rima di inoltrarci a narrare le vicende della terra di Cave, dopo la pace ivi pattuita il 7/14 settembre 1557, è d'uopo sintetizzare al quanto le figure che diedero lustro alla Casa Colonna, nel volgere dei tempi.
Anzitutto diciamo che la Casa Colonna diede al Sacro Collegio 27 cardinali, diversi patriarchi, arcivescovi, ecc.; molti decorati d’insigni ordini, come del Tonson d’oro dell’ordine gerosolimitano, grandi di Spagna di primo ordine, viceré, castellani di Paliano, ecc.; insigni guerrieri e dotti personaggi tra cui donne illustri.
I primi Colonnesi appariscono nella storia fin dal 795 di G.C. con Adriano I discendente dei Conti Tuscolani, poi seguì il notissimo Petrus Colonna sotto Gregorio VIII e via di seguito sino ai nostri giorni, come vedremo brevemente continuando nella nostra narrazione.
Tutti i Colonna, non bisogna negarlo, rispettarono le romane antichità e furono dei pochi magnati romani che non le abbandonarono alla distruzione.
Lo stemma dei Colonnesi è rappresentato da una colonna di marmo su campo rosso, sovrastata da una corona d’oro, concessa ai Colonnesi da Ludovico di Baviera (1328) in riconoscenza all’impegno che essi mostrarono per farlo coronare in Roma, e perché Sciarra Colonna, il ribelle contro Bonifacio VIII, come uno dei quattro sindaci del popolo romano nella incoronazione, gli impose l’imperiale corona
S. Pio V concesse a Marcantonio, il Trionfatore che sconfisse i Turchi a Lepanto, di mettere intorno allo stemma gentilizio alcuni cannoni e stendardi con emblemi militari e alcuni schiavi legati. In un marmo tolto da Palestrina, si vede lo stemma dei Colonnesi, forse scultura del secolo XV, senza corona sulla colonna, ed è in lui sovrastata la targa da un cimiero con penne e da un serpente attorcigliato ad un’altra colonna, forse concessione dei Visconti Duchi di Milano, giacché un nipote di Martino V Colonna, doveva unirsi in matrimonio col duca Filippo Maria. Il non essersi sulla colonna la corona d’oro del Bovaro, fa supporre che tale privilegio, primo non fosse comune a tutti i Colonnesi.
Il Novares dice, che Prospero Colonna, per aver assistito in Roma alle incoronazioni d’Enrico VIII nel 1312, e di Ludovico il Bovaro nel 1328, ebbe la corona d’oro per mettere sulla colonna, suo stemma.
E nel 1468 riscontriamo che Giordano Colonna, divenuto assoluto padrone e signore di Cave, adottò uno stemma rappresentante una sirena che abbraccia, con la destra una colonna sormontata da una croce.
Poiché lo studioso di cose storiche sia alquanto informato circa alla Casa Colonna, crediamo accennare i maggiori protagonisti che interessano le terre prenestine.
Nel 1288, Nicolò IV, che fu Vescovo di Palestrina, prese tanto ad amare i Colonnesi che di sua iniziativa vollero creare Pietro cardinale, Giovanni marchese d’Ancona e Stefano conte di Romagna; ed è perciò che satiricamente si affermò che il Papa fosse stato dipinto chiuso in una colonna, fuori della quale appariva il solo suo capo mitrato, per far conoscere che egli governava lo stato a tutta disposizione dei Colonnesi.
Non crediamo aggiungere quali e quanti furono i Colonnesi che insorsero contro i papi, specie contro Bonifacio VIII, poiché nel Capitoli XVIII e XIX n’abbiamo parlato diffusamente e che a Sciarra Colonna il Pontefice offrì la sua testa volendo morire da Papa.
Nell’anno 1400 ci vengono alla memoria Giordano e Lorenzo Colonna divenuti in parte padroni di Cave, in seguito alla cessione fatta da Eleonora Annibaldi; e nel 1468 Giordano Colonna divenne padrone assoluto di questa terra, terminando il dominio Annibaldese che era durato 160 anni.
Nel 1416, sotto il Pontificato di Pio II, troviamo il cardinale Antonio Colonna ad abitare in Cave presso il fratello Duca Odoardo.
Col 1417 sorge la bella figura di Martino V Colonna, figlio d’Agapito, signore di Palestrina e di Caterina Conti, che pacificò l’afflitta Italia.
