ODE ALLE CORDATE...
Come un male di stagione
compare la fantomatica
cessione
il nome degli acquirenti ancora non è dato sapere
ma già si vocifera di qualche losco faccendiere.
Vogliam parlare dei gemelli Carino?
20.000 aspirapolvere con impresso il lupo irpino.
Vogliam parlare di Casillo re del granaio?
di recente tornato in possesso del suo prezioso salvadanaio.
Vogliam parlare della finanziaria del guitto Peschiera?
la cui impeccabile condotta si specchia sul lago anche di sera.
Nomi sciorinati dai nostri illustri giornalisti
che a vederli paiono mosci e un tantino tristi,
nomi che partono da lontano
nomi a quali porgeresti la mano
sicure garanzie del nostro pronto riscatto
nomi che a fidarsi non lo farebbe nemmeno un matto.
Ed il conte che in tutto questo conta
parla di cordata
alla quale rifilar la bollente patata
di date entro le quali concludere
mentre può ancora tutto succèdere
sperando finalmente che sia la volta buona
come un temporale che tutto tuona
e dilavi la terra sterile ed inaridita
da troppi anni di gestione inaudita
per deporre il seme di nuove imprese
per le nostre anime da molto tempo tese
per porre fine al disgraziato doposcudetto
e respirare la serie A a tutto petto.
20 novembre 2007
Max il poeta spetizzato
VERONA STRESSATA
Di sorrisi agrodolci si fregia
l’inganno
tronfio e beato seduto sullo scranno
patetici tentativi di giornalai qualunquisti
nel descrivere le gesta della squadra dei tristi
articoli di sinistro e putrido fetore
ma per alcuni di un irresistibile languore.
Verona sportiva per questo fatto alla deriva
Verona pallonara che ingoia la verità amara
La questione si pone, eccome
non si tratta di rivalità,
non si tratta di antagonismo
si tratta invece di bestialità
si tratta di falso protagonismo.
La questione si pone, eccome
i colori sociali
copiati tali e quali
simboli gloriosi
scippati da quei falsi tifosi.
La coppa disciplina
è una goffa sgualdrina
la grande puttana della corte
che stringe d’appresso e forte
l’appestato digaiolo suo schiavo consorte
che del passato nulla conosce
e che del presente inebetito si stordisce.
Verona vetrina del falso buonismo
Verona dottrina di mero cinismo
Verona caduta e retrocessa
Verona allo specchio che si confessa
Dell’hellas a nessuno oramai più frega.
pensano tutti alla loro misera bottega
imprenditori nostrani presunti signori
investono leggiadri su sport minori
incuranti di questa società alla triste deriva
magari non sana ma certo ancora viva.
Verona vetrina di falsi proclami
preoccupata dell’oggi e non del domani
Verona dottrina di facili pareri
circondata da ipocriti consiglieri
Verona caduta e retrocessa
un’altra possibilità non ti è concessa
Si vive davvero una realtà sbagliata
dove quell’altra squadra pare spigliata.
Ciò che non sopporto è proprio questo
che ad oscurarci sia il buio pesto
che intralcia gli interessi per una squadra sola
quella vittoriosa quella gloriosa.
Perchè ciò che conta è il blasone
che d’Italia fu straordinario Campione.
Verona regina si mette in vetrina
Verona lontana
a fatica dipana
il suo passato onesto e glorioso
il suo male, certo doloso
Verona spenta e giù di corda
le sue gesta più non ricorda
Fallo per noi, il cuore pulsante
dell’hellas che un tempo fu eclatante
fallo per noi che tutto sorbiamo
tanto è l’amore che dimostriamo.
Unisci le forze cancella i traditori
portaci alla ribalta con nuovi onori
guardate oltre, fatevi coraggio
dateci speranza, un nuovo raggio
che illumini per sempre il cammino spedito
dei butei che mai hanno tradito.
27 ottobre 2007
Max il poeta spetizzato
Otto anni son passati e dimmi con quali risultati?
Cinque anni di purgatorio col rischio dell'inferno
probatorio
e la subdola costanza di un presidente che dell'hellas
non importava niente; sempre e solo tanta amarezza l'unica costante certa:
la tristezza,
ma venne il momento tanto agognato il Verona dal
Conte fu acquistato,
un gesto d'amore smisurato anche per questo gliene
sono grato,
da allora tanto tempo non è passato:
il 13/09/2006 data storica per la fine della nostra
sofferenza stoica.
Ora dimmi in tutta onestà non ci sta male un poco di
felicità?
Si è urlato, cantato, esultato poiché il Conte da
quell'infame ci ha liberato!!!
19 ottobre 2007
Max il poeta spetizzato
NON MOLLARE MAI
Mio verona cosa ti hanno
fatto?
Riverso a terra, stordito e malridotto
non hai più fiato per giocare
non riesci nemmeno a parlare.
Dalla tua bocca un rantolo fuoriesce
una spina nel cuore conficcata che mortalmente ferisce.
