Da Cordyline Australis Hook
Giuseppe Conte
Un giorno se mi leggerà il lettore del
terzo millennio, saprà che c'erano gli
alberi e i desideri, le palme e i pini, e gli
eucalipti dalle foglie a quarto di luna, e le
rose: chi non voleva più soffrire, e chi
voleva amare tutto, chi di se
stesso faceva dono e dei poemi
violenti e lontani erano, semplici e
deboli
Ben pochi sanno ancora
Giuseppe Conte
Ben pochi sanno ancora che cos'è un
albero. Le radici abbarbicate, acide, nere,
sprofondate
a delta nel corpo della terra, il
tronco, i rami e i fogliami, e le
famiglie innumerevoli dei fiori,
estinte, ora, e i frutti colmi, pesanti, che erano
cibo, la buccia
tesa, la polpa ruvida, il nocciolo.
Ben pochi ricordano i ciliegi
bianchi prima di aprile, e le ciliegie
scarlatte, il loro avvallarsi
tondo e profondo sotto il peduncolo
lieve.
E chi ricorda i cachi, gli enigmatici
cachi come soli tramontanti
fermi tutto novembre sulla trama dei rami
stecchiti?
La regione Novembre
Wallace Stevens
E' duro udire di nuovo il vento del nord
E guardare le punte degli alberi che ondeggiano
Ondeggiano, profondamente e sonoramente in uno sforzo
tanto di qua del sentimento, tanto di qua della parola
Dicendo e ripetendo come parlano le cose
…
più e più profondi, più e più sonori,
gli alberi ondeggiano, ondeggiano, ondeggiano.
La festa dell'albero
Giuseppe Ambrosecchia
Quegli alberi, che sparsi
in perfetta simmetria,
dalla collina si affacciano sulla valle,
alle stagioni che si alternano
non mutano il colore delle chiome;
tra l'erba che passa misurano il tempo
e, sulle panchine all'ombra,
la presenza mattutina degli anziani.
Loro cambiano; ogni anno
qualcuno nuovo prende il posto
di chi non c'è; così cerco
i colori antichi del quartiere
mentre tutti sfilano silenziosi
dalla mente sul foglio aggrinzito
di un vecchio quotidiano scolorito.
Nel 59, col grembiule addosso,
uno di quelli l'ho piantato io.
Gelso
Attila Jozsef
Nel mezzo della via sta un gelso vecchio,
forte come una balia di campagna.
Attento, conducente! il tronco è duro!
Ma per te, mendicante, il frutto è soffice.
Vorrei essere un melo selvatico
Attila Jozsef
Vorrei essere un melo selvatico,
un grande melo selvatico,
vorrei che del mio corpo si saziassero
tutti i bambini affamati,
coperti dalla mia ombra.
…
Vorrei essere un melo selvatico,
che quando sarà secco un giorno,
e abbattuto dal padre inverno,
asciughi con la sua fiamma
le lacrime degli orfani cupi
…
314
Emily Dickinson
La natura - a volte strina un arbusto -
A volte - scalpa un albero -
I suoi cittadini verdi lo ricordano -
Se sopravvivono -
Foglie più chiare - alle stagioni seguenti -
Attestano mute -
Noi - che abbiamo un'anima -
Più spesso - non così vitalmente - moriamo -
L'albero delle ciliegie
Vivian Lamarque
Bambini guardate
lui è l'albero delle ciliegie
lui è i rami più alti dell'albero delle ciliegie
lui è dove le ciliegie sono mille
dove le ciliegie sono degli uccelli
dove le ciliegie sono felici
lui è le ciliegie rosse!
E a guardarlo
e a guardarlo lei perde colore
Piove
Vivian Lamarque
A L.B.
Piove l'amore mio si bagna
mette rametti e foglie
nel mezzo del giardino
cespugli e arbusti spiano
l'insolito vicino
A un albero meraviglioso
Vivian Lamarque
Caro albero meraviglioso
che dal treno qualcuno
ti ha tirato un sacchetto
di plastica viola
che te lo tieni lì stupito
sulla mano del ramo
come per dire
cos'è questo fiore strano
speriamo che il vento
se lo porti lontano.
Ci vediamo al prossimo viaggio
ricorderò il numero
del filare, il tuo
indirizzo, ho contato
i chilometri dopo lo scalo-merci
arrivederci.
Da Una facile allegoria
Franco Fortini
Lontani dai nostri occhi vivono i boschi
Chiusi con antiche parole, rovine d'altri tempi,
vivono dove non siamo più noi.
E i rami respirano le arie diverse
delle stagioni, ora molli di pelli, ora scaglie,
al tronco tanto stretti che la burrasca non li crolla
o fini che li fletta, se vi posa, lo scricciolo.
Da come parlare a tua madre (appunti)
Lorrie Moore
1979. Una volta tanto, la sera, va in macchina fino alla vecchia casa
invenduta dove sei cresciuta, quello stregato crocevia di campagna a
due ore di macchina da dove abiti adesso. E' uno scenario da Halloween:
il prato rastrellato, illuminato dalla luna, gli alberi giganteschi,
tumidi, braccia e dita alzate contro la distesa del cielo senza stelle
come scottature, crepe, fiumi su una mappa. Le loro ombre nere
oscillano contro il fianco della veranda a est. Ci sono ombre
oniriche, altre vite, qui.
Gira l'angolo lentamente, ma continua a guardare dal finestrino della
macchina. Questa casa è profondamente impressa dentro di te, qualcosa
che conosci, che credi di conoscere, vive ancora qui, una voce in cima
a quelle scale, forse, una figura sulla veranda, un grembiule
impigliato in alto fra i ramoscelli… |