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1° giorno: sabato 17 marzo 2001 VERONA VENEZIA VIENNA DELHI 1. Le vie infinite che ci portano in India - Ricostruiamo schematicamente i momenti della partenza e le tappe dellodierno trasferimento in India. Ore 5,30: ritrovo dei 31 partecipanti
al viaggio nel piazzale della Chiesa di Santa Croce ed
immediata partenza per Venezia, con pullman della Elite
Viaggi. Lautista questa volta è Roberto. Lentusiasmo
di tutti è alle stelle perché, finalmente, uno dei
sogni più intensamente vagheggiato nella nostra vita sta
diventando realtà. Alle ore 8,10, in perfetto orario, a
bordo di un minuscolo turboelica "Dash" della
compagnia austriaca Tyrolean, ci stacchiamo dalla pista
veneziana e subito ci troviamo sbalzati in un cielo
ammantato di dense nubi biancastre. Fino al superamento
della catena delle Alpi la visibilità è nulla mentre il
paesaggio si fa nitido e luminoso non appena ci troviamo
sulla verdissima Austria. Intanto il nostro volo, questa
volta a bordo di un minuscolo aereo che sembra un costoso
giocattolo per bambini ricchi e viziati, prosegue
tranquillamente e, dopo meno di unora dalla
partenza, con estrema naturalezza, si conclude sulla
pista dellaeroporto viennese. Volo splendido, assistenza ottima e
servizio assai confortevole. 2. Siamo già in India. - Sono da poco passate le 22 ( ora locale ) quando atterriamo allaeroporto "Indira Gandhi" di Delhi. Viviamo con intensa partecipazione i brevi momenti che precedono la nostra totale immersione nel "continente India" dove ci proponiamo di fare ogni esperienza a noi possibile per conoscerlo nei suoi molteplici e coinvolgenti aspetti. Scendiamo in un salone per il ritiro dei nostri bagagli e, prima ancora, per il controllo dei passaporti, dei visti, dei moduli di vario colore che, un po alla volta, vediamo riempirsi di timbri. Superato con laiuto di Roberto questo primo impatto burocratico (notiamo che qui, come in quasi tutti gli uffici statati, gli addetti ai lavori sono dei "sik", facilmente riconoscibili dalla barba folta ed arricciata, dalla camicia bianca e dallelegante turbante blu), ci avviamo alluscita. 3. Labbraccio della folla. - Nellattraversare i vasti ambienti che ci portano verso lesterno, proviamo una prima e forte emozione nellaprirci con fatica un varco tra una vera marea umana che gremisce, in modo asfissiante, qualsiasi spazio. Oltre ai viaggiatori e agli addetti a ricevere, per conto di moltissime agenzie turistiche e daffari, quanti hanno appena messo piede in territorio indiano, vediamo frotte di "nullafacenti" e nugoli di disoccupati che cercano guadagnare qualche rupia facendosi consegnare una valigia per trascinarla quindi fino al taxi. Ci impressiona soprattutto lalto numero dei disperati, singoli e gruppi familiari, che qui passano stabilmente la loro grama esistenza standosene sdraiati sul pavimento o seduti a sonnecchiare sulle panchine. Qualcuno espone alla pietà dei passanti i miseri resti di mani e di piedi orribilmente dilaniati dalla lebbra. Questa è una delle prime e drammatiche immagini dellIndia che non vorremmo vedere e che invece si stampa a caratteri cubitali nei nostri occhi per sconvolgere il nostro cuore. Usciamo nel piazzale che ci appare altrettanto gremito di gente e di veicoli. Tutta questa povera umanità che ci sta attorno, che non impreca, che non urla, che non chiede nulla, ci dà la conferma di non aver sbagliato destinazione. Siamo veramente in India! 4. Lattraversamento
notturno di Delhi. - Col buio ( lilluminazione
pubblica è tanto scialba che ci ricorda quella del
nostro immediato dopoguerra ) arriviamo finalmente presso
un minuscolo pullman "Tata" nel cui interno
riusciamo a sistemarci alla meglio mentre i nostri
bagagli vengono accatastati parte nel bagagliaio e parte
nell"appartamentino" riservato allautista
e al suo sempre indaffarato "boy". Concluse le
operazioni di carico, il "boy", con la fronte
ancora imperlata di sudore, passa di poltrona in poltrona
per dare a ciascuno di noi il tradizionale "Benvenuto
in India". Con molta serietà ci mette al collo una
simpatica collana di fiori freschi, ci regala un sorriso
ed un inchino accompagnati dal più classico saluto
indiano: "Na maste", che significa: "Saluto
