l primo nucleo dell'antico castello di Cave ebbe origine negli anni dell'alto Medio Evo, intorno ad alcuni monasteri benedettini dipendenti dall'abbazia di Subiaco. Questo primo nucleo, denominato nei documenti sublacensi "Castrum Trebana", più tardi, all'inizio del secolo XI, assunse il nome di Cave, verosilmente a causa delle cave di tufo e pozzolana scavate nel territorio per le esigenze della zona e della vicina città di Preneste (Palestrina).
La zona era ricca di chiese e monasteri di campagna e i primi diritti sul territorio spettarono alle monache di San Criaco di Roma, alle quali il papa Stefano III concesse nel secolo VIII il dominio su alcune di queste chiese e sul territorio circostante, esercitando uno dei primi atti del potere temporale dei papi.
Come tutti i castelli di quel periodo storico, il castello di Cave nacque per difesa contro i barbari che, in qui secoli bui, invadevano di frequente il nostro territorio seminando dovunque terrore e desolazione. Era un castello ben difeso. Possedeva ampie muraglie e si trovava in posizione di difficile conquista: aveva alle spalle i Monti Prenestini, difficilmente percorribili, e, dagli altri lati, era difeso da un grande fossato e dalla valle nel cui fondo scorreva un fiume ricco di acque.
Fu feudo di diverse nobili famiglie succedutesi nel tempo: i Caetani, i Conti, i Borgia, i Carafa, le quali non lasciarono alcun tangibile segno del loro passaggio. Chi, invece, impresse tracce indelebili nella storia di Cave furono due importanti famiglie: gli Annibaldi e i Colonna.
Gli Annibaldi governarono Cave con saggezza e lungimiranza e sotto la loro guida la popolazione visse un periodo di tranquillità e prosperosità. Il nome degli Annibaldi è legato a due importanti statuti per il governo del feudo: l'uno, concesso nel 1296 da Riccardo de Militiis, è oggi conservato nell'archivio di casa Colonna; l'altro, più ampio ed articolato del primo, concesso nel 1307 dal nobile Riccardo di Tebaldo Annibaldi, si trova ora nell'archivio della famiglia Orsini. Quest'ultimo statuto è una poderosa raccolta di norme d'indole pratica, un vero codice civile e penale che regolava la vita cittadina.
Ma si ha notizia anche di un terzo statuto ampio e circostanziato, concesso ai cittadini di Cave nella prima metà del 1500 dalla famiglia Colonna che, più di ogni altra nobile famiglia, ha legato il suo nome alla storia di Cave.
Il primo Colonna a comparire nei fatti storici di Cave è il capostipite della famiglia, quel Pietro della Colonna che, nell’XI secolo, s’impadronì con un colpo di mano del feudo di Cave, per sottrarlo al dominio del Pontefice di Roma che ne era de jure il sovrano. Da quest’esordio di prepotenza ebbero inizio i difficili rapporti fra i Colonna e i pontefici romani, che si protrassero per più secoli in un’alternanza di amicizie e inimicizie, scomuniche, privilegi, guerre e paci tipiche dell’epoca.
Nell'arco di tre secoli, Cave fu teatro di sanguinosi scontri. Per due volte fu assediato e bombardato dagli eserciti papali, senza peraltro cedere agli assalitori: la prima volta nel 1482, durante la guerra fra il papa Sisto IV e il re di Napoli del quale i Colonna erano alleati; la seconda volta nel 1484 al riaccendersi delle ostilità fra lo stesso Sisto IV e i Colonna. fu poi conquistato e messo a fuoco dai soldati del cardinale Cosenza, inviati dal papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia) che aveva privato i Colonna dei loro diritti sul feudo, assegnandoli a membri della propria famiglia. ed ancora dovette sottostare alle armi dell'esercito papale, inviato da Paolo III a domare la rivolta dei feudi prenestini che si erano ribellati alla soppressione dei benefici fiscali concessi loro da Martino V.
Peraltro, in questo panorama di fatti sanguinosi, fa riscontro l'episodio dell'atto di pace che il duca d'Alba ed il cardinale Carlo Carafa firmarono in Cave, in una sala del palazzo Leoncelli, nel settembre 1557, per mettere fine alla lunga e cruenta guerra fra il papa Paolo IV e Filippo re di Spagna e di Napoli.
