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29 gennaio 2002
io alle 22.30 vado al Warner a vedere se questa Amelie ha davvero una vita meravigliosa, ne dubito, ma "bisogna assaggiare per poter giudicare". se a qualcuno va di aggregarsi faccia un fischio. magari tu, vane, non fai in tempo...
[18.05]

28 gennaio 2002
Ogni volta che torno a casa da mia madre e' una sorpresa. Ho vissuto nella mia stanza per dieci anni accumulando roba nei cassetti e nelle scatole, che non ho mai piu' riguardato, e adesso cercando cose che potrebbero servirmi a casa mia faccio le scoperte piu' strane. Intanto del denaro, un assegno mai riscosso valido ancora per un mese. Che non fa mai male. Poi delle foto di quando non solo usavo ancora la mia reflex, ma quando sviluppavo e stampavo nel bagno.
Pero' stavolta mi sono persa nella pila di fogli, ritagli e appunti lasciati in cima alla libreria. Molte cose sono ancora pezzi di Chicago. Stampe di pagine web, dal romanzo di una ragazza italiana a Londra che mi era piaciuto tantissimo alla documentazione per la richiesta di permesso di lavoro, articoli su come scrivere una lettera di presentazione, la pagina di Yahoo Carriers per sapere quanto guadagna un graphic designer con la mia esperienza e poi schizzi e schemi a penna e a matita, progetti e idee, siti web, articoli, disegni, viaggi. Frasi scritte velocemente, cose come:

E' vero, fate arte.
E lo fate esattamente da quando l'arte e' diventata merda.

(che non e' un'offesa se ci si pensa su' bene). Link appuntati che nemmeno ricordavo di aver visitato, mini-brief, e le solite liste (la mia malattia) di cose da fare, da finire, da iniziare. Tanta roba lasciata a meta' che ora ho tanta voglia di riprendere in mano.
Ma a parte ricordi di pochi mesi fa ho trovato della musica su cassetta di quando andavo a scuola. Non ricordavo minimamente di avere tutti gli lp di Vasco su nastro, Post di Bjork, la bellissima colonna sonora di Io ballo da sola, Prince di quando ascoltavo Prince, musica che non ascolto piu' associata a persone che non frequento piu', come gli Smiths, i De La Soul, gli America, e poi due perle del surreale: Marco Carena in concerto e i miei compagni di classe che cantano a braccio e prendono per il culo i professori... lontano 1990.
Trovati anche un pacchetto di post-it e il mio plettro preferito.
[22.48]

il mio 2001 e' definitivamente passato.
era ora.
[0.30]

23 gennaio 2002
La mia barzelletta preferita:
Uno gnomo scende precipitoso da un albero, corre corre per il bosco, arriva da uno stagno, lo attraversa su una foglia, corre corre lungo il prato, attraversa un ponticello, supera la collina, arriva ad un castello, spinge la porta, corre corre su per le scale, entra in una camera, si arrampica sul letto, apre un cassetto, apre una scatolina, e ci trova dentro uno gnomo tutto rannicchiato, allora richiude la scatolina, richiude il cassetto, scende dal letto, esce dalla camera, corre giu' per le scale, fuori dal castello, supera la collina, attraversa il ponticello, corre corre lungo il prato, riattraversa lo stagno sulla foglia, corre corre per il bosco, risale in cima all'albero e grida "tana per gigetto!".
[1.44]


19 gennaio 2002
Ieri quasi non mi finiva nella vasca, stanotte mi ha sfiancato non riuscendo a trovare una posizione per dormire, se sopra o sotto il piumone, stamattina poi quello che mai era accaduto prima: di proposito mi ha fatto la pipi' sulla coperta del divano! L'ho chiusa fuori in terrazzo per mezz'ora, poi l'ho fatta rientrare senza degnarla della minima attenzione, ma mi e' saltata sulle gambe mentre ero al computer e appena le ho sfiorato la testa ha preso a fare le fusa e si e' fatta docile in mezzo secondo. Ecco cos'era: poche coccole. Erano giorni che non la prendevo con me al computer, che non guardavamo un film insieme sul divano, che non me la portavo addosso durante i giri per casa.
E' cosi' che gira il mondo. A coccole. E niente di piu'.
[11.32]


