AUGUSTO
Caivs Ivlivs Cæsar Octavivs Avgvstvs,
già Caivs Octavivs Cæpias Thvrinvs
16/01/27 a.C. - 19/08/14 d.C:
di Dario Ferro
Per un quadro più esauriente della vita di Augusto, potete consultare le pagine sulle vite dei personaggi suoi contemporanei, che raccolgono eventi qui omessi a favore di un brevissimo sunto del processo formativo del Principato.
Ottavio nasce a Thurium il 23 settembre del 63 a.C., da una ricca
famiglia di eqvites di Velletri, figlio di Caio Ottavio e di Azia (nipote di
Giulio Cesare). Il padre, morto nel 59 a.C., fu senatore e pretore.
Il futuro Augusto all'età di soli sedici anni è già sacerdote, iniziato alla carriera
politica da Cesare. Questi lo porta con sé nel trionfo
del 46 a.C., nonché nella campagna di Spagna del 45.
L'anno seguente si reca in Epiro per i suoi studi militari ed accademici, con l'intimo
amico Agrippa e con Rufo, ed apprende della morte di Cesare per
opera di Bruto e Cassio.
L'apertura del testamento del grande Caio Giulio serba una sorta di adozione postuma del
giovane Ottavio, che diventa suo erede politico diretto. Da subito si aprono i primi
contrasti con Marco Antonio, ed il futuro Princeps,
per ingraziarsi immediatamente i favori del popolo, promuove la celebrazione dei Giochi in
onore di Cesare. Su spinta anche di Cicerone viene investito dal Senato delle cariche di
propretore e senatore, e lo stesso Senato lo appoggia a Modena nella sua vittoriosa azione
ai danni di Antonio. Proprio a Modena cadono i due consoli in carica, cosicché il Senato
si trova comunque costretto ad affidargli uno dei posti vacanti, il che gli consente il
riconoscimento ufficiale quale erede del padre adottivo postumo (di cui, da questo
momento, assume ufficialmente prænomen, nomen gentis e cognomen).
Il 27 novembre del 43, accordatosi con Antonio e Lepido,
forma il secondo triumvirato, coi tre che vengono ufficialmente definiti Tresviri
Reipvblicæ Constitvendæ (non si tratta più, come per il primo triumvirato, di un
semplice accordo privato). Nel 42 vi è la divinizzazione di Cesare, che rende Ottaviano
un divi filivs.
Bruto e Cassio, uccisori di Cesare, sono sconfitti a Filippi, in Macedonia, ed i tre si
spartiscono le province: ad Antonio vanno quelle orientali, ad Ottaviano le Occidentali
più l'Italia. Lepido, già in via i emarginazione, ottiene la provincia d'Africa.
Il matrimonio di Antonio con Ottavia, sorella di Ottaviano, rafforza il legame fra i due.
Nel 38 scade il triumvirato, che aveva valore quinquennale, e sarà rinnovato l'anno
successivo a Taranto retroattivamente. Nel 36 Ottaviano esautora Lepido, che rimarrà
soltanto Pontefice Massimo fino alla morte. L'asprezza della lotta politica porta l'erede
di Cesare a sottrarre il testamento di Antonio e a farlo divulgare: Antonio vuole
legittimare i figli nati dall'unione con Cleopatra e vuole essere sepolto con lei ad
Alessandria. Ottaviano, con una forzatura politica, riveste l'episodio di sospetti sulla
possibilità che Antonio voglia creare un regno con capitale Alessandria. In Italia vi
sono reazioni di consenso e fedeltà ad Ottaviano: è la conivratio Italiæ,
sorta di investitura politico-militare che gli permette di muovere guerra ad Antonio
(ufficialmente all'Egitto); nel 31 vi è il celebre scontro di Azio, che vede la fuga ed
il suicidio di Antonio e Cleopatra e l'Egitto trasformato in provincia romana (una volta
assassinato il di lei figlio Cesarione, sempre dichiarato dalla regina quale figlio
naturale di Cesare).
Da questo momento inizia, da parte del vincitore, un articolato lavoro politico di
costruzione di un nuovo regime costituzionale, con una costante e graduale attribuzione di
poteri che culminerà con l'attribuzione, da parte del Senato, del titolo di Avgvstvs
e con la "sistemazione costituzionale" del 27 a.C. .
Subito dopo seguono energiche iniziative di pacificazione delle frontiere e di varie
popolazioni alpine, l'annessione della Galazia (Medio Oriente) e il completamento della
sottomissione della Spagna.
Nel 23 Augusto cade in grave malattia, ma si riprenderà assumendo l'imperivm maivs
e, poi, la Potestà Tribunizia. Del 19 sono altre modifiche che gli consentono una
maggiore autorità in Italia, del 18-17 vari provvedimenti di carattere sociale. Negli
anni a seguire radicale sarà la trasformazione dell'intera amministrazione di Roma e
dell'Impero, nonché della struttura finanziaria. In questi anni cresce enormemente la
circolazione monetaria, i commerci si intensificano in maniera rilevante e si moltiplicano
le produzioni di monete celebrative e propagandistiche; grande attenzione viene data
all'emissione di pezzi a commemorazione dell' "accordo" del 20 con i Parti (col
ritorno delle insegne sottratte a Carre nel 53), che fra l'altro riconobbero il
protettorato di Roma sull'Armenia. Questo territorio divenne uno dei tanti stati clienti
di Roma, all'interno di una precisa politica in questa direzione, dotate di un minimo di
autonomia e, in alcuni casi, di autorizzazione a battere moneta propria.
Per quanto concerne il "problema successorio" di Augusto si vedano le pagine
relative ad Agrippa, Gaio e Lucio,
Tiberio. Nel 13 Tiberio è elevato al rango di pari di Augusto
sotto il profilo costituzionale; quest'ultimo deposita il proprio testamento, contenente
fra l'altro le Res Gestæ Divi Avgvsti, note anche come Monvmentvm Ancyranvm,
e morirà a Nola il 19 Agosto del 14, mentre Tiberio si trova in viaggio per l'Illiria.
Augusto fu, oltre che eccezionale talento politico, uno dei più grandi
amministratori che la storia abbia mai conosciuto: la sua vastissima opera di
riorganizzazione e di ricostruzione dell'Impero portò alla nuova Pax Romana,
e ad un sistema che ebbe davanti a sé una vita molto lunga e che assicurò a molti
popoli un periodo di pace di, seppur relativa, sconosciuta stabilità.
L'erede di Cesare ebbe inoltre doti letterarie non trascurabili (se del livello stilistico
delle Res Gestæ e a giudizio delle fonti), che lo portarono a comporre opere
filosofiche, biografiche, autobiografiche, politiche e poetiche, purtroppo tutte perdute.
In Alto: Aureo; al centro: denario coniato con Marco Antonio nel 41 a.C.; in basso:
Dupondio (riconoscibile dalla corona radiata, stante ad indicare il raddoppiamento del
valore nominale, in questo caso dell'asse) di restituzione coniato da Tiberio (14-37 d.C.).
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