er meglio dimostrare, al nostro paziente lettore, l’incremento del nuovo governo Annibaldese in Cave, troviamo opportuno trascrivere sommariamente alcune pergamene, le quali potranno essere gradite agli studiosi di cose locali
Anzitutto dobbiamo asserire che prima del mentovato Statuto, Cave avesse già relazioni col cardinale S. Angelo, e che Riccardo di Teobaldo Annibaldi fosse nipote dello stesso cardinale.
Con gran sacrificio il Comune di Cave perdeva la propria indipendenza che godeva da circa due secoli, come può ritenersi dopo l’assegnamento alle Monache di San Ciriaco. Per quanto mite fosse il regime Annibaldese pure dovette sconvolgere lo stato finanziario; per il che molti privilegi che fecero parte delle entrate comunali, furono assorbiti dal Barone.
Un tal governo, corse il lusso di più anni nei successori di tale dinastia e vari documenti successero allo Statuto a confermare lo stanziamento di tale nobile famiglia.
A tanta pace non tardarono i dissidi: vedemmo al Cap. XII, come due parti della Rocca fossero occupate da Caloleo ed altri, per il qual possesso unito a Cave si convenne un buon fitto nel 1154. Dicemmo, come un tal passo portò l’erezione di Cave a Comune e lo provammo con la Convenzione fatta con Riccardo Conti e confermato indi lo Statuto nel dire: "Riccardum de Anniballensibus et Universitatem" e di più "et mandato et voluntate supradictorum dominorum Castri Cavarum et Sindaci eiustem terre". A dunque Cave avanti il 1307 si resse a libero Comune.
E nello stesso Statuto, dicesi: "Roccam dicti Castri quo est in monte" in così dire la Rocca dové far parte del Comune di Cave e dominata dagli Annibaldi. A tal proposito, in data 8 giugno 1315 esiste un atto di pignoramento a carico di Giovanni Colonna, Signore che la ereditava dalla successione della Senatrice Stefania nel 1010 come abbiamo visto, per opera dei fratelli Annibaldi.
Ottenuti al breve sunto, diremo, per sola ipotesi, che questo Colonna fosse ivi trasmesso qual sub agente rettore di detta Rocca, che alla sua volta tentasse di rendersene padrone. Tale modo di agire ripugnava agli Annibaldi e quindi si decisero al pignoramento.
Passiamo ora a decifrare i singoli contratti in pergamena dal 1315 al 1408, periodo in cui si dimostra chiaramente la Signoria degli Annibaldi sul territorio e Castello di Cave.
1315
12 febbraio
In un originale in pergamena, esistente in Santa Maria Maggiore in Roma. Codice Vat. 8263, pag. 123, contiene un contratto fra Paulum Olibani de Colma filium Petri et Nicolam Anniballi de Anniballis de Cavis.
1330
Nel 1330 indi XIII, in una pergamena esistente in Santa Maria in Via Lata in Roma. Codice lat. Vat. 8044, pag. 68, vi è detto come Angelo Homodei vende a Giovanni Cessi, processi (cipressi) de Capocinis Lateranense, un prato in tenimenti Santi Honesti iusta viam Romanum inter hos fines: ab un lateretenent herdes Anniballi de Cavis, etc.
1335
26 agosto
In detto Codice Vat. 8044, pag. 71, è detto: Lello quondam Francisci Homodei de regione Trivi locavit a pensionem in enphiteusim nobili mulieri Domine Sofie exosi quondam nobilis viri Annibaldi de Cavis Santi Honesti pronovem annis.
1336
22 marzo
Nel 1336 indictione IV martii die XXII, Sofia exare quondam nobilis viri Annibaldi de Cavis costituì procuratore nel ricevere la suddetta locazione Bonum D.Johamis Gratiani notarium. (tratto dall’archivio di Santa Maria in Via Lata in Roma).
Nei manoscritti del Magalotti, nella Chigiana: Notizie delle Famiglie, vol. II, pag. 1064, afferma che Rocca di Cave da Bertoldo Annibaldi fu ceduta alla propria moglie Giovanna Colonna. In tal modo vediamo che dal 1315 al 1340, un tale dominio veniva da nuovo alla Casa Colonna e precisamente nel sesso femminile.