Ti mancano le forze, hai perduto la ferrea volontà
Chi è che per questo scempio pagherà?
Ti trascini nei meandri di categorie inferiori
l’occhio spento, il corpo soverchiato da acciacchi e dolori
Cerchi un appiglio sui campi dai nomi sconosciuti
barcolli sfigurato a cagione di giocatori fottuti
Mio Verona chi ti ha dilaniato?
Come vecchie derelitte perennemente vestite a lutto
la tristezza e la malinconia ti hanno pervaso tutto
triste e sconsolato ti accingi a giocare la prossima partita
appena iniziata ed è già finita.
Il risultato oggi ti condanna senza appello
il tuo dolce viso non pare più quello.
NO, non è ancora giunto il momento della resa
presto vedrai sarà restituita l’offesa
a coloro che han lucrato sul tuo onore
a chi ha derubato millantando finto amore.
NO, non darti per sconfitto, non darti per vinto
sbaraglia questo dolore, abbattilo come fosse un recinto
che imbriglia il tuo glorioso e splendente raggio d’azione
gioca come tu sai fare e calcia in rete quel maledetto pallone.
La tua maglia colorata è una fede che divora
dal profondo di noi stessi sale un canto che ti implora:
non mollare caro vecchio Verona
fallo per chi ti ama, per questa gente unica e mai doma
Combatti e vinci intramontabile Hellas Verona
e che risplenda sul tuo regale capo l’antica e gloriosa corona.
18 settembre 2007
Max il poeta spetizzato
Vola colomba bianca vola
ogni sua dichiarazione è una fola
appoggiato alla panchina
osserva la squadra che declina
chiude gli occhi e pensa alla sua reggina
a quella stagione maledetta
a quella impensabile retrocessione
ora è qui tra noi questa delirante macchietta
regalataci da don peppe cannellone
vola colomba bianca vola
ogni sua dichiarazione è una fola
col pedigree di botolo rognoso
porta la potenza di un ordigno inesploso
un botto che può far solo che male
se non ci si libera di questo maiale.
10 settembre 2007
Max il poeta spetizzato
Cremona Cremona
quei mitici ricordi
dell'Hellas che mai si doma
delle vittorie si era ingordi:
una staffilata briegel scagliò
un lampo gialloblu nel ciel saettò!
Butei Butei
magari non saranno ...
3 settembre 2007
Max il poeta spetizzato
E' successo
veramente?
Abbiamo vinto lo scudetto?
eppure in curva ero certamente
e non proprio un buteleto.
Devo avvolgere la mia stanza
con le immagini di quell'eroica mattanza
voglio tuffarmi negli anni ottanta
per riassaporare quella gioia più che santa
Com'è strano e crudele il nostro destino
per uno Grandissimo Scudetto Vinto
dobbiamo nuotare nell'oceano meschino
afferrando come per istinto
un qualsiasi soccorso che ci viene dato
sperando che qualcosa sia mutato.
Rileggere e rivivere quelle emozioni
provoca in me degli scossoni
non dettati da fattori esterni
ma legati a quei Momenti Eterni.
1 agosto 2007
Max il poeta spetizzato
LA FINE
Abbiamo perso, siamo soli
remoti appaiono i nostri arditi voli
da allora molto è stato fatto a nostro danno
presente e futuro sottratti con l’inganno.
E noi che affoghiamo in birra e porchette
ci lasciamo tagliare a piccole fette.
E noi che amiam la cucina spiccia
non siamo in grado di accendere la miccia.
Il nostro orgoglio inerte
ci aspetta a braccia aperte.
Eravamo uniti fieri e forti
ora siamo finiti, siamo morti.
Il nostro glorioso passato
ci ricorda quello che è stato:
un doveroso ammonimento
un grido di avvertimento
un esempio su cui riflettere
un’immagine su cui discutere
ma la verità è che ci siamo lasciati andare
non siamo più in grado di incutere
rispetto e odio non sono più alla nostra portata.
Eravamo uniti fieri e forti
ora siamo finiti, siamo morti.
I tempi e le persone ahimè son mutati
e la fierezza financo tradita
i mastini coi loro ringhiosi ululati
una eco nel tempo ormai sbiadita
Restano le mitiche imprese
da leggere e farsi narrare
soprattutto da chi mai si arrese
e da chi non si è fatto fregare.
30
luglio 2007
Max il poeta
spoetizzato
MANI-FESTASION CONTE-STASION
Basta polpette avvelenate al Mastino
Basta caresse se non ghè certesse
Stanchi di cadere
non ci darete più a bere
conferenze stampa e inutili proclami
non è più tempo di battere le mani
ci stanno scippando l'oggi e il domani.
E' ora che ci svegliamo
e guidare l'hellas con mano
ferma e risoluta
loro è la colpa, se la sono cercata
se la sono voluta!!!