Ma non sempre era guerra tra il Papa e i Colonna. Ci furono anche momenti di felici rapporti: come fu con Martino V, che era un membro della famiglia Colonna, il quale colmò di favori le genti prenestine di cui era stato signore; con Giulio II, il grande papa del Rinascimento, che riuscì a riappacificare le due famiglie rivali dei Colonna e degli Orsini; e con Pio V, il quale affidò a Marcantonio Colonna il comando della flotta cristiana nella guerra contro i Turchi, che si concluse con la famosa vittoria di Lepanto.
Dalla
fine del 1500, Cave visse un periodo di pace, caratterizzato dalla
presenza degli ordini religiosi, dal fiorire delle confraternite e dalla
costruzione delle chiese ancora oggi esistenti.
La maggior parte della popolazione si dedicava ai lavori dei campi, ma
anche, data l'abbondanza nella zona di boschi e macchie, ai mestieri
connessi con la lavorazione del legno: il boscaiolo, il carbonaio, il
falegname, il commerciante di prodotti lignei. Era frequente che le
donne si dedicassero, fra l'altro, anche al mestiere di balia. Fu una
balia di Cave, Teodora Petrella, ad allattare il principe Fabrizio
Colonna, e, per tale ragione, i suoi discendenti furono esonerati dal
pagare ogni dazio e gabella.
Per gli acquisti importanti gli abitanti di Cave si recavano a visitare le fiere della vicina Palestrina, specialmente quelle di sant'Agapito e di san Martino che duravano dieci giorni. Ad esse venivano invitati gli abitanti dei paesi vicini per partecipare alle corse dei cavalli e per visitare la "fiera franca", in cui si godevano particolari franchigie e agevolazioni.
Per
il servizio postale, la popolazione si avvaleva di un ufficio di
corrispondenza che funzionava a Palestrina anche per Cave, Genazzano,
Zagarolo, Gallicano, Capranica e San Vito.
Poco sappiano sulle condizioni socio-economiche della popolazione, ma
possiamo immaginare che, trovandosi in situazioni di bisogno, la
maggioranza delle persone non avesse nulla e nessuno a cui ricorrere per
un aiuto materiale e morale. Perciò è massimamente in questo periodo
che sorsero in Cave
alcune confraternite e opere
pie, con fini di
assistenza sanitaria e sociale, oltre che di culto. L'ospedale dei
Fatebenefratelli, il Monte frumentario, il Monte delle orfane, il Legato
Mastricola e, infine, L'Ospedale Mattei, furono tutte istituzioni
benefiche nate dal XVI secolo in poi.
La presenza di tali istituzioni, al di là degli scopi benèfici, è stata importante anche per il ruolo da esse giocato nella distribuzione della proprietà fondiaria e, in generale, dell'assetto patrimoniale, come si rileva dal carteggio relativo all'alienazione di molti beni avvenuta intorno agli anni Venti.
Con il trascorrere del tempo Cave cambia dimensioni ed aspetto. Le poche centinaia di persone che vivevano dentro le mura del borgo, diventano migliaia, e le case occupano via via la parte alta della collina. Nel XIX secolo Cave è ormai un grosso centro urbano, un vero paese, con le sue strade, piazze, chiese e con i palazzi e le ville delle sue famiglie maggiorenti: i Mattei, i Leoncelli, i Giorgioli, i Venzi, i Clementi.
La
sua organizzazione civile e religiose si va emancipando sempre più dal
potere baronale e, dopo la soppressione dello Stato Pontificio, Cave
entra a far parte del Regno d'Italia.
All'inizio del XX secolo viene istituito nel paese
il mercato
del
bestiame e dei prodotti e derrate, che si svolgeva il primo sabato di
ogni mese. Nel 1916 sorge il grande
edificio scolastico
in contrada
Canepine e, quasi contemporaneamente,
arriva la ferrovia
che congiunge
Cave con Roma e i paesi del basso Lazio.
I quattro anni di conflitto della Prima Guerra Mondiale passano come una ventata rovente sull'Italia e su Cave che paga con la vita di molti suoi cittadini il tributo di sangue. E, subito dopo la guerra, nel 1918, l'altra tragedia della "spagnola", l'epidemia influenzale paragonabile per gravità alle grandi pestilenze dei secoli passati.
Ma eccoci giunti ormai ai primi anni del nostro secolo, pressappoco al tempo in cui ci riportano molte immagini delle nostre pagine. é il momento di avviarci, per visitare insieme Cave di quei tempi lontani.