1347
20 settembre
Dalla cronaca Martinez, pag. 607, si riportano i nomi dei morti e feriti a Porta San Lorenzo in Roma, quando i Colonnesi mossero guerra a Roma, per abbattere il governo stabilito da Cola di Rienzo, nei quali nomi vi è un Cola Ballo de Cavi. A tale proposito fa menzione la lettera spedita dal S. Padre da Avignone a 70 più nobili romani, nella quale pregava che si accordassero per abbattere il Tribuno.
Dalla cronaca Estense, pag. 444, vi è detto Cola Ballo de Molara; già sappiamo come fosse posseduta dagli Annibaldi.
1355
28 giugno
Nell’arch. Colonna, pergamena LXXXVII. 36, si rileva una Sentenza del Senato e popolo romano, che permette a certe persone di usare rappresaglie, (nei registri comunali dicesi pure rappresaglie, ciò che oggi vuol dire atti giudiziari) contro Giovanni Caetani, signore di Ninfa e contro il Comune di Cave per alcune usurpazioni commesse in Anagni. Una tale comunanza di reato deve essere scaturita certamente da prepotenza e non da invocata giustizia.
1362
23 settembre
Al 23 settembre 1362, arch. Colonna, pergamena LXII. 22, vi è una sentenza del giudice Palatino, a favore di Giovanna Colonna fu Giovanni, contro gli eredi di Bertoldo Annibaldi, già suo marito, per la separazione di sua dote di 51.000 fiorini d’oro, pei quali ebbe assegnato il possesso di Rocca di Cave. Ed Occilenda figlia di Giovanni Colonna, erede della madre Giovanna Annibaldi, già risposata a Nicola Montenegro, restata vedova e veniosa di tornare a vivere in Cave, un tempo dominata dai suoi avi, e diletti genitori, e vedendone il dominio occupato da estranei indirettamente, ella vera erede di Bertoldo Annibaldi, ne fece domanda al Tribunale, il quale la metteva, nel 1378, legalmente in possesso della terza parte del Castello di Cave.
1368
19 maggio
Nel 1368, al 19 maggio si venne ad una Convezione tra gli eredi di Riccardo Annibaldi, col seguente atto: nel menzionato arch. Colonna, pergamena XVIII. 60, trovasi scritto, per notaio Crescenzo Pace da Cave (parte illeggibile) che nel marzo 1368, gli Annibaldi di Cave, da vari anni avevano acquistato una giurisdizione contro Giovanni Caetani, signore di Ninfa, per la somma di 6200 fiorini d’oro. E Caterina e Giacomo Annibaldi, con tale atto, vendevano al loro fratello Bonifazio tutti i diritti a loro spettanti su Cave, salva la ripetizione in comune al loro fratello, contro Giovanni Caetani dell’accennata somma, per la quale ne fecero immediata ripetizione, ottenendone dal Senato Romano favorevole sentenza in data 19 maggio 1368, come da pergamena LXII, 25, esistente nell’arch. Colonna, per la quale sentenza, il Caetani fu obbligato a depositare la somma.
Circa il 1369, ai 25 giugni, come da pergamena 4177, esistente in detto arch. Colonna, il celebre archivista Tomassetti, ci deduce come Giovanni ed Onorato Caetani, si obbligassero a pagare la somma di 6200 fiorini d’oro ai figli di Stefano Colonna il giovine di Sancia Caetani la loro madre e tutrice, Giordano e Giovanni, per l’acquisto di una parte del Castello di Cave ipotecato.
Ecco pertanto un passo ove ci narra come questa famiglia Colonna si fosse stanziata in Cave. E nella divisione del paese, questo Stefano si fosse reso insubordinato accattivandosi il popolo da cui ebbe il dominio che ora gli eredi cedevano ai Caetani.