17 luglio 2007
Max il poeta
spoetizzato
VERONA, NOSTRA UNICA FEDE
Di Verona sono cittadino
residente
delle altre non me ne frega niente
la mia patria, il mio destino
vanno incontro al mio cammino
passeggiando tra le mura
per questa città di cui ho premura
scaligera è la festa
del cittadino che si desta
tutto acciaio, tutto fiero
orgoglioso e battagliero
con nel cuore la gloriosa scala
così la fede mai si ammala.
Gialloblu è il colore
che porto nel sangue con ardore.
Vittorie, sconfitte e lutti
noi saremo sempre soli contro tutti
voi scribacchini,
voi celerini,
voi inquisitori
voi patetici millantatori
non cercate di processare,
non cercate di capire
la nostra fede non si lascia calpestare
la nostra fede è il divenire
che con impeto travolge le avversità
immortale, audace, sbriciola le asperità
del quotidiano che ci circonda
della bieca morale che fa la ronda
aspettando il momento più appropriato
per sferrare colpi col suo maglio chiodato
e noi sicuri e certi dell’esito della battaglia
indossiamo ancora una volta quella maglia
che ci ha reso protagonisti
nei momenti belli e tristi
che ci ha reso immuni da ripensamenti
che sappiamo guardare sempre avanti
vaccinati dai soliti lamenti
e a dispetto di tutti i santi.
12 luglio 2007
Max il poeta
spoetizzato
Portiamo nel petto la gloria
di oltre cent'anni di storia
portiamo nel cuore orgogliosi e fieri
quel mito che non è nato ieri
noi, che nonostante la retrocessione
facciamo baraonda ad ogni occasione
noi, che dalle ceneri ogni volta risorgiamo
lottando eroicamente col cuore nella mano
noi soli, che sappiamo finemente ironizzare
in questo spazio ristretto vogliamo esultare
non ci prenderete mai, nè vivi nè morti
non ci prenderete neppure nella notte
noi saremo perennemente risorti
non avremo mai le ossa rotte
e se l'avversa sorte ci vuol far la corte
a lei farem vedere chi è il più forte
nulla da temere, nulla da farci perdonare
siamo l'Hellas Verona, dovete sgomberare.
6 luglio 2007
Max il poeta
spoetizzato
ODE
MALEDETTA
Noi abbiam un direttor
sportivo
ombroso, taciturno e un pò schivo
si è insediato caparbiamente a cavalcaselle
frequentando la statale e le sue damigelle
accompagna il conte giù in cantina
pian piano il furbastro se lo cucina
tra quaglie arrosto e gustosi fagiani
i commensali tutti battono le mani
e giù a bere e a sbafare
paga il Conte: è un affare
con le mani unte afferra un pollastro
lo divora tutto quell'impiastro
vino a fiumi che è un piacere
la retrocessione qui voglion tacere
proclami ed editti han sbandierato
chi abbocca però resta fregato
ma ecco servire della frutta prelibata
il nostro ds rutta sulle onde della traviata
il conte ora si erge fiero in piedi
col boccale che tutto tracima
solo lui conosce i nostri rimedi
ma ormai non è più quello di prima
il dottore lo afferra al volo
lo mollano in stanza tutto da solo
ed il direttor sportivo prende la parola
per lui la verità è una sola:
"resto per il bene della Società
ma ora per favore servitemi un altro piatto di pearà"!!!
3 luglio 2007
Max il poeta
spoetizzato
...anche ieri ho visto una splendida bandiera
correva, s'incazzava, si dannava l'anima intera
era solo, era un lampo
correndo su e giù per il campo
quella bandiera che mai si arrese
e che di nome fa CLAUDIO FERRARESE!!!
GRAZIE CLAUDIO
22 giugno 2007
Max il poeta
spoetizzato
Son passati più di cent’anni
tra sbornie, glorie ed affanni
del Verona siamo gli alfieri
di questo certo ne siamo fieri.
La curva ondeggia canta ed esulta
non conosce resa, non sussulta.
Il bentegodi festeggia per la vittoria
per le partite che entrano nella sua storia
e sugli spalti colorati e gremiti
anche se un po’ infreddoliti
i nostri occhi sono per il Verona
gialloblu è il colore che ci dona.
Qualle fede che ci ubriaca
come follia che mai si placa
Una febbre potente e devastante
come fulminato all’istante.
Mio Verona per te io sono dannato
piacevolmente incatenato
al tuo destino, alla tua sorte
gialloblu per sempre, oltre la mia morte.
20 giugno 2007
Max il poeta
spoetizzato
Grande 1° luglio
è fatto così non beve nessun intruglio
la tensione e il particolar momento
giocan contro le coronarie
di chi esige il coronamento
per poi partir felice per le ferie
nulla appare più sconvolgente
di un film visto di frequente
11 giocatori depositari del nostro destino
fiero e orgoglioso è il nostro mastino
contro tutto e tutti
rispondiam coi rutti
all'idiota che ci controlla
un altro fratello di merolla
all'imbecille che ci vuole morti
noi dimostrerem che siamo forti
mai domo nè rassegnato
alfiere del Verona scudettato
il nostro essere, il nostro stile
non ammette comportamenti da vile
caro primo ti voglio render onore
per le fatiche, per l'Hellas: per il tuo amore!!!