18 gennaio 2002

Per quelli che l'amore non e' uno stato di grazia e serenita' con le cose. Per quelli che l'amore non invade e ristora l'anima, che non rinforza e non e' pronto a sfidare il mondo, non da' senza volere, non da' perche' dare e' avere. Per quelli che l'amore non e' una stanza calda dove ci si addormenta e si sogna, non e' un palloncino colorato che ci solleva da terra, non e' un filtro col quale vediamo tutto rosa, non e' un sospiro di sollievo, non e' un sorriso ed e' tutto spiegato, non e' basta la tua voce per stare meglio, non e' miele, non e' un piumino, non e' brina, non e' farfalla, non e' idiozia di bambino, non e' una risata senza motivo, non e' affidarsi, non e' aver cura di se' per l'altro e dell'altro per se', e di se' per se' e dell'altro per l'altro, non e' amo la vita perche' ci sei capitato tu dentro, non e' adoro come mi vedo nei tuoi occhi, non e' mi sento bene perche' tu mi ami, sono felice perche' tu mi ami, andra' tutto bene perche' tu mi ami. Sono in pace perche' tu mi ami.

Per quelli che ogni cosa e' una conquista. Che non capita nulla come nei sogni, che accadono e basta. Per quelli che c'e' sempre qualcosa di amaro che rimane, c'e' sempre qualcuno al quale ci paragoniamo, c'e' sempre la fine del tunnel che non vediamo, c'e' sempre melma per terra e si fatica a camminare, c'e' sempre troppo rumore e si fatica a comunicare, ogni secondo un sospiro, vediamo come va domani, vediamo, ma intanto e' gia' andata male. Per quelli che nessuno ci merita mai abbastanza, per quelli che i pensieri degli altri sono troppo banali, per quelli che nessuno sa cosa provo davvero, forse un giorno, un giorno riusciro' a spiegare, sara' tutto chiaro, ma per quelli cosi' non sapremo mai che cosa siamo. Per quelli che l'amore e' una lotta con se stessi, la perdita di controllo su quel poco di controllo che avevamo, per quelli che e' continua difesa, e vediamo se ce la faremo, per quelli che l'amore e' un continuo richiamo, la treccia piu' lunga del mondo su una torre infinita dalla quale nessuno ci salvera', e lo sappiamo. Per quelli che l'amore e' non volevamo, e' vedere che cosa perderemo questa volta, stare attenti a cosa diamo e a cosa ci torna indietro. Per quelli che l'amore sono le mani vuote, una corsa sul posto, un tempo circolare e sempre uguale, la storia che si ripete, e il mai piu' mi faro' cosi' male. Per quelli che l'amore e' cieco. E muto. E freddo. Per quelli che e' io scavo scavo, sento qualcosa ma dov'e? dove siamo? per quelli che l'amore e' sempre mi era sembrato. Per quelli che e' mi sono sempre sbagliato. Per quelli che e' venitemi a prendere vi prego, e insieme non toccatemi o mi sparo, e insieme ma non capisci sono cosi' chiaro, e insieme ti ho amato ma non ti amo.
Per quelli che l'amore e' da soli, l'amore e' io, l'amore e' ci spero, per quelli che l'amore e' ci riprovo, l'amore e' lo sapevo, l'amore e' come ti odio, per quelli che l'amore ha un sapore nero, e' facciamo finta che non vedo, e' ma tanto non funziona non ci credo, per quelli che l'amore e' sempre sete, e' sempre fame, e' mangiare come avere il raffreddore, e poi la nausea e vomitare, ma non poter fare
a meno di volere. Per quelli che e' tutto un dolore, un casino, l'illusione temporanea di un eterno oblio, per tutti quelli vorrei tanto esistesse solo lui, l'amore, e mai piu' ne' tu ne' io.

But if you sing, sing
Sing, sing, sing, sing
For the love you bring
Won't mean a thing
Unless you sing, sing, sing,
Sing, sing, sing, sing
Ooh, oh oh oh, ooh

[9.00]

17 gennaio 2002

Stanotte mi sono svegliata tossendo. No, non e' stato nessun salatino, pero' mi e' mancato il respiro ed ho pensato per un momento che se avessi telefonato rantolando una qualunque richiesta d'aiuto non avrebbero fatto in tempo a riacciuffarmi. E tutto sarebbe rimasto come l'ho lasciato, i piatti nel lavello da lavare, Harry Potter sul comodino da finire, Flatlandia, Io non ho paura e Straniero in terra straniera da iniziare, altri libri accatastati da sistemare, alcune cose da dire, un paio di bollette da pagare, il computer in stand-by con un racconto non finito sul desktop dal titolo trash "Non succedera' nulla tra di noi stasera", l'mp3 del momento, una chat degli ultimi 4 mesi salvata in una cartellina, e un documento in word aperto, con la raccolta di
400 e piu' motivi per cui vale la pena vivere, di cui forse il primo dovrebbe essere "svegliarsi di notte tossendo e avere qualcuno accanto, o almeno un bicchiere d'acqua a portata di mano".
[9.00]