1369
25 giugno
Dalla pergamena 4177, in arch. Colonna, in data 25 giugno 1369, è che Stefano Colonna si era reso possessore di una parte del Castello di Cave, di cui Bonifazio e fratelli Annibaldi, aspiravano al ritorno del possesso. A tale incidente fu propizia l’occasione: Giovanni ed Onorato Caetani si obbligarono a pagare 6200 fiorini d’oro ai figli di Stefano Colonna, e così il detto Bonifazio poté ottenere il recupero di tale possesso, e in altre parole di quella parte occupata dai figli di Stefano Colonna, vale a dire di quel lato che chiama Santa Maria Vecchia (oggi Rifolta) con tutte le singole pertinenze. Per le altre due parti, in pratica il Grappello o Rapello lato di sopra passarono a Cecco e Matteuccio Annibaldi, i quali con atto generoso, ne fecero donazione inter vivos alla sorella Mascia o Tomascia, meglio Tomassa, la quale ebbe incontrato nobile matrimonio con Lorenzo Signore della famiglia Sanguigni, come si deduce da pergamena XX. 44 in data 13 aprile 1376, ove riportasi la menzionata donazione.
Per tale donazione in favore della nobile donna, si ebbe il regime dei Sanguigni fino a che la virtuosa donna non restasse vedova e fosse tornata in seconde nozze con Giordano Colonna.
1370
10 marzo
Su pergamena LIV. 38, in arch. Colonna, in data 10 marzo 1370, si rileva il testamento di Giovanni Caetani, rogato dal notaio Giovanni di Pietro d’Anagni, in casa dei Conti, contrada Caballo, col quale si disponeva di quanto di diritto aveva nel Castello di Cave. Contro di lui disposizioni testamentarie i suddetti eredi di Riccardo Annibaldi, nel 1373, ai 21 gennai (arch. Colonna pergamena XVIII. 71) cedevano di nuovo tute le ragioni a loro spettanti al fratello Bonifazio.
Come vediamo, il possesso di questo Castello passava ora ai Colonna, ora agli Annibaldi.
1374
24 novembre
Quanto Tancia, figlia di Pietro Colonna alias Sciarra, sposò Teobaldo Annibaldi di Montecomprati, lo zio cardinale Agapito, assegnò in dote l’ottava parte della metà di Rocca di Cave e di Colonna, ipotecandole il 24 novembre 1374, a favore di Teobaldo per la somma di 866 fiorini d’oro.
1376
13 aprile
Nel 1376, ai 13 aprili, arch. Colonna pergamena XX.44, Cecco e Matteuccio Annibaldi con donazione inter vivos, cedeva intanto due parti del Castello di Cave, insieme con altri poderi, a Tomascia la loro sorella, la quale riceveva come dote, nell’atto di matrimonio che essa contraeva col nobile Lorenzo Sanguigni.
1378
27 marzo
Al 27 marzo 1378, arch. Colonna pergamena XXXIV. pag. 30, vediamo come al 23 settembre 1362, a Giovanna Colonna era assegnata Rocca di Cave per il recupero di sua dote in 51.000 fiorini d’oro contro gli eredi di Bertoldo Annibaldi.
Per tale ragione, questo dominio di Rocca trasferitasi sulla 3ª parte del Castello di Cave. Avvenne poi che, contro i detentori che avevano riportato a sé il dominio, Occilenda vedova di Nicola Montenegro, già Cancelliere in Roma, erede di Giovanna Colonna, ripeteva tal dominio come giusta padrona in via legale; e sotto detta data 27 marzo 1378, era messa in possesso della 3ª parte di detto Castello di Cave e precisamente quel lato ove è posta la chiesa di Santa Maria (vecchia) ora Rifolta.
1382
13 agosto
Con istromento del 13 agosto 1382, la medesima Tancia Colonna, diveniva signora di Zagarolo, vendutole da Rita Savelli madre di lei, al prezzo di 6300 fiorini d’oro.
9 luglio
Al 9 luglio 1385, arch. Colonna pergamena XX. 51, è che Mascia (Tomascia) Annibaldi coniugata a Lorenzo Sanguigni, rimasta vedova, ed essendo padrona delle due parti del Castello di Cave (come abbiamo detto in precedenza nel 1369), mosse il cammino in retto sentiero, verso l’antica chiesa di Santo Stefano (vecchio) e Sabino e annesso Monastero, collo erigerlo a Parrocchia.
I preti secolari che la ufficiavano, vennero da lei tolti, introducendovi i Frati Agostiniani, con atto del 9 luglio 1385, per mezzo del notaio Sciarra Nicola.
