del vulcano, determinando il parziale svuotamento del condotto.
A questo punto l’eruzione può esaurirsi ed il sistema torna nelle condizioni di attività stromboliana persistente, oppure può accadere che vi sia una alimentazione continua, ed il magma, che comincia a liberarsi rapidamente dei fluidi che contiene, venga eruttato sotto forma di fontane di lava. In questo caso il condotto si svuota quasi completamente: questo consente ai fluidi del sistema geotermico di venire a contatto con la massa magmatica, determinando una esplosione termo-freato-magmatica che dà luogo ad una eruzione definita “finale” in quanto, determinando il drenaggio della camera di questo tipo, il condotto resta aperto.
Se, a seguito di una eruzione di questo tipo, il condotto resta aperto, il sistema può essre ricaricato nel girodi pochi anni dall’arrivo del nuovo magma, ritornando in condizioni di attività stromboliana persistente. Se invece il condottosi ostruisce, il magma che via via torna ad alimentare il sistema si accumula nella camera lagmatica ed evolve, cambiando gradualmente composizione, finché la pressione al suo interno non supera la resistenza delle rocce che la sovrastano. Si ha allora una forte eruzione splosiva di tipo pliniano o subpliniano. Sovente eruzioni di questo tipo sono innescate dall’interazione tra il magma e l’acqua di falda, che vaporizza e si espande in maniera esplosiva.
A questo punto il sistema magmatico può essere svuotato solo pazialmente, procedendo verso la fine dell’eruzione, oppure si ha un svuotamento pressocché totale della camera magmatica, che collassa e determina l'innesco di una violenta fase termo-freato-magmatica dell’eruzione, in cui si ha il coinvolgimento del sistema di fluidi e rocce termalizzate del sottosuolo, lo svuotamento defintivo della camera magmatica e la formazione di una caldera.
Ancora una volta, se al termine dell'eruzione il condotto resta aperto, si può passare, dopo alcuni anni necessari per la ricarica del sistema, ad una fase di attività stromboliana persistente; se il condotto è ostruito, il sistema riprenderà la lenta evoluzione che è stata descritta.