16 gennaio 2002
Elucubrazione da sobria su Jack Folla, Einstein e Neo.
Credo che normalmente si viva a velocita' 6. Cioe' la routine, e la sensazione di avere giorni e giorni davanti, uno uguale all'altro, carichi delle stesse possibilita' di oggi, di poter fare domani o dopodomani un cambiamento utile, o di poterlo fare moltiplicando tutti i domani, nella speranza che fra 6 mesi o 2 anni otterremo quello che vogliamo ottenere, tutto cio' ci fa vivere l'istante presente a velocita' 6. Non ci sentiamo dentro ad una prigione a due giorni dalla nostra fine, percui non agiamo mai con la potenza di uno che fa un buco e fugge, attraversa mezza America, mezzo Messico, e poi l'Atlantico riuscendo nel frattempo a non farsi trovare e a trasmettere via radio. Sicuramente uno cosi' vive a velocita' 8, o 9. Fa cose estreme cioe', che cambiano in poche ore la sua posizione, la sua vita, il suo destino. Noi al massimo riusciamo a cambiare il nostro destino in un anno, o in dieci.
Ma non che non avremmo la possibilita' di aumentare la velocita'. Assolutamente. Abbiamo il totale controllo sulla nostra velocita'. Potrei in questo momento uscire, prendere il motorino e arrivare alla metropolitana, scendere alla fermata Colosseo, salire sopra l'ultimo mattone del rudere piu' famoso del mondo e aspettare che qualcuno se ne accorga, che arrivi la polizia, che mi filmi la Rai, che ascoltino cosa ho da dire, anche se avrebbe poca importanza quello che dico, perche' tutti noterebbero la velocita' con la quale ho fatto una cosa. La chiamerebbero coraggio, o disperazione, o urgenza. A me viene, adesso, di chiamarla velocita'.
Con questo non voglio dire che si vive piu' veloci solo se ci si muove di piu', se si attraversano mari e monti. Proprio no. Non e' necessario lo spostamento fisico. Quello che conta e' quanto cambia l'orizzonte degli eventi in seguito ad una nostra mossa assolutamente imprevedibile, un salto ma di quelli giganti, una rivoluzione di tutti i parametri.
Ne accadono di naturali nella vita. Un incidente per esempio. In pochi secondi puoi ritrovarti per terra paralizzato per il resto dei tuoi giorni. Puoi ritrovarti orfano, vedovo, in un attimo. Puo' esploderti la casa la sera che eri andato a mangiare una pizza e ritrovarti senza piu' vestiti, libri, mobili, fotografie, cd, scarpe, mutande, documenti, cibo, computer.
L'ultimo esempio che mi viene in mente a proposito di questo improvviso acceleramento che condensa nove mesi, un anno, due, in poche ore solo grazie alle conseguenze giganti di azioni giganti, sono le decisioni improvvise. Quelle da fermo. E non casuali. Non il viaggio, lo spostamento repentino della propria persona in un luogo improbabile, non la rivoluzione del proprio futuro a causa di un evento incalcolato e non voluto, ma l'improvviso ribaltamento di tutti i propri parametri, di tutte le proprie certezze, di ogni singola dimamica che regolava fino a un minuto prima il nostro umorismo, i nostri giudizi, la nostra tristezza, la nostra rabbia, le nostre insicurezze, le nostre sicurezze. Decidere di non modificare il sistema in 10 anni lasciando che sia un po' il caso, un po' il carattere e un po' la vecchiaia a cambiarci a velocita' 4, ma girare tutta la manopola, rovesciare tutto per terra e con assoluta naturalezza arrivare con questa sola decisione al risultato che solo il tempo e l'esperienza ci avrebbero portato.