Costituiva così il patronato con le sue sostanze e più che mai propensa a beneficare il paese di Cave onorandolo di sì glorioso culto.
1385
15 agosto
Con altro atto Mascia fece assoluta donazione di tutti i suoi singoli beni a favore della Chiesa e Convento di Santo Stefano.
1388
30 luglio
Al 30 luglio 1388, arch. Colonna, pergamena LXII. 42, Giordano Colonna si era reso padrone dell’altro terzo di Cave, con un sopravento recando non pochi guasti nel territorio. Dimodochè Giacomo Annibaldi trovandosene offeso, reclamava per il patito insulto e n’ebbe favorevole sentenza dal Beato Giudice, obbligando il Colonna a reintegrare e restituire tale possesso.
Onde impedire poi che sorgessero delle rivalità, fu obbligato Giacomo a dare in moglie propria sorella Caterina Annibaldi a Giovanni Colonna fratello di Giordano.
Con questo connubio si ebbe in Cave una pace duratura, apportando così una desiderata tranquillità e operosità.
1388
1° agosto
Al 1° d’agosto 1388, arch. Colonna, pergamena XXXIV. 35, si rileva che in seguito al matrimonio di Caterina Annibaldi e Giovanni Colonna, le due famiglie strinsero alleanza per la pace quanto per un’eventuale guerra contro i comuni nemici.
Tale concordia avvenne appunto il 1° agosto 1388, tra Giordano e Giovanni Colonna figli d’Agapito Signori di Cave e Giacomo Annibaldi Signore di Rocca di Papa.
Da ciò, si deduce che il Castello di Cave era in parte sotto il dominio di Giovanni e Giordano Colonna e parte sotto Giacomo Annibaldi.
1394
15 gennaio
Nel 15 gennaio 1394, arch. Colonna, pergamena LVI. 85, era nata una discordia tra il Comune di Subiaco ed i Colonna di Genazzano - Morolo - Cave - San Vito Romano - Capranica - Ciciliano. Grave era l’incidente e se ne prevedevano serie conseguenze; per arginare una sicura guerra, il Comune di Subiaco, con senso squisitamente cavalleresco, nominò una Commissione che inviò ai Colonna per perorare la pace, e così avvenne nel 1395. Da quest’anno sino al 1401, la Diocesi di Palestrina, di cui faceva parte anche Cave, fu amministrata dal Protonotario Oddone Colonna, che dopo di tale saggia operosità fu poi eletto Papa col nome di Martino V.
1396
25 ottobre
Nell’arch. Colonna, pergamena X. 48, vi è una Bolla di Bonifacio IX, colla quale conferma il patronato istituito da Mascia Annibaldi a favore della chiesa di Santo Stefano in Cave.
1399
26 marzo
Al 26 marzo 1399, arch. Colonna, pergamena III. 7 e codice lat. Vat. 79. 31 pag. 59, Regesto Bonifacio IX, il quale conferiva la terza parte del Castello di Cave a Mascia Annibaldi, che, vedova di Lorenzo Sanguigni, maritata a Giordano Colonna, col consenso delle di lei sorelle Rita (Margherita) e Maria monache in Roma, nel Monastero di San Silvestro in Capite. Secondo il regesto di Bonifacio IX, tale terzo del Castello era separato dalle altre due parti e suo territorio e vassalli e popolo, posseduto da dette religiose.
Dato a Roma Dopus Sanctum Petrum VI Calendas Aprilis, anno X.
1400
16 agosto
Ai 16 agosti 1400, arch. Colonna, pergamena XX. 55, donazione inter vivos a favore d’Oddone Colonna fatta da Occilenda figlia di Giovanni Colonna, vedova di Nicola Montenegro, Cancelliere di Roma, come vedemmo nel 1378, essere succeduta a Giovanna Colonna già moglie di Bertoldo Annibaldi.
Tale donazione consistente in beni rustici, da che può bene riprodursi in Catasto di quell’epoca. Quest’atto di somma importanza ci dalla vera forma di cognome Veneranieri apposto a quel famoso Paolo di questo tempo in Roma, nome che era su tutte le cronache e che ci porta ad un tempo di sconvolgimento in cui tale famiglia tanto si distinse nella Repubblica del 1436, di cui vedremo.