19 giugno 2007
Max il poeta
spoetizzato
Eccoci arrivati
all’ultima di campionato
sfiniti ma motivati
per tutto ciò che è stato
ancora novanta minuti
per applaudire i nostri colori
e vedere gli altumi acuti
di una stagione piagata da dolori
col nostro allenatore Ventura
che si è mosso con disinvoltura
tra squalifiche e infortuni
tra vittorie e lunghi digiuni.
Avanti blu, un ultimo sforzo
traghettiamo la salvezza in questo felice porto
il mare in tempesta non ci fa paura
si gioca ancora tra le nostra mura
un solo risultato può brillare nell’azzurro intenso
gocce di giallo per il nostro cuore immenso
anche per chi tra noi non c’è più
regalategli questa salvezza Gialloblu.
5 giugno 2007
Max il poeta
spoetizzato
ODE A PADRE PROVOS (4)
Padre Provos che tu sia
redento
la tua casa è il mio convento
senza stracci e senza un soldo
amorevolmente mi hai accolto.
Così io vengo con la speranza nel cuore
di trovar ancora quelle suore
che tanto interesse avean destato
al mio istinto oramai sopito.
Birra e incenso
grappa e sacramenti
tutto questo ha un senso
non vi sono ozi fuorvianti
se paragonato al tuo proselitismo
che non sconfina mai in fanatismo
Un bivacco per forestieri?
ne hai mandati in mona anche ieri
Il marocchino il portone vuol sfondare?
Lo prendi per il coppino e lo mandi a cagare
Il tuo dito severo e perentorio
zittisce tutto quanto l’oratorio
salmi responsoriali e mirabili prediche tu decanti
non lesini scherzi ai preti e nemmeno ai santi.
Questo convento è davvero tutto d’un pezzo
alle risse Padre Provos è da tempo avezzo:
mena pugni e sonori sganassoni
a tutti quelli che son cialtroni
calci , sberle, spranghe e legnate
a tutti quelli che se le son meritate
ma il suo comportamento
è frutto solo del momento
e se del caffè a lui vuoi prepare
si riprende che è un piacere:
ecco il miracolo è ora compiuto
questo convento non mi ha affatto nuociuto
son rigenerati il corpo, le membra, financo la mente
ne guarirebbe anche il peggior demente.
Padre Provos per te questa elegia,
tàcala in officina e così sia!!!
27 aprile 2007
Max il poeta
spoetizzato
L'INFAME E' TORNATO
Finalmente, eccoti tornato
quanto tempo è passato
da quella maledetta retrocessione
dalla tua fuga per un ignobile, finto blasone.
E' una ferita tutt'ora aperta, ancora fresca
a causa della vostra maledetta tresca.
Scendevi in campo e non giocavi
oramai da tempo te ne sbattevi
di quella squadra alla deriva
di un dribbling che più non ti riusciva.
Un'agonia lenta e inesorabile
anche per tua colpa, Miserabile.
Non ti curavi affatto del nostro lacerante dolore
ma ti crogiolavi nel nuovo ingaggio del tuo procuratore.
Non una parola, infame maledetto
fretta avevi sulla strada del lingotto
per te sappi, non ci sarà rispetto
per te ci sarà più di qualche cazzotto.
Il destino ti conduce qui da noi
nel tempio caro agli dei
per riservarti un trattamento particolare
novanta minuti di insulti dovrai patire
infame traditore
di un oriundo sabotatore.
Solo odio e disprezzo
per la merda che fa ribrezzo.
Solo merda a quintali
per l’infame che tradisce i suoi natali.
Solo merda a profusione
per l’artefice della retrocessione.
Nessuna pietà, nessun cedimento
dovrai espiare il tuo imperdonabile tradimento.
Camoramerda, camoramerda,
camoramerda, camoramerda,
camoramerda, camoramerda!!!
23 aprile 2007
Max il poeta
spoetizzato
Oh che bel tornello girogirogirondello
Oh che bel tornello che la vaca chetacagà
Con la daspo preventiva
non se compra più i biglietti comitiva
Col controllo dei documenti
non entreranno i delinquenti
ma qui al bentegodi
i te controla sa in tutti i modi
Oh che bel tornello girogirogirondello
i le vol montar qua e la
quela vacacheilacagà
Che giornate di passione
voglio veder il mio squadrone
ma l’assesor del me comune
dale stronsade no l’è immune:
la sa dito la sa fatto
la figura del paiasso
oh che bel tornello girogirogirondello
oh che bel tornello che la vaca chetacagà.
13 febbraio 2007
Max il poeta
spoetizzato
Dai, dai che ghe manca poco
me piase 'ndar via de oco
par el me Verona
par il Gialloblu.