Nel 1433 cominciarono nuove scissure e Antonio e Stefano Colonna si ribellarono ad Eugenio IV.
Nel 1480 Antonio Colonna, prefetto di Roma, era il padre del cardinale Giovanni e Prospero, ed era zio di Marcantonio. Antonia Colonna altra figlia d’Antonio che le lasciò alla sua morte le vacche.
In quel torno di tempo troviamo tre colonnesi tutti di Genazzano e in altre parole Girolamo fratello illegittimo del cardinale Giovanni protonotario e Prospero.
Come abbiamo già veduto, durante l’assedio di Cave, troviamo Fabrizio Colonna difensore di questa terra contro il Papa.
Meritano menzione il sullodato Prospero figlio d’Antonio e il cugino Fabrizio di Genazzano che riempirono di gloria dei loro nomi tutta l’Europa, specie nel difendere ardentemente il Papa Innocenzo VIII.
Memorabili sono anche il cardinale Pompeo e Ascanio Colonna allorquando Clemente VII pubblicarono la lega con Carlo V.
Nel 1526 ai due di agosto Vespasiano Colonna firmò un accordò con Clemente VII contro i Colonnesi che erano di idee imperialistiche e che diede agio a Pompeo Colonna di mettere a soqquadro anche la chiesa di San Pietro in Vaticano. La bella e intelligente Giulia Gonzaga rimase vedova di Vespasiano, che la lasciò nel castello di Fondi.
Nel 1541 Ascanio soffrì la miserabile vicenda di una guerra contro Paolo IV. Marcantonio Colonna II figlio d’Ascanio, giovine di grande animo, spoglio il padre dello stato.
Fabrizio fu il primogenito di Marcantonio II, che ebbero da S. Pio V il principato di Paliano con privilegio d’essere Capo - feudo di tutti i Castelli dei Colonnesi. Il Papa lo fece di spontanea volontà il 29 marzo 1569.
È da ricordare che Camillo Colonna (1554 / 1556) odiò tanto Paolo IV che lo fece arrestare in Cave. Seguì la disgraziata guerra di Campagna e Marcantonio II perorò per l’Imperatore Filippo II di Spagna contro Paolo IV, Alessandro Colonna comandava le truppe papali col favore anche di Francesco Colonna. Come si vede i Colonnesi erano divisi in due fazioni.
Però nel 1559, con la morte di Paolo IV, Marcantonio riscattò il possesso di Paliano e di Cave; e Pio V lo fece Generale delle sue truppe trionfanti sui Turchi a Lepanto.
Il Moroni, nel suo Dizionario, continua a dirci che Marcantonio il trionfatore, fu l’ultimo tra i Colonnesi che venisse scomunicato, e fu compreso tra quelli maledetti da Paolo IV, giacché nella menzionata Pace di Cave, avendo Filippo II esclusi i Colonnesi dalla amnistia, erano perciò sottoposti alla volontà e a disposizione del Papa.
D’allora in poi i Colonna, senza l’assistenza dei principi, non poterono più ribellarsi, provocando loro scomuniche e confische dei sovrani pontefici.
Fin dal tempo di Pasquale II i Colonnesi, pei loro principi imperiali, furono compresi nelle scomuniche della celebre Bolla in Coena Domini, che i Papi facevano solennemente pubblicare nel giovedì Santo, sulla loggia vaticana.
Il diarista Valeno, che si trovava presente, scrisse sul diario di marzo 1621, approposito di scomuniche: "il giovedì santo, mentre Papa Gregorio XV faceva leggere la Bolla, ed arrivato dove si dichiaravano le maledizioni, essendovi presente Filippo Colonna, il cardinale Giacomo Serra, con spiccata ironia disse: adesso si leggerà la maledizione di Casa Colonna".
"Don Filippo rintuzzò bramando: tu sei computista della Sede Apostolica ed il cardinale Bellarmino è cronista. Però non parlare di quello che non sai".
Il Papa si alterò contro il Serra. E l’alterco avrebbe preso una seria piega, se i dignitari che erano presenti non fossero intervenuti. Qui era il caso che il Papa avesse applicato la Bolla in parola al cardinale Serra che con poco spirito cristiano, toccò la suscettibilità del Colonna.