1400
In quest’anno Eleonora moglie di Bertoldo Annibaldi, sorella di Giacomo Annibaldi, vendeva a favore di Giordano e Lorenzo Colonna, la terza parte di Cave. Quanti padroni!
Con questo stato di cose le genti di Cave avevano perduto la libertà, coraggio, fede e si dibatteva spesso con la fame e mille necessità, accompagnate anche dai cataclismi della terra e del cielo.
18 luglio
Gli abitanti di Cave però mossi da generoso rispetto per la magnanimità di Giordano e Lorenzo Colonna, specialmente di Giordano, il 18 luglio 1401, volendo onorarlo, gli giurarono fedeltà e per dimostrargli la loro gratitudine, fecero tripudi d’allegria e gli prestarono omaggio d’esaltazione quale vero benefattore.
Questo tripudio durò poco, perché gli Orsini sempre nemici dei Colonna, passarono al dominio di Rocca di Cave, come lo dimostra la pergamena seguente.
1401
21 gennaio
Nell’arch. Colonna, pergamena LVI. 86 / XVIII. 110, è un atto col quale Rocca di Cave passava al domino degli Orsini, Conte di Tagliagozzo. Dominio acquistato da Giacomo e Caterina Annibaldi per mezzo di procura rilasciata a favore d’Antonio Cascia, il quale acquistava in nome del detto Giovanni Orsini.
Nell’arch. Colonna, pergamena III. 29, al 1° maggio 1401, Bonifacio IX, valendosi del sommo patrocinio qual era del ius iure de Beati Petri la padronanza dei sommi pontefici su Cave invocata da Pasquale II nel 1101, conferiva intanto una terza parte del Castello di Cave e della Rocca ad Adenolfo Conti, la quale parte era stata conferita dalla Camera Urbana a Bertoldo, Gentile, Ildebrandino, Giovanni e Giacomo del fu Nicolò Riccardo Annibaldi.
1402
5 ottobre
L’anno seguente, e cioè al 5 ottobre 1402, il Pontefice dava al predetto Teobaldo Annibaldi, in compenso dei suoi servigi resi alla chiesa e al popolo romano, due terzi del Casale Torre di Giacomo, cioè di Torre Jacova, incamerata per delitto di lesa maestà, perpetrato da Domenico Palosci.
1404
14 marzo
IL 14 marzo, Teobaldo Annibaldi comprò due once del Castello Colonna dalla stessa Margherita o Rita Savelli del fu Giacomo e moglie dei Pietro Colonna, suoi suoceri.
Tale vendita eseguita dalla Savelli, era fittizia, poiché testando istituiva suoi eredi il nipote Riccardo e Giovanni Annibaldi, figli di Tancia e di Teobaldo stesso.
1405
1° settembre
Arch. Colonna, pergamena LXIV. 43, Roma sollevata contro Innocenzo VIII che fuggì da Roma. I Governatori della Repubblica si rimettono a Giordano Colonna ed ai suoi vassalli di Cave, Genazzano ed altri feudi, ogni pena per le ostilità in addietro mostrate.
26 agosto
Per il notaio Antonio Sedde di Cave, arch. Colonna, pergamena XVIII. 124, si riporta una vendita fatta da Ildebrando Conti di Paolo di Pietro Cola da Cave di terra in contrada Erna o Casale di Tomasso, confinante col territorio di Cave e beni di Santa Maria in Valmontone.
Tale documento ci dà a credere essere questi fondi appartenenti a due nobili famiglie (qui la pergamena è corrosa).
In seguito a questa vendita ci fa credere che gli Annibaldi cominciassero ad allontanarsi dal governo di Cave e ritornare quello dei Colonnesi.
Siamo giunti al 26 agosto 1408 e crediamo opportuno di fare una parentesi per riprendere il filo di questa narrazione, collo riassumere in momento opportuno le sullodate pergamene ci hanno detto sugli Annibaldesi.
Secondo il Margolotti, con la morte di Maria Annibaldi si contestò l’eredità di Cave; e con una Convenzione fatta con Giordano Colonna, terminò il dominio Annibaldese.