Dai, dai che riva doman
voi batar le me man
voi urlar a squarcia gola
che la me squadra l’è una sola.
No gh'è emosioni
No gh'è solusioni
par il Gialloblu son ciapà
par Gialloblu me son ciavà.
E non me ne frega un casso
se me comporto da paiasso
go quasi quarantani
no vedo l’ora che vegna sa domani.
Go le sdinse soto le savate
faren incetta de bevute
co le buele intorcolade
le bottiglie le femo tute sute.
Dai, dai che scomìssia la partìa
Forza Hellas e così sia.
2 febbraio 2007
Max il poeta
spoetizzato
ODE A PADRE PROVOS (3)
Padre Provos mi
devo confessare
zitto lo sai non so più stare:
ho l’anima pesante, greve
i miei vizi han vita breve
lentamente scivolo nell’oscurità
cosa mai mi accadrà?
Non voglio pensare nemmeno per un momento
di fare a meno del tuo convento
rammentami quindi per un solo istante
quella parola così beneaugurate
scandiscila per me soltanto
KETAKAGA fallo santo.
Tra prebende e vangeli
predichi la moda senza veli
tra bibbie e profonde preghiere
ti diletti a sflilar giarrettiere
tra ceri e roboanti litanie
le tue messe son splendide liturgie.
Dal pulpito ti ergi altèro e convinto
che l’Hellas mai sarà domo, mai sarà vinto;
tra convergenze e treni di gomme
ti vedo intento a tirar le somme
il tuo saio ne è testimone:
hai lavorato per un sacco di persone.
Sempre così caloroso
col viandante freddoloso
lo accogli in amicizia
porgendogli un caffè che è delizia.
Ti prodighi in saluti e battute
molto spesso assai argute
ma al solo apparir di uno straniero
che non sia gialloblu da capo a piedi
assumi un aspetto assai fiero
e lo cacci senza rimedi.
La tua proverbiale ospitalità
si scontra spesso con la dura realtà
ma se questo è il prezzo da pagare
mandalo pure a cagare.
Padre Provos sai cos’è questo clamore?
La città tutta ti rende onore!!!
1 febbraio 2007
Max il poeta
spoetizzato
CARA BEFANA
La befana la vien de note
co le scarpe tute rote
per piaser passa sora a corte pancaldo
a molar legnade a quel ribaldo
de salernitan diretor sportivo
el gà un nome, ma non te lo digo
no te pol mia sbaiarte
camisa e cravata a parte
ala finestra te lo vedi sa postà
par che el scruta il ciel nero impestà
ma sta molto attenta cara vecia befana
perché la dito che vol essar giudicato
dopo la fine del mercato.
La befana la vien de note
co le scarpe tute rote
ai butini la fa un poco de paura
e mi te chiedo un favor belo grande
de pisarghe dosso a chela sciagura
che la ciapà il posto de Cangrande.
La befana tuta vecia
la fa angosa quando siga in te la recia
se te pol sgrisoloni e sudorini
fagheli vegnar anca ai pandorini.
Le bela asè l’epifania
par sta pora vecia che la vola via
sora na scoa longa e snella
con in costa il perfido canella
el ga na facia da lasaròn
in pù sonteghe che lè teròn
da li non vien fora gnente de bon
da li vien fora solo un gran slandron.
Cara befana perciò fa in pressia
che qua nela merda ormai se sbrissia
che qua semo ormai ale asse
no ghemo più gnente, gnan le strasse
ormai ghe solo ciari de luna
ghe bisogno che i le cuna
sta pora società sderenada
che la ciapà più de na inculada.
Dai vecia, fame sto fioreto
e mi giuro, mi te prometo
per quela note sarò desto:
voi vedar volar via sto disonesto
che tra altarini e loschi intralasi
el pensa de farne passar tuti semi, tuti paiasi
ma el so sugo dura ancora poco
presto el farà la fine del gato col topo.
vai vecia, vecia vai
porta via lù e i nostri eterni guai.
4 gennaio 2007
Max il poeta
spoetizzato
ODE A MASSIMO
Mi mancherà il gladiatore
Mi mancherà il suo cuore
Mi mancherà il suo onore
Mi mancherà perché ignobilmente silurato
Mi mancherà il suo saluto
Mi mancherà la sua grinta
Un allenatore che non ha mai fatto finta
di amare i colori della mia vita.
Mi mancherà una bandiera
come da anni non se ne vedevano
Mi mancherà il suo sogno, la sua chimera
di portare il Verona nel campionato che conta
Mi mancherà la sua fierezza
di allenar l’Hellas Verona
Mi mancherà la sua fermezza
nel tener testa al biancobarbuto
e capitanare l'unico blasone di questa città
in un oceano in tempesta e delittuosa falsità.