Bisogna sapere, aggiunge il Moroni, che le censure non si fulminavano nominalmente ai Colonnesi, per cui è una favola dei maligni il dire che, in quella Bolla, maledicesse la Casa Colonna; ma si descrivevano le censure contro coloro che perseguitavano i Papi e la Santa Sede, nelle quali censure i Colonnesi incorsero solo in alcuni tempi.
Nel 1571, al 22 febbraio, S. Pio V aveva eretto in principato Palestrina, mentre era signore Giulio Cesare Colonna. Suo figlio Francesco, per angustie economiche, vendeva i suoi diritti su Preneste per la somma di 700.000 (settecentomila) scudi romani al Papa Urbano VIII che li acquistò per suo fratello Carlo Barberini, generalissimo delle truppe pontificie.
Commovente fu la lettera che Francesco Colonna scrisse ai prenestini in quella circostanza, per metterli a corrente della cosa parto nella dura necessità di far questo costretto a ricorrere a Dio per implorare fortezza d’animo, nel sinistro incontro.
Esso d’ora in poi si offriva da padrone, a diventare loro amico; e da principe, ad essere fedele amico.
Francesco Colonna nell’abbandonare tale feudo, fece togliere dalla Cattedrale di Palestrina, i cadaveri dei suoi antenati, che fecero trasferire in Roma nella chiesa di Santa Maria Maggiore, di cui molti Colonnesi furono benefattori.
Urbano VIII, Barberini che n’aveva fatto l’acquisto per suo fratello Carlo, vi si recò in persona a venderlo, indi passò a Cave a visitare il gran Contestabile Filippo Colonna. Quindi, con grandi apparati e segni di giubilo e venerazione, era ossequiato dal popolo e comunità religiose, con a capo il Signore di Cave e il Capitolo dell’insigne Collegiata, eretta insieme con quella di Paliano da S. Pio V, nel 1572, per le premure del Vescovo Diocesano il cardinale Ottone d’Augusta e per le munificenze del grande Marcantonio II Colonna, " Domicellus Romanus, dux castri Paleani et dominus Terrae Cavarum", proprio l’anno appresso della sua mirabile vittoria sulla flotta turca a Lepanto. E dopo aver vista, di passaggio la gran chiesa di San Carlo (ancora in costruzione) che i fratelli Biscia avevano cominciato il 4 settembre 1616, si avvia alla volta di Genazzano per visitare il celebre Santuario della Madonna del Buon Consiglio.
A pochi passi dall’abitato di Cave, in Contrada Campo, vicino all’attuale chiesa della Madonna del Campo, e precisamente dove nel 1557 si erano incontrati i messi di Paolo IV e il rappresentante di Filippo Colonna II re di Spagna per le trattative dell’avvenuta pace. In questa contrada il Contestabile Filippo Colonna fece trovare schierati tremila fanti e ottocento cavalli tolti dai suoi feudi. Qui il corteo pontificio sostò alquanto per un sontuoso rinfresco imbandito sotto apposito padiglione, costruito per la circostanza; mentre lo strepito dei cannoni dava segni di festa, per la presenza del Papa, eco ai cannoni del Campo di Cave, la non molta lontana fortezza di Paliano, con non minore frequenza di spari.
Così il feudo di Palestrina, posseduto, com’è noto, per circa sei secoli, passò definitivamente in dominio dei Barberini.
I due rami principali dei Colonna che tuttora fioriscono e che molto più hanno interessato ed interessano al nostro scopo sono il primo ramo del Contestabile Colonna principe, Duca di Paliano con altri feudi compreso Cave; il secondo di Sciarra Colonna, che dividesi in due, cioè dei Barberini Colonna principi di Palestrina ecc., e dei Colonna Sciarra principi di Carbognano, Bassanello, ecc.
Però per meglio rendere edotto il nostro lettore, crediamo di enumerare i vari Colonnesi che ebbero il nome di Marcantonio, nome che si protrae ancora nel nostro secolo, fosse per tenere testa la memoria del trionfatore di Lepanto.
Durante gli anni 1503 / 1513 Marcantonio Colonna fu adottato per nipote da Giulio II della Rovere, perché con cento armati si era recato a soccorrerlo a Bologna contro i Bentivoglio.
Servi il papa in tutte le guerre celebri del suo tempo, fu valoroso capitano e l’Imperatore Massimiliano I, lo fece suo luogotenente in Italia.
