Agricoltura, Economia rurale
Alla psicoanalisi non capitò, come ad altre nuove scienze, di essere accolta con impaziente simpatia da coloro che si interessano del progresso del sapere. Per molto tempo non le si dette ascolto, e quando infine non si poté più ignorarla, diventò, per ragioni affettive, oggetto di violenta avversità da parte di quanti non si erano addossati la fatica di conoscerla. Essa deve questa accoglienza ostile alla circostanza che ben presto, nel corso delle sue ricerche, dovette scoprire che le malattie nervose sono la manifestazione di un disturbo della funzione sessuale ed ebbe pertanto ragione di occuparsi della osservazione, per troppo tempo trascurata, della funzione sessuale.
Le nevrosi corrispondono a una sopraffazione più o meno parziale dell'Io ad opera della sessualità, dopo che l'Io ha fallito il tentativo di reprimerla.
Non ad ogni analisi di fenomeni psicologici competerà il termine psicoanalisi. Questa ultima vuol dire più che decomposizione in fenomeni più semplici di fenomeni composti; essa consiste nel riferire una formazione psichica ad altre che la precedono nel tempo e dalle quali si è svolta.
La psicoanalisi ha dovuto far discendere la vita psichica dell'adulto da quella del bambino, prendere sul serio il detto: il bambino è il padre dell'uomo.
La maggior parte di noi mostra una lacuna mnemonica riguardo ai primi anni di infanzia, dalla quale affiorano solo singoli brani di ricordi. Si può sostenere che la psicoanalisi ha ormai riempito tale lacuna e ha eliminato questa amnesia infantile degli uomini.
On revient toujours à ses premiers amours [Si torna sempre ai primi amori] è una verità oggettiva. I vari punti oscuri della vita amorosa negli adulti si chiariscono solo rilevando i momenti infantili dell'amore.
La comprensione delle malattie nevrotiche dei singoli ha agevolato considerevolmente la comprensione delle grandi istituzioni sociali, in quanto le nevrosi stesse si sono dimostrate tentativi di trovare soluzioni a livello individuale ai problemi della compensazione di desiderio che a livello sociale devono essere risolti dalle istituzioni.
Le forze motrici dell'arte sono gli stessi conflitti che portano altri individui alla nevrosi e che hanno indotto la società ad edificare le sue istituzioni.
Le nostre virtù migliori si sono originate come formazioni reattive e sublimazioni sul terreno delle nostre peggiori tendenze.
Chi speri di imparare dai libri il nobile gioco degli scacchi presto scoprirà che soltanto le aperture e i finali si prestano a un'esauriente trattazione sistematica e che l'infinita varietà di mosse possibili dopo l'apertura sfida ogni descrizione. Questa lacuna nelle istruzioni potrà essere colmata soltanto con lo studio diligente delle partite giocate dai maestri. A limitazioni consimili sono soggette le regole che possono essere date sulla tecnica del trattamento psicoanalitico.
Bisogna diffidare di tutti gli aspiranti pazienti che chiedono di rimandare di qualche tempo l'inizio della cura. L'esperienza insegna che, quando arriva il giorno fissato per l'appuntamento, non si presentano anche se il motivo del rinvio, che è quanto dire la razionalizzazione della loro intenzione, sembra, ai non iniziati, al di sopra di ogni sospetto.
La nevrosi ha le sue radici in strati psichici ai quali una conoscenza intellettuale dell'analisi non è ancora pervenuta.
Una domanda poco gradita che il malato pone al medico al principio è: "Quanto durerà la cura? Quanto tempo le occorrerà per liberarmi dei miei disturbi?". Se il medico si è deciso per un trattamento di prova di qualche settimana, può evitare di rispondere direttamente alla domanda, promettendo di fornire un parere più motivato alla fine del periodo di prova. La nostra risposta è simile a quella data dal filosofo al viandante nella favola di Esopo. Quando il viandante gli chiese quanto tempo avrebbe dovuto ancora camminare, il filosofo gli disse semplicemente: "Cammina!" e poi gli rese ragione di questa risposta, apparentemente priva di senso, dicendo che gli occorreva conoscere la lunghezza del passo del viandante prima di potergli specificare quanto sarebbe durato il viaggio. Questo è un espediente che aiuta a superare le prime difficoltà, ma il paragone non è valido perché il nevrotico può facilmente variare la lunghezza del passo e compiere a volte solo progressi molto lenti. In realtà è pressoché impossibile rispondere alla domanda sulla probabile durata di una cura.