Mi mancherà il suo sguardo
Mi mancherà la sua stretta di mano
che ho sempre desiderato
da questo uomo tutto di un pezzo
Mi mancherà la sua solitudine
Mi mancherà la sua inquietudine
Mi mancherà la sua schiettezza
Mi mancherà la sua concretezza
Nemmeno l’ammaina bandiera gli hanno fatto fare
Solo un comunicato stampa: ma che bell’affare.
Mi manchi Massimo FICCADENTI
28 dicembre 2006
Max il poeta
spoetizzato
ODE ALLE BRIGATE /=\ GIALLOBLU
Era il lontano 30
novembre del ‘71
un mito che nasce e che entra in ognuno.
E lo striscione nella parte centrale
di quella curva così sfavillante
divenne un simbolo fondamentale
per quei butei che ne han fatte tante.
E in quel bar di borgo Venezia
ratificò tutto per iscritto il compianto Saverio
immaginando forse fosse un’inezia
invece era tutto così maledettamente serio.
Le prime trasferte organizzate
per quelle orde che parevan impazzite
per quella squadra e per quei colori
per una città stretta attorno ai giocatori.
Le prime notizie dal campo e da fuori
con la celere costretta a non dormire sugli allori
facendosi conoscere in tutta italia
e poi l’Europa dovette rendersi conto
che le brigate amavano la battaglia
e molto spesso eran propense allo scontro.
Queste brigate erano nate già grandi
nei cori, nell’ironia e nel cantare
sempre oltre tutto, sempre più avanti
senza paura, senza tema di esagerare.
Un unico cuore pulsante
un tuono, un tumulto roboante
che tremar tutto faceva
con l’avversario che stranito impallidiva.
E vada in malora P... e la giustizia ordinaria
vada in malora lo scribacchino e il benpensante
che vollero imbrigliare quella fantasia straordinaria
credendo così di zittirla, fosse solo per un istante
Il tempo lo smalto non ha corroso
per il butel dal vero cuore di tifoso
le canzoni e le gesta
perpetuate nel tempo
dalla curva vengono lanciate
al nemico sceso in campo.
Auguri BRIGATE, auguri di cuore
l’amore per Voi mai non muore.
30
novembre 2006
Max il poeta
spoetizzato
SANTA LUSSIA
Cara Santa Lucia
ti scrivo questa mia letterina
perché possa svegliarmi una mattina
e vedere la mia richiesta esaudita
in verità assai azzardata:
vorrei che quella diga si aprisse
e tutto quanto sommergesse
quegli inutili inghiottisse
financo le loro case, le loro strasse.
Se ti serve l’aiuto del buon Gastaldo
o di qualche intrepido ribaldo
fai pure e mi raccomando non lesinare
non si sbaglia mai nell’esagerare.
Come puoi notare resto fedele
nel chiederti sempre una cosa sola,
ghe no piene le scarsele
de stì mussi che vola!!!
22
novembre 2006
Max il poeta
spoetizzato
ODE ALLA TRISTEZZA
La curva ieri era in trepida
attesa
per veder la sua squadra alla contesa,
undici leoni ci aspettavamo
indossan la maglia che noi amiamo.
Guarda un pò ne esce una commemorativa
quella si era competitiva.
Ma torniamo al nostro presente
ier sera non è stato il solito incidente.
Ficca, non ci sono analisi approfondite
erano senza cuore, voi che dite?
Due minuti di pura illusione
il solito iunco sbaglia passaggi a profusione
e pian piano la manovra helladina si esaurisce,
ne esce come sfibrata col gioco che impallidisce
e come fa male veder l'albino che prova e ferisce.
Cangrande sembra senza idee e a corto di fiato
all'86.mo viene puntualmente impalato
la scala a tre pioli gronda sangue
per questo hellas oramai più che esangue
mi conforta però sapere
che questa è la curva che più di tutto amo vedere.
24
ottobre 2006
Max il poeta
spoetizzato
ODE A PADRE PROVOS
Padre Provos busso a
sto convento
per lenir il mio tormento.
Dimmi fratello, cosa ti angustia il cuore?
Mi angustia il fatto che non ci son più suore.
Capisco fratello e comprendo il tuo fardello.
Padre Provos ma il mio tormento non svanisce
Eh che ca…volo fratello mio, tu entra
e ciò di cui parli vedrai, finisce.
Padre Provos grazie per l’ospitalità
ma a parte la tua cordialità
leggo con piacere KE-TA-KA-GA.
Su entra fratello mio, oltre non indugiare
vedrai da te che qui c’è da ………trombare
Su dai pagliericci e candele accese
son finite le nostre penose attese.
Questo è il sacro convento
dove l’unica vocazione è il mantenimento
dei nostri istinti primordiali,
quelli beceri, razzisti e ancestrali.
Lasciamo cadere le nostre tuniche
queste sono occasioni davvero uniche.
Avanti mie amate sorelle
toglietevi da sotto anche quelle
Siete qui al mio cospetto
Padre Provos così ha detto.
E da allora non mi importa nulla del sagrato
a Padre Provos io sono e resto grato.