il Dio che cè in te". Quando la mezzanotte è già passata, stanchi e assonnati, arriviamo finalmente al lussuoso hotel Crown Plaza. Nellelegante hall ci attendono dei camerieri in divisa che, come gesto di "benvenuto" da parte della Direzione, ci servono una fresca bevanda di frutta tropicale. In attesa di ricevere le chiavi delle camere assegnateci, scattiamo le prime foto ricordo di questo viaggio per immortalare così le esotiche collane di fiori che portiamo al collo. Verso le ore 1, quando nelle nostre bellissime camere ci vengono finalmente portate le valigie, ci possiamo distendere nel letto, chiudere gli occhi e fare i più bei sogni, naturalmente, incentrati sulla straordinaria esperienza che inizieremo al già imminente sorgere del nuovo sole. Nei pressi di Vicenza comincia a
piovere: non ce ne diamo pensiero anche perché oggi gli
unici fenomeni meteorologici che ci interessano sono
quelli di prospettiva
intercontinentale. Volo splendido, assistenza ottima e
servizio assai confortevole. 2. Siamo già in India. - Sono da poco passate le 22 ( ora locale ) quando atterriamo allaeroporto "Indira Gandhi" di Delhi. Viviamo con intensa partecipazione i brevi momenti che precedono la nostra totale immersione nel "continente India" dove ci proponiamo di fare ogni esperienza a noi possibile per conoscerlo nei suoi molteplici e coinvolgenti aspetti. Scendiamo in un salone per il ritiro dei nostri bagagli e, prima ancora, per il controllo dei passaporti, dei visti, dei moduli di vario colore che, un po alla volta, vediamo riempirsi di timbri. Superato con laiuto di Roberto questo primo impatto burocratico (notiamo che qui, come in quasi tutti gli uffici statati, gli addetti ai lavori sono dei "sik", facilmente riconoscibili dalla barba folta ed arricciata, dalla camicia bianca e dallelegante turbante blu), ci avviamo alluscita. 3. Labbraccio della folla. - Nellattraversare i vasti ambienti che ci portano verso lesterno, proviamo una prima e forte emozione nellaprirci con fatica un varco tra una vera marea umana che gremisce, in modo asfissiante, qualsiasi spazio. Oltre ai viaggiatori e agli addetti a ricevere, per conto di moltissime agenzie turistiche e daffari, quanti hanno appena messo piede in territorio indiano, vediamo frotte di "nullafacenti" e nugoli di disoccupati che cercano guadagnare qualche rupia facendosi consegnare una valigia per trascinarla quindi fino al taxi. Ci impressiona soprattutto lalto numero dei disperati, singoli e gruppi familiari, che qui passano stabilmente la loro grama esistenza standosene sdraiati sul pavimento o seduti a sonnecchiare sulle panchine. Qualcuno espone alla pietà dei passanti i miseri resti di mani e di piedi orribilmente dilaniati dalla lebbra. Questa è una delle prime e drammatiche immagini dellIndia che non vorremmo vedere e che invece si stampa a caratteri cubitali nei nostri occhi per sconvolgere il nostro cuore. Usciamo nel piazzale che ci appare altrettanto gremito di gente e di veicoli. Tutta questa povera umanità che ci sta attorno, che non impreca, che non urla, che non chiede nulla, ci dà la conferma di non aver sbagliato destinazione. Siamo veramente in India! 4. Lattraversamento
notturno di Delhi. - Col buio ( lilluminazione
pubblica è tanto scialba che ci ricorda quella del
nostro immediato dopoguerra ) arriviamo finalmente presso
un minuscolo pullman "Tata" nel cui interno
riusciamo a sistemarci alla meglio mentre i nostri
bagagli vengono accatastati parte nel bagagliaio e parte
nell"appartamentino" riservato allautista
e al suo sempre indaffarato "boy". Concluse le
operazioni di carico, il "boy", con la fronte
ancora imperlata di sudore, passa di poltrona in poltrona
per dare a ciascuno di noi il tradizionale "Benvenuto
in India". Con molta serietà ci mette al collo una
simpatica collana di fiori freschi, ci regala un sorriso
ed un inchino accompagnati dal più classico saluto
indiano: "Na maste", che significa: "Saluto
il Dio che cè in te". Quando la mezzanotte è già passata, stanchi e assonnati, arriviamo finalmente al lussuoso hotel Crown Plaza. Nellelegante hall ci attendono dei camerieri in divisa che, come gesto di "benvenuto" da parte della Direzione, ci servono una fresca bevanda di frutta tropicale. In attesa di ricevere le chiavi delle camere assegnateci, scattiamo le prime foto ricordo di questo viaggio per immortalare così le esotiche collane di fiori che portiamo al collo. Verso le ore 1, quando nelle nostre bellissime camere ci vengono finalmente portate le valigie, ci possiamo distendere nel letto, chiudere gli occhi e fare i più bei sogni, naturalmente, incentrati sulla straordinaria esperienza che inizieremo al già imminente sorgere del nuovo sole. |
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