Un mio amico e collega al quale ascrivo il grande merito di essersi convertito alla psicoanalisi dopo svariati decenni di lavoro scientifico condotto secondo altri principi, mi scrisse una volta: "Quel che occorre è un trattamento delle nevrosi ossessive rapido, pratico e ambulatoriale". Non potendo accontentarlo rimasi un po' imbarazzato, e cercai di scusarmi osservando che anche gli specialisti in malattie interne sarebbero ben felici di disporre di una cura della tubercolosi o del cancro che riunisse questi vantaggi.
Io non impegno i malati a proseguire il trattamento per un determinato periodo; lascio ciascuno libero di interromperlo quando lo voglia, ma non gli nascondo che se la cura viene interrotta solo dopo che si sia compiuto poco lavoro, non ne risulterà beneficio alcuno, ed è facile anzi, similmente a un intervento chirurgico non terminato, che lo lasci in condizioni sfavorevoli.
Il potere dell'analista sui sintomi può essere comparato alla potenza sessuale maschile. Un uomo può sì, concepire un bambino tutto intero, ma neppure il più forte degli uomini può creare nell'organismo femminile una testa. o un braccio o una gamba soltanto; non può nemmeno stabilire il sesso dell'infante. Anch'egli mette in moto un processo complicatissimo, determinato da eventi risalenti a un remoto passato, che ha termine con la separazione del bambino dalla madre. Una nevrosi ha caratteri simili a un organismo. Le manifestazioni che la compongono non sono indipendenti le une dalle altre; si condizionano e si sostengono a vicenda.
Le questioni di danaro sono trattate dai popoli civili come le questioni sessuali, con la stessa incongruenza, gli stessi falsi pudori e ipocrisia.
Lo psicoanalista si deve mettere nella posizione di un chirurgo, che è franco e costoso perché dispone di metodi di cura efficaci.
Fissando il suo onorario, l'analista deve rendersi pure conto che, per quanto possa lavorare sodo non potrà mai guadagnare quanto gli altri specialisti.
Quelli che sono costretti dalle necessità a una vita di dura fatica sono meno facilmente colpiti dalla nevrosi, ma dall'altra parte l'esperienza insegna, senza dubbio, che quando un povero è colpito da una nevrosi ben difficilmente se ne lascia liberare. Essa gli rende un servizio troppo utile nella lotta per l'esistenza: il guadagno secondario derivatogli dalla malattia è troppo importante per lui. Ora, col diritto datogli dalla nevrosi, reclama quella compassione che il mondo rifiutava alle sue ristrettezze materiali, e può prosciogliere se stesso dall'obbligo di combattere la povertà col lavoro.
Nella vita non c'è nulla di più costoso della malattia... e della stupidità.
Vi sono dei malati che fin dalle primissime ore di cura preparano minuziosamente quello che dovranno comunicare, evidentemente per assicurarsi di fare il miglior uso del tempo dedicato al trattamento. È la resistenza che, in questo modo, si camuffa da zelo. Qualsiasi preparazione del genere è da sconsigliarsi perché serve solo a impedire l'affiorare di pensieri non graditi.
Le persone che più facilmente tendono a nascondere le idee che vengono loro in mente in apertura di analisi, sono donne che, in seguito ad eventi passati della loro vita, sono pronte a difendersi da attacchi sessuali, e uomini con una fortissima omosessualità rimossa.
Si deve stare attenti a non dare al paziente la soluzione di un sintomo o l'interpretazione di un desiderio finché egli non sia tanto vicino ad essa che con un solo passo in più arriverebbe alla spiegazione da solo.
La principale forza motrice della terapia è la sofferenza del paziente con il desiderio, che ne scaturisce, di guarire.
Gli individui giovani e a carattere infantile tendono a trasformare l'imperativo, imposto dal trattamento, di concentrare l'attenzione sulla malattia, in un gradito pretesto per gozzovigliare con i propri sintomi.
Il miglior modo di proteggere il paziente dai danni che potrebbero derivargli dall'assecondare uno dei suoi impulsi, sta nel fargli promettere di non prendere alcuna decisione importante che possa influire sulla sua vita (come, per esempio, scegliere una professione o un oggetto d'amore definitivo), mentre la cura è in atto, rimandando invece ogni decisione a dopo la guarigione.
Un individuo impara il buon senso solo attraverso le esperienze personali e le conseguenti disavventure.
Come è noto, i discorsi sublimi hanno ben scarsa influenza sulle passioni.
Il trattamento psicoanalitico poggia sulla sincerità. In essa risiede gran parte dell'effetto educativo e del valore etico della psicoanalisi, ed è pericoloso allontanarsi da questo fondamento. La tecnica analitica impone al medico di negare alla paziente, smaniosa di amore, la soddisfazione che chiede. La cura va proseguita nell'astinenza. |