19 ottobre 2006
Max il poeta
spoetizzato
Otto anni son passati e dimmi con quali risultati?
Cinque anni di purgatorio col rischio dell'inferno probatorio
e la subdola costanza di un presidente
che dell'hellas non importava niente;
sempre e solo tanta amarezza l'unica costante certa:
la tristezza, ma venne il momento tanto agognato
il Verona dal Conte fu acquistato,
un gesto d'amore smisurato
anche per questo gliene sono grato,
da allora tanto tempo non è passato:
il 13/09/2006 data storica
per la fine della nostra sofferenza stoica.
Ora dimmi in tutta onestà
non ci sta male un poco di felicità?
Si è urlato, cantato, esultato
poichè il Conte da quell'infame ci ha liberato!!!
27 settembre 2006
Max il poeta
spoetizzato
ODE AL CONTE
Il Conte d’animo fiero
e con spirito battagliero
entrò in società
col venti per cento.
Poco privo di sobrietà
si disse contento
di poter aiutare l’Hellas Verona,
mentre quello accanto
sprofondato nella sua amata poltrona
sfoggiava sorrisi con molto vanto
sembrava volesse dire:
“ecco l’utile idiota che oltre tutto ama bere
me lo lavoro ai fianchi e alle ascelle
divento ospite fisso a Cavalcaselle”.
Il conte ripresosi un poco
si defilava da quell’assurdo gioco
rivendicando un po’ di spazio
pena l’inferno e lo strazio
di soggiacere all’imbonitore
e dover pagar dazio.
Ed il Conte rifugiatosi in cantina
dimentica, piange e tracima
in accuse e rimbrotti
parla di complici e loschi complotti.
Ma si sa lui è un genuino
uno di quelli che vorresti avere come vicino
un amante del buon vino
dal palato assai sopraffino;
il Conte ama il Suo Verona
lo ama ardentemente
per lui non capisce nulla e niente.
Averne di così passionali
che antepongono l’hellas a fatti personali.
Forza ARVEDI, Forza Conte
butta a mare l’infame Caronte
o mio Verona rinasci a nuova vita
rinasci, gioca e vinci la tua Partita.
Max il poeta
spoetizzato
ODE DI MEZZA ESTATE
Al bigoncio numero uno
si conferma il digiuno
nel dar soldi al presidente
questo emerito delinquente,
al bigoncio numero uno
vi è una scritta tutta nera
la si vede anche di sera,
è come una bandiera
dei tifosi incarogniti
per i tanti progetti oramai falliti.
E’ una scritta che ha senso
di un malumore assai denso
un precipitato di collera e tensione
per le sorti del blasone.
Al bigoncio numero uno
s’avvicina qualcheduno
per leggere da vicino
ciò che si pensa del vicentino
è una scritta frontale:
PASTORELLO MA...
Max il poeta
spoetizzato
GRAZIE OSVALDO
Di un sol uomo io canto
non per celia, non per vanto,
dalla porta di servizio era entrato
di soppiatto, quasi trafelato
il sogno scintillante ebbe inizio
da quell’estate il suo immortal solstizio.
Di un sol pezzo,
alla fatica, al lavoro assai avezzo,
un uomo siffatto mai potrà esser dimenticato.
Uomo di tutto rispetto,
nessuno avrebbe detto
dalla promozione allo scudetto;
predicava concentrazione,
la salvezza dalla retrocessione
portando quello splendido squadrone
in vetta alla stagione,
mai domo mai sconfitto,
il timone sapeva tener dritto.
La fiamma da lui ci fu data,
ardente, intensa,
mirabilmente conquistata,
al quotidiano non compete
proferir quel che già sapete,
anche al canto è dato svelarlo appena
di quelle sensazioni in turbinosa altalena.
Il suo regno si stende vasto
e l’Adige che mai scivola scomposto
pare oggi placido, assopito
col tricolore nel suo cuor scolpito,
di quello splendido leone
di quelle gesta, di quel campione.
Uomo solenne e divino
caparbio e sopraffino,
interviste mai banali
assai spesso originali;
ma ahimè, oggi le fatiche son congedate,
del Verona le sacre imprese consegnate
a imperitura memoria,
della sua augusta storia.
Dolce vertigine mi coglie,
languido, esangue lei mi scioglie.
Avventura remota, mitica
come l’eroico Ulisse
che dalla sua amata Itaca
troppo lontano visse.
Max il poeta
spoetizzato
TRADIMENTO
Vorrei muover più di
un appunto
a quei tifosi che hanno aggiunto:
della diga la squadra voglio vedere
non c’è violenza è un piacere.
Scordando a piacimento
fatti incresciosi accaduti già da tempo.
Scordando a comando
quella bomba vicina al sacro campo.
Eppur c’eravate tutti
della gloria a divider i suoi frutti.
A coloro che del Verona vincente
in Italia e nel continente
hanno scritto tutto e spesso niente.