Giulio II adottò pure per nipote un altro Marcantonio Colonna I che lo ammogliò alla nipote Lucrezia.
Nel secolo XVI si ebbe altro Marcantonio Colonna cardinale, nobile romano, nato nel 1523, versatissimo in ogni genere di studi, vinse con la virtù e con la scienza nella quale ebbe a maestro fra Felice Peretti che in seguito fu Sisto V.
Nel 1560 Pio IV lo promosse arcivescovo di Taranto. Fu poi legato della Marca di Marittima e Campagna sotto Sisto V e poco mancò che divenisse Papa. Nel 1587 ebbe da Sisto V il vescovato di Palestrina e l’abbazia di Subiaco. Morì a Zagarolo nel 1597.
Sotto Pio V, la storia ci riporta alla bella e maschia figura di Marcantonio II Colonna, il vincitore di Lepanto.
Un nipote del trionfatore, per nome pure Marcantonio, pronipote di Sisto V, aveva sposato Felice Orsina di Fabio Damasceni Peretti, fu nominato Principe assistente al Soglio Pontificio. Nello stesso tempo fu concessa la stessa onorificenza a Virginio Orsini, e ai loro discendenti; dignità che rimase in perpetuo alle due famiglie.
Con la morte del nipote del Trionfatore (1590), la moglie ne fu tanto addolorata che per tutta vita sottoscrisse le lettere l’infelice Orsina.
Nel 1679 S. Maestà cattolica nominava Viceré D’Aragona il Contestabile Colonna; dovendo questi prendere possesso di quel regno, il Comune di cave, imitando quello di Marino, con deliberazione del Consiglio del 12 aprile, dimostrarono esultanza per quell’avvenimento e decisero nello stesso tempo di donare a lui il prodotto dell’affitto del Macello per gli anni 1679 e 1680, erogandone atto notarile il cui Notaio avrebbe dovuto far presente in occasione del suo ritorno a Roma, passando per Cave.
È da notare che questo popolo, ora tanto affezionato al suo Signore, non lo era quattordici anni avanti. Difatti nel 1765 in una relazione scritta da Girolamo Olderico Leonetti Vice Marchese del Contestabile Colonna, conservata nell’archivio Colonna, ci riferisce alcune particolarità su Cave e Rocca di Cave, come la ripugnanza del Clero e del popolo a riconoscere il patronato della nobile Casa Colonna. Vi fu disordine amministrativo d’ambo le parti, avendo il Comune messo a parte il Sigillo ed atterrata la colonna, mettevano a parte la Sirena, trascurando ogni cosa relativa a detta Casa.
Rocca di Cave al dir del Leonetti, non aveva Casa Comunale per tenere pubblico Consiglio. Gli abitanti eleggevano due ufficiali l’anno confermati dal Colonna e vigilati dal Vice Marchese di Cave, con obbligo di recarsi sul monte almeno una volta il mese per il buon ordine. Ci riferisce anche che il paese era povero e solo chi aveva il prete in casa riusciva a tirare avanti la vita. Nel 1784 il popolo di Cave si ribellò ai Colonna, negando loro a chi per essi, tutte le corrisposte e decime dovuta o voluta, sui fondi di questa terra.
Nell’archivio Comunale abbiamo trovato anche una lettera in data 18 settembre 1784 che indica i provvedimenti emanati contro tredici coloni di Cave, i quali si rifiutarono di dare la decima in natura alla Casa Colonna. I trasgressori furono obbligati a pagare il doppio di quanto avevano detratto.
Nel 1759 c’è un altro Marcantonio Colonna, eletto cardinale da Clemente XIII; fu Vescovo di Palestrina. Era nato in Roma il 16 agosto 1729 e morto in Roma il 4 dicembre 1803, lasciando memoria di specchiata virtù.
Sotto Pio XII, Pacelli, in occasione dell’anniversario della sua celebrazione al Pontificato, concesse il Supremo Ordine di Cristo al Principe D. Marcantonio Colonna, Assistente al Soglio. Erano testimoni i due Cavalieri Principe Chigi e Principe Ruspali. La cerimonia si svolse nella Cappella della Contessa Matilde. Tutte le personalità presenti felicitarono con cordiali espressioni d’augurio l’illustre Patrizio.