da www.ansa.it del 13 aprile 2006
CORLEONE
(PALERMO) - E' diventato subito un monumento da fotografare, da ammirare, da
descrivere agli amici, da far vedere ai propri figli il covo di Bernardo
Provenzano, che ha trascorso la prima notte in cella dopo 43 anni di latitanza.
La casetta con cucinino e bagno con annesso ovile e capannone-magazzino in
contrada Montagna dei Cavalli, a due chilometri dal centro di Corleone, dove il
padrino mafioso é stato arrestato insieme al pastore che lo ospitava, è stata
meta di pellegrinaggio oggi non solo dei tanti giornalisti, fotografi e
cameramen ma anche di famiglie con bambini al seguito, curiosi, studenti. I
corleonesi si sono svegliati leggendo i giornali con le prime pagine con la foto
del concittadino arrestato. Qualcuno dice "Era ora", altri tacciono.
Qualcuno teme che presto possa esserci un escalation criminale altri dicono che
"Quei tempi sono ormai passati e ne resta solo il ricordo".
Davanti alla casa rurale non ci sono più le 200 pecore di Giovanni Marino, il
favoreggiatore di Provenzano, portate via da un figlioccio del pastore. C'é
qualche gallina, un gallo e una decina di agenti della polizia scientifica con
la tuta bianca armati di macchina fotografica e strumenti che cercano di
scoprire se sotto al cemento del patio o al terreno vicino le costruzioni vi
sono gallerie, anfratti, un bunker segreto. Ma finora non è stato scoperto
nulla. Davanti al cancello spalancato della masseria di Marino arrivano diversi
giovani. Uno ha il basco con una riproduzione della fotografia di Che Guevara.
"Abitava qui? - dice all'amico - Ma a che serve fare il boss se poi sei
costretto a vivere con le pecore, nascosto?". Un gruppo di studenti
parlotta e con i videofonini scatta fotografie. I ragazzi frequentano il quarto
e il quinto liceo scientifico di Corleone. Vengono dal paese, da Marineo, da
Campofiorito, comuni vicini. Roberta Perrone, 18 anni, è una bella ragazza
bionda.
"Credo che Provenzano si sia fatto prendere - dice - Forse perché e
ammalato. La sua cattura è stata un bene per la Sicilia. E' un fatto
d'importanza storica". "Ieri - racconta Leoluca Mulé, 18 anni - alle
11,30 si è sparsa la notizia nel nostro istituto durante la ricreazione. Non
abbiamo parlato d'altro. Anche gli insegnanti non parlavano d'altro. Poi abbiamo
aperto un dibattito nelle varie classi. E' stata una bella giornata, oserei dire
storica".
Dice Vincenzo Salerno, 20 anni: "Siamo venuti qui per vedere il covo del
boss mafioso più noto al mondo. Eravamo molto curiosi di capire dove si
nascondeva Provenzano. Certo fa riflettere il fatto che tutto intorno ci siano
case di villeggiatura e questo casolare non è recintato: chiunque può entrare.
Comunque finalmente ce lo siamo tolti di mezzo. Speriamo che questa cittadina
non finisca più sui giornali per fatti di mafia".
A Corleone sono passati in secondo piano anche i temi della politica. Nel comune
le liste di Forza Italia e An sono state le più votate anche se l'Ulivo non è
andato male. Dino Paternostro, segretario della camera del lavoro, cui un mese
fa é stata incendiata l'auto dice: "Siamo contenti per questo arresto.
Certo non bisogna commettere l'errore di ritenere che la mafia sia finita con la
sconfitta di Provenzano. C'é una rete di fiancheggiatori da aggredire. E
bisogna scoprire i rapporti mafia-affari-politica. I fac simile trovati ieri
nell'ovile di Marino sono indicativi di qualcosa che non va per il verso
giusto".
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Da TGCOM del 24 aprile del 2006
Provenzano: si scava nel covo
Si cercano oggetti e documenti nascosti
Gli
uomini dell'Ert (Esperti ricerca tracce) della polizia scientifica hanno
cominciato la preparazione degli scavi che saranno condotti attorno al rifugio
di Bernardo Provenzano in contrada Montagna dei Cavalli a Corleone. Attraverso
pale meccaniche e sonde con microcamere si cercherà di ispezionare
ogni possibile nascondiglio dove il capomafia e i suoi fiancheggiatori
potrebbero avere occultato oggetti e documenti.
Gli specialisti si affideranno alla tecnologia per cercare di svelare
ogni segreto che il covo del boss dei boss potrebbe nascondere. Le pale
meccaniche verranno utilizzate per sondare il terreno nelle vicinanze della
masseria, mentre sonde con microcamere saranno introdotte in anfratti e
cavità. Saranno utilizzate anche telecamere subacquee per ispezionare in
profondità un pozzo vicino al casolare. Il piano secondo cui si svolgeranno i
sondaggi, probabilmente a partire da mercoledì, è in fase di elaborazione.
Le operazioni sono state programmate venerdì scorso durante un sopralluogo
coordinato dai pm della Direzione distrettuale antimafia Michele Prestipino e
Marzia Sabella, e dal capo della Squadra Mobile, Giuseppe Gualtieri.
In attesa di iniziare gli scavi, la polizia ha iniziato ha portare
all'esterno della masseria tutti i mobili e le suppelletteli presenti al
momento dell'arresto: un armadio, un tavolo, le sedie, una credenza, un comodino
e altri mobili scadenti. Ma ci sono anche lenzuola, coperte, persino rotoli di
carta igienica, indumenti e alcuni generi alimentari.
Nel frattempo continua l'esame del materiale finora sequestrato nel covo di
Provenzano. Tra gli ultimi rinvenimenti, quello di due mazzette di banconote per
svariati migliaia di euro. Anche il denaro, come tutti gli altri reperti, verrà
minuziosamente verificato anche alla ricerca di impronte digitali che possano
permettere di individuare le persone che curavano la copertura di Provenzano.
Nei giorni scorsi in prossimità del casale erano state recuperate anche due
pistole, adesso oggetto di una perizia balistica.