I soldi, la famiglia, la cultura, le credenze, lo spazio fisico, il tempo diviso in 24 ore, 12 mesi, 75 anni di vita media, sono veramente limiti reali? Morpheus direbbe di no. "Smettila di volermi colpire e colpiscimi". "Mi stai dicendo che imparero' a schivare le pallottole?" "No, ti sto dicendo che quando sarai pronto non avrai bisogno di farlo". Non avrai bisogno di farlo. Perche' il cucchiaio non esiste. Nella teoria della velocita che Jack Folla mi ha ispirato, i soldi, la famiglia, la cultura, le credenze, lo spazio fisico, il tempo diviso in 24 ore, 12 mesi, 75 anni di vita media + le prigioni e una sentenza di morte addosso non sono ostacoli materiali, e percio' non sono loro a doversi piegare, ma noi. Se vedo tutto da un punto di vista diverso nulla costituisce piu' il problema che costituiva prima. E riesco a fare cose ad una velocita' impensabile. Tutto diventa relativo, come lo e' il tempo che crediamo fisso a velocita' 6 solo perche' tutto intorno va a velocita' 6, poi vediamo un pazzo che urla dalla cima del Colosseo e ci sembra un alieno.

L'unico modo di vincere il tempo che separa l'inizio dalla fine e' camminare non lungo una retta ma lungo una sinusoide, su' su' su' e poi' giu' giu' giu'. Einstein insegna che e' solo andando piu' veloci, molto, molto piu' veloci, che il tempo si arriccia come una tovaglia e quei 3 cm in linea d'aria fra il punto A e il punto B sono in realta' molti di piu' se la tovaglia fosse distesa. Cio' significa che se si va veloci si vive piu' a lungo. Infatti il gemello che e' rimasto sulla terra (a velocita' 6) e' sempre piu' vecchio di noi.
Cosa voglio dire con tutto questo? Che se riuscissimo a mantenere la concentrazione sulla certezza che non esiste alcun cucchiaio, riusciremmo a camminare sulle pareti e a saltare fra i palazzi. Riusciremmo a non dare per scontato alcun futuro.
Jack Folla ha fatto di peggio. C'e' gente che ha fatto di peggio. E non credo ai predestinati ma alla necessita': poter fare qualunque cosa nella vita, concentrandosi per bene, per poi constatare che quello che si e' fatto era l'unica cosa che si poteva fare. E' questo che dice l'oracolo a Neo "non sei l'eletto, mi dispiace, ma un giorno ti troverai davanti ad una scelta". La decisione presa, ovviamente, fara' di lui l'eletto.
[17.23]

Sono caduta dal motorino. Beh, doveva succedere prima o poi.
[10.55]


11 gennaio 2002
Non credo dimentichero' facilmente la serata di ieri. Una felicita' crescente e poi la sensazione di aver appena vissuto uno tra i momenti piu' emozionanti della mia vita. Per tante, tantissime ragioni. Di quei giorni che si segnano sul calendario come un punto a favore di questo 2002, che da solo potrebbe bilanciare l'annataccia appena trascorsa.
Mi telefona. Mi vuole parlare. Bene, ci vediamo da me dopo cena. E' la persona che conosco da una vita, quella di cui ho un'immagine formatasi con il tempo e con le cose fatte e dette insieme. Ma non e' la stessa che mi parla stasera. La sua passione e la sua lucidita' non le conosco, ne' riconosco il modo come mi racconta la sua rivoluzione, con il sorriso, quello si' lo stesso, come anche la purezza e' la stessa. Me ne dovevo accorgere qualche mese fa quando ci sentimmo per telefono ed io ero un po' giu' e mi disse un paio di cose, solo un paio, ma cosi' adatte. E non era mai successo.
Come ti ho voluto bene ieri sera, tu non lo sai. E non solo perche' finalmente ti ho riconosciuto, tutto e' tornato al suo posto, tutto chiaro. Il tuo amore, il tuo desiderio, totale e deciso, la vitalita', la tua profonda umanita' fra dubbi e passione, come quando le cose si fanno bene. Che cosa pulita che sei, di fronte ai miei ripensamenti e alle mie menzogne. Come hai fatto ad essere cosi' per tutto questo tempo mentre io mi facevo un'idea sbagliata, che mi piaceva anche pochino, per la quale ho pensato cosi' spesso fosse giusto provocarti. Che cretina totale! E in tutto questo tempo hai fatto ogni cosa senza di noi. E' successo di nuovo. Pensare di essere la sola a combattere le proprie battaglie, pensare che gli altri vivino nell'inerzia. Che montagna di presunzione che sono. Per questo ti amo. E come ti ringrazio di aver fatto breccia e avermi innamorato tu forse non immagini. Adoro quando vengo sorpresa e abbagliata cosi' dall'inaspettato, e non puoi sapere quanto ho aspettato che accadesse. All'alberello da cui cadono oramai da mesi tutte le foglie tu hai dato da bere. Ti segnero' sul calendario perche' la sera del 10 gennaio 2002 si e' riaccesa la luce, mi e' tornato il buon umore e la voglia di fare, come mi raccontavi succede a te da quando ti batte il cuore nell'attesa che squilli il telefono e sia lui.
[14.27]