A coloro che eran tutti amici, tutti vincitori
chi lo avrebbe detto: ora son dei traditori.
Sia chiaro giustificar non voglio
la violenza è un maledetto imbroglio.
Ma chi come loro ha voluto tradir
senza provar vergogna
prima di perir merita la gogna.
La coscienza avete soffocato
per un posto in A assicurato.
Invidia non è non crediate
quanta pena invece voi mi fate.
Li vedi anche in televisione e non fanno bella impressione.
Del Tomelleri voglio però muover cosa
abbandonando l’Hellas per quella triste sposa:
più di tutti sei scappato, fuggito
e mi fa piacer vederti debosciato, rincoglionito.
Gli altri invece dichiarano in ogni sede
per la violenza ho cambiato fede:
stessa solfa, stessa menzogna, gentaglia priva di vergogna.
Li guardi d’appresso
la loro filosofia è ora e sempre compromesso.
Non conoscete dignità
né cosa voglia dir fedeltà.
Presto o tardi capirete
il significato del vostro comportamento
sconterete pena nelle segrete
a cagion del vostro tradimento.
Max il poeta
spoetizzato
ODE A TE, PRESIDENTE...
Un fortunale s’è scatenato
sulle dolci e verdi colline
costeggianti l’arco di mura.
Arrivasti coi mille progetti
all’aere sbandierar promesse
Un vento nuovo spirava
almeno parea, così sembrava:
aria di tempesta guastata
I tuoi collaboratori volteggiavano
leggiadri tra un’intervista e l’altra
Del sensibile nulla so dir
ed il gibo licenziasti
Cosa mi preme dir
Se non preludio di eventi nefasti?
La barba che dipinge il viso tuo bello
richiama in me istinti goliardici ed incolleriti
Un arbusto preme inserire
tra quelle natiche galanti
giusto perché tu prova quel dolor
che ormai sorbiamo in tanti.
Gli anni passano e tu resti
convinto della bontà tua
a dispetto degli dei non molli
come mattacchione appari agli imberbi
l’ondeggiar dolente della tua figura
si misura col passo della sciagura;
ma tu questo non avverti
abbandonato dalla fortuna
ti sprofondi nella tua beata poltrona
che fare vecchio villano?
Il tuo sorriso ridanciano
percuote le anime belle
dei tifosi tutti
E ci sarebbe da rider a crepapelle
Se tu non fossi il presidente
Max il poeta spoetizzato
CIAO VECCHIO HELLAS
Ciao vecchio Verona,
sempre più solo, sempre più in mona;
abbandonato da chi ti comanda,
lasciato da molti per l'altra sponda;
fuggon tutti come fossi appestato,
ma io sò cosa sei stato;
e non voglio vivere di ricordi,
le esaltazioni, i tuoi primordi;
e non voglio piangere di nostalgia,
quella è una canaglia: ti porta via!
No: voglio vivere del presente,
e non m'importa di esser perdente;
tu sei la mia stella polare,
per te vale la pena sognare;
Ciao vecchio caro Verona
dove tutto brilla e niente stona.
6 giugno 2006
Max il poeta spoetizzato
ODE AL VECIO BINTI
Non toccate il tempio
o sarà la vostra rovina il vostro scempio.
Giù le mani ho detto,
giù le ruspe e più rispetto
non vedete, siete al suo cospetto.
Questo è il tempio dove l’Hellas spadroneggiava
e con la curva all’unisono cantava;
delle brigate la sapiente regia,
la trasformazione in sfavillante coreografia.
Non toccate i sacri cancelli,
le sue vetrate,
i suoi pannelli.
Non toccate le sue possenti mura,
vissero più di una splendida avventura.
E se interrogate il suo passato,
vi canterà le gesta, la gloria,
il Verona, ciò che è stato.
E se in cuor vostro volete saper cosa bisbiglia,
ascoltatelo con attenzione e proverete meraviglia.
Molte persone lo hanno affollato,
i suoi posti a lungo occupato,
un tempio straripante di urla, cori,
abbellito con fantastici colori.
Spesso lui tremava, ondeggiava,
ne aveva ben d’onde
la zanzara gli si cantava.
Sovente, alla sera,
quando accende i fari,
con la voglia di far brillare il nuovo anello,
sembra esclami <<guardatemi, quanto son bello>>.
E per i sognatori incalliti,
forse un tantino arrugginiti,
lui riserva un seggio d’onore,
non la tribuna,
ma un posto
nel profondo del suo cuore.
Voi forse non sapete,
ma nelle notti settembrine
con commovente trepidazione,
aspetta il suo Hellas,
ancora e sempre campione.
E se a lui vorrete
del Verona chieder la sua sorte,
vi risponderà commosso è mia sposa, la mia consorte.
Non toccatelo voi profani,
nemmeno con un dito,
sarebbe sacrilegio assai ardito,
per questo io canto
e dico
il Bentegodi è vanto
è mito.
Max il poeta spoetizzato
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