a prima notizia storica attinente allo Statuto concesso al Castello di Cave nel XVI secolo ci è data da Francesco Tomassetti il quale, nella pubblicazione della trascrizione dei primi Statuti concessi dalla famiglia Annibaldi il primo nel 1296, il secondo nel 1307, affermava che:"....lo Statuto dei Colonna risale al secolo decimosesto...." e che "....fu confermato da Marcantonio il grande nel 1554". La copia dello Statuto è attualmente conservata nell'Archivio Colonna presso la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale S. Scolastica di Subiaco.
A
differenza dei primi due statuti dei quali nello stesso documento sono
indicati l'anno, l'indizione, il mese, il giorno, i motivi della sua
redazione nonché l'autenticazione del notaio, di quest'ultimo non
possediamo né la presentazione né la datazione. Mancano del tutto le
formalità di apertura e di chiusura, di norma per un documento di
questo tipo. Non si tratta della copia originale dello Statuto ma, come
afferma lo stesso Tomassetti, di una copia dell'epoca, destinata ad uso
comune, fattore che non aveva fatto ritenere necessario al suo autore di
apporvi quelle formalità di rito.
Un
elemento a sostegno di questa ipotesi è dato dalla presenza nel codice
di "segni d'uso", quali appuntino ai margini, sottolineature,
"manicule" cioè piccoli schizzi di mani che additano una riga
o un passo(vedi
tav.1), piccoli disegni a margine dei fogli(vedi
tav.2),
testimonianze del contatto frequente dell'autore della copia con il
testo, sia a scopo di lettura sia di studio personale.
Il manoscritto è attribuibile alla famiglia Colonna, come si afferma nel capitolo 24° del 1° Libro, dove i Colonna vengono definiti come "...signori di detto Castello...".
É un codice pergamenaceo (m.0,17-m.0,23) di 32 fogli o carte che formano un fascicolo non rilegato. Ogni carta ha un "recto" e un "verso". Nello Statuto di Cave è numerato solo il "recto", secondo un uso antico di impaginazione, diverso da quello attuale. Le carte sono state delimitate e rigate dallo scrivente ma non in tutte se ne possono riconoscere le tracce; il numero delle righe di ogni carta varia dalle sedici alle ventitré. Il manoscritto è redatto in minuscola del tempo; è stato usato inchiostro nero per il testo e rosso per le rubriche. Molte lettere capitali sono decorate(vedi tav.3), come la lettera capitale dell'incipit del primo capitolo che riproduce la colonna, stemma della famiglia sotto la cui reggenza lo Statuto fu redatto(vedi tav.4). A conclusione di uno dei libri si trova una formula di preghiera con un tono beneaugurante, come spesso si trova in codici di questo tipo(vedi tav.5).
Il manoscritto si presenta abraso in più parti(vedi tav.6), sopratutto ai margini dei fogli e in corrispondenza delle rubriche(vedi tav.7); nonostante l'impiego della lampada di Wood alcuni punti sono rimasti illeggibili, come per alcuni passi del libro III(vedi tav.8). Il contenuto del codice è suddiviso in cinque libri ordinati in capitoli. Quasi tutti i capitoli, ad eccezione di uno, sono preceduti da una rubrica che introduce, spesso riassumendolo, il contenuto.
Il 1° libro è senza titolo e consta di 34 capitoli;
Il 2° "Delle cose straordinarie", consta di 17 capitoli;
Il 3° "Delle cause civili", 13 capitoli;
Il 4° "Dei malefici", 34 capitoli;
Il 5° "Dei danni dati", 20 capitoli.
Il manoscritto è redatto in lingua latina, arricchita da termini dialettali attinti dalla lingua del luogo.