10 gennaio 2002
Un forum sul design e altro, fatto VERAMENTE bene. Bravo Mauma!
[14.27]

A proposito dei 10 motivi per cui vale la pena vivere ho un quadernino iniziato parecchi anni fa dove ne ho raccolti circa 350. Oggi faccio una capatina dalla mamma e lo riesumo.
[11.20]

Con licenza del proprietario vorrei qui riportare una teoria sulle donne e l'eta'. Quelle nella fascia 20-25 ridono, hanno problemi cosmici ma ridono, e sono le piu' divertenti a letto. Quelle nella fascia over 30 hanno il fascino dell'esperienza e, si spera, hanno smesso di piangere e di avere problemi cosmici. Quelle di mezzo sono le peggiori. Sono quelle che gli e' crollato tutto addosso e ridono amaro, ridono male, non piangono ma sospirano costantemente, sempre piene di dubbi, e a letto una tristezza infinita.
Mi sembrava una teoria interessante.
[10.50]

9 gennaio 2002
Lo swing. Mi ha sempre incantato guardarlo ballare. Ho visto le persone piu' grasse e goffe voleggiare sulla pista con una grazia che mai avresti immaginato in quei polpaccioni o dietro quell'abbigliamento cosi' poco femminile. E' che lo swing tira fuori il meglio di te. E' allegro, colorato e divertentissimo. Ti fa scivolare sul pavimento, saltare per aria, sculettare, e ti tiene per mano, ti lascia, ti riprende. Lo si guarda a bocca aperta e lo si balla con l'adrenalina e il fiatone.
Io non sapevo con chi ballarlo, c'era chi era troppo bravo e chi troppo timido. Ma un signore di mezza eta', navigato e con un pancione enorme mi prese per mano, "Do you mind...?" e ad occhi chiusi, muovendo solo di poco i suoi piedi, mi guido' con gesti esperti e decisi in lungo e in largo, raccontandomi nel frattempo che da quando la sua carriera di giocatore di football era finita male si era dato allo swing, ma che non era mica questione di impararlo, bastava ballarlo. Si chiamava David. L'uomo pancione che per tre sere mi rigiro' come un pedalino* a ritmo di swing-dance.
Chissa' se nelle balere romagnole...

*pedalino=calzino.
[11.40]

Monsoon Wedding.
Che bellezza.
Colori, canti, danze, costumi, personaggi, storia.
[2.10]

8 gennaio 2002
Sono in attesa delle due scatole in arrivo da Chicago con le cose che rimangono dei miei due anni vissuti li'. Di tutto quello che e' successo ed e' stato, solo due scatole rimangono di tangibile. E, se mi ricordo bene, sono piene di cazzate.
Uno dei miei professori disse una volta che conta solo cio' che si dimentica.
Nella nostra casa ci abita un'altra persona adesso, i mobili li ha presi un professore californiano, e i russi amici di Alexsej non se lo son fatto ripetere due volte quando abbiamo chiesto loro di prendersi tutto quello che volevano fra cio' che rimaneva: poster, riviste, guide, videocassette, la mia bicicletta, e cose che avevo tenuto per ricordare.
Cosi' non e' rimasto molto della nostra vita li'. E poi, mentre Massy dormiva la sua ultima notte sul parche' nudo di una casa senza futuro, io dormivo le mie prime notti nella mia casa di Roma senza passato.
Non si e' salvato molto alla distruzione. Nemmeno cio' che trovero' nelle due scatole. Quello che ho dimenticato, invece, e' intatto.
[10.14]

Via il contatore d'accessi.
Ho imparato che sono le cose a portare problemi. Le cose illudono, si rompono e infine ingombrano quindi e' meglio avere poco. Ma non troppo poco che poi si sta peggio. Avere il giusto.
Vorrei tanto poter fare a meno della macchina, della stampante, delle chiacchiere, ma ne ho bisogno.
Sistemero' quindi le piccole cose per prime, faro' in modo di avere attorno un semplice e gradevole sistema ambientale che funzioni e che mi dia meno problemi possibile.
Devo vincere questa nausea. Nutrirmi come un uccellino. Nel mio nidino caldo da uccellino. E poi fare e pensare solo cose piccole, proprio come fa un uccellino. Niente pensieri in grande, niente progetti a lunga o media scadenza. Niente che sia piu' in la' del prossimo week end.
Per ora.
